Creato da jacquesdemolay1118 il 25/08/2009

Cavalieri Templari

"Non nobis Domini, non nobis, sed nomini Tuo da gloriam"

occhio sapientia

Amare il corpo

a causa dell’anima,

l’anima a causa di Dio,

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Gli Ordini Gerosolimitani

Post n°14 pubblicato il 07 Novembre 2010 da jacquesdemolay1118

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La Prima Crociata fu macchiata da gravi atti di violenza da parte dei crociati, lontani dagli ideali della cavalleria (come oggi viene percepita) e, soprattutto, da quelli cristiani.

In effetti le parole di Urbano a Clermont furono ascoltate alla lettera da molti masnadieri d'occidente, in parte mossi da una voglia di riscatto terreno e spirituale, e più spesso da un desiderio di conquista e di saccheggio.

Per ciò furono molti i briganti che partirono per la Terrasanta. Si noti che fino a quel momento, la cavalleria era ben lungi da essere accostata a principi di giustizia "cristiana".

Un esempio della ferocia dimostrata nella Prima Crociata è stato proprio l'eccidio compiuto dai crociati nella Conquista di Gerusalemme, quando entrati nella città massacrarono l'intera popolazione (composta da 40.000 a 70.000 persone).

Un cronista cristiano dell'epoca descrive con queste parole gli accadimenti del luglio 1099: "I nostri li inseguivano dappresso, uccidendoli a forza di fendenti, sino al tempio di Salomone, dove fecero un tal massacro da sguazzare nel sangue sino alle caviglie... le strade erano coperte di mucchi di teste, mani e piedi mozzati, e ovunque bisognava aprirsi un varco tra cavalli morti e cadaveri umani."

Solo il governatore di Gerusalemme, Iftiqar ad-Daura sarebbe stato risparmiato dalla furia dei crociati.

Il poco ordine dimostrato da queste milizie, la loro condotta e la difficoltà nella organizzazione dell'esercito, spinse alla creazione di ordini militari su base monastica (cavalieri cristiani), in pratica dei veri e propri monaci (con relativo ordine) addestrati alla guerra "santa".

Questi monaci furono destinati alla stabile difesa dei luoghi santi e di quanti vi abitavano.

Probabilmente l'idea di fondare una struttura cavalleresca organizzata, di carattere religioso-militare, è da attribuire a San Bernardo da Chiaravalle, il quale tradusse l'idea in azione concreta con la decisione e l'impeto che gli erano consueti.

Nacquero allora diversi ordini. In particolare:

    * i Cavalieri Ospitalieri (poi di San Giovanni, di Rodi e di Malta): sostanzialmente monaci (benedettini) divenuti cavalieri cristiani (detti anche cavalieri giovanniti). La loro base era l'ospedale di San Giovanni in Gerusalemme;

    * i Cavalieri Templari: cavalieri cristianizzati da San Bernardo (cistercensi). La loro base era nella moschea di Al-Aqsa presso il Tempio di Salomone in Gerusalemme;

    * i Cavalieri Teutonici: Nobili Cavalieri Tedeschi. Papa Celestino diede loro la regola monastica di Sant'Agostino;

    * i Cavalieri del Santo Sepolcro: organizzati da Goffredo di Buglione, dovevano obbedienza al Patriarca di Gerusalemme e seguivano la regola di Sant'Agostino. La loro sede era situata presso la Basilica del Santo Sepolcro in Gerusalemme;

Tutti questi cavalieri vennero chiamati Cavalieri Gerosolimitani.

 
 
 

Mi scuso per la mia assenza

Post n°13 pubblicato il 07 Novembre 2010 da jacquesdemolay1118

 

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Cari amici, poche parole, per scusarmi con tutti voi per la mia lunga assenza dal blog, dettata da improrogabili motivi familiari e lavorativi.

Al piu' presto rimprenderò a seguire a tempo pieno il blog.

