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LeCoccinelleVolano

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***incontri***

Post n°310 pubblicato il 13 Giugno 2009 da fragolozza

Ci sono magliette che quando le indosso tutti mi vogliono più bene.

L’assenza di un senso di appartenenza mi mette al riparo da ogni possibile evasione.
Se non ci sono sbarre, cosa scavalco? Eppure a volte ho l’impressione che sia tutto un inganno, che un conto è non vedere i limiti e un conto è essere liberi. E io sono parecchio limitata.

Sono uscita di casa senza sapere dove andare. Ho trascinato i piedi, sono arrivata alla fermata e sono salita sul primo autobus di passaggio. Dopo due fermate, forse per il sole, forse per il caldo, forse perché ultimamente va sempre così, ho cominciato a sentirmi debole, a pensare che avrei fatto meglio a tornare indietro. Ma ero troppo stanca persino per alzarmi ed ho deciso di tirare dritto fino al capolinea.
Il ragazzo che avevo seduto di fronte continuava a fissarmi i piedi. Ogni volta che mi si fissa qualcosa, vado in tilt, perciò mi sono guardata i piedi anch’io, ma erano perfettamente normali.
Quando ho rialzato lo sguardo il ragazzo mi ha chiesto: “Hai una gomma?” ed io gli ho passato il pacchetto, ha preso la gomma e ok.
Dopo un po’ mi fa: “Abiti vicino alla fermata dove sei salita?” Ed io: “Più o meno…” “No, sai perché ti ho vista già un paio di volte. E’ facile notarti…”
Cavolicchio, penso, che bel complimento!
“…perché dalle nostre parti s’incontrano solo trans”
Ah… ecco… non era un complimento…
Il ragazzo ha continuato a parlare, parlare, parlare.
“Io odio gli stranieri e tu? Nel mio palazzo per fortuna non vivono stranieri. Ti piacerebbe diventare amici? Potremmo fare colazione insieme. Sei napoletana? Che bello! Io odio “quelli del nord”. Ma ce l’hai un numero? Mi dai il numero?”
Non mi andava di fare conversazione, non mi andava di arrabbiarmi, quindi ho subito le sue parole con muta rassegnazione, mormorando assensi e dissensi con l’entusiasmo di un gambero al vapore.
Per inciso, io non odio gli stranieri, non odio “quelli del nord”, ma mi stanno profondamente antipatici quelli che odiano gli stranieri e odiano “quelli del nord” per partito preso.
Per inciso, io do i numeri, ma mai sull’autobus e quando li do sono come le sestine che gioco talvolta al superenalotto, cioè sbagliati.
Per inciso, il ragazzo che è sceso a piazza mazzini tutto gongolante perché convinto di avere il mio numero e che presto usciremo insieme, oltre che razzista era pure albanese. Ma, forse, vivere in Italia da cinque anni, gli ha dato modo di apprendere alcune delle nostre peggiori consuetudini. Bah…

Comunque, nulla in confronto all’incontro che ho poi fatto in via del corso.
Passeggiavo distratta e distrutta sul marciapiede assolato, quando improvvisamente qualcuno mi ha preso la mano.
“Complimenti! Hai vinto un viaggio ai Caraibi”
Stavo per ribattere che i Caraibi non m’interessano, quando mi sono sentita aggiungere: “Che pelle morbida! Che crema usi?”
La domanda mi ha lasciata così spiazzata, che non ho potuto fare altro che rispondere.
“Non lo so… ma è una crema al cioccolato bianco” ho detto.
“Wow! Ma così mi fai sciogliere come un bacio perugina!”
Se queste sono le moderne tecniche di abbordaggio, ho pensato, ecco perché ci sono in giro tante ragazze single.
Ma il momento peggiore doveva ancora venire e quando è arrivato l’ho vissuto come una tramvata.
“Rinunceresti ad un gelato a favore di un’offerta per la ricerca contro la sclerosi?”
E tu rinunceresti a sperare nel futuro, visto che in Italia la ricerca contro la sclerosi procede che è una merda? Ma non gliel’ho chiesto. Devo aver assunto un’espressione talmente triste e scoraggiata che il ragazzo ha subito incassato il mio diniego, ha riposto le stampe di anna geddes (contentino in cambio dell’offerta) e mi ha chiesto se ero sposata. Gli ho detto di no e lui mi ha chiesto di sposarlo. Almeno alla fine è riuscito a farmi ridere.

Uno degli indiani di piazza del popolo mi si è avvicinato malgrado fossi sola e malgrado avessi fatto di tutto per evitarlo.
L’ultima volta che mi ero lasciata convincere era gennaio, ero in buona compagnia ed ero felice davvero. “Porta fortuna. Prendila!” Ed io, credendoci come una deficiente, l’avevo presa, dando l’avvio al periodo più sfigato della mia esistenza.   Per questo, quando mi ha sfiorato il braccio con le rose per poco non l’ho pestato.
Fanculo tu e la tua fortuna!
Ma stavolta non l’ho solo pensato. Ho trovato il coraggio di dirglielo. E mi sono sentita decisamente meglio.

