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Mediterraneo, in Italia la pesca vale 754 mln,dai porti 2,6% del Pil

Post n°491 pubblicato il 22 Agosto 2019 da viscontina17

L'Italia è il secondo maggior produttore di pesca nel Mediterraneo e Mar Nero, con volumi di poco inferiori alle 250mila tonnellate (il 15% del totale) e un valore di 754 milioni di euro (il 29% del totale), mentre per i porti del Mediterraneo transita un quinto dei trasporti marittimi mondiali e il 25-30% dei traffici petroliferi, e il solo sistema portuale italiano contribuisce al 2,6% del Pil nazionale con 11mila imprese e 93mila addetti, pur essendo negli ultimi 10 anni sceso dal primo al terzo posto in Europa per import-export. Sono alcuni dei dati che emergono dal Libro bianco italiano Bluemed, presentato stamani al Cnr nel corso del convegno "L'Italia della ricerca per la crescita blu nel Mediterraneo". L'Europa detiene il 6% della cantieristica navale e il 40% della flotta mondiale; la sua industria marittima nel complesso conta su 300 cantieri e 22 mila produttori, si legge nel libro bianco elaborato insieme agli Enti di ricerca Miur, Università, Enea e tutti i Ministeri con competenze marine. In Italia si contano 40 mila aziende in 15 regioni, con un fatturato di 15 miliardi di euro e oltre 230mila posti di lavoro. Nel computo dell'economia legata al Mediterraneo rientra anche il settore turistico, in continua ascesa in Italia, dove vale circa il 10% del Pil e il 13% dell'occupazione, con il turismo balneare come prima voce. Analizzando i driver economici per la crescita del Mediterraneo, il turismo costiero ha un valore di 16,1 miliardi di euro, ed è seguito dai trasporti marittimi e dalla cantieristica navale con 8 miliardi. L'estrazione di petrolio e gas in mare vale 4,4 miliardi, la pesca e l'acquacoltura 3,2 miliardi, le biotecnologie 500 milioni. L'obiettivo - si evidenzia nel libro bianco - è coniugare la crescita economica con la sostenibilità e la compatibilità ambientale. Tra le soluzioni proposte dalla ricerca scientifica e dall'innovazione tecnologica - spiega Fabio Trincardi, direttore del Dipartimento di scienze del sistema terra e tecnologie per l'ambiente del Cnr - "c'è un approccio eco-sistemico della gestione della pesca per ovviare al problema dell'attuale sovrasfruttamento dell'85% degli stock ittici, e lo sviluppo di sistemi di allevamento sostenibili, salubri e innovativi, poiché da questo settore giunge il 25% del pesce consumato". Per i porti, prosegue Trincardi, "è necessario promuovere la digitalizzazione della catena logistica e innovare la produzione e lo stoccaggio di energia", mentre "il turismo può creare ulteriori pressioni sul sistema ambientale costiero del Mediterraneo, la cui popolazione in estate raddoppia, e richiede l'integrazione delle vie navigabili e la gestione dell'impatto previsto per i prossimi anni".(ANSA).

 
 
 
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