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Rotte le scatole, dove finisce il contenuto?
Sono così abituata a vivere nella caducità della felicità, da credere troppo nell’eternità dell’infelicità.
La conseguenza è che la soggettività del mio tempo, scandita da troppi mai, da qualche forse e da decisamente troppi arrivederci, rende plausibile la convinzione che “io sono una facile da lasciare e anche più facile da dimenticare” “io sono troppo estenuante per essere amata”, nonché ”un prodotto chimico volatile”
(fortuna che esiste Alanis a suggerirmi le parole, anche se sul prodotto chimico volatile non sono tanto convinta…).
La negatività della felicità consiste nella sua natura fittizia e arbitraria.
La positività dell’infelicità consiste invece in un alto spreco di energie, che accompagnato da un altrettanto consumo di calorie, fa sì che la mia massima urgenza di mattina sia correre al negozio del cinese a comprarmi le cinte per non correre il rischio di rimanere in mutande.
E tenendo conto di quanto avevo bisogno di dimagrire, potrei anche essere grata a chi mi fa incazzare.
Senonchè….
Senonché c’è che qualcuno ha bisogno di me.
Senonché è molto strano che abbia bisogno di me chi non dovrebbe affatto aver bisogno di me.
Senonché il fatto che non abbia bisogno di me chi mi piacerebbe avesse bisogno di me, ridimensiona il concetto di bisogno, riducendolo alla sua natura di fisiologica esigenza.
Ed è per questo che più che un prodotto chimico volatile, io mi vedo meglio come prodotto chimico solido.
Insomma, il risultato di tutta questa carambola di bisogni è che io mi sento sempre e solo una caccola (ogni tanto un eufemismo ci sta bene).
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POETRY
Le cloache di notte somigliano
a fiumi nascosti.
Scommetti che a perdere il cuore
guadagni più spazio?
Sul banco dei pegni
ho impegnato
il mio ombretto di rosa.
Palpebre nude non chiudo
per cogliere il resto
di quello che resta
sul conto in sospeso
dei nostri sospesi.
Le formiche al tramonto ricordano
grani di pepe.
Sai contare al contrario, partendo
da cifre irrisorie?
Sotto l’arco
s’inarca in trionfo
la triade imperfetta.
Me stessa, quell’altra o la stessa
si chiudono a riccio.
Per capriccio
mi cavo d’impiccio.
Mi sento di troppo.
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KELLY JONES
I really hope ya happy,
both of you
and maybe sometimes
you miss me too!