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*°*numeri_telefonici*°*

Post n°442 pubblicato il 19 Ottobre 2011 da fragolozza
 

“Pensa che manterrà attiva questa utenza Vodafone?”
“…”
“Per quanto ancora?”
“…”

Ho tre utenze telefoniche, ossia un numero Tim, un numero Wind ed un numero Vodafone.
Sono troppi, lo so.
Non ne ho bisogno, lo so.
Ma la gamma di promozioni e piani tariffari offerti dai diversi gestori è tale che è psicologicamente impossibile avere un solo numero di telefono.
Perché il Tim è il mio numero storico, quello che ha più di dieci anni e che mi mantiene i contatti con parenti, amici, colleghi, conoscenti, animali, fiori, città, cose, cantanti, lettera e testamento. Insomma, il numero Tim è il mio numero universale.
E poi c’è il numero Wind, che, sì, nasceva da un’esigenza di “noi due” per due persone successivamente trasformatesi in “io uno” e “tu zero”. Ma l’estensione filantropica al “noi tutti” non si poteva perdere e quindi ora il numero Wind mi mantiene i contatti con la mamma e con gli amici più cari. E perciò non posso farne a meno.
Il numero Vodafone… Ebbene il numero Vodafone è la variabile dipendente, in quanto sussiste dal momento che esiste una relazione che lo coinvolge ad un’altra variabile, che numero non è, ma da cui la sottoscritta è dipendente e che, se venisse a mancare, lo renderebbe variabile indipendente e quindi insussistente. Il che, ovviamente, si spera non accada.

Ieri.
Erano le sette di sera ed ero ancora a lavoro quando ho sentito un telefono squillare. Una chiamata sul mio numero Vodafone.
Strano.
E molto più strano che fosse da parte di un numero privato.
Quel numero lo conoscono quattro persone, ma se ne serve una sola persona, quindi chi poteva essere?
Era un operatore incaricato di compiere un’indagine statistica.
L’ho ascoltato, gli ho chiesto la cortesia di richiamarmi in un altro momento, se era proprio necessario, e l’ho salutato.
Ho finito il lavoro, stavo trotterellando verso casa ed ecco che mi hanno ricontattata per la statistica.

Mi piace partecipare alle indagini di mercato, mi è sempre piaciuto. Una volta mi contattarono per un’indagine sulle sigarette che, dato il mio attaccamento al prodotto, durò più di quaranta minuti.
 Il fatto è che non mi piace solo partecipare alle indagini. A me piace rispondere alle domande, stabilire un’empatia con l’operatore. In parole povere, colgo sempre l’occasione per esaurire la persona all’altro capo del filo come fosse una sorta di ambasciatore del telefono amico.
Perciò, se nel caso delle indagini sulle sigarette, mi ritrovai anche a canticchiare una canzone di Cesare Cremonini al povero malcapitato (domanda: qual è la sigaretta più romantica? Risposta: Ma che domande?! La Benson and Hedges! Soli eppure in mezzo alla gente io e te, riscaldati dal calore di una Benson and Hedges, se mi vuoiiiiiiiiiiii….), ieri, partendo dall’assunto che il numero su cui mi si stava chiamando era il mio numero, anzi no, non era il mio numero, insomma sì era il mio numero, ma fino a qualche mese fa non era il mio numero, bensì era il numero di un’altra persona, che sarebbe quella che mi ha passato la scheda con il numero, l’operatore di turno si è sorbito un breve riassunto della mia vita negli ultimi quattro mesi.
E, mentre gli parlavo, pensavo che certe cose dovrebbero capitare più spesso, riferendomi non solo alle circostanze che mi hanno portata ad essere detentrice di un numero Vodafone (che a volerne scrivere adesso ne verrebbe fuori un romanzo in trenta capitoli), ma anche e soprattutto al fatto che un perfetto estraneo ti chiami e di buona lena stia ad ascoltare tutto quello che gli dici, mantenendo però l’atteggiamento distaccato di chi non abbia alcun interesse ad ascoltare quello che gli stai dicendo.

