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****IRINA***

Post n°338 pubblicato il 03 Dicembre 2009 da fragolozza
 

“Immagina come sarebbe, se avessi un altro nome, magari russo, tipo Irina o Ilona… insomma, uno di quei nomi brevi ma d’impatto”. Mi stiracchio le braccia, allontano la sedia dalla scrivania e comincio a passeggiare per la stanza.
Mauro alza lo sguardo dal testo di algebra, mi fissa e, per un attimo, ho l’impressione che mi abbia capita, che davvero mi stia osservando come vorrei mi osservasse.
“E allora cosa ne pensi?”
“Di cosa?”
Ma non mi ha capita.
“Non sarebbe meglio se mi chiamassi Irina?”
Glielo ripeto scandendo bene il suono, affinché la limpidezza di tre sillabe molto diverse da quelle che effettivamente compongono il mio nome contribuiscano a modificare l’idea che credo lui abbia di me. Ma è evidente che è ancora perplesso.
“Scusa, ma perché proprio Irina?” mi chiede. “Irina è un nome che fa schifo. Sempre la marca di uno spray nasale o, alla meno peggio, il diminutivo di una marca di collirio. No, non mi ci vedo a chiamarti Irina”
“E allora come vorresti chiamarmi?” chiedo curiosa.
Mauro sbuffa, si alza a sua volta, mi si avvicina e mi lascia sulla spalla l’impronta di una pacca data forte. “Smettila di pensare a certe stronzate. Hai un nome bellissimo. Perché ne vorresti un altro?”
“Perché quello che ho non è per niente bello e tu sei un bugiardo a dire così. Metti poi che neppure l’ho scelto io. Ti rendi mai conto di quanto poche siano le cose che possiamo scegliere o anche solo controllare? Il nome è ciò che ci identifica, che ci rappresenta nel mondo, eppure non siamo noi a sceglierlo. E’ ingiusto, non trovi?”
“Ci sono ingiustizie peggiori, sai? Anche doversene stare qui ad ascoltarti è un grande ingiustizia”
Se la sua era una battuta, io non l’ho capita, perché mentre mi sorride, provo a sputargli in faccia quel poco di saliva che mi resta, prima che mi si secchi in gola. Mi sforzo con tutta me stessa e lo sputo si ferma a mezz’aria. A considerarlo meglio, sembra uno spruzzo, uno di quelli che ti viene fuori dal naso e dalla gola quando starnutisci senza fare in tempo a coprirti la bocca con la mano. Anche i miei sputi sono senza controllo, ma questo lo so io soltanto, perché Mauro, nel mentre prendevo di mira la sua guancia sinistra, mi ha voltato le spalle.
Si avvia verso la porta chiusa della mia stanza, spalancandola all’invadenza della luce che riempie il corridoio.
Resto inizialmente interdetta, poi gli urlo: “E adesso che fai? Te ne vai?”
La sua voce mi giunge ovattata dalla distanza che separa la piastrella del pavimento su cui mi sono inchiodata dalla cucina. “Devo bere, vuoi che ti porti dell’acqua?”
Mi siedo sul letto, poi mi sdraio e il cuscino mi fa il solletico al collo. Questo è uno di quei momenti in cui ci starebbe bene un bacio, una coccola inattesa, una sorpresa.
“No, non voglio niente!”
Sento il rumore del frigo che si apre, il bicchiere sul tavolo, l’acqua che lo riempie e di nuovo il frigo, ma che si chiude. Sollevo un po’ la testa quando si riavvicinano i suoi passi.
Si ferma sulla porta e so di non averlo mai visto così bello. Se avessi più coraggio rimarrei stesa, a lasciare che le prossime ore soli in casa e i suoi ormoni in subbuglio adolescenziale facciano il resto. Io, però, non ho alcun coraggio e mi tiro su a sedere, tirandomi giù la maglietta che si era sollevata a scoprirmi l’ombelico.
“A che punto eravamo?” mi chiede, guardandomi in un modo strano ed ora so per certo che vorrei mi stupisse, vorrei che mi prendesse tra le braccia e mi stringesse forte. Peggiore dell’ingiustizia di non scegliersi il nome è il fatto di non poter mai vivere in prima persona una scena da telefilm americano.
“Con i compiti di matematica o con la mia teoria sui nomi?”
Non mi risponde. Si avvicina e si siede al mio fianco, sul mio letto. Sta zitto, ma continua a guardarmi in quello strano modo.
Non lo so se respiro ancora. Forse sì, ma solo per abitudine.
E finalmente lo fa. Allunga una mano ad accarezzarmi il viso e si avvicina e poi preme le sue labbra sulle mie. Non mi bacia per molto. Si allontana di scatto ed il suo viso è tristemente normale, mentre il mio, me lo sento, è una palla di fuoco.
“E questo? Non puoi controllare neanche questo?”
Non capisco se è una domanda a trabocchetto, ma d’istinto rispondo: “No”
“Io, invece, sì” replica lui e scoppia in una risata crudele, come quella che farebbe  un assassino, prima di sventrare la vittima con delle trinciapollo.
“Dai, secchiona, non rimanerci male. Era solo uno scherzo! Lo sai che ti voglio bene. Non prendertela”
“Non me la sono mica presa? Guarda che stavo scherzando anch’io!”
E’ evidente da come continua a ridere che non mi crede.
Se mi chiamassi Irina, stavolta prenderei bene la mira, anzi lo terrei fermo per evitare di sbagliare. Risucchierei tutto i liquidi che ho in corpo e glieli sputerei addosso senza ritegno. Ma io mi chiamo Carmela.
Ed è una grande ingiustizia chiamarsi così.

