TorineggiandO

Il cielo su Torino

Per un Veneto libero

Il Veneto, nel senso della regione, sta ricevendo molta attenzione in Italia e anche all’estero per via di un ”referendum” online sull’indipendenza organizzato dall’associazione Plebiscito.eu. Il referendum si è svolto tra il 16 e il 21 marzo e, secondo i dati forniti dagli organizzatori e non verificati, vi hanno partecipato 2 milioni 360 mila persone (cioè circa il 73 per cento degli “aventi diritto”: il Veneto ha un po’ meno di cinque milioni di abitanti). L’89 per cento avrebbe votato “sì” all’indipendenza.

Ora, immaginiamo solo per un momento che sia sufficiente questa pagliacciata a decretare l'indipendenza della Regione Veneto rispetto all'Italia.

Chiuse le frontiere. Per andare in Friuli bisogna prendere la nave o passare dall'Austria.

Ah, subito fuori dalla Comunità Europea, per cui bisogna che vengano subito restituiti i fondi da essa ricevuti. Fuori dall'Euro, immagino verrà ripristinato il Ducato. In attesa di stabilire rapporti diplomatici, sarà utile controllare se il passaporto è valido.

Perdiamo Venezia, tanto bella ma tanto umida, Padova e le galline padovane, Verona e la sua bella Arena, Vicenza, Belluno, e Rovigo, perdita accettabilissima. Le Dolomiti non sono più un problema nostro. Il Pandoro, il Prosecco e la Luganega diventano prodotti d'importazione con conseguenze tassazione all'ingresso.

Porto Marghera diventa una fonte d'inquinamento di un paese straniero. Al quale, se del caso, si possono anche chiedere i danni, neanche fosse una centrale nucleare francese.

Antonveneta diventa una banca straniera...e voglio proprio vedere.

Dispiace per alcune eccellenze industriali ma sapremo fare a meno dei polli amadori, dei maglioni benetton, degli occhiali safilo e forse anche delle scarpe geox, ma tanto è tutta roba, a parte i polli, fatta in Romania, quindi possiamo andarla a comprare direttamente lì.

Il problema della lingua rimane inalterato: già adesso una buona metà della popolazione pensa in veneto e traduce in italiano prima di parlare. L'altra metà nemmeno traduce.

Dal punto di vista amministrativo e statale mancherà l'esigua parte di tasse provenienti da questa fiorente terra d'evasori, ma questo sarà un problema che dovrà affrontare il nuovo governo della Libera Repubblica, ammesso che scelgano questa forma di governo, del Veneto.

Fine dell'ironia, torniamo alla realtà.

Se domani indico un referendum nel quale chiedo agli italiani se vogliono abolire tutte le tasse, sono quasi certo di ottenere un plebiscito. Il fatto che non sia possibile è del tutto ininfluente.

La morale? Col populismo non si riempe la pancia, non si arriva alla fine del mese e non si pagano i debiti contratti da chi per anni ha vissuto nella Terra del Miracolo del Nord Est.

Un luogo in cui persone rispettabili ma fiscalmente birichine lavoravano come muli e nessuno investiva per le generazioni future. Le quali, esauriti i soldi per comprare le porsche, adesso tirano a campare sulla pelle degli extracomunitari odiati per il colore ma apprezzati come bestie da soma, quando non sporcano.

La crisi è di tutti e non basta un referendum per tirarsene fuori.

Se non è chiaro, potete usare questo traduttore on line.

Servo Vostro.

Giornata Internazionale della Felicità

Oggi è la giornata internazionale della Felicità.

Ci vediamo domani, che è meglio...

Cocaine & Teen Sex: what else?

Ve lo dico espressamente...io un trolley da 24 kg non riesco a sollevarlo.

Non importa che sia imbottito di cocaina o che dentro ci siano piume o piombo. Non può proprio succedere che mi faccia una valigia da 24 kg, per la quale pagherò il sovrapprezzo e che non potrò imbarcare in cabina.

Ma capisco che un personaggio di spicco della politica italiana come la Dama Bianca, bionda arrivata dal nulla e scomparsa nel nulla dell'anonimato dopo aver accompagnato Berlusconi ad un G8, nel periodo in cui sul jet presidenziale salivano cani e porci, e forse anche porcelle, qualcuno che le porta il trolley lo trova con uno schioccar di dita.

Sostiene di essere stata fregata, incastrata, messa in mezzo, ma non dice da chi e naturalmente, come spesso accade a questi loschi individui una volta scoperti, è emotivamente provata, fortemente stressata e chiederà come minimo gli arresti domiciliari in una Spa ad Ischia.

Lui è il marito della Mussolini. Già per questo bisognerebbe arrestarlo. Come faccia a sopportare quella petulante sboccata volgarotta della nipote di Sofia Loren lo sa solo lui.

Ed infatti si scopre che aveva frequentazioni con baby squillo minorenni, ma inconsapevolmente. Non inconsapevolente minorenni: semplicemente lui pensava che fossero mature casalinghe solo vestite da innocenti mignotte.

Per una femminista di destra la cosa deve essere devastante. Che il marito, virile camerata dell'italica mascolinità, neghi l'evidenza di ciò di cui dovrebbe andar fiero deve essere devastante.

Si potrebbe discutere per ore se lui sia un pervertito o se la quindicenne con cui ha ammesso di essersi accompagnato dimostrasse in fisico e misure ben più della maggiore età, ma resta il fatto che tra i due quello col cervello funzionante dovrebbe essere lui, mentre per l'altra è sufficiente che funzionino altri organi.

Vogliamo parlare dei genitori della quindicenne? Chi sono? Dove stanno? Vogliamo sbattere le loro foto in prima pagina e far vedere agli italiani una famiglia modello?
Tanto per smettere di essere ipocriti una volta per tutte.

La grande tristezza

Premesso che è meglio che l'Oscar l'abbia preso Sorrentino per La Grande Bellezza piuttosto che il solito regista coreano dal nome impronunciabile e presto dimenticato, il film non rientra tra quelli di mio gusto.

Ma io ho gusti barbari.

Mi solleva tuttavia scoprirmi ancora una volta completamente in linea con quanto Gramellini scrive nel suo Buongiorno sulla Stampa

Ma ti pare possibile, sospirava al telefono un amico dopo l’Oscar a «La Grande Bellezza», che per gli altri noi siamo sempre e soltanto la nostalgia del passato, la decadenza infinita, i monumenti che cadono, i mosaici che si scrostano, l’antica Roma e la Roma dei papi, entrambe manipolate nel ricordo e inscatolate dagli stranieri dentro una sequela di luoghi comuni? Ti pare possibile che di un’Italia senza gladiatori, pizzaioli, pittori, mandolinisti, tenori, sarti, ruffiani, avvelenatori rinascimentali e playboy della mutua non interessi niente a nessuno? Ti rassicura questo rinchiuderci in un eterno cliché per compiacere i pregiudizi degli altri nei nostri confronti? 

A tutte e tre le domande di quell’italiano riluttante ho risposto con un semplice monosillabo. Sì. L’autorevolezza in certi ruoli non si improvvisa. Noi per gli altri siamo ciò che venticinque secoli di storia hanno stabilito che fossimo: depositari distratti della grande bellezza e custodi approssimativi della memoria universale. Quando ci riusciamo, anche costruttori di benessere. Anni fa, alla delegazione tricolore che durante la visita a un importante organismo internazionale si lamentava perché nella struttura lavoravano dirigenti di ogni nazionalità tranne che della nostra, il direttore generale replicò sorpreso: «Vi sbagliate. Agli italiani abbiamo affidato un settore assolutamente cruciale: il catering».