Ho capito che era il momento di andare e sono salita su un tram che era più pieno di un uovo sodo. Avevo bisogno di sedermi, avevo bisogno di spazio, ma più mi guardavo intorno, più mi rassegnavo all’idea di un viaggio sudaticcio e accalcato. E poi finalmente è accaduto il miracolo.
In via flaminia, il tram si è fermato e si sono aperte le porte. La gente si è precipitata fuori in  preda al panico. Tutti chiedevano: “cosa succede?” mentre io me ne stavo buona buona in un angolo pensando che se il tram fosse andato al fuoco qualcuno sarebbe pur dovuto morire. Ma non c’era nessun incendio. Solo il blocco della strada per il passaggi di Gheddafi. Il tram è ripartito dopo un quarto d’ora con soli tre passeggeri, ragion per cui mi sono seduta e ho avuto tanto spazio.
Grazie Gheddafi! La tua visita a qualcosa è servita.

Prima di arrivare a casa mi sono successe altre cose, ma mi sono stancata di raccontare e poi a breve uscirò di nuovo. Devo accompagnare Lilli al provino per il Grande Fratello.
Se la prossima stagione televisiva sarà più surreale di quella appena trascorsa, saprete a chi dare la colpa.

 
 
 

*°*effetto_PLACEBO*°*

Post n°309 pubblicato il 01 Giugno 2009 da fragolozza

Ci stavo provando da più di un mese e dopo vari, inconcludenti tentativi, finalmente l'ho trovato!

E' come se mi trovassi di fronte ad uno specchio ad ascoltare un'eco, una sorta di risposta non risolutiva, ma lenitiva della confusione che certe domande lasciano dentro.
Irriconoscibile per chi si rammarica di non conoscermi affatto (ma è NECESSARIO conoscermi?), credevo di aver smesso di interrogarmi, perché da quando, tra felicità traboccanti e dolori invadenti, mi sono sciroccata, la perdita della ragione mi ha portata a credere che se ragione dev'esserci, laddove ragione non c'è, io preferirei che fosse così pura e pratica, da rendere impossibile qualunque critica... comprese quelle di Kant.
Ma con quale ragione o motivo o causa, io adesso mi spiego questa concomitanza di sentire e udire?

Ecco tredici frasi di tredici canzoni che sembrano scritte per me (detto tra noi, ma comincio a credere seriamente che Brian Molko sia innamorato di me e mi usi come musa ispiratrice).

Il modo in cui tu danzi mi fa sentire viva, mi fa rabbrividire .Il modo in cui ti muovi mi fa cominciare a sospirare.

Era un patto di fede che non potevo garantire, una promessa che il mio cuore portacenere non poteva fare. Tu eri solo prima di incontrarci. Come potevamo sapere quanto piacere avremmo trovato?

Io sono le ossa che tu non potevi spezzare.

Ho sempre provato a  compiacere, ma ne sono quasi morta. Nessuno si preoccupa quando sei per strada a raccogliere i pezzi per far quadrare il bilancio. A nessuno sta a cuore se stai sotto una grondaia. Non hai amici, non hai un amante.

Io stavo sprecando tutti il mio tempo col diavolo nei dettagli. Io non ho energia per combattere. E' una fottuta pantomima.

Ripensa ai giorni in cui pretendevo di essere OK. Avevo tante cose da dire riguardo la mia folle vita. Ora che mi sono fissata nel vuoto, ho infastidito un sacco di persone. Dovrei trovare una via di mezzo, un modo migliore per vivere. Nessuno può togliermelo, nessuno può tagliarlo via, perché un cuore che soffre è un cuore che lavora.

Noi possiamo costruire un nuovo domani, OGGI.

 Il suono del silenzio cresce come ragni che baciano mosche e il tumore diventa una poesia. Il tempo ti aiuterà, ma il tempo non ha tempo di darti tutte le risposte ai tuoi perché senza fine.

Puoi scappare, ma non puoi nasconderti. Questa non è una cura per il dolore. Questa valanga ti sommergerà.

Respirami tutte le volte che tu chiudi i tuoi occhi. Assaggiami tutte le volte che piangi. Questo ricordo svanirà e morirà. Solo per oggi, respirami e dimmi ciao. Quante volte? Quante volte? Now I can't look you in the eye!

Respiro sott'acqua, sto cercando di risalire verso l'aria! Io voglio vedere un'altra alba.

Tu non sai cosa stai passando. Tu non sai  come lo stai passando. Perciò tu sei annientata. Tu non sai come lo stai passando, ma agisci  come se non ti toccasse.

Non lasciarmi qui a gettare via il tempo senza una mappa o una rotta stradale. Non lasciarmi qui, mia luce guida, perché non saprei da dove cominciare. Io ho chiesto ai re della medicina, ma sembra che abbiano perso i loro poteri.

A pensarci meglio non sembrano scritte per me... me le ha proprio dedicate!