 
 
 

La Terza Crociata

Post n°12 pubblicato il 20 Gennaio 2010 da jacquesdemolay1118

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 Il fallimento della Seconda Crociata preluse al ricostituirsi dell'egemonia musulmana nella regione mediorientale, a cui il successore di Zengi, Nur ad-Din (Norandino), annetté nel 1169 l'Egitto, grazie alle vittorie ottenute da Saladino.

Quando, cinque anni dopo, questi successe a Nur ad-Din, il suo regno si estendeva dal deserto libico alla valle del Tigri, circondando su tre fronti i regni crociati superstiti.

Dichiarata la guerra santa, nel 1187 Saladino invase il Regno di Gerusalemme, sconfiggendo l'esercito latino in Galilea in una cruenta battaglia ad Hattin, vicino al lago di Tiberiade, nella quale rimasero uccisi tutti i templari e gli Ospitalieri di San Giovanni di Gerusalemme.

Gerusalemme si arrese in ottobre, lasciando in mano ai crociati la sola città di Tiro, in Libano.

Baldovino IV, il "Re lebbroso" di Gerusalemme, venne incoronato all'età di tredici anni, il 15 luglio del 1174. Questo personaggio fu uno dei più ammirevoli dell'epopea Crociata, per il coraggio, la lealtà e la saggezza dimostrate, nonostante le grandi sofferenze a causa della sua malattia.

Nel tentativo di arrestare l'avanzata di Saladino verso la Siria, i crociati di Baldovino IV, comandati da Rinaldo di Chatillon (gia Principe di Antiochia, dal 1153 al 1160) insieme ai Templari, intercettarono l'armata di Saladino nei pressi di Ascalona.

Le forze congiunte cristiane ammontavano a circa 500 cavalieri di Baldovino, 80 Cavalieri Templari e poche migliaia di unità di fanteria, mentre Saladino poteva contare su 26.000 uomini.

Saladino si spostò verso Ramla e la conquisto.

Sottovalutando l'armata cristiana, permise al suo esercito di diffondersi a raggio lungo una vasta area.

Lo scontro avvenne a Montgisard, nei pressi di Ramla, nel novembre del 1177, cogliendolo del tutto di sorpresa Saladino.

La Battaglia di Montgisard fu una sciagura per Saladino, che perse buona parte del suo esercito.

L'epica vittoria (ricordata come la Battaglia di Montgisard) sulle sovrastanti forze musulmane, per Baldvino frutto dell'aiuto divino, dette respiro al Re di Gerusalemme, seguì un (breve) periodo di pace.

Nell'estate del 1180, Baldovino IV diede sua sorella Sibilla in sposa a Guido di Lusignano.

Si trattava del secondo matrimonio di Sibilla, vedova di Guglielmo di Monferrato e gia madre di Baldovino V, il futuro Re di Gerusalemme.

Nel 1182, Baldovino IV, ormai cieco e incapace di camminare, nominò Guido reggente del Regno.

Guido era appoggiato apertamente dai Templari.

Nel 1183, durante i festeggiamenti al Krak di Moab per il matrimonio dell'altra sorella di Baldovino, Isabella, Saladino mise sotto assedio il castello.

Guido riuscì a spezzare l'assedio, ma Giudo si rifiutò di combattere.

Per questo Baldovino IV depose Guido dalla reggenza.

Successivamente Baldovino tentò, senza successo, di far annullare il matrimonio fra Sibilla e Guido.

In disgrazia, egli si ritirò con sua moglie Sibilla ad Ascalona.

Nello stesso anno Baldovino IV nominò suo successore il nipote, filgio di Sibilla, Baldovino di Monferrato, all'età di cinque anni.

Nel 1185 Baldovino IV muore a Gerusalemme.

Baldovino V rimase Re di Gerusalemme per un solo anno, a soli otto anni, nel 1186 muore anche lui.

Grazie al sostegno dei Templari e l'appoggio di Sibilla, Guido di Lusignano fu eletto Re Consorte di Gerusalemme, per via matrimoniale. Guido di Lusignano, circondatosi di consiglieri inetti ed imprudenti, portò il regno crociato alla disfatta di Hattin del 1187.

