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Gli arsenali inabissati al largo di Ischia e nel Golfo di Napoli

Post n°4 pubblicato il 08 Aprile 2011 da ischia.velenidistato
 

GLI ARSENALI INABISSATI AL LARGO DI ISCHIA
E NEL GOLFO DI NAPOLI


Per quanto concerne il Golfo di Napoli ed il ruolo avuto
dall’isola d’Ischia, ci si deve rifare ad alcuni documenti militari americani la cui sola esistenza è sufficiente a far supporre la presenza di altri atti, ancora oggi rimasti segreti.

Si tratta dei “rapporti Brankowitz”, vale a dire di una sorta di sommari di operazioni di trasferimento e di smaltimento in mare di arsenali chimici, operazioni realizzate dalle forze armate americane; ai rapporti di Brankowitz va aggiunta una relazione riassuntiva redatta dal Poligono di Aberdeen.

Questi atti vennero resi pubblici durante la presidenza Clinton, in un’ottica di trasparenza complessiva: dopo l’attentato alle Torri Gemelle, però, la presidenza Bush impose di nuovo il segreto. Il timore era che bin Laden ed i suoi emuli potessero utilizzare queste carte (che spesso contengono le esatte posizioni delle discariche) per mettere le mani su armi chimiche le quali, seppur vetuste, sono sempre letali. Una possibilità remota ed improbabile, indubbiamente, ma le autorità americane non hanno voluto rischiare.


Uno di questi rapporti è in realtà solo una “Bozza” redatta il 27 aprile 1987 da William R. Brankowitz e relativa ad un “sommario storico sul movimento delle armi chimiche”. La lista si compone di 139 pagine e riguarda una mole di spostamenti fatti dalla fine del secondo conflitto mondiale al 1986. Ad un certo punto si legge che dal primo al 23 aprile 1946 una quantità non specificata di bombe al fosgene è partita da “Auera” (probabilmente trattasi di Aversa, base militare americana) con destinazione “il mare”: è stata, quindi, presumibilmente affondata al largo della costa campana. Quindi, il 6 ed il 7 maggio 1946 un treno composto da tredici vagoni partì sempre da “Auera” ed arrivò a Bagnoli. Qui il materiale (bombe al fosgene) venne imbarcato su una nave (la “Francis Newlands”), che partì il 22 maggio alla volta del deposito navale Theodor, a Mobile, in Alabama (Stati Uniti), dove arrivò il 13 di giugno del 1946 e da lì venne instradato verso un’altra località interna.


Ci sono altri due documenti che trattano dell’effettivo inabissamento di arsenali chimici. In un incartamento di 51 pagine del 30 gennaio 1989, sempre redatto a cura di Brankowitz (“Sommario di alcuni scarichi di armi chimiche in mare effettuati dagli Stati Uniti”), si legge che tra il 21 ottobre ed il 5 novembre, e tra il primo ed il 15 dicembre 1945, nel “Mar Mediterraneo, isola d’Ischia” (con l’inspiegabile, erronea aggiunta “vicino a Bari”), sono state affondate quantità non specificate di bombe contenenti fosgene (
“CG”), cloruro di cianuro (“cyanogen chloride”, CK) e acido cianidrico o prussico (“hydrogen cyanide”, AC). Purtroppo, contrariamente ad altri casi citati nel rapporto, non viene specificato il punto esatto di affondamento del materiale.


In un altro documento del 29 marzo 2001, redatto a cura del Poligono americano di Aberdeen, viene confermata l’operazione di smaltimento di cui abbiamo appena detto. Anche in questo caso località esatta e quantità precise non vengono riportate. Stavolta, però, si parla di “discarica chimica di Ischia” (quindi un luogo consueto per queste operazioni). Parlando sempre di “discarica chimica di Ischia” viene confermata anche l’operazione di inabissamento svoltasi tra il primo ed il 23 aprile 1946, e si aggiunge che è stata rilasciata in mare una quantità imprecisata di bombe all’iprite ed alla lewisite provenienti dalla solita “Auera”.

Il Golfo di Napoli, in quel periodo, viene utilizzato normalmente come discarica chimica. In data imprecisata, si legge ancora nel rapporto del 2001, 13mila proiettili di mortaio carichi di iprite e 438 barili, sempre di iprite, vengono affondati “nell’area di Napoli”.

 
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