 
 
 

°*°erano_ancora_quei_giorni°*°

Post n°308 pubblicato il 20 Maggio 2009 da fragolozza
 

Erano ancora i giorni in cui i sapori avevano gli odori giusti e nei silenzi c'erano le corrette tonalità di rumore.
Li ricordava bene quei giorni e ricordava bene la sensazione, per molti aspetti una certezza, che non avrebbero avuto fine.
Perché c'è un periodo dalla durata precisa ma variabile per ciascun individuo, in cui la mortalità è irrilevante quanto il gene di una malattia di cui sei portatore sano e la morte non è altro che una favola che ti è stata raccontata per convincerti della tua vulnerabilità, ma a cui ti rifiuti di credere in prima persona, perché in fondo non è che un accidenti di cui puoi parlare, che puoi giudicare ma che puoi evitare di considerare. Perché non ti riguarda.
Ed erano giorni belli, giorni in cui era facile prendersela per le situazioni più stupide e sorridere di quelle veramente straordinarie.
Perché che bisogna accontentarsi delle piccole cose è una cazzata che devi cominciare a raccontarti quando non hai più nulla, o forse hai tutto, da perdere, ma per cui proverai sempre un lucido disprezzo, consapevole di quanta importanza abbiano la meraviglia e lo stupore, nonché la bellezza nel quadro di un'esistenza che possa dirsi minimamente degna.

Fu per quel ricordo relativo a un tempo che non avrebbe più vissuto che  si chinò su se stessa e pianse. E fu piangere come se un temporale le partorisse dagli occhi, con fulmini di singhiozzi e rombi di sospiri spezzati, poi intensi, poi di nuovo lievi, perché il respiro non bastava e nemmeno l'aria era ossigenata abbastanza.
E avrebbe gridato, prima il suo nome, poi quello di chiunque ricordasse, affinché fosse reale e non così evanescente l'idea di aver lasciato e catturato tracce durante il cammino.
Ma non lo fece.
Piuttosto, si asciugò gli occhi e provò a scacciare il ricordo.

Perché quei giorni erano perduti per sempre.

 

 
 
 

°°°occhio°°°

Post n°307 pubblicato il 15 Maggio 2009 da fragolozza

Occhio non vede, cuore non duole, tutto si sistema e le colline sono in fiore.
Questo è più o meno il riassunto.

Il racconto completo dovrebbe partire da uno stupido demonio di gesso in bilico su un cornicione, il ricordo più vivido che abbia di un giorno di due anni fa, trascorso a guardare in alto, ma nella direzione sbagliata, perché, come avrei ben compreso in seguito, bisogna prima scovare quello che si ha “sotto gli occhi” per essere sicuri di riuscire ad andare avanti.
E sotto gli occhi anche adesso, c’è la solita, malefica, terza settimana di maggio, capitolo perennemente sfigato dei miei annuari esistenziali, snodo temporale dell’occhio del ciclone o dell’occhio del ciclope, che tanto fa lo stesso perché è uno solo.

“Ma guarda come stanno gli altri” dice qualcuno ed io non guardo, piuttosto sento e ne ho abbastanza per capire che quello che davvero ha un valore, non ha colore o forma o spessore.
Ha calore.
Di mani, di labbra, di braccia, ma anche di soli pensieri.
Perché c’è chi per star bene ha bisogno di fare fioretti, io invece per star bene strappo petali di fiori. Per ora con la fantasia, perché dal pavimento non spunta l’erba, dalle lenzuola non germogliano gigli ed abito troppo in alto per pensare di scavalcare.

Ma la vita aspetta… almeno così credo…
E anche se secondo mio zio, in qualità di prima erede femmina della mia generazione, io sto scontando tutti i peccati accumulati dagli avi nei secoli dei secoli, e che per questo devo pensarmi come un sacrificio umano o come una condannata all’ergastolo col rito abbreviato, che a trent’anni finalmente smetterà di soffrire (la saggezza è di famiglia!), io conto su uno sconto di pena per trascorrere i prossimi due anni e tutto il resto in santa pace.

Mica chiedo tanto?
E’ già difficile sentirsi a posto ridotta così…

 



 
 
 

°*°meds°*°

Post n°306 pubblicato il 07 Maggio 2009 da fragolozza

Il miglior modo per salutare è dire ciao...

E' come uno strano sogno a cui prendono parte tutti, sia quelli belli, sia quelli brutti.
Io sono al centro, come la bella di Siviglia, che tutti la vogliono, nessuno se la piglia, ma a cui qualcuno scivola accanto come sapone di Marsiglia.
Chi è assente se ne sta  lontano, disteso dove l'avevo lasciato, a pancia all'aria, come se dovesse da un momento all'altro morire. Ma io lo so che non morirebbe mai... nemmeno se fosse stato sincero tutte le volte che mi diceva che ero la sua vita. E nemmeno m'importa che respiri ancora o come lo faccia. Certe persone giustamente si perdono, come ingiustamente le si era trovate. In questo non c'è nessun equilibrio.
Poi ci sono le comparse, quelli che si affacciano da dietro al sipario, solo per avere conferma che la scena sia imperdibile. Non lo è... e mi chiedo perché non vadano a guardare altrove.
Io voglio con me chi non guarda, chi non punta lo sguardo col fiato sospeso, per essere sicuro di recitare la battuta giusta quando si renderà necessario.

