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Post n°14 pubblicato il 21 Marzo 2010 da universopensiero

La stampa

Cronaca - 21.03.2010

"FERROVIE INADEMPIENTI SUL PERICOLO GALLERIE"

Guariniello dopo il sopralluogo
dei tecnici: troppi rischi

alberto gaino

torino

La prima «canna» della galleria ferroviaria fra Porta Susa e corso Grosseto è stata aperta al traffico merci e passeggeri - lo scorso ottobre - senza che vi fossero gli essenziali requisiti di sicurezza previsti dalla legge. I treni percorrono da cinque mesi quei 4 chilometri e 600 metri in sotterranea solo perché la società che gestisce la rete - Rfi - ha dichiarato in una relazione del 28 marzo 2009 alla competente commissione del Consiglio superiore dei lavori pubblici che gli interventi d’obbligo per poter utilizzare le gallerie sarebbero stati realizzati entro la data di apertura del lungo tunnel sotto la zona nord-est della città.

L’impegno non è stato rispettato. Contrariamente a quanto era stato segnalato, vi sono solo 3 uscite di sicurezza a norma lungo la linea: a Porta Susa, stazione Rebaudengo e all’imbocco di corso Grosseto. All’altezza di corso Principe Oddone i cartelli indicano all’interno del tunnel una via di fuga in caso di incidente. C’è ed è dotata di un impianto di illuminazione non funzionante. Non sfocia all’esterno ma dentro il cantiere del passante. Doveva essere attrezzata con aspiratori capaci di assorbire il fumo di un eventuale incendio, la via di fuga ne è invece completamente priva.

La relazione di Rfi prometteva vie di esodo per i viaggiatori e di accesso per i soccorsi distinte, illuminate e protette. «Requisito non soddisfatto» osserva secco Guariniello. Con l’eccezione del tratto di Porta Susa, dove i servizi sono sotto gli occhi di tutti. Il resto del tunnel può essere contemplato dai passeggeri solo dai finestrini dei treni, e velocemente. Giusto il tempo di «intercettare» i cartelli che indicano le «uscite di sicurezza». Come in corso Principe Oddone. E poi le «nicchie» previste e, quelle sì realizzate, ogni 500 metri del tunnel. Avrebbero dovuto essere dotate di mascherine e pile per i viaggiatori in fuga da incidenti. Le sole attrezzature di soccorso installatevi sono una presa di alimentazione elettrica e un faro di emergenza.

L’ha evidenziato il sopralluogo di venerdì, compiuto dagli ispettori e consulenti tecnici di Guariniello, oltre che da quelli dell’Agenzia nazionale per la sicurezza delle ferrovie (Ansf) e del ministero delle Infrastrutture. Erano presenti anche dirigenti e tecnici di Rfi. In seguito alla tragedia di Viareggio (32 morti per l’esplosione di una ferrocisterna contenente Gpl), il magistrato aveva avviato le verifiche sulle condizioni di sicurezza dell’attraversamento di Torino in sotterranea da parte dei treni con carichi pericolosi. Le grandi opere di questi ultimi anni, fra cui la realizzazione del passante ferroviario, stanno modificando l’urbanistica della città. In particolare, la rete ferroviaria sta scomparendo alla vista dei torinesi, tanto è vero che sono ormai 11 i chilometri percorsi dai treni in galleria da corso Grosseto a Lingotto. Vi erano buoni motivi per controllare le misure di sicurezza in atto.

Il primo campanello d’allarme: le tracce di un incidente per fortuna senza conseguenze - la dispersione di Gpl da una ferrocisterna in transito - accertato solo all’arrivo del convoglio allo scalo di Orbassano. Proveniva da Milano e aveva attraversato la città in sotterranea. Successe ad agosto 2008. Il secondo motivo di allarme: il parere della «Commissione sicurezza gallerie ferroviarie», tutt’altro che accomodante rispetto alla relazione di Rfi, per quanto i suoi componenti non avessero effettuato alcun sopralluogo e si fossero basati sulla relazione - e sugli impegni - della società di Ferrovie dello Stato.

Eppure, proprio per quest’ultima galleria entrata in funzione, il decreto ministeriale del 28 ottobre 2005 vincolava Rfi al parere della commissione ad hoc del Consiglio superiore dei lavori pubblici. Gli impegni assunti nei termini perentori indicati («saranno realizzati...») e non mantenuti aprono la via ad un’indagine penale per reati di spessore. La prospettiva dell’inchiesta di Guariniello è tanto più ampia perché sono stati dichiarati e non attuati i requisiti fondamentali. A cominciare dalla realizzazione del piano di soccorsi in caso di incidenti. Non si è ancora capito a chi spetta redigerlo: per Rfi tocca alla Prefettura e per quest’ultima al Comune di Torino.

Per le altre linee - non sottoposte ai vincoli del decreto 2005 concernente la sicurezza delle gallerie - sembra sia pure peggio: su quella «storica» - fra Porta Susa e Nuova - manca l’impianto idrico antincendio. Gli ispettori di Guariniello «visiteranno» gli altri tunnel nei prossimi giorni.

 
 
 
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