ROSSO
“Il nostro è un paese senza memoria e verità,ed io per questo cerco di non dimenticare” (sciascia)Si è rotto il filo della solidarietà, il nord contro il sud, gli operai (ma esiste ancora una classe operaia?) che votano lega e che si scagliano contro i “negri”, gli zingari, contro tutti i diversi insomma. Questa classe dirigente ha messo gli ultimi contro i penultimi usando il ricatto del posto di lavoro, e se qualcuno prova a ribellarsi viene licenziato con il plauso della maggior parte dei sindacati e dei partiti.Ormai lo stipendio di un alto dirigente è anche 500, si avete capito bene cinquecento, volte più alto di quello medio di un lavoratore qualsiasi, e non importa se la fabbrica va male e chiude, i benefit per “lor signori” ci saranno sempre.Ma vi sembra giusto che Romiti, una volta andato in pensione, con la liquidazione ricevuta dalla Fiat riesce a fondare la società Gemina che controlla RCS (Corriere della Sera, per intenderci, con annessi e connessi), di cui è stato presidente fino a qualche anno fa? Ve l’immaginate Cipputi che con la sua liquidazione compra la maggioranza delle azioni Mediaset? Non parliamo poi della monnezza, sulla quale si sono create le fortune politiche di parecchi personaggi, purtroppo anche della sinistra. Questa terra del sud è diventata la pattumiera dei rifiuti tossici delle grandi e piccole industrie del Nord e del Centro Italia.Qui vicino c’è una fabbrica che non è mai entrata in produzione, una di quelle che una volta, non a caso, venivano definite “cattedrali nel deserto”, i cui operai furono messi in cassa integrazione appena assunti. Ora nel terreno antistante è stata scoperta, a qualche decina di centimetri sotto terra, una discarica di fanghi tossici la cui altezza supera i cinque metri.Tonnellate di veleni che non potranno mai essere smaltiti, e per non smentire la leggenda di terra felice esente da infiltrazioni mafiose, nessuno ha mosso un dito: ufficialmente in quel terreno non c’è niente, quella discarica semplicemente non esiste.I Masai sostengono che questa terra non l’abbiamo ricevuta in eredità dai nostri padri, sono i nostri figli che ce l’hanno prestata. Qui nel sud è ricominciata l’emigrazione per il nord e per i paesi dell’Europa Comunitaria, solo che a migrare adesso non sono più i contadini che con il lavoro in fabbrica si riscattavano da una vita di miseria, ma giovani con laurea ed a volte con svariati masters. Il sud lo stanno abbandonando i cervelli, e questa terra sarà condannata ad essere il serbatoio della manodopera meno qualificata, quella che serve a questo mondo ferocemente liberista e globalizzato per ricattare, in caso di ribellione, i penultimi della terra.E, comunque, per la maggior parte dei giovani, resta un futuro senza futuro, un futuro da precari, quella precarietà che non riguarda solo il lavoro ma che coinvolge l’intera vita. Precari perché non possono accedere a mutui per comprare una casa, per potersi costruire una famiglia, perché, quando tutto va bene potranno accedere ad una pensione di merda dopo aver lavorato almeno fino a settanta anni.E allora che si ribellino, anzi sarebbe nostro compito scendere in piazza al loro fianco, sostenerli in questa lotta, perché non è solo per una scuola diversa ma per una società che si riappropri dei valori della sinistra senza avere il bisogno di portarsi un pezzo di carta per elencarli.