Perché mio malgrado, questa non è una favola e, pure se ha le caratteristiche del sogno accidentale, è solo per le tonalità da notte fonda che mi lascia dentro.
E trascende tutti quei "sembrava fosse amore e a volte lo era davvero" che ho ignorato.
Perché la vita non è soltanto amore.
E  si blocca sulle cose che non ho ancora superato.
Perché il perdono è una facoltà che non solo mi è stata data, ma che mi è stata pure tolta e non voglio fare nulla per riaverla indietro.

E preferirei mille volte
essere lasciata,
essere licenziata,
essere imbrogliata,
essere mortificata.

Ma non ci è dato scegliere il male minore.

ps: ... la canzone è per me... il video è per te... grazie...

 
 
 

°*°immortalare°*°

Post n°305 pubblicato il 02 Maggio 2009 da fragolozza

Quando la macchinetta fotografica tocca terra, in quella strada per nulla accuratamente scelta per fissare un momento, lei lo sa che, oltre all’obiettivo, si è rotto qualcos’altro.
Temporeggia, riflette, poi crolla.
Chi le passa accanto nota solo le guance umidicce, i piedi piantati a dispetto in terra, la cura maniacale con cui ripete ossessivamente lo stesso gesto di battere, sbattere e ribattere contro il marciapiedi quell’oggetto a cui teneva col cuore.
Perché tanto vale infierire, imprecare, guastare e, alla fine, distruggere ciò a cui forse si poteva facilmente rimediare.
Perché il danno sembra irreparabile e, anche se si potesse aggiustare, la macchinetta non sarebbe più la stessa.
Lei sa bene cosa significa.
Ma nemmeno lui capisce.
Lui che continua a dirle: “Te ne comprerò una nuova”, come se sostituire una cosa con un’altra servisse a qualcosa.
Lui che continua a dirle: “Stai calma, perché così ti fai male”.
Lui che non sa quanto a lei già faccia male, grazie a una stupida macchina, l’aver compreso che niente, tantomeno se stessa, si può “immortalare”.

 
 
 

°°°TeStAcCiA°°°°

Post n°304 pubblicato il 27 Aprile 2009 da fragolozza

E lungo il Tevere che andava lento lento…
noi ci perdemmo ed imprecammo contro il vento.

Che quando c’è di mezzo la testa, ultimamente, non me ne va una bene è dimostrato dal fatto che, tra tanti posti, mi sono smarrita proprio al TESTACCIO.
Avremmo dovuto svoltare a sinistra, ma io ho insistito perché si proseguisse verso destra e, alla fine, dopo due ore spese a girare per vicoletti silenziosi e odorosi di carni alla brace, quando finalmente ci siamo indirizzati sulla retta via, ho ringraziato il santo protettore dei fidanzati pazienti se non mi sono stati lanciati contro, uno dopo l’altro, tutti i sacchetti di robe acquistate a Porta Portese.

Il fatto è che mi sento autorizzata ad avere torto. Il fatto è che mi sento autorizzata a sbagliare. Il fatto è che questa cosa non mi piace, ma devo sopportarla comunque.
Intanto, per supportarmi nell’impresa, Lilli si è convinto di essere affetto da influenza suina. Dal suo punto di vista è un modo per essere solidale, dal mio punto di vista è un modo per giustificare il porcile che lascia ovunque.
Ma non importa, perché presto passerà anche questa.
Del resto, se pure il Napoli è tornato a vincere, perché io non potrei tornare ad “essere normale”?

For what it’s worth…. Per quello che ha un valore….

 

 
 
 

*°*degenerazioni*°*

Post n°303 pubblicato il 22 Aprile 2009 da fragolozza

PreScriptum: di tutte le storie che conosco, la nostra sarà sempre la più bella. Su questo, hai ragione.

Certe verità ti colpiscono con una forza centrifuga, da cui ti liberi che sei lavata ma non stirata e senza dubbio fuorviata rispetto alle priorità che finora ti eri data.
Chi non sa cosa significhi valutare certe “possibilità” non può capire.
E la mia faccia falsamente felice da Alice, ma senza bianconiglio, è il mio unico appiglio.
C’è chi si allontana, c’è chi è più vicino. Ma tutto quello che vorrei sono IO.
Io per come sono adesso e per come non sarò mai, per tutto ciò che di me ho sempre odiato e che però ora vorrei amare, malgrado ancora mi rinfacci l’errore di ESSERE o, semplicemente, di esser stata fabbricata male.

Il fatto è che quando scopri che una parte di te è impazzita puoi reagire in tre modi:
1) abbandonandoti alla più becera autocommiserazione;
2) optando per un uso sconsiderato del rosa, perché anche quando tutto è buio, un tocco di colore non guasta;
3) decidendo volontariamente di impazzire completamente. Del resto, hai una buona giustificazione.
Ed io, accantonata subito la prima ipotesi e dopo aver considerato e attuato la seconda (sono andata in giro vestita come barbie per circa un mese), ho da qualche giorno deciso di fare mia la terza modalità di reazione.
Anche perché essere matti è molto più semplice che essere geniali.
Perciò, tutte le cose che prima non facevo perché mi sembravano fuori luogo, ora le faccio.
E non solo… perché ho anche deciso che d’ora in poi mi impegnerò con tutta me stessa per somigliare a Britney Spears.

