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Occhio non vede, cuore non duole, tutto si sistema e le colline sono in fiore.
Questo è più o meno il riassunto.
Il racconto completo dovrebbe partire da uno stupido demonio di gesso in bilico su un cornicione, il ricordo più vivido che abbia di un giorno di due anni fa, trascorso a guardare in alto, ma nella direzione sbagliata, perché, come avrei ben compreso in seguito, bisogna prima scovare quello che si ha “sotto gli occhi” per essere sicuri di riuscire ad andare avanti.
E sotto gli occhi anche adesso, c’è la solita, malefica, terza settimana di maggio, capitolo perennemente sfigato dei miei annuari esistenziali, snodo temporale dell’occhio del ciclone o dell’occhio del ciclope, che tanto fa lo stesso perché è uno solo.
“Ma guarda come stanno gli altri” dice qualcuno ed io non guardo, piuttosto sento e ne ho abbastanza per capire che quello che davvero ha un valore, non ha colore o forma o spessore.
Ha calore.
Di mani, di labbra, di braccia, ma anche di soli pensieri.
Perché c’è chi per star bene ha bisogno di fare fioretti, io invece per star bene strappo petali di fiori. Per ora con la fantasia, perché dal pavimento non spunta l’erba, dalle lenzuola non germogliano gigli ed abito troppo in alto per pensare di scavalcare.
Ma la vita aspetta… almeno così credo…
E anche se secondo mio zio, in qualità di prima erede femmina della mia generazione, io sto scontando tutti i peccati accumulati dagli avi nei secoli dei secoli, e che per questo devo pensarmi come un sacrificio umano o come una condannata all’ergastolo col rito abbreviato, che a trent’anni finalmente smetterà di soffrire (la saggezza è di famiglia!), io conto su uno sconto di pena per trascorrere i prossimi due anni e tutto il resto in santa pace.
Mica chiedo tanto?
E’ già difficile sentirsi a posto ridotta così…
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Nickname: fragolozza
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POETRY
Le cloache di notte somigliano
a fiumi nascosti.
Scommetti che a perdere il cuore
guadagni più spazio?
Sul banco dei pegni
ho impegnato
il mio ombretto di rosa.
Palpebre nude non chiudo
per cogliere il resto
di quello che resta
sul conto in sospeso
dei nostri sospesi.
Le formiche al tramonto ricordano
grani di pepe.
Sai contare al contrario, partendo
da cifre irrisorie?
Sotto l’arco
s’inarca in trionfo
la triade imperfetta.
Me stessa, quell’altra o la stessa
si chiudono a riccio.
Per capriccio
mi cavo d’impiccio.
Mi sento di troppo.
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I really hope ya happy,
both of you
and maybe sometimes
you miss me too!