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IL CIELO SU/SOPRA TORINO
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Vibrazioni SubsonicheTutto si muove, non riesco a stare fermo... Per fortuna Isozaki è giapponese e si spera che abbia esperienza di architettura antisismica, sennò ci sarebbe da aver paura. Per i Sonici, suonare a Torino è come suonare nel garage sotto casa. Potrebbero cantare anche il repertorio della Pausini ed il palazzetto verrebbe giù lo stesso. Loro lo sanno e, in occasione del 15° compleanno della band (sigh) mettono su un concerto a tre strati. Si inizia con i pezzi vecchi vecchi, suonati alla vecchia maniera, cioè con strumenti tradizionali, poca elettronica e molto funky, luci quasi fisse: come succedeva quando cominciai ad ascoltarli. Riempivano i locali della Torino Alternativa: Hiroshima, i Murazzi. Del concerto sapevi per vie traverse, da un amico di un amico di uno che era andato una volta in vacanza con Samuel o con Boosta. La seconda parte è solo falsamente acustica e segna il passaggio dal funky al rock: tre pezzi nudi, scarni, potenti, con la chitarra ruvida di C-Max, che se lo togliessi da lì e lo mettessi dietro ad uno sportello in banca, non sfigurerebbe, salvo infilare il jack dell'amplificazione e vederlo saltare come un grillo al primo accordo. Per ultima, ma non da ultima, la subsonicità recente, quella elettronica, ricca di campionature, di tunci tunci, di musica energetica e più matura. E più ascolti più ti rendi conto di quanti bei pezzi abbiano creato in questi 15 anni. Ed il palazzetto salta come fosse persona unica, incitato da quel "su le mani" o "dal "si può...saltare" che sono i marchi di fabbrica di Samuel, la cui voce inconfondibile, ha acquistato con l'età la pienezza che il ragazzino di Barriera non aveva e riempe i testi, mai banali, che parlano di disagio, di persone vere con problemi veri, di amori descritti con parole nuove, del mondo che cambia e continua a cambiare. Il concerto non è politico, non è di protesta, non è nemmeno particolarmente schierato: parafrasando una canzone "non lo è stato mai": ma parla alla pancia. Per cui se ti senti spento senza illusioni tra facce da dimenticare, ti danno l'ondata perfetta per infrangerti contro il mondo. Non ci sono esaltati, non ci sono violenti, solo gente che ha voglia di buttare fuori le tossine della vita. Due ore e mezza di energia: di questi tempi non è poco. A Torino, ricordando la Torino del 1997, quando uscì il primo disco e guardando la città di oggi, e il suo movimento, fatto di vite vissute piano sullo sfondo, ma finalmente consapevoli della propria forza. Loro, i Sonici e noi, torinesi innamorati dei lampioni e portici.
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