L’idea mi è venuta per caso. Anche il personaggio è stato scelto a caso.
Ma poiché mi si prefigura un futuro di imbruttimento repentino, ho pensato che, se parto dal livello attuale, divento un cesso, ma se in tre settimane riesco a diventare bellissima, l’imbruttimento potrà solo rendermi normale. Quadra???
E così ho tirato fuori dall’armadio lo step e sono 6 giorni che ci butto sopra l’anima.
E così ho comprato uno speciale slip solleva-glutei, che più che a una mutanda somiglia ad una corda per impiccarsi (se non dovesse funzionare coi glutei, ci faccio un pensiero…)
E così ho cominciato la mia battaglia contro i brufoli a colpi di soluzione peeling.
E così ho acquistato la mia nuova tintura per capelli, cioè biondo ultra chiarissimo light.

Nella speranza che io possa continuare a dire: “ops… I did it again!”

 

 


Così diventerò io, quando finalmente somiglierò a Britney Spears!

 
 
 

°°°WISTERIA°°°

Post n°302 pubblicato il 15 Aprile 2009 da fragolozza

 

Mi sono fermata a quando, rimandando tutto ad una prossima esistenza, si comprese che un incrocio di sguardi, iperintenso il mio, diretto altrove il suo, in questa vita era più che sufficiente.
Poi ci sono stati i cieli grigi, le schiarite e i glicini in fiore. Quanto basta per comprendere che non è mai un male fingere che il male non esista.

Ma ora che più non piove su le tamerici, qualunque cosa dici, dite, dicono e si dirà s’incasella in una dimensione nuova.
Perché è un’attesa e l’attesa significa risposte e se la risposta è brutta, ma fuori c’è il sole, io come faccio a nascondere che piango?
Ho aspettato, per tanto tempo, che qualcosa significasse altro. Ora è l’altro che domina ed il qualcosa è decisamente irrilevante.
Come incontrare per caso “quel qualcuno” e non provare tuffi al cuore. Come rileggere parole mai scritte e non sentirsi a pezzi. Come sapere che ho ancora un casino di cose da fare e non preoccuparmene affatto.
Ma è difficile abituarsi a non pianificare. Somiglia a smettere di avere paura.
E se non avessi mai cominciato a volermi bene, sarebbe più semplice.

 

 
 
 

°*°battle_for_the_sun°*°

Post n°301 pubblicato il 01 Aprile 2009 da fragolozza

L’ultima volta sembrava fosse difficile dire addio e invece era “una canzone per dire addio” ed io non avevo capito nulla.
Ed ora che mi stendo spesso, non sulla seta, come desiderio vorrebbe, ma su carta bianca, perché sia più facile capire quello che ho “dentro”, la strofa fa “Ai ai ai ai ai….” e quasi mi somiglia.
Mi somiglia per tutto il tempo trascorso ferma e immobile a fingere di dormire e a immaginare respiri belli e prati verdi invece che aria fredda ed un cilindro cavo e per tutta la rabbia- di testa più che di petto- nei confronti di chi mi chiede sempre, alla fine: “Sei stata brava brava?”
“No, ho ballato la lambada!” risponderei, ma anche il sarcasmo è spento ed ho un ago nel braccio che non mi fa parlare..
E allora “sogna, fratello!”, poiché io non ti sono sorella e nemmeno amica o complice e va tutto a tuo vantaggio.
Soprattutto se sapessi come mi sarei comportato con la cassiera che mi ha chiesto: “Quante buste?”

Ho risposto: “Quattro” ma lei le ha contate lo stesso, come se fosse il mio passatempo preferito imbrogliare sui cinque centesimi del sacchetto per diventare più ricca.
Sono queste le mancanze che mi offendono… quasi più del modo in cui mi si cerca.
E' tutto un hurt dirt fake break….

Ma nella speranza che sia tutto un errore, una sbagliata supposizione, almeno c’è di nuovo Brian. E fosse solo per rivederlo,  anche stavolta sopporterò ogni cosa (io combatterò per il sole).

 

 
 
 

***fotostatica***

Post n°300 pubblicato il 27 Marzo 2009 da fragolozza

 

Il dolore non è altro che un rumore che smetti di sentire quando elabori il lutto della morte di un dio, in realtà, mai nato.
Nel limbo c’è un bimbo a cui non ho pensato.
 E se mi chiedo se e quanto sarebbe stata diversa questa vita, qualora non avessi rimandato tutto alla prossima, resto dell’idea che se qualcuno mi avesse mandata a farmi benedire quando ne avevo bisogno, probabilmente qualche maledizione me la sarei scansata.
Potrò rimediare fingendomi John Coffey. Quando non basterà più mi fingerò Carrie la telecinetica.
Intanto leggo Guillaume Musso e continuo a cantare in tedesco. 
E, poiché è nelle mie corde scordare le cose importanti e perdermi dietro pensieri discordi, da qualche parte nella mia testa, forse proprio dietro la retina che difende le immagini che non dovrei sognare, risuonano (senza magnetismo e senza contrasto) queste parole:
Ora che il tempo ha cancellato
ogni dolore
ed il dolore ha cancellato tutto il tempo,
non c’è più traccia né al mattino,
né di buio,
che non accolga nel suo segno un che di vuoto.
Perciò mi arrendo a confidare nell’eterno
e dal futuro non mi aspetto nuova speme,
perché nei giorni che non valgono
il presente,
anche il domani è poco più di niente.