Condividi e segnala - permalink - Segnala abuso |
«Come son belli i tuoi piedi nei sandali, figlia di principe! Le curve dei tuoi fianchi sono come monili, opera di mani d'artista. Il tuo ombelico è una coppa rotonda che non manca mai di vino drogato. Il tuo ventre è un mucchio di grano, circondato da gigli. I tuoi seni come due cerbiatti, gemelli di gazzella. Il tuo collo come una torre d'avorio; i tuoi occhi sono come i laghetti di Chesbòn, presso la porta di Bat-Rabbìm; il tuo naso come la torre del Libano che fa la guardia verso Damasco. Il tuo capo si erge su di te come il Carmelo e la chioma del tuo capo è come la porpora; un re è stato preso dalle tue trecce». Quanto sei bella e quanto sei graziosa, o amore, figlia di delizie! La tua statura rassomiglia a una palma e i tuoi seni ai grappoli. Ho detto: «Salirò sulla palma, coglierò i grappoli di datteri; mi siano i tuoi seni come grappoli d'uva e il profumo del tuo respiro come di pomi».
Sono curioso di sapere chi leggerà questo brano in questi sette giorni
Condividi e segnala - permalink - Segnala abuso |
Condividi e segnala - permalink - Segnala abuso |
BUONA PASQUA A TUTTE E TUTTI. PER UN PO' NON CI SENTIREMO, LA CAMPAGNA ELETTORALE INCOMBE E SONO QUASI SEMPRE FUORI.
UN ABBRACCIO
Condividi e segnala - permalink - Segnala abuso |
Questa mia terra è davvero strana. Da un po’ di tempo girava la notizia che nei boschi di un paese qui vicino avessero avvistato uno strano animale selvatico. Ovviamente nessuno ci credeva. Fatto sta che avevano trovato delle carcasse di pecore, cani sbranati e a quei pastori che dicevano di aver avvistato un animale che quando si alzava in piedi era alto più di due metri nessuno credeva. Qualche notte fa in un casolare non troppo distante dal paese ed abitato da una coppia di giovani sposi, questo strano animale ha ucciso il cane da guardia e poi, incazzato come un grillo, se l’è presa con la casa tentando di buttare a terra la porta di ingresso . Ora, dopo tante ricerche infruttuose, alcuni ricercatori dell’università hanno stabilito, dalle orme trovate sul terreno, che si tratta di un orso del peso di 150/200 chili. Dato che non siamo né in Abruzzi né in Alaska, vorrei solo capire come si trova qui. E’ vero che, conoscendo i miei conterranei, non credo che questa terra lo ospiterà ancora per molto (almeno da vivo). Sarebbe opportuno che Bea pensasse a qualche ricetta a base di costolette d’orso, non si sa mai mi potrebbe far comodo ora che comincio ad andare ad asparagi.
Condividi e segnala - permalink - Segnala abuso |
Quando a Valle Giulia avete fatto a botte coi poliziotti io simpatizzavo coi poliziotti. Perché i poliziotti sono figli dei poveri...A Valle Giulia, ieri, si è cosi avuto un frammento di lotta di classe: e voi, amici (benché dalla parte della ragione) eravate i ricchi, mentre i poliziotti (che erano dalla parte del torto) erano i poveri". (P.P.Pasolini)
Undici e un quarto avanti a Architettura/ non c'era ancor ragion di aver paura/ ed eravamo veramente in tanti/ e i poliziotti in faccia agli studenti/ "No alla scuola dei padroni/ via il governo dimissioni" Hanno impugnato i manganelli/ ed han picchiato come fanno sempre loro/ e all'improvviso è poi successo/ un fatto nuovo un fatto nuovo un fatto nuovo/ non siam scappati più/ non siam scappati più (P. Pietrangeli)
Appartengo a quella generazione. Fu in quegli anni che ci convincemmo che il mondo poteva essere cambiato e non subìto. L’unione degli studenti con il mondo operaio si tradusse in una grande rivoluzione culturale.
Le lotte contadine e i morti di Avola, le occupazioni delle scuole e delle fabbriche, gli amici che portavano il pranzo e la cena agli occupanti.
I cambiamenti radicali nell’abbigliamento, nella musica, nel cinema, nei rapporti interpersonali e tra genitori e figli sconvolsero le certezze degli anni 50.
