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Stamattina c’era il matto, il solito, quello che si trascina un carrellino da spesa, bestemmia in tutte le lingue del mondo e sembra intenzionato ad uccidere il primo che gli si pari di fronte. Ha raggiunto la panchina su cui ero seduta, ma non sembrava intenzionato ad uccidermi, piuttosto continuava a guardarsi intorno, ovunque, quasi scrutasse l’orizzonte alla ricerca di un posto migliore. Poi è arrivata lei.
Non l’avevo mai vista prima. Aveva una selva di capelli sporchi e in disordine, baffi da sparviero, un maglioncino nero ed una fusciacca di lana grezza legata in vita come fosse un pareo, dal cui generosissimo spacco spuntavano gambette nude, portate in giro da un paio di crocs che, forse, in origine, erano state bianche.
Si sono seduti sulla panchina. Lei guardava nel vuoto, lui mormorava a voce bassa, salvo sporadici alzamenti di tono per chiederle: “Hai capito? Hai capito?”
Rannicchiata nel mio angolo, non ho idea di cosa quella donna dovesse capire. Mi bastava che l’uomo, per una volta, mi apparisse in una veste comportamentale tranquilla, quasi lucida. Si sarà innamorato? Mi sono chiesta. Ma non ho avuto voglia di aspettare la risposta e mi sono alzata per raggiungere il marciapiedi assolato, perché in quel momento sentivo tutto il freddo del mondo.
Ad un certo punto, non so neanche perché, mi sono girata indietro a guardarli. Se ne stavano lì seduti, beati, con la stessa vacua espressione di prima, a gambe larghe. I lembi della fusciacca di lei, che a malapena l’aveva coperta quando l’avevo vista in piedi, stando seduta le erano scivolati ai lati rivelandone l’intimità completamente nuda.
Come, quando e perché ci si riduce così?
Per la paura ho chiuso gli occhi e il sole ha smesso di fare effetto. Avevo più freddo di prima.
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POETRY
Le cloache di notte somigliano
a fiumi nascosti.
Scommetti che a perdere il cuore
guadagni più spazio?
Sul banco dei pegni
ho impegnato
il mio ombretto di rosa.
Palpebre nude non chiudo
per cogliere il resto
di quello che resta
sul conto in sospeso
dei nostri sospesi.
Le formiche al tramonto ricordano
grani di pepe.
Sai contare al contrario, partendo
da cifre irrisorie?
Sotto l’arco
s’inarca in trionfo
la triade imperfetta.
Me stessa, quell’altra o la stessa
si chiudono a riccio.
Per capriccio
mi cavo d’impiccio.
Mi sento di troppo.
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KELLY JONES
I really hope ya happy,
both of you
and maybe sometimes
you miss me too!