(da “una ciofeca fototonica”)

 
 
 

°°°sozusaghenensuzial°°°

Post n°299 pubblicato il 25 Marzo 2009 da fragolozza

Non c’è nulla di stupefacente, nel mio sentirmi in preda agli effetti di sostanze stupefacenti, ma senza reale stupefazione.
Tanto ormai è nella norma sentire cose che non so capire. Del resto la semantica del sentimento resta materia individuale e dalla difficile didattica persino se rivolta a se stessi.
Perciò porto in giro la mia espressione da mela bacata e privata dei vermi, senza preoccupazione alcuna per gli eventuali spazi vuoti.
Gran parte di ciò che ci sarebbe da riempire è inutile.
Per il modo in cui il resto viene attualmente riempito sono incavolata.
E direi tutte le parolacce che penso, tutte le volte che voglio, ma non sono mai stata brava a manifestare la rabbia, perciò rimedio cantando canzoni in tedesco, di cui non capisco un’acca, ma il cui cantante è troppo bello e la cui pronuncia è abbastanza wutende da darmi l’impressione di mandare a werden sieklar tutti quelli che mi stanno sul wirsingkohl.

Provare per credere!

 
 
 

°°°PRIMAVERA°°°°

Post n°298 pubblicato il 23 Marzo 2009 da fragolozza

L'unico ad aver colto in pieno il modo in cui ultimamente mi sento è il mio nuovo cane, che ogni volta che mi vede mi fa la pipì addosso.
E' un destino non felice quello dell'araba fenice, che brucia e poi risorge, non per diletto, ma perché l'ignorata cenere non si disperda al vento.
E adesso che so che non mi basterebbero dieci lustri, né tantomeno tre giorni, per superare questa mediocrità emotiva autoimposta e imposta da chi, in ogni modo e in ogni dove, è sempre più sereno, triste, incavolato, annoiato e persino disperato di me, disdegno la saggezza popolare secondo cui chell ca vo' Maria o trov pa' via (quello che vuole Maria lo trova per la via).
Due sono le cose: o è sbagliato ciò che voglio o è sbagliata la via che prendo.
Potrei non uscire e già lo faccio e, se non lo faccio, è per ritrovarmi in luoghi in cui non ero stata e dove mi si dice che non passo inosservata, solo perché ci tengo ancora a rimanere al primo posto nella mia personale classifica del "quanto riesci ad essere tamarra da uno a dieci". 
Ma questa è una fase strana, l'ennesima, in cui mi aggrappo all'inedito senza badare all'esito, che a volte è speciale, a volte normale, che a volte sopporto, da cui a volte scappo....
Insomma, diversa è la forma, uguale è il contenuto.
Resta da capire quanto ancora sana sia la sostanza.
Io intanto mi ripeto: "Sorridi... è primavera!"

 

 
 
 

°°PROSAICA°°°

Post n°297 pubblicato il 16 Marzo 2009 da fragolozza

Mi sentirei fuori posto,se mettessi la testa a posto.
E’ uno dei motivi per cui, tagliate le vene poetiche senza alcun cordoglio, ho realizzato che la superficialità non sempre è un male.

A vent’anni è normale pensare al suicidio più di tre volte al giorno, per rendersi conto di quanto faccia schifo la propria vita e quanto sia giusto, quindi, continuare a viverla anche solo per raddrizzarla.
A quasi trent’anni, è naturale rendersi conto che è tempo sprecato ripensare al tempo che si è sprecato senza che ci si rendesse conto di quanto fosse importante non sprecarlo.
E' una questione di gradi.

E ci si sente di gran lunga più in alto quando ci si ritrova in quattro, ugualmente donne, ma diversamente bionde,  in una sera in cui l'unica nota infelice è il testo della canzone ascoltata a palla, cui però basta modificare il ritornello (you can't can play on broken strings, you can't can feel anything everything that your heart don't now want to feel,  I can't can tell you something that ain't is real... when I love you a little less more than before) perché si intoni al resto.
Del resto, arriva per tutte il momento in cui non si piange più per gli uomini, ma si ride di tutti quegli uomini che, se sentissero come si parla di loro, smetterebbero di pensarsi memorabili e degni di essere amati (magari solo perché ingoiano pasticchette blu...)
Ed è in quel momento che ogni donna smette di essere un danno per se stessa e diventa malanno per chiunque provi a recarle affanno.