La consapevolezza dell’internalizzazione delle lotte, le manifestazioni nei campus universitari della California, il maggio francese, i cortei contro la guerra nel Vietnam, la fine della primavera di Praga con l’invasione delle truppe del patto di Varsavia.
Poi arrivò quel maledetto 12 dicembre 1969, i morti alla Banca Nazionale dell’Agricoltura, la caccia agli anarchici, il “suicidio” di Pinelli.
La fine di un movimento e l’inizio di un’altra storia che ci portiamo addosso come un macigno.
Condividi e segnala - permalink - Segnala abuso |
Adriano Sofri
Chi è il mio prossimo
Chi è il mio prossimo? Non è di me che parla questo libro, ma di tutti noi, e della terra che, più o meno vicini, più o meno lontani, abitiamo insieme. E delle domande più grandi: perché va tutto storto (e specialmente le buone intenzioni); che cos'è l'ottimismo, cioè il pessimismo; che fare con le generazioni future; e del figlio prodigo, quello che se ne andò da casa, e chissà se al ritorno la troverà ancora, la casa. Domande così grandi vanno ben oltre le mie conoscenze. In cambio le lego alla mia biografia. Me le lego al dito, per così dire. L'eterogenesi dei fini vale così per la guerra in Iraq come per le vite personali. La mia uscì dall'eredità dell'antifascismo e del ripudio di Auschwitz: e trovo il mio nome affiancato a quello di un vecchio nazista, che vive tanto a lungo da ghermire - ed esserne ghermito - generazioni di risentimenti. Sono stato dall'inizio dalla parte delle vittime, e mi sento accusare o insultare da vere vittime. Sono finito in galera, e mi sento rinfacciare il mio privilegio. Dell'ottimismo, cioè del pessimismo, ho una buona esperienza. Infine, da molto tempo ho fatto della responsabilità verso le generazioni future il mio ubi consistam: da cui guardare anche alle generazioni schiacciate di oggi. Non abbiamo scelto, né voi né io, i nostri compagni di viaggio e di naufragio. Allora: chi è il mio prossimo? A. S.
Condividi e segnala - permalink - Segnala abuso |
HO FATTO L'OLIO. Non molto, per la verità, ma quel liquido giallo verdino, denso, profumato è il MIO OLIO! E' l'olio del mio uliveto, del mio lavoro, della mia caparbietà.
Ho dovuto combattere contro la mosca dell'olivo, ma alla fine ce l'ho fatta. ho prodotto oltre trecento litri di olio extra vergine, il migliore del mondo, è il mio olio.
Condividi e segnala - permalink - Segnala abuso |
Con questo post chiudo il mio blog. Pensavo, lungo la strada per la mia Compostela, di sconfiggere i demoni ma ancora una volta non ci sono riuscito. So solo, con l’assoluta certezza, di aver trovato delle belle persone, sensibili e intelligenti che ringrazio profondamente e con le quali volentieri avrei scambiato due chiacchiere. Ovviamente, quando i miei impegni lo permetteranno, un giro tra i vostri blog me lo farò perché ce ne sono alcuni che sono straordinariamente belli. Vi auguro un bel futuro.
I veri viaggiatori partono per partire;
cuori leggeri simili ad aerostati,
mai cercano di sfuggire al loro destino,
e, senza sapere perché, dicono sempre: Andiamo !
Condividi e segnala - permalink - Segnala abuso |
Ieri, come ho acceso il televisore, improvvisamente ha cominciato a friggere. E come tutte le fritture ha cominciato a spargere per casa un odore greve. Non di olio ma di gomma bruciata. lì per lì ho cominciato a temere, in ordine, per la mia incolumità, per quella dei miei libri e poi per la casa.
Quel vecchio caro televisore ha salvato tutti, forse per il fatto che ormai da tanti anni a servizio di noi tutti, si era affezionato sia alla casa che alla famiglia. Si è limitato ad una fugace sfiammata, senza creare nessun danno.
