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***I'm killing time on Valentine's***

Post n°468 pubblicato il 14 Febbraio 2014 da fragolozza

Era San Valentino anche l’anno scorso, ma non me lo ricordo.
San Valentino, del resto, è una data di cui cogli il reale potenziale fin tanto che non hai le facoltà di cogliere il potenziale di alcunché. Dopodiché, ti diventa un giorno come un altro o un giorno come per tutti gli altri.
Un po’ come il Natale. Finché credi in Babbo Natale, ti aspetti chissà cosa, ma Babbo Natale non esiste e San Valentino….

Segue l’elenco di una serie di memorabili San Valentino, vissuti quando ancora credevo che San Valentino fosse un giorno pieno di potenziale

14/02/1992-  Decisi di concretizzare il turbamento amoroso in cui versavo, scrivendo la lettera d’amore più brutta di tutti i tempi e destinandola ad un ragazzino per cui, qualche giorno prima, avevo preso la mia prima sbandata pazzesca, osservandolo nel mentre se ne stava seduto sugli spalti di fronte, ad assistere, come me, allo spettacolo circense più infelice di tutti i tempi. Essendo troppo timida, all’uscita di scuola, affidai l’orrida missiva alla compagna di classe più sfacciata di tutti i tempi e la mandai in missione. Le dissi: “Consegnagli la lettera, ma non dirgli da parte di chi è. Digli che una ragazza che neanche conosci te l’ha affidata e ti ha chiesto di recapitargliela”. La compagna di classe, come concordato, gli consegnò la lettera e a domanda rispose che non conosceva l’autrice della lettera, solo che poi si girò verso di me, mi fece il segno ok e gridò: “Tutt’ appost!”
E così la lettera d’amore più brutta di tutti i tempi, nonché la sua autrice, divennero famose in tutto l’istituto.

14/02/1995- “L’amore è passeggiare scalzi tutto il giorno sulla spiaggia e passare la notte a ripulirsi i piedi dal catrame” è la frase che scrissi sul mio diario dopo averla ascoltata in un programma a tema su Radio KissKiss. Quel giorno pioveva, faceva freddo ed io ero chiusa in casa, stanca e reduce dalle fatiche del mio primo concerto da spettatrice pagante. Di chi? Biagio Antonacci. Quando cantava Se io, se lei.
Quando ha cominciato a cantare Iris ti amo davvero e No, signora, no, per fortuna io avevo già smesso di essere una sua fan.

14/02/1996- Ero in fissa per un ragazzo che frequentava un istituto ubicato sulla strada che costeggiava il retro del mio liceo, dove c’era un ingresso in disuso, scavalcato il quale, si poteva raggiungere l’edificio frequentato dal ragazzo per cui ero in fissa, in un tempo decisamente più breve rispetto al tempo che si sarebbe impiegato uscendo dall’ingresso in uso e percorrendo il normale e lecito percorso. Già all’epoca, le mie doti atletiche spiccavano  per latitanza, ciononostante, affrontai l’arrampicata alle sbarre del cancello con discreta spavalderia. Solo che, una volta giunta in cima, nel momento di scavalcare con le gambe, non ebbi l’intelligenza di girarmi verso l’interno, e provai a scendere di faccia. Quando capii che di quel passo mi sarei crocifissa, mi lanciai nel vuoto. Atterrai sullo zaino, a pancia all’aria, come una tartaruga. Fu così raccapricciante, che chi assistette non ebbe nemmeno il coraggio di ridere.

14/02/1997- Erano quasi 40 giorni di ricovero, avevo un aspetto orribile e trascorsi il giorno sperando di ricevere una telefonata, in reparto, che non arrivò. In compenso mi tolsero i primi punti, l’infermiere mi regalò un bacio perugina e, il giorno dopo, convinta dalle parole di Zucchero in “Eppure non t’amo”, quella telefonata la feci io.
Epperò non mi amava.

14/02/1998- Era la seconda volta che andavo al cinema a vedere Titanic. La prima volta eravamo andate io e mia madre, la quale, quando mio padre ed una mia amica vollero accompagnarci a vederlo una seconda volta, nonostante fosse una bella giornata, li convinse a vestirsi da pioggia, perché a suo dire avrei di nuovo allagato il cinema. Al ritorno, nel mentre la gioventù più trendy di Cicciano faceva la fila per entrare al concerto di Ciro Ricci, io ed un gruppo di amici rimanemmo fuori a prendere in giro chi entrava. Intanto, una mia amica aveva litigato con il suo fidanzato e, per smaltire la rabbia, non trovò nulla di meglio da fare che inveire contro il ragazzo di cui ero (secondo me) segretamente innamorata, dicendogli: “Tu sei fortunato, tu sei amato, ma fai finta di non capirlo e nemmeno lo apprezzi!” Poi girandosi verso di me: “Non ho ragione, Maria Pi’?”
Ho sempre avuto amiche pessime a mantenere i segreti.

14/02/1999- Ero uscita nella speranza di incontrarlo, per questo, quando lo avvistai e lo vidi incamminarsi verso di me con un sorriso raggiante, il mio cuore smise di fare bum bum. Quando mi raggiunse, sembrava sinceramente felice di vedermi.
“Cercavo proprio te. Tieni!” ed infilò le mani in tasca per tirarne fuori una cosa di cui, inizialmente colsi solo il dorso, che era rosa. Poi purtroppo mi resi conto di cos’era.
“Oh. E’ la cassetta di Zucchero che stavi cercando”
“Te lo avevo detto che l’avrei trovata. Perché cosa credevi che fosse?”
La risposta nemmeno la sentì. Dovette scappare, perché c’era una ragazza che lo aspettava per andare ad imboscarsi.  E ovviamente non ero io.

14/02/2001- Era il mio primo San Valentino in coppia. Mia madre e mio padre ci dissero: “Potete venire a darci una mano a sistemare la legna?”
Una giornata spesa a caricare ciocchi e una serata passata a medicarmi la schiena.

14/02/2002- Era il mio secondo San Valentino in coppia.
“Andiamo a mangiare una pizza?”
“Andiamo da mio cugino?”
E quando raggiungemmo il locale di mio cugino, l’accoglienza fu  questa.
“Oh, Maria Pi’, per fortuna che sei venuta. Mi serviva una mano nella consegna delle pizze a domicilio!”

14/02/2004- Quel simpaticone del prof. di Letteratura Greca, aveva deciso di fissare la data dell’esame nel giorno di San Valentino, con l'appello alle 8,00. Mi svegliai all’alba, mi infradiciai perché Napoli era sotto diluvio e, dopo due ore di attesa nell’aula dell’università, alle 10.00 mi fu comunicato che il simpatico prof. di Letteratura Greca aveva rimandato l’esame di qualche giorno. Per l’esattezza lo aveva rinviato al giorno del mio compleanno.

14/02/2014- ???? (nella speranza di non avere argomenti per scrivere)

 
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Le cloache di notte somigliano
a fiumi nascosti.
Scommetti che a perdere il cuore
guadagni più spazio?
Sul banco dei pegni
ho impegnato
il mio ombretto di rosa.
Palpebre nude non chiudo
per cogliere il resto
di quello che resta
sul conto in sospeso
dei nostri sospesi.

Le formiche al tramonto ricordano
grani di pepe.
Sai contare al contrario, partendo
da cifre irrisorie?
Sotto l’arco
s’inarca in trionfo
la triade imperfetta.
Me stessa, quell’altra o la stessa
si chiudono a riccio.
Per capriccio
mi cavo d’impiccio.
Mi sento di troppo.

 

 

 

 
 

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