Il 29 ottobre 1187 papa Gregorio VIII bandì la terza Crociata, suscitando ancora una volta un diffuso entusiasmo e ottenendo l'adesione di tre potenti sovrani europei: l'imperatore Federico I Barbarossa, il re francese Filippo II Augusto e quello inglese Riccardo I Cuor di Leone.

Nonostante avessero raccolto il più grande degli eserciti formatisi a partire dal 1095, i tre sovrani non riportarono grandi successi.

Federico morì in Cilicia guadando un fiume e buona parte del suo esercito fece ritorno in Germania recando con sé le sue spoglie. Filippo e Riccardo liberarono dal dominio di Saladino alcune città sul Mediterraneo, ma non riuscirono a conquistare Gerusalemme.

Stabilita una tregua con Saladino, nell'ottobre 1192 il Regno latino, anche se meno esteso di prima e sensibilmente più debole sul piano militare ed economico, venne ricostituito.

Durò ancora un secolo.

Saladino morì nel 1193, poco dopo aver firmato il trattato di pace con Riccardo, stroncato da un attacco di febbre a Damasco, mentre si stava recando in pellegrinaggio a La Mecca.

 
 
 

La Seconda Crociata

Post n°11 pubblicato il 26 Dicembre 2009 da jacquesdemolay1118

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Alla Seconda Crociata (1147-1149), bandita da Eugenio III, partecipano re Luigi VII e l'imperatore Corrado III. L'esito fu negativo

Le vittorie della Prima Crociata erano state favorite dall'isolamento e dalla relativa debolezza dei musulmani, che tuttavia si riorganizzarono per tentare l'immediata riconquista del Medio Oriente sotto la guida di Imad ad-Din Zengi, governatore di Mosul (Siria settentrionale).

La prima grande vittoria dei musulmani fu la presa di Edessa nel 1144; l'evento indusse il papa Eugenio III a bandire la Seconda Crociata nel 1145.
Alla nuova chiamata risposero il re di Francia Luigi VII e l'imperatore Corrado III, ciascuno intervenendo con un proprio esercito.

La spedizione germanica si pose frettolosamente in viaggio senza attendere la colonna dei Franchi. Nel passaggio per i territori di Bisanzio, i crociati si abbandonarono a rezzie e violenze di ogni tipo. Tanto scempio convinse l'imperatore Comneno ad optare per una possibile alleanza con i Turchi.
Corrado prosegui la spedizione, benché fosse stato abbandonato dalle guide locali. Senza il supporto necessario, l'armata germanica caduta in un'imboscata turca nei pressi di Dorileo, in Anatolia, fu annientata.

Neanche la spedizione Franca ebbe fortuna, nel gennaio del 1148 l'esercito fu rovinosamente attaccato dai Turchi, sulle montagne del Cadmos (odierno Homaz). L'immane disastro fu contenuto grazie all'intervento dei Templari che, sotto la guida di Everardo di Barre, alzarono una linea di difesa, consentendo l'arretrtamento dell'esercito francese, e il riordiono della milizia in fuga. I francesi, ebbero così modo di riprendersi dall'imboscata, riuscendo ad arrivare ad Antiochia.

Dopo il ricongiungimento con ciò che rimaneva dell'esercito di Corrado ad Acri, si decise di tentare la conquista di Damasco.
L'assedio ebbe inizio il 24 luglio 1148. Dopo alcuni giorni nessun bastione era stato conquistato e nessuna breccia aperta, le fortificazioni si rilevarono più resistenti del previsto e le perdite ingenti. La città rimase inespugnata grazie alla mancanza di una strategia militare dei comandanti cristiani e per il soccorso portato da Norandino (Nur ad-Din).
Faliito l'attacco, il Re francese, e ciò che rimaneva del suo esercito, tornarono in Europa.

Il giudizio di Bernardo, per questa fallimentare spedizione, fu pesante: "maledetti i nostri principi! Nella Terra del Signore non hanno fatto nulla di buono; nelle loro terre, dove sono rientrati in gran fretta, dimostrano una cattiveria inimmaginabile!"