Ieri pomeriggio avevo due riunioni, oggi dovevo stare assolutamente in ufficio per cui, non potendo girare per i negozi di elettrodomestici, ho messo al suo posto quello della cucina che è l’unico luogo della casa dove mi è consentito fumare.
Come tutte le mattine, appena sveglio metto sul gas la macchinetta del caffè e poi accendo la televisione. Mi guardo prima le previsioni meteorologiche che, anche se il mio ufficio si trova sull’altro lato della strada, non me le perdo mai come se ogni mattina dovessi attraversare a piedi la catena degli appennini dallo ionio al tirreno. Poi bevo il mio caffè ed accendo la mia prima sigaretta, seguendo il telegiornale sul primo canale e la rassegna stampa sulla sette. Immaginate il mio dramma stamattina, il dilemma tra il fumarmi la sigaretta o vedere la tv. Oddio c’era anche un’altra soluzione quella di fare entrambe le cose nel salone, comodamente stravaccato sulla mia poltrona. Ma sarebbe stata una aperta dichiarazione di guerra alle due componenti più agguerrite della mia famiglia. Ho ritenuto che una guerra a prima mattina mette di cattivo umore per tutto il giorno ed ho preferito fumarmi la mia sigaretta in cucina senza la televisione.
Domani, però, vado a comprarne uno nuovo.
Condividi e segnala - permalink - Segnala abuso |
In questi giorni sono stato al paese, ho ancora molte ferie vecchie per cui ritengo opportuno sfruttarle per seguire i lavori in campagna. Certo che non pensavo fosse così faticoso.
Mi viene il dubbio di essermi imbarcato in un impresa al di sopra delle mie capacità. I magazzini sono quasi del tutto crollati, e la casa non sta meglio. Le stalle sono in condizioni peggiori, ma, considerato che animali, almeno per il momento ho deciso di non metterne, le lascerò nello stato in cui si trovano, mettendole solo in sicurezza. Poi si vedrà. Si non sarà né facile né breve.
Comincio pure a temere le avversità meteorologiche. Sto toccando con mano i guasti prodotti a questa nostra terra da uno sfruttamento delle risorse ad dir poco selvaggio. La mimosa è quasi completamente fiorita con un bel mese di anticipo, l’otto marzo mi sa che si dovranno regalare i fiori di plastica.
L’uliveto non potrò rimetterlo tutto in coltivazione: nel paese non si trova più manodopera per la raccolta delle olive, e un migliaio di piante non è umanamente possibile gestirle da solo, almeno io non ci riesco. Ho deciso, quindi, di rimetterne solo un centinaio in coltivazione. Sapete una cosa? Ho scoperto che è vietato tagliare gli alberi di ulivo.
Lo scasso per l’impianto del vigneto è ormai completato, starà così per tutta l’estate per “arieggiare” ed in autunno pianterò tutti vitigni di aglianico, che dà un vino straordinario, adatto all’invecchiamento per lunghi anni, non a caso lo si definisce il barolo del sud. Metterò anche alcune piante di malvasia e moscato così potrò sperimentare lo spumante casalingo.
La cosa che mi dispiace è che ho dovuto far abbattere molti alberi da frutta ormai secchi per l’incuria di anni. Sono, però riuscito a recuperare una pianta di prugne che è quasi impossibile trovare in altre parti d'italia, perchè hanno bisogno di molto caldo e maturano solo qui nel sud, in agosto. Sono leggermente acidule ed hanno una forma oblunga di colore dorato. Mi dispiace per un ciliegio che maturava intorno alla seconda metà di maggio, non è recuperabile e non si trovano piante simili, non sui cataloghi almeno.