Il punto è che nessuno sbaglia più numero di telefono.
Prima dell’avvento dei cellulari, prima che i numeri si memorizzassero su un display, vale a dire ai tempi in cui dovevi digitare ogni singola cifra, anziché premere semplicemente la falange sul nome dell’utente desiderato, era facile sbagliarsi.
Ricordo almeno un migliaio di telefonate ricevute a casa, puntualmente ad ora di pranzo, esordienti con un: “Buongiorno, casa Foresta?”, roba che mia madre era diventata un leone a furia di ripetere ogni volta: “No, ha sbagliato numero!”. In seguito scoprimmo che la differenza tra il nostro numero e quello della famiglia Foresta consisteva nella successione di cifre identiche, ma alternatamente disposte, quindi ci rassegnammo.
Quelli, però, non erano gli unici casi.
Ho risposto a tantissime altre telefonate in cui, di volta in volta mi si chiedeva: “Carmeli’, ci sta Giovanna?”, “Signuri’, mi passate o’ Dottore?” etc. E in taluni casi ci stava che, fatto notare che avevano sbagliato numero, con tanto di replica di obiezioni, confutazioni e giustificazioni, tra una scusa e un’altra, si imbastiva una conversazione di convenevoli che si trascinava per decine di minuti e che concludevo con animo decisamente più rilassato.

E’ per questo che sono convinta che le persone dovrebbero sbagliare numero più spesso. Ed è anche per questo che, molto spesso, se qualcuno mi chiede il numero, io gli do il numero di telefono sbagliato. Sembra cattivo, lo so. Ma dal mio punto di vista è un favore perché: a) sono educata e quindi non oppongo un rifiuto a priori; b) spalanco un mondo di opportunità dal momento che, al numero sbagliato, potrebbe rispondere una persona più interessante e interessata di me.
Persino Eddy lo ha capito (per chi fosse interessato a leggere del mio primo incontro con Eddy legga
qui). L’ho rivisto un po’ di tempo fa, dopo due anni passati a nascondermi sotto i sedili degli autobus, dietro le pensiline delle fermate e dentro i canali di scolo dei marciapiedi tutte le volte che lo incrociavo. Ebbene, un po’ di tempo fa, non avendo io trovato un nascondiglio a portata di mano, nel mentre si aspettava l'autobus, Eddy mi ha di nuovo avvicinata come fosse la prima volta. E’ stato un gran furbone, devo riconoscerglielo. Perché quando mi ha chiesto come mi chiamavo ed io gli ho risposto, lui ha esclamato: “Ma io ti ho già conosciuta! Io ho anche il tuo numero di telefono!”. Io, però, ancora più furbescamente, ho assunto un’aria a metà tra lo sconcerto e il no,no,no,nonèpossibilemiricordereidisicuro. Solo che Eddy è uno furbo davvero, nonché preciso, e mi ha mostrato il mio nominativo con tanto di numero sbagliato in allegato ancora memorizzato nella memoria del cellulare.
E così ho dovuto confessargli la verità seguita da precisa spiegazione della mia teoria. Non credo sia stata convincente, ma almeno non mi ha chiesto di nuovo il numero e questo, secondo me, è già tanto.

Tornando all’indagine telefonica…
Molte delle circostanze migliori della nostra esistenza derivano da un caso, da una circostanza fortuita, da un imprevisto.
“Pensa che manterrà attiva questa utenza Vodafone?”
“Ehmm… beh, non lo so, spero di sì. Cavoli! Spero proprio di sì!”
“Per quanto ancora?”
“Mi auguro il più a lungo possibile.”

 
Rispondi al commento:
KA_again_PUT
KA_again_PUT il 22/10/11 alle 17:42 via WEB
ti chiamo stasera sul numero TRE. tre è il numero perfetto per la cabala, o per che cazzarola ne soo, come non ce l'hai? è il numero che useremo io te e il terzo in comodo, che speriamo sia una donna così da poter mischiare le carte e fare a turno il terzo incomodo, seguendo i capricci della sorte.
 
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Sul banco dei pegni
ho impegnato
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Palpebre nude non chiudo
per cogliere il resto
di quello che resta
sul conto in sospeso
dei nostri sospesi.

Le formiche al tramonto ricordano
grani di pepe.
Sai contare al contrario, partendo
da cifre irrisorie?
Sotto l’arco
s’inarca in trionfo
la triade imperfetta.
Me stessa, quell’altra o la stessa
si chiudono a riccio.
Per capriccio
mi cavo d’impiccio.
Mi sento di troppo.

 

 

 

 
 

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