Trentuno

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– Pronto? – rispondo dopo due squilli.

– Ciao fratellone, non cambi proprio idea? – chiedi – vieni qui a passare la notte dell’ultimo, siamo qua tutti, cosa fai lì da solo?

– Ti ringrazio, ma non posso. Ho già detto di no anche ai miei amici… Lo sentì questo vento? Chiama me, lo sai. E poi non sono solo, chi farà compagnia alla luna questa notte? Tutti a far chiasso, a festeggiare. Io terrò lo sguardo verso l’alto.

– Ma quella? – mi interrompi – Cosa devi alla luna, che ti ha sempre ingannato?

– Sì, è vero, lo ha fatto. Ma è  anche quella che mi ha fatto luce e mi ha guidato nelle notti senza meta. Quella che ha ascoltato il mio canto nonostante l’urlo della tempesta. – Sospiro – Che mi ha cullato nelle lunghe notti insonni. Che ha raccolto le mie lacrime dall”oceano per farne rugiada.

– Ho capito  – rispondi dopo una pausa – Buon anno, allora.

– Buon anno a te, ti voglio bene –

 

 

Jan A.P.  Kaczmarek – At home

La ballerina

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Non era mai stata così nervosa prima.

Con lo sguardo, appena poteva, fissava la seconda fila di poltrone in platea dove ne spiccava una ancora vuota.

Con le mani percorse un arco aggraziato – maledetta poltrona, – pensò, mentre piegava la testa  nel senso opposto delle braccia.

Il successivo arabesque non le riuscì proprio perfetto, con la gamba non completamente slanciata – dove sei? – Si chiese facendo finta di non cogliere la smorfia della sua insegnante dietro le quinte.

– Sorridi – recitò mentalmente – sorridi e non sbagliare la sissonne – Fece il salto nell’attimo che l’uscio in fondo alla sala si apriva e sentì la caviglia d’appoggio tremare.

La serie di pas de bourré le permise di riprendere fiato, lui era arrivato! Piccole gocce di sudore percorsero la sua schiena nuda facendola brillare alle luci del proscenio.

Solo allora si rese conto di quanto fosse stato tirato il sorriso… sentì i muscoli della faccia dolere per lo sforzo. – Respira ora – si impose – ancora tre fouetté, tre piroette e sarà finita.

Finita – si disse – … in realtà sarà appena cominciata (ed il sorriso si allargò).

 

 

 

Abel Korzeniowski – Satin birds

Vieni qui

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Avvicinati.
Ancora.
Siedi accanto a me e chiudi gli occhi.

L’inverno non è poi così brutto, se chiudi gli occhi. Manca la neve a lavare tutto questo sporco, ma abbi pazienza, presto arriverà per noi. Tu non puoi vederla, ma scenderà e coprirà ogni rumore violento.

L’inverno non fa poi così paura, se chiudi gli occhi. I rami spogli si piegano al vento che fischia e si lamenta, ma stanno danzando per noi. Tu non puoi vederli, ma si inchinano leggeri ed aggraziati.

L’inverno non è poi così buio, se chiudi gli occhi. Il sole è sparito da un pezzo dietro la siepe e sembra sconfitto dalle tenebre, ma tornerà a splendere per noi. Tu non puoi vederlo, ma si nutre vorace di calore e vita sopra l’oceano.

L’inverno non è poi così freddo, se chiudi gli occhi. Alle finestre si sono formate tante piccole ragnatele di ghiaccio, ma sono cristalli d’acqua che giocano per noi. Tu non puoi vederli, ma sussurrano e cantano sorridenti.

Lo so, gli occhi chiusi sono i miei, ma non voglio aprirli ora. Ancora un minuto e poi lo farò, promesso. Poi vedrò tutto e so già…

… che l’inverno brucia.

 

 

 

Yann Tiersen – Porz Goret

Haiku

Lo sai che amo l’autunno, i suoi colori, i suoi suoni.  Le gazze cantano tranquille al riparo del grande gelso. Non è ancora tempo di addii.

 

Torna la nebbia –
Invade campi spogli
di grigio e bianco

 

 

 

Heinali- October

 

Il vecchio

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Quando si sedette accanto a me sulla panchina non mi girai subito a guardarlo. Ero rivolto con lo sguardo ben oltre l’imbocco del porticciolo, la mia mente ancora più lontano. Quando lo feci, vidi che anche lui guardava il mare.

Era chiaramente un pescatore, con la pelle bruciata dal sole, i capelli bianchi strattonati dal vento, gli occhi neri o forse azzurro scuro come l’oceano al tramonto.

Il vecchio lentamente prese le mie mani e le guardò  con sguardo perplesso. Fissò le proprie, scavate dal sale e dalla fatica e poi nuovamente le mie, lisce e senza cicatrici.

– Non capisco – mi disse piano, scandendo le parole. – L’oceano non è  mai equo – gli risposi – qualcosa si prende sempre. – Il vecchio pensò per un momento alle mie parole e poi annuì, forse al ricordo del prezzo che aveva dovuto pagare. Forse, tornando a guardare le mie mani, si chiese quale fosse stato il mio.

– Non ho rimpianti – mi disse senza alzare lo sguardo. – Ho vissuto in mare e so che li finirà  la mia vita – Fece un profondo respiro – una parte di me è  già li che mi attende.

Si alzò lentamente e se ne andò.

– Anche io – sussurrai – Anche io.

 

 

Ar Re Yaouank – L’antre 4