Ho avuto anche una proposta di trasformare tutto in un agriturismo, ma la cosa non mi appassiona per niente per due motivi semplici semplici: il primo perché sarei costretto a lavorare anche quando non mi va ed il secondo perché lo vedo come un atto di violenza a quella terra, non avendo più la possibilità di preservarne la tranquillità.
Condividi e segnala - permalink - Segnala abuso |
ho preso la decisione storica (storica per me, per tutti gli altri, giustamente, le decisioni storiche hanno ben altre implicanze), rimetto in coltivazione i miei terreni al paese che fu prima di mio padre e di mia madre e poi mio. non riesco più a sopportare i continui litigi di una maggioranza raffazzonata, di un ceto politico che vive solo di se stesso, per la propria sopravvivenza. e allora ho deciso di fare il Cincinnati. rimetto in coltura l'uliveto che per anni è servito solo ad ingrassare i tordi. la settimana prossima si inizia il taglio delle erbacce, la potatura delle piante e la concimatura.
sempre la settimana prossima arriverà l'escavatore, dovrà provvedere allo scasso (così si chiama lo scavo molto profondo del terreno) per preparare l'impianto del vigneto che sarà messo a dimora nella parte più soleggiata. Giovanni, un mio amico dei tempi dell'infanzia, sta già pulendo il cortile davanti casa, poi, quando arriveranno i muratori, inizierà la risistemazione della siepe di fichi d'india. a quella non intendo rinunciarci per nessuna cosa al mondo, così come non farò mai tagliare i due gelsi secolari, gli ultimi sapravvissuti di un gelseto nato per coltivare i bachi da seta.poi bisognerà riscavare i pozzi prosciugatisi chissà da quanti anni. già, l'acqua mi è indispensabile per l'irrigazione dell'orto. certo ci sarà da lavorare duro, ma ho una grande speranza:quella di ritrovare me stesso.
Condividi e segnala - permalink - Segnala abuso |
Aveva sette anni quando lo portarono in campagna per la prima volta il giorno della trebbiatura. Lui non voleva andarci, era estate e poteva giocare con suo fratello e gli amici ai soliti giochi che faceva tutti i giorni quando chiudevano le scuole. Il preferito era la guerra, indiani contro cow boys, russi contro americani. Poi, una volta stanchi delle guerre, cominciavano le grandi esplorazioni. Il palazzo era grande, in fondo c’era una torre che per arrivarci bisogna attraversarlo tutto. Stanze, quelle del terzo piano, ormai disabitate da anni, piene di tesori affascinanti per quella banda di bambini e quadri inquietanti, il cui sguardo li seguiva fin quando chiudevano la porta. Era una prova di coraggio a cui quei guerrieri non potevano sottrarsi, e poi loro sapevano che c’era sempre qualcosa di nuovo da scoprire. Comunque quel giorno lo portarono in campagna, non poteva restare solo a casa. Il papà era sul cantiere e la mamma e la zia dovevano per forza andare a controllare i lavori in campagna. Niente esplorazioni, niente banda. solo lui, suo fratello ed il cugino piccolo (quello insopportabile che non portavano mai nelle esplorazioni perché aveva troppa paura del buio e poi piangeva), che quel giorno era l’ unico felice, poteva stare con i cugini grandi che non avevano paura delle stanze buie e poteva giocare con loro tutto il giorno. finalmente! Tutti e tre, appena scesi, dall’auto cominciarono a correre nei campi mietuti. In qualche pezzo di terra, quelli più scoscesi, il grano era ancora in piedi, un grano alto quasi quanto loro, con le spighe nere, diverso da quello che avevano imparato a disegnare a scuola, quello tutto giallo. E corsero a perdifiato tutta la mattinata sotto quel sole del sud di fine giugno, quello che squaglia l’asfalto e brucia