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PEDOFILIA, SOLO PROMESSE DAL VATICANO: A Malta l’ennesimo caso di vittime degli abusi di preti senza giustizia...

Post n°93 pubblicato il 10 Gennaio 2011 da universopensiero

di Marco Politi
Attendono ancora giustizia le vittime maltesi degli abusi commessi da sacerdoti. È un caso esemplare, perché dimostra che in Vaticano la macchina dei rinvii continua ad essere attiva. Era il 18 aprile scorso quando la Bbc riferiva delle lacrime di Benedetto XVI (giunto nell’isola) durante l’incontro con un gruppo di persone violentate. Ma le sanzioni della Chiesa non sono arrivate. Ora le vittime si sono rivolte direttamente al Papa con una lettera pubblicata da Repubblica: “Stiamo ancora soffrendo e siamo senza giustizia dopo sette anni. Per favore, ci aiuti, La preghiamo molto”. Le vittime sono ex allievi dell’orfanotrofio di Santa Venera. I preti accusati Charles Pulis, Joe Bonnet e Conrad Sciberras (a suo tempo trasferito ad Albano Laziale) sono stati favoriti dall’estrema lentezza della giustizia civile ed ecclesiastica. Sul piano civile, dopo sette anni dagli avvenimenti, si è conclusa l’istruttoria ma non è iniziato il processo. Sul piano ecclesiastico i superiori dell’ordine di san Paolo (cui gli accusati appartengono) hanno fatto sì che i tre preti fossero allontanati dal contatto con minori. Non solo: l’inchiesta interna dell’arcivescovado di Malta ha appurato e dichiarato che le accuse “risultano fondate”. Poi tutto si è inceppato. In una lettera spedita l’ottobre scorso alle vittime, i missionari dell’ordine di san Paolo specificano: “Abbiamo trasmesso gli atti a Roma”. Silenzio dalla Congregazione per la Dottrina della fede, cui spetta la parola decisiva. Eppure le nuove norme emanate dal Vaticano luglio scorso offrono la possibilità di saltare le procedure normali dei processi ed emanare una sentenza con “decreto extragiudiziale”...

IL SILENZIO del Vaticano rischia di mettere in forse la credibilità di Benedetto XVI, che a partire dalla sua Lettera agli irlandesi del marzo scorso si è speso solennemente
per una politica di totale rigore. Allora Benedetto XVI affermò che la preoccupazione primaria doveva essere la sorte delle vittime e non un “malriposto” intento di difendere l’onorabilità   dell’istituzione ecclesiastica. Ancora a dicembre il Papa si è rivolto alla Curia, sottolineando il “danno per tutta la vita” arrecato alle vittime dai preti pedofili. Alla durezza delle dichiarazioni non corrisponde, tuttavia, un eguale rigore nel procedere contro i colpevoli, nell’accertare fatti ancora nascosti, nel risarcire le vittime. Il Vaticano non ha aperto gli archivi per appurare gli insabbiamenti degli anni Ottanta e Novanta, e non ha creato un “osservatorio globale”, come proposto da alcuni vescovi, per monitorare la situazione a livello mondiale. Si avverte palpabilmente l’azione di freno della macchina vaticana e soprattutto della “struttura italiana”. Continua a prevalere la posizione di quei prelati, convinti che è meglio “quaeta non movere”, in italiano più semplicemente: non svegliare il can che dorme. Dunque, il più possibile non attivarsi per scoprire i delitti. La situazione dell’Italia, territorio direttamente sottoposto alla giurisdizione del pontefice, è paradossale. La Chiesa italiana, a differenza di altre Chiese europee, non si è data linee guida per affrontare il fenomeno, non ha promosso una commissione d’inchiesta, non ha nominato un responsabile nazionale per seguire gli abusi, non ha attivato un numero verde. Il prete anti-pedofili don Noto aveva proposto di creare in ogni diocesi un “Vicario per l’infanzia”: niente... Nei giorni scorsi si è tornati a parlare di (ex) don Gelmini per un ricovero in ospedale. Gelmini, accusato di abusi, è stato pressato dalle autorità ecclesiastiche perché chiedesse la riduzione allo stato laicale. Così, ora che è un normale cittadino, l’istituzione ecclesiastica se ne può lavare le mani e non cercare nemmeno di rispondere delle sue azioni...

NON È un bell’esempio per eventi (la comunità fondata da Gelmini è ad Amelia, in Umbria) accaduti ad appena cento chilometri da piazza San Pietro. Intanto la Cei non ha reso noti i nomi dei cento preti coinvolti, su cui già esistono dossier: cifra comunicata dallo stesso vertice della Conferenza episcopale. L’effetto freno si avverte anche nelle affermazioni contenute nel recente libro-intervista di Benedetto XVI “Luce
del mondo”. Il Papa da un lato sostiene che gli autori di abusi vanno “puniti”, però poi aggiunge: “Quanto i casi debbano essere resi pubblici, è una questione a parte…”. Non è un pungolo alla trasparenza... 

(Il Fatto di Dom. 9 Gen. 2011)
 

 
 
 
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