La rovinosa spedizione Crociata giovò a Norandino, che dopo la difesa di Damasco, riconquistò Edessa. Nel 1149 si scontrò con l'esercito di Raimondo di Antiochia, giunto per soccorrere alcuni castelli crociati rimasti isolati dopo le conquiste di Norandino.
In pochi giorni l'esercito cristiano fu vinto e Raimondo ucciso. L'azione di Norandino non era conclusa. Jocelin II, Conte di Edessa, in marcia per difendere Antiochia rimasta senza difesa, fu imprigionato, torturato e infine accecato.
Di fronte a questa situazione Baldovino patteggiò la tregua.

Nel 1153 Bernardo di Chiaravalle morì.Si concluse così una fase importante nella storia della cristianità e delle Crociate.

Il fallimento della Seconda Crociata preluse al ricostituirsi dell'egemonia musulmana nella regione mediorientale, a cui il successore di Zengi, Nur ad-Din (Norandino), annetté nel 1169 l'Egitto, grazie alle vittorie ottenute da Saladino. Quando, cinque anni dopo, questi successe a Nur ad-Din, il suo regno si estendeva dal deserto libico alla valle del Tigri, circondando su tre fronti i regni crociati superstiti. Dichiarata la guerra santa, nel 1187 Saladino invase il Regno di Gerusalemme, sconfiggendo l'esercito latino in Galilea in una cruenta battaglia ad Hattin, vicino al lago di Tiberiade, nella quale rimasero uccisi tutti i templari e gli Ospitalieri di San Giovanni di Gerusalemme. Gerusalemme si arrese in ottobre, lasciando in mano ai crociati la sola città di Tiro, in Libano.

Baldovino IV, il "Re lebbroso" di Gerusalemme, venne incoronato all'età di tredici anni, il 15 luglio del 1174. Questo personaggio fu uno dei più ammirevoli dell'epopea Crociata, per il coraggio, la lealtà e la saggezza dimostrate, nonostante le grandi sofferenze a causa della sua malattia.

Nel tentativo di arrestare l'avanzata di Saladino verso la Siria, i crociati di Baldovino IV, comandati da Rinaldo di Chatillon (gia Principe di Antiochia, dal 1153 al 1160) insieme ai Templari, intercettarono l'armata di Saladino nei pressi di Ascalona. Le forze congiunte cristiane ammontavano a circa 500 cavalieri di Baldovino, 80 Cavalieri Templari e poche migliaia di unità di fanteria, mentre Saladino poteva contare su 26.000 uomini.

Saladino si spostò verso Ramla e la conquisto. Sottovalutando l'armata cristiana, permise al suo esercito di diffondersi a raggio lungo una vasta area. Lo scontro avvenne a Montgisard, nei pressi di Ramla, nel novembre del 1177, cogliendolo del tutto di sorpresa Saladino. La Battaglia di Montgisard fu una sciagura per Saladino, che perse buona parte del suo esercito. L'epica vittoria (ricordata come la Battaglia di Montgisard) sulle sovrastanti forze musulmane, per Baldvino frutto dell'aiuto divino, dette respiro al Re di Gerusalemme, seguì un (breve) periodo di pace.

Nell'estate del 1180, Baldovino IV diede sua sorella Sibilla in sposa a Guido di Lusignano. Si trattava del secondo matrimonio di Sibilla, vedova di Guglielmo di Monferrato e gia madre di Baldovino V, il futuro Re di Gerusalemme. Nel 1182, Baldovino IV, ormai cieco e incapace di camminare, nominò Guido reggente del Regno. Guido era appoggiato apertamente dai Templari.

 
 
 

L'intervento divino nell'immaginario dei crociati

Post n°10 pubblicato il 19 Dicembre 2009 da jacquesdemolay1118

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E' possibile che con il sole ormai alto nel cielo, nella confusione della battaglia, complici anche l'estrema varietà di genti che caratterizzavano l'armata cristiana facendone, in effetti, una realtà molto eterogenea, gli stemmi e le insegne di qualche cavaliere fossero confusi e riconosciuti come quelli di San Michele e San Giorgio o d'altri santi, o ancora come quelli di angelici guerrieri.