PS: è eccessivo... lo so... ma lo avevo promesso in caso di risultato positivo. E ogni promessa è debito ^_*!


 
 
 

***RARISSIMA***

Post n°296 pubblicato il 13 Marzo 2009 da fragolozza

Tutti ci dicono buonasera, in una sera che non è per nulla buona..
Forse perché mia madre col suo collo di pelliccia e mio padre col suo cappotto di velluto formano un bel quadretto felice.
Ma ci sono io…quella spettinata e struccata, quella speciale, quella rara, anzi rarissima… quella che, quando è un medico a dirtelo, l’effetto quadro della disperazione è assicurato.
E il non capire se il dottore sia brutto di suo o se la faccia gli sia venuta così dopo avermi esaminata non è di conforto.
Penso che se avessi abbastanza saliva, sputerei contro chiunque, ma quel poco che mi resta la uso per ingoiare i groppi in gola.
Penso che, in fondo, sono fortunata, ma è troppo in fondo e al momento non ci arrivo. 
Eppure, dopo un’ora diluita a fingere di sdrammatizzare , tra una cicca incollata al sediolino e il paesaggio che scorreva dietro il vetro sporco, ho intravisto un possibile ritorno alle luci, non più belle di quelle che avvolgevano via Pessina, nel suo splendido vestito pomeridiano,  ma abbastanza forti da farmi pensare che, dopo tutto, qualcosa resta.

E fosse anche soltanto scoprire che riesco ancora ad infilarmi nell’armadio, a chiudere le ante e a perdermi in quel vecchio mare di risate, ipotesi e ricordi che è la tua voce.
Perché non importa se non sarà mai di giorno, mai dal vivo o mai anche solo fuori dall’armadio.

Ci sono giorni, in cui la certezza che domani potrebbe essere peggio non è motivo di tristezza per il futuro, ma solo un incentivo ad essere più felici nel presente.

 
 
 

*** DAFNE***

Post n°295 pubblicato il 11 Marzo 2009 da fragolozza

C’è chi crede di sapere tutto, c’è chi finge di sapere tutto e c’è chi ignora che anch’io posso sapere qualcosa.
E poi ci sono le cose che non si possono comprare... ma non le voglio certo in regalo!



C’era una volta Apollo, il quale, offeso Cupido, fu colpito dal dardo dell’amore e s’invaghì di Dafne. Ma Dafne lo odiava, non per partito preso, ma perché, a differenza di Apollo, lei era stata colpita dalla plumbea freccia del disamore.
E a nulla valeva che quel buffone di Apollo proclamasse: “Ma io non sono un montanaro, non sono un pastore. Io sono colui che rivela futuro, passato e presente, colui che accorda il canto al suono della cetra”.
Il suono delle parole si perdeva nell’aria.
Dafne, veloce come un soffio di vento, scappava senza nemmeno ascoltare.  Il dio l’incalzava, speranzoso di riuscire finalmente a prenderla.
Ma quando le aveva ormai poggiato una mano sulla spalla, fibre sottili le fasciarono il petto e, in un attimo, il corpo perfetto di Dafne si tramutò in alloro.
Da quel momento l’alloro diventò la pianta sacra ad Apollo e delle sue fronde sarebbe stata ornata la fronte di ogni poeta.

Che si segua lo schizofrenico modello di Apollo o l’incorruttibile figura di Dafne, il risultato non cambia.
Bisogna impegnarsi ad essere e a volere altro, quando si nutre un sospetto anche labile relativo all’erroneità dei nostri desideri. Questa è l’unica soluzione.
Soprattutto in amore.
In amore, si sa, vince chi fugge.
Per fortuna, la sopraccitata favola rovescia le regole, regalando uno scampolo di sorriso ad ogni amante non riamato.
Ed è così che alla scontrosa Dafne è toccata la fine peggiore. Poverina! Se fosse vissuta qualche millennio dopo, le sarebbe bastato cambiare numero di cellulare. Certo, diventa un albero che vanta l’onore della sacralità e dell’ornamento della fronte: ma non c’è un che di sfigato in ogni poeta che si rispetti?
Una sorte migliore è toccata ad Apollo: da spietato uccisore di serpenti, si tramuta in un fanatico ambientalista pronto a baciare il resinoso tronco di un albero, pur di non darsi per vinto. Non sarebbe stato peggio se avesse imbracciato la cetra e si fosse messo a cantare Nothing compares to you sulle sponde del fiume Peneo, magari in greco antico?!

PS: e, dopo aver letto l’interpretazione di Vico che vide in Apollo la metafora dell’eroe e in Dafne quella dell’empio...!

Ci sono giorni in cui è difficile non sentirsi così.

 

 
 
 

°°°AnTiDoTo***

Post n°294 pubblicato il 09 Marzo 2009 da fragolozza

E’ la stessa, identica, sensazione da partita persa.
Hai giocato, sapendo di essere migliore, sapendo che avresti vinto ad occhi chiusi… e invece hai perso.
Potevi barare, ma tu non lo fai mai.
Per questo perdi, riperdi e tenti ancora…
Ma sempre in maniera stupidamente onesta.
E se te ne stai buona buona a guardare, non lo fai perché credi nella possibilità del paradiso o in un’eventuale prossima reincarnazione in forma di vegetale, magari bellissimo e odoroso.
Se sei nata perdente, le chances di rinascere vincente sono proporzionali alla voglia che hai di salutare il vincitore baciandogli la mano.
Sono pari a zero.

