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"In un mondo senza malinconia gli usignoli si metterebbero a ruttare"
(E. Cioran)
Non so se quello che faccio possa chiamarsi "scrivere". Piu che altro confeziono dei brani che possano servirmi a riempire dei buchi (H. Murakami)
Messaggi di Marzo 2012
Il narratore quà, rimane affascinato dal come, gente di quello stampo possa avere di colpo pensieri cosi intimi da raccontare con fragile e improvviso sentimentale disarmamento. Il narratore si interroga su "Il senso della durata" in Handke 21 marzo sul mezzodì Che sia questo il senso della durata per Peter Handke? Peter Handke (La foto non è che posso mettermi li e allora le scatto come viene, al volo, con il cellulare, che non è mica un ifhon, ma ancora uno di quelli meccanici, tanto per dare l'idea, però rende lo stesso, si dai) |
Post n°425 pubblicato il 28 Marzo 2012 da simurgh2
Pare che Murakami l'abbia presa da qui la sua idea della radura che compare in "Kafka sulla spiaggia".
Nella radura, quel giorno, Era una luce che stava la da tutto il giorno (simurgh) |
Dietro le apparenze ci sono solo altre apparenze "..Cos'era quell'enorme respiro che perecepiva intorno? Pensò alla sua infanzia, e chissà perché le apparve l'immagine di un bambino che, per mano alla sua mamma, torna da una fiera di paese con in mano un palloncino d'aria, il suo trofeo, e lo regge con fierezza finchè all'improvviso, ploff, il palloncino si sgonfia, qualcosa lo ha bucato, ma cosa? Forse la spina di una siepe? Devo aver gia cercato di spiegarmi questa disincrasia, di svelarne l'imprecisa fascinazione. Penso condividiamo eguali percezioni della realtà. un simile smarrimento, una sensazione psichica allucciinatoria, come pure la tensione tra il sogno totali8zzante e l'angoscia nichilista. L'impossibilità di scriverne "...Poi quel sogno è sparito per anni finchè, qualche settimana fa, è tornato. Tale e quale. Lo stesso cancello di ferro, bianchissimo, evidentemente i sogni non arrugginiscono, e neppure le emozioni che li accompagnano. Era tale e quale a quello che sentivo una volta, lo stesso struggimento, il desiderio di prendere la rincorsa e varcarlo, di correre per vedere cosa nasconde e dove conduce, e qualcosa che mi trattiene, ma non è più la voce di mio padre. Non è più la voce di mio padre, almeno sentissi la sua voce, è la paura di sentirla. Paura e basta. Questa perdita di centro e di certezza, un'ermeneutica interpretativa, che uno potrebbe anche mettersi la a far dei disegnetti con una penna biro, che la narrazione mica svela, però ti fa compagnia, come un guarda qua, guarda la dissolvendo la verità dell'interpretazione, come concetto almeno. Non è che questo spieghi niente, il dirmelo o scriverlo che venga letto, per questo trovarmi in uno stato oscillatorio, sospensivo, condizione che, a me pare normale. Tu leggi Tabucchi e, alla fine non ti resta niente. Quel niente cosi vicino a quello dove stò. Un posto dove l'altro è sempre assente Ah, disincrasia credo non voglia dire niente.
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"Lo stesso mare", di Amos Oz è uno dei piu bei libri che ho letto in questi ultimi anni. Riferimenti (è il titolo del capitoletto) Persa sua madre, lo supplicava il padre.[..]Rico diceva va bene ma piantala. Dita diceva cerchi, signor Danon, di capirlo almeno un poco. Anche lui sta male sa. E in piu lei gli mette i sensi di colpa, in fondo non è mica morta per colpa sua. Ha diritto ad una vita propria.[..] La vita continua. Tanto comunque si rimane soli[..] Tornerà signor Danon, ma non lo aspetti. Da allora, lui ogni tanto ve in giardino. Pota le rose. Lega i piselli. Respira lontano l'odore del mare: Questo il terzo capitoletto. Cose brevi. A volte poche righe, dei versi. I quattro personaggi principali ci sono gia . Nessuna fretta di dire dove si andrà a parare. Cosi, come i giorni delle nostre vite, scarne, anche qua, piccoli eventi dove tutto c'è gia stato e quello che sarà, ancora non si sà, e intanto tutto pare fermo. Son accadute delle cose: la morte della madre e sposa, Rico partito per il Tibet in cerca di sè, la solitudine del padre, la bella Dita, la sposa bambina che va a trovarlo e lo conforta. C'è il ricordo che si amplifica, la fuga o l'abitudine dei gesti. All'inizio si è come sospesi in questa atmosfera, come dentro una stanza dove entra un cono di sole e guardi la polvere caracollare lieve. Stai in silenzio perchè avverti il tormento e il dolore. Una pagina prima c'era la morte di Nadia Danon, l'usignolo e Narimi, il suo canto. Dopo il Tibet (cap. IV) "Da piccolo, era estate un mattino: con la mamma prese l'autobus da Bat Yam a Giaffra per andare a trovare zia Clara. La sera prima non c'era stato verso di dormire: la paura che di notte l'orologio si fermasse e non lo svegliasse piu. E se piove. E se non facciamo in tempo." Ecco, gia questa mi sembra poesia. Io mi incanto su queste cose qua. " Fra Bat Yam e Giaffra: un asino e un carretto si erano rovesciati. Angurie spaccate sull'asfalto bagnato di sangue[..] Poi un gatto investito. Sua madre gli prese il capo e se lo portò in grembo: non guardare sennò dopo urli nel sonno. Poi c'è questa cosa che mi ha colpito. una parola sola, immagini senza descrizione. " Un edificio in costruzione Rudere. Chiesa. Fico. Campana. Poi un frutteto, convento, palme Dopo, in Tibet, si addormenta, ma no. Si rigira |
Post n°422 pubblicato il 23 Marzo 2012 da simurgh2
All’interno del guscio di un uovo
L'input nasce da queste parole "...niente altro che uno stare quieti, L'avevo scritta qua, da eulalie La mano è felice oggi.
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SAINKTO NAMTCHYLAK
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Chi viaggia odia l'estate. L'estate appartiene al turista. Il viaggiatore viaggia da solo e non lo fa per tornare contento. Lui viaggia perchè è di mestiere. Ha scelto il mestiere di vento. (Mercanti di Liquore)
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