D'altra parte in circostanze analoghe, in occasione cioè di scontri vittoriosi, molti tra le fila dei crociati ebbero l'impressione di essere affiancati da combattenti celesti, o come nel caso della presa di Gerusalemme nel luglio 1099, dai loro compagni caduti in battaglia.
Numerosi testimoni, infatti, all'indomani della conquista della Città Santa, raccontarono di aver riconosciuto la solenne figura del legato pontificio, il vescovo Ademaro di Monteil già scomparso dopo la conquista di Antiochia che, reggendo alto lo stendardo della Croce, incitava i soldati nell'assalto finale.
L'agguato di Dorileo nel luglio del 1097, rischiò di rappresentare la fine di quella che ricordiamo come la Prima Crociata, stroncandone definitivamente l'avanzata verso Gerusalemme.

Viste le difficoltà di gestire la marcia e reperire viveri per l'esercito, tra le cui fila è bene ricordare, vi è un grandissimo numero di pellegrini non combattenti, i comandanti crociati prendono la decisione di dividere l'armata in due tronconi che viaggeranno a distanza di un giorno di cammino.

All'alba del 1° luglio, in prossimità di Dorileo (l'odierna Eskishehir), l'esercito turco di Kilij Arslan attacca l'accampamento del contingente d'avanguardia composto dai normanni del meridione d'Italia guidati da Boemondo e da quelli francesi agli ordini del duca Roberto, oltre ai cavalieri del conte di Fiandra, del conte Stefano di Blois e di un reparto bizantino.

Disponendo al centro i pellegrini disarmati, con le donne incaricate di rifornire d'acqua i soldati, Boemondo organizza la difesa e invia messaggeri al secondo esercito; la tattica dei turchi è comunque insidiosa per i cavalieri occidentali, abituati ad affrontare il nemico con cariche travolgenti. Diversamente da loro, questi avversari rifiutano lo scontro diretto, combattono impegnando veloci arcieri a cavallo che dopo aver scoccato le loro frecce si ritirano per far rapidamente posto ad altri.

Verso la fine della mattinata, quando ormai le forze e le speranze dei crociati cominciano a venir meno, improvvisamente la pianura è scossa dalla carica del secondo contingente crociato: lanciati al galoppo sopraggiungono per primi Goffredo di Buglione e Ugo di Vermandois, fratello del re di Francia, seguiti dal conte di Tolosa con il resto dell'esercito, e il loro arrivo modifica lo scenario della battaglia.
Quando ormai decisi ad abbandonare il campo, i turchi vedono comparire dalle colline alle loro spalle un nuovo contingente di guerrieri cristiani guidati dal vescovo Ademaro in persona, si scompongono in una fuga precipitosa abbandonando sul terreno armi e vettovaglie, ricco bottino per i crociati.

Non è difficile immaginare come questa vittoria rafforzasse tra i pellegrini ed i cavalieri cristiani la convinzione che la loro impresa fosse sotto la protezione divina e che quest'ultima si manifestasse concretamente attraverso l'impegno armato di angelici guerrieri.

Di un nuovo intervento di celesti rinforzi, i crociati ebbero modo di approfittare durante la battaglia che pose fine all'assedio di Antiochia, nel giugno dell'anno successivo; tenuto conto delle condizioni nelle quali versava l'intera armata cristiana, spossata al pari dei pellegrini da mesi di stenti e privazioni e considerato il gran numero di cavalieri costretti a combattere appiedati o al più a dorso di umili animali da soma causa la grande moria di cavalli, la vittoria apparve quasi miracolosa, in armonia con la forte carica mistica che aveva caratterizzato la permanenza ad Antiochia.