Commenti al Post:
oranjuice
oranjuice il 03/12/09 alle 13:21 via WEB
...ed io che pensavo fosse un post sui diritti degli immigrati! :D ...a proposito prendi quelli che il nome se lo cambiano in "brenda" e magari prima si chiamavano Ugo! :D p.s.:...a parer mio Mauro è già cotto. ...saluti.
 
 
fragolozza
fragolozza il 03/12/09 alle 13:28 via WEB
niente di così profondo. pura divagazione. ma, tenendo conto che di persone che si cambiano il nome ne conosco parecchie, forse ora mi è più chiara l'origine di questo post. PS: a parer mio, quando si è troppo cotti si diventa indigesti.
 
kaleni
kaleni il 03/12/09 alle 14:05 via WEB
cazzo se scrivi bene...
 
 
fragolozza
fragolozza il 04/12/09 alle 15:23 via WEB
grazie..
 
stranieronellanotte
stranieronellanotte il 03/12/09 alle 16:45 via WEB
carmela crocifissa ignazia.
 
 
fragolozza
fragolozza il 04/12/09 alle 15:23 via WEB
giuseppa immacolata concetta.
 
   
stranieronellanotte
stranieronellanotte il 04/12/09 alle 16:18 via WEB
saruzza assuntina addolorata.
 
     
fragolozza
fragolozza il 04/12/09 alle 17:20 via WEB
genoveffa costanza clementina.
 
     
stranieronellanotte
stranieronellanotte il 04/12/09 alle 17:57 via WEB
ermenegilda adalgisa clarabella
 
     
fragolozza
fragolozza il 04/12/09 alle 18:49 via WEB
clarabella però è carino...
 
     
stranieronellanotte
stranieronellanotte il 05/12/09 alle 11:20 via WEB
clara bella.....si,suona bene.allora eliminiamola e ci mettiamo.....concettina
 
     
fragolozza
fragolozza il 05/12/09 alle 13:25 via WEB
concetta lo avevo già citato io. distratto! aggiungiamo andromaca e non se ne parla più!
 
alfiere13
alfiere13 il 03/12/09 alle 22:49 via WEB
Ciao Fragolozza, passavo di qua... e mi sono ricordato di due circostanze. La prima discende dalla credenza che nel nome sia il destino di una persona. Quindi volere volontariamente cambiare nome potrebbe implicitamente significare voler cambiare il corso del proprio destino. La seconda è che scrivi terribilmente bene e che è un piacere sottile leggerti!
 
 
fragolozza
fragolozza il 04/12/09 alle 15:26 via WEB
ciao... stando alla credenza che citi, chi ci sceglie il nome, indirettamente ci sceglie anche il destino e così com'è difficile cambiare nome, è difficile cambiare il destino. certo, esistono diminutivi, soprannomi e vezzeggiativi... ma se creassero disturbi della personalità?
 
   
alfiere13
alfiere13 il 04/12/09 alle 22:24 via WEB
Li creano, li creano. I disturbi della personalità, intendo. Pensa a che fatica ho fatto per venir fuori dal mio vezzeggiativo d'infanzia, passato da Franco, a Francuccio, a Cuccio prima ancora che potessi accorgermi dei primi sdoppiamenti di personalità messi in atto a seconda del nomignolo usato. Adesso si sono assestati su Franck ed io comincio a sentirmi molto, moooolto anglosassone. Saluti e perdonami se mi permetto di rubare il tuo spazio.
 
     
fragolozza
fragolozza il 05/12/09 alle 13:33 via WEB
però tu ne sei venuto fuori! Io ho ancora attaccati addosso una decina di nomi diversi per decine di occasioni diverse. C'è il nome anagrafico (quello della nonna, sbagliato nella grafia dall'impiegato e quindi successivamente mutilato); c'è il diminutivo familiare, quello in cui mi riconosco e con cui mi chiamano le persone più care oltre che sagge; c'è il diminutivo degli anni di liceo, quello che mi appioppò l'insegnante di lettere e che non riuscii mai a levarmi di dosso; e poi ci sono nomignoli e soprannomi vari. ma, come hai ben detto, almeno ho una giustificazione ai miei disturbi ^___*. Perdono??? e perché? Certi furti sono sempre graditi!
 
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