Creato da Nuovo_Cavaliere il 12/07/2011

Tempus Animae

il duro risveglio dell'Homo Dormiens

 

Messaggi del 28/07/2011

FUNNY GAMES...

Tyler Hadley (diciassette anni) ha massacrato i suoi genitori a martellate, poi ha immediatamente dato una grande festa in casa sua (annunciandola in bacheca su Facebook) e vantandosi con alcuni amici del folle gesto assassino: così la polizia lo ha beccato.

Tyler vive in Florida, negli Stati Uniti.

 

Riccardo Bianchi ha barbaramente ucciso i fratelli Gianluca (con varie coltellate) ed Ilaria Pallumieri (strangolata dopo una notte di violenze sessuali e torture fisiche): sia le vittime che il carnefice sono poco più che ventenni.

Riccardo vive a Milano, in Italia.

 

Che cosa hanno in comune queste due orripilanti storie, collocate a molte migliaia di chilometri di distanza, al di là della giovanissima età dei protagonisti?

Il fattore comune è semplice: dietro di esse c’è il nulla, c’è l’assenza di significato.

C’è il vuoto.

Un vuoto morale, culturale, intellettuale, umano, spirituale.

 

Proprio come i due giovani ed inquietanti protagonisti di “Funny Games” (il film di Michael Haneke, girato nel 1997 ed il cui remake americano con Tim Roth e Naomi Watts risale al 2007) questi giovani assassini balzati agli onori della cronaca più truce e banale sono solo dei bravi e cari ragazzi, provenienti da benestanti famiglie borghesi, educati secondo i più rigidi e severi criteri dello standard televisivo/mediatico...

 

Tra una tamarreide ed una partita di calcio truccata, tra una chattata su Facebook ed una serata con gli ultimi film piratati, tra un videogame splatter ed una nottata da sballo farcita di alcool ecco sorgere – sul moderno orizzonte esistenziale – il profilo dei nostri deliziosi, giovani e simpaticissimi assassini.

 

Ricercare le colpe “nella società malata” o “nel sistema corrotto” o, peggio ancora, nella vaghissima ed abusata “mancanza di valori” è disgustosamente retorico, nonché ovvio e superficiale.

 

Il male di vivere è altrove, miei cari.

 

Onde essere chiaro nel paragone voglio riepilogare brevemente, per coloro i quali non hanno visto il bellissimo film del regista tedesco Haneke, la sconvolgente trama: due classici bravi ragazzi vestiti di bianco e dai modi garbati entrano nella casa estiva sul lago di una tranquilla famigliola borghese, con la trita scusa delle “uova che mancano”, ed in un crescendo di follia e violenza inaudito sterminano tutti i componenti (padre, madre e figlio di dieci anni) per poi passare serenamente ad un’altra casa da “visitare”...

Quando questa pellicola venne distribuita in molti hanno gridarono allo scandalo, facendo anche stereotipati paragoni con “Arancia Meccanica” di Stanley Kubrick.

Ma questo non ci interessa.

Il nostro obiettivo è cercare di capire che cosa si cela dietro ad azioni così disturbanti e prive di significato.

Infatti i due protagonisti di “Funny Games” uccidono solo per gioco, per noia, per distrazione, per passatempo...

 

Innanzitutto, sia Tyler che Riccardo – una volta interrogati riguardo al senso delle loro azioni – sono apparsi “confusi”, “stralunati” e sia l’uno che l’altro non sanno assolutamente spiegare il perché ed il come abbiano compiuto un tale nefasto omicidio.

Già questo dovrebbe farci riflettere.

Eh sì... perché perfino l’uomo di Neanderthal, quando uccideva, lo faceva per uno scopo preciso: difesa, attacco, fame, sopravvivenza, conquista...

Mentre i nostri vomitevoli protagonisti non sanno dare un senso, un valore alle loro azioni. Nessuna delle loro azioni.

 

Sono nato nel 1969 ed ho sempre pensato che la mia generazione (quella dei Pietro Maso, che uccise i genitori per quattro soldi, e dei Luigi Chiatti, l’assassino di bimbi detto il mostro di Foligno...) fosse il degno risultato dello sperma avariato dei nostri genitori: tutti divorziati e puttanieri, tutti ingordi beneficiari del surrettizio benessere degli anni ’80... un benessere che stiamo appena iniziando a pagare con tutti gli interessi...

Ma questi diciassettenni di oggi – ahimè, figli nostri – sono il frutto altrettanto indegno dell’amore della violenza e della gravissima assenza di significato che ha permeato tutta la mia cultura...

 

Pare (secondo i giornali) che la madre di Tyler, prima di esalare l’anima sotto la raffica di martellate, abbia gridato con l’ultimo fiato in gola: “Perché...?”

 

Pare (sempre secondo i giornali) che Ilaria abbia rivolto la stessa domanda a Riccardo prima di essere strangolata con il cavo del joystick della Xbox prima e con un sacchetto di plastica poi (perché non voleva morire...)

 

La stessa domanda può essere rivolta a ciascuno di noi: perché...?

 

Una risposta, molto umilmente, mi azzardo a darla: quantomeno per onestà nei confronti della mia stessa coscienza, ormai sconvolta all’inverosimile.