Sono oramai svariati mesi che tra i crociati circolano voci riguardo ai sogni e le visioni che interessano uno strano personaggio, tale Pietro Bartolomeo, noto per la sua condotta ed i modi non proprio esemplari. In una delle sue apparizioni l'apostolo Andrea gli avrebbe rivelato il luogo dove è sepolta la Sacra lancia, usata dal centurione romano per trafiggere il costato di Gesù dopo la crocifissione.
Non tutti tra i comandanti crociati credono all'autenticità delle dichiarazioni di Pietro e tra questi lo stesso legato pontificio, il vescovo Ademaro; tuttavia, scavando sotto il pavimento della cattedrale, come indicato da Sant'Andrea, viene riportata alla luce un vecchio manufatto in ferro subito riconosciuto ed accettato da molti come l'autentica lancia del Golgota.

Vistasi riconoscere dopo questo ritrovamento l'attendibilità delle sue dichiarazioni, Pietro Bartolomeo continua a riferire di visioni ed apparizioni delle quali è oggetto, molte delle quali incoraggiano l'impresa dei crociati e che, invitandoli a penitenze e mortificazioni, ne garantiscono il buon esito.
E' in questo clima che i comandanti crociati maturano la decisione di rompere l'assedio che tiene di fatto prigioniera in Antiochia l'armata cristiana ed affrontare in campo aperto l'atabeg Kerbogha. E' il 28 di giugno del 1198.

Nonostante le pessime condizioni dell'esercito e l'apparente posizione di svantaggio, grazie alla strategia di Boemondo che ha assunto per l'occasione il comando delle operazioni, i crociati riportano una schiacciante vittoria, mettendo in rotta le milizie turche.
Poco importa sottolineare che a permettere questo importante risultato contribuiscono da un lato gli errori tattici di Kerbogha (il quale aspetta che l'esercito cristiano sia interamente schierato prima di attaccare) e dall'altro le defezioni di molti generali turchi i quali, in disaccordo con l'atabeg, si ritirano dal campo con i loro uomini. Queste sono considerazioni che le cronache riporteranno in seguito e delle quali i crociati non riescono ad avere coscienza.
Per loro la vittoria è la conferma che l'impresa nella quale sono impegnati è santa e benedetta dal Cielo: molti di loro durante la battaglia vedono realmente sul fianco di una collina un drappello di angelici guerrieri incalzare il nemico sotto il comando dei santi Giorgio, Demetrio e Mercurio.

Un'ottantina d'anni dopo la battaglia di Antiochia, una nuova circostanza apparentemente disperata per i crociati, vede ancora l'intervento di schiere celesti in soccorso delle loro forze.
Sul trono di Gerusalemme siede il giovane e sfortunato Baldovino IV, che le cronache ricorderanno come il "re lebbroso" a causa del male che lo ha colpito in tenera età.
Nonostante i suoi sedici anni ed i segni già manifesti della malattia, il giovane dà prova di carattere e governa il regno cristiano con saggezza e determinazione.
Nel novembre del 1177 Saladino, venuto forse a conoscenza che il grosso delle forze cristiane si è trasferito verso nord al seguito del conte Filippo d'Alsazia e Raimondo di Tripoli, si muove dall'Egitto con un esercito di alcune migliaia di uomini e, penetrato in Siria, si dirige verso le città costiere nella regione meridionale del paese.

Baldovino, informato delle mosse del Saladino e radunati 500 cavalieri, raggiunge rapidamente Ascalona che teme essere il primo obiettivo da difendere, riuscendo a precedere l'esercito avversario. Ma le intenzioni di Saldino si rivelano presto altre: lasciato un piccolo contingente a proseguire l'assedio e tenere di fatto prigioniero il giovane re, si rimette in marcia risalendo verso l'interno, in direzione di Gerusalemme.
Quando Baldovino vede ripartire il Saladino comprende il vero pericolo, ossia che non ci sono più ostacoli che possano fermarne l'avanzata verso la Città Santa e con la forza della disperazione tenta l'impossibile: inviati messaggeri ai Templari che difendono Gaza affinché lo raggiungano e forzato il blocco, risale con la sua piccola armata il paese lungo la costa per cercare di tagliare la strada all'esercito egiziano.
Ripiegando verso l'interno all'altezza di Ibelin, il 25 novembre 1177 nei pressi di una fortezza chiamata dai franchi Montgisard (Tell Djezer per gli Arabi) il piccolo schieramento riesce ad intercettare l'armata di Saladino mentre è intenta ad attraversare un corso d'acqua.