tutto, anche i pensieri. Poi andarono vicino alla trebbia, era la prima volta che ne vedevano una. Era enorme e rossa, con una cinghia lunghissima attaccata al trattore. Sputava la paglia che poi veniva raccolta dalle donne in grandi lenzuola e portata nel fienile e lì i tre le seguirono e cominciarono a scalare quella montagna gialla. Affondavano nella paglia, ma imperterriti continuavano i tentativi di scalarla fino a quando le gambe, lasciate scoperte dai pantaloncini corti, non divennero rosse e loro cominciarono ad avvertire un prurito su tutto il corpo. Sulle spalle, sulla faccia, in testa. In testa era proprio insopportabile, però. E così smisero la scalata, anche perché la mamma già li chiamava per il pranzo. Prima tutti e tre nella vasca da bagno e subito!, gridò quella donna che non conosceva il fascino delle esplorazioni. Arrivarono a tavola che ancora non era pronto, c’era la possibilità di farsi un altro giro, solo lui, gli altri due no. Loro che erano più piccoli non potevano più uscire. E andò nell’aia. Lì i coloni avevano preparato una tavolata lunghissima dove mangiavano insieme ai braccianti. Il bambino si avvicinò, su quel tavolo c’erano solo quattro piatti, ma grandi, grandi quanto quelli che la mamma usava per servire il pranzo a tutta la famiglia, solo che i contadini mangiavano tutti insieme nello stesso piatto. Lui rimase lì a guardare incantato, con la voglia di affondare la forchetta in quella pasta piena di sugo. Un sugo molto brodoso, già, perché finita la pasta, serviva per intingerci il pane. Ma lui era il figlio dei padroni, non doveva stare li, non stava bene. E la moglie del colono, prendendolo per mano con tanta dolcezza, lo accompagnò su a casa fin davanti alla porta della stanza da pranzo dei padroni. Lui quel giorno non mangiò, pensava ai maccheroni col sugo rosso nei piatti grandi. E ancora oggi ogni tanto ci pensa.
C'è tempo quando…
Quando la fiumara è bianca
Allora mi voglio scolare l'orciuolo
e coricarmi in terra
senza memoria più
della verde giovinezza.
(Roco Scotellaro)
Condividi e segnala - permalink - Segnala abuso |
credemmo allora che un altro mondo fosse possibile e fummo solo usati, quando non servimmo più, buttati. ora si replica, abbiamo creduto che fosse arrivato il tempo degli ultimi e invece stanno preparandosi al grande incontro, emarginando tutti quelli che pensano che uno sviluppo diverso è possibile, che si ha diritto a vivere in una società che sia solidale con i deboli e gli emarginati, che l'acqua e la salute siano un diritto di tutti e appartengano all'intera collettività. ora però nessuno ci butterà. siamo insieme a tante donne e tanti uomini. ora noi siamo nel giusto
la domenica delle salme
fu una domenica come tante
il giorno dopo c'erano i segni
di una pace terrificante
Condividi e segnala - permalink - Segnala abuso |
L'ingiustizia oggi cammina con passo sicuro.
Gli oppressori si fondano su diecimila anni.
La violenza garantisce: Com'è, così resterà.
Nessuna voce risuona tranne la voce di chi comanda
e sui mercati lo sfruttamento dice alto: solo ora io comincio.
Ma fra gli oppressi molti dicono ora:
quel che vogliamo, non verrà mai.
….Quando chi comanda avrà parlato,
parleranno i comandati….
i vinti di oggi sono i vincitori di domani
e il mai diventa: oggi!
Condividi e segnala - permalink - Segnala abuso |
« Precedenti |
Successivi » |
- Parole in cammino
- TERRA
- AURAROSA...AURANOVA
- L'Angolo di Nimriel
- l'edicolante
- CEPPE ALLA RISCOSSA
- come ti vorrei
- SPIAGGIA LIBERA
- rinnegata
- Essere Donna
- ~ LOCANDA ALMAYER
- SEMPLICEMENTE
- ALCHIMIA
- PERCORSO DI VITA
- Abissi dincoerenza
- Quasi mai...
- buone notizie