 

Camminando per le strade, girando negli uffici, seduto ai tavoli dei locali... sento sempre e solo parlare di soldi.

Questa allucinazione colletiva chiamata “danaro” (nel Medioevo veniva chiamato lo "sterco del diavolo") che, in fin dei conti, è solo un’alternativa fasulla all’antico baratto.

Questi pezzi di carta o, meglio, queste carte di pezzi di plastica... assurde!

Non hanno senso, così come non ha senso la nostra vita se le togliamo il suo stesso significato.

Pare esista solo l’economia come valore unico ed universale, parole come “crisi”, come “default” sono sulla bocca di tutti...

I nostri figli (io ne ho una, meravigliosa, che fra poco compie undici anni) devono sorbirsi tutti i giorni le nostre discussioni sul danaro... soldi che mancano, soldi che arrivano, soldi che bastano, soldi che non bastano mai...

Nessuno regala più nulla.

Tutti sono in vendita, tutto ha un prezzo: il tuo rene, il mio culo, la loro fede...

 

Senza scomodare i Maya e le loro infauste profezie (già peraltro debitamente sfruttate in senso commerciale...) sento che davvero il mondo è sull’orlo di un abisso... la crisi non è economica o commerciale... il problema riguarda il nostro rinnovamento interiore e null’altro.

 

Dobbiamo decidere chi siamo.

Dobbiamo capire se vogliamo davvero farci mettere un bel codice a barre sulle chiappe ed il bollino della banana Ciquita sulla fronte...

 

Tutta questa banda di gente orrenda che decide i nostri destini sono null’altro che un manipolo di stronzi immaturi, che usano le nostre risorse per pagarsi barche di lusso, puttane di lusso, case di lusso, auto di lusso...

Ed ormai noi siamo così lobotomizzati che vogliamo disperatamente essere come loro!

Vogliamo anche noi la nostra fettina di felicità economica, perché – sì va bene la poesia, l’arte – ma è così bello poter entrare al Billionaire...

 

Ogni mattina, quando mi alzo, la domanda che mi assilla è sempre una ed una soltanto: riuscirò, oggi, ad essere un buon padre?

Toccherà anche a me la triste sorte di essere massacrato, dalla mia prole dal mio stesso sangue, in qualche orrenda maniera senza nemmeno il bene di sapere perché...?

Riuscirò a far capire a mia figlia che un verso di Eugenio Montale regala infinite più emozioni di qualunque rave party o montagna di soldi o scopata selvaggia?

Per salvarmi dovrò davvero rinchiudermi in qualche grotta a rileggere per il resto della mia vita la stessa terzina dantesca...?

 

Il mio compito è quantomai arduo e difficile, per non dire impossibile.

Tutto mi rema contro: i media, le istituzioni, gli esempi nella politica, la letteratura (ma possiamo davvero chiamarla così...?) e le amicizie...

Mi sento solo in questa faticosissima impresa.

A volte vorrei piangere, come diceva Pablo Neruda, gridando fino a morire di freddo.

Vorrei strapparmi questo cazzo di cuore dal petto e farlo vedere a mia figlia, farlo vedere a voi...! Per mostrarvi che pulsa, che batte fortissimo ed anche il solo suo battito – al di là che uno creda o meno in Dio – è già sufficiente a rendermi un miracolo, come te che ora leggi e come il mondo!

 

Senza cadere nel ripugnante elenco della catena di scandaletti o rimarcare la squallida lista dei figli di... dei coronati, dei lelemorati, degli indagati... vi lascio alle poche, emblematiche parole dell’immenso Pier Paolo Pasolini, che nel 1966 aveva già detto che cosa sarebbe diventata la nostra società catodica:

 

“Io, da telespettatore, la sera prima ed un’infinità di sere prima – le mie sere da malato – ho visto sfilare in quel video [...] un’inifinità di personaggi: la corte dei miracoli d’Italia – e si tratta di uomini politici di primo piano, di persone d’importanza assolutamente primaria nell’idustria e nella cultura; spesso persone di prim’ordine anche oggettivamente. Ebbene, la televisione faceva e fa, di tutti loro, dei buffoni [...] Il video è una terribile gabbia che tiene prigioniera dell’Opinione Pubblica – servilmente servita per ottenerne il totale servilismo – l’intera classe dirigente italiana.”

(da Contro la televisione, 1966)

 

Poi chiediamoci anche da dove arriva il vuoto gelido che ci circonda...

 
 
 

TAG

 

ARCHIVIO MESSAGGI

 
 << Luglio 2011 >> 
 
LuMaMeGiVeSaDo
 
        1 2 3
4 5 6 7 8 9 10
11 12 13 14 15 16 17
18 19 20 21 22 23 24
25 26 27 28 29 30 31
 
 

ULTIME VISITE AL BLOG

perticone7pollock11ziagiuditta0miriambiasoliNuovo_CavaliereEPagnottastrong_passionVenere_o8cappuccino1970sidopaulsagittairelacky.procinopiccate75blugirl411creazionibymia
 
 

AREA PERSONALE

 
 

© Italiaonline S.p.A. 2024Direzione e coordinamento di Libero Acquisition S.á r.l.P. IVA 03970540963