Quando il giovane Baldovino legge l'indecisione e l'incertezza negli occhi dei suoi cavalieri che esitano ad attaccare, consapevole che è in gioco la vita del regno smonta da cavallo e, in ginocchio con il viso nella sabbia, prega piangendo. L'emozione che suscita la scena scuote gli animi dei cavalieri che dopo aver giurato di non sottrarsi allo scontro, si schierano in posizione di battaglia e con la Vera Croce in prima fila portata dal vescovo di Betlemme, lanciano la loro carica travolgente contro l'ignaro Saladino e il suo esercito.
Troppo tardi questi, superato lo stupore per la comparsa imprevedibile di Baldovino che crede ancora prigioniero in Ascalona, tenta di radunare i suoi uomini e fronteggiare i cristiani "All'improvviso spuntarono gli squadroni dei Franchi, agili come lupi, rumorosi come dei cani; essi caricarono in massa ardenti come una fiamma. . . . . ." ( da "Il libro dei due giardini")

Non conosciamo le sensazioni di Saladino all'apparire dei crociati, ne se anch'egli al pari dei cavalieri cristiani abbia l'impressione che San Giorgio combatta al loro fianco; gli uomini di Baldovino al termine della battaglia, pur riconoscendo il valore individuale di alcuni, distintisi dagli altri per coraggio e abilità, confessano di aver avuto la certezza che il Santo cavaliere guidasse la loro carica vittoriosa.
Certo è corretto ricordare che, probabilmente un eccesso di sicurezza da parte del Saladino, ha allentato molto la disciplina nell'esercito, lasciando liberi i soldati di allontanarsi durante la marcia per predare e saccheggiare il territorio; al momento dell'attacco crociato, l'armata egiziana, non più così numerosa, marcia in maniera disordinata e divisa. Ma i cavalieri di Baldovino, spossati dall'inseguimento e vinta l'indecisione di affrontare un nemico più numeroso con la consapevolezza che è in gioco Gerusalemme e l'intero regno cristiano, nell'esaltazione dell'attacco "vedono" realmente San Giorgio che li affianca e combatte al loro fianco. Non valutano e, d'altronde non ne hanno il tempo, gli eventuali errori del Saladino nel guidare il suo esercito.

A distanza di pochi anni, Gerusalemme venne persa dai cristiani dopo la disfatta dei corni di Hattin, dove i crociati subirono una pesante sconfitta ad opera dello stesso Saladino: nonostante il valore e lo slancio dimostrati in battaglia, nessun intervento di angeli guerrieri soccorse i cavalieri di Terra Santa, così come durante l'assedio e la caduta di San Giovanni d'Acri, altro episodio epico della storia delle Crociate che vide cavalieri e fanti battersi strenuamente contro un avversario impari.
Singolare che anche scontri vittoriosi per le armi cristiane avvenuti durante la terza Crociata, come la battaglia di Arsuf o la liberazione di Giaffa, non siano stati accompagnati da apparizioni di angeli o visioni di santi guerrieri; probabilmente la presenza di Re Riccardo Cuor di Leone e le sue doti militari universalmente riconosciute, rappresentavano una garanzia che non richiedeva interventi ultraterreni.

Il 7 ottobre 1571 al largo delle coste di Lepanto, la flotta cristiana della Lega Santa e quella turca agli ordini di Alì Pascià forte di 222 galee e 90.000 uomini, si scontrarono dando vita ad una straordinaria battaglia navale.
Durante la manovra di avvicinamento soffiava un vento di maestrale che favoriva la navigazione delle navi turche.
Verso la fine della mattinata, improvvisamente ed in maniera del tutto inaspettata la direzione del vento cambiò, incoraggiando l'avanzata delle imbarcazioni cristiane e spingendole contro il nemico.

 
 
 
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