Tu lo fai per una congenita propensione al parassitismo emozionale, improntato al viscerale rigetto di tutto ciò che è nocivo e odioso.
Un’avversione che, però, provi a curare procurandoti motivi di astio e discordanze interne, convinta come sei che perseverare negli errori alla lunga rende migliori.
Una repulsione che hai imparato a curare, sguazzandoci dentro, tu che non credi ai santi, ai dispensatori di carità cristiana, alle perle di saggezza o alle pillole del buonumore. Tu che sei quella a cui viene quasi da vomitare nel sentire chi dice che non odia, chi è tutto “pace e amore”, chi è senza peccato…
L’odio esiste per una necessità connaturata al nostro essere mortali, ma non ancora morti e quindi da difendere e quindi combattivi.

E oggi tu odi perché ti devi riposare.

Canzoncina di supporto (il video è raccapricciante, ma il messaggio è positivo):

 
 
 

***SPOSTAMENTI***

Post n°293 pubblicato il 07 Marzo 2009 da fragolozza

Siamo diventati una parabola kafkiana: io, da bravo essere pensante, me ne sto al centro, ma non abbastanza per dirmi presente; tu non hai ancora deciso se essere l'avversario che m'incalza dall'origine,alle spalle, o che, di fronte, mi taglia la strada.
E nemmeno ti rendi conto che, continuando così, sceglierò sempre percorsi in diagonale.

Il saluto dei monti imbiancati, Vesuvio compreso, mi accoglie a casa.
Sono ancora in treno quando penso che bisogna andare lontano per apprezzare appieno i propri luoghi.
E continuo a pensarlo, malgrado il ritardo della circumvesuviana, malgrado la crisi ipotermica e malgrado il tizio che vuole per forza scroccarmi le sigarette.
E in un certo modo ancora lo penso, sebbene, arrivata a Cicciano, mia madre, per la felicità di rivedermi, abbia tamponato un'auto.
"Ma'!!!!!!!!!!!!! Ma che cacchio fai???"
Mia madre per nulla turbata, ha guardato nello specchietto, si è assicurata di non aver fatto danni, ha accelerato ed è scappata: "Ma ti pare che di questi tempi uno va ancora in giro con una Ritmo?"
E poi sono io la cinica di casa...

La brutta notizia è che il mio criceto si è rotto una zampa.
La bella notizia è che, malgrado si sia rotto la zampa, non è morto.
Un'altra notizia è che mi sono già rotta le scatole.
Ma, a guardar bene, questo non fa notizia.

 

 

 
 
 

°°°crepuscolarismo°°°

Post n°292 pubblicato il 05 Marzo 2009 da fragolozza

L’opportunità- una delle tante e, come tante, colta- di dirmi: “Sei un’idiota”, si profila stavolta  sotto forma di pretesto, perché, a discapito di qualsivoglia malinteso, c’è un che di sensato nell’offendersi in prima persona.

Così, in una delle rare occasioni in cui non genera controsenso “io” e “intelligenza” nella stessa sentenza,  ho riletto la Felicità di Gozzano, con particolare attenzione ai versi  Sei quasi brutta, priva di lusinga, nelle tue vesti campagnole, come se sentirmi musa di un poeta sepolto potesse rallegrarmi al punto da farmi dimenticare la mia tristezza crepuscolare.

Ma la poesia è di per sé un pretesto, anche quando passata è la tempesta: odo augelli far festa… perché mi fa male la testa, lo stomaco mi contesta ed è, dunque, manifesta la vacuità di ciò che resta.

 
 
 

*°*concretezza*°*

Post n°291 pubblicato il 03 Marzo 2009 da fragolozza

Se il mattino ha l’oro in bocca, allora il mio si è strangolato con la bigiotteria…

L’inclinazione al melodramma, assecondata per settimane nel corpo e nello spirito, viene gradualmente sostituita, causa teofania dovuta a probabile rivoluzione ormonale, da una serena accettazione del peggio che, a quanto pare, è quanto di meglio attualmente mi si concede.
Mi restano le viole, il cui profumo mi libera dalla puzza sotto al naso nei riguardi del mondo e il cui colore si abbina alle occhiaie e alle ecchimosi che mi procuro inciampando praticamente in tutto.

I lati positivi della solitudine si concentrano nella possibilità di una temporanea fuga dalla moltitudine, che è come riprendere a respirare se stessi dopo un’asfissia da cattiva compagnia o come stare su facebook, ma in modalità off-line.

Perché anche i social network sono delle patacche.
Io, per esempio, ho una lista amici, dove le persone a cui realmente tengo o che mi piacerebbe ritrovare sono assenti perché non hanno un profilo, ma dove invece ci sono parenti che potrei sentire al telefono, amici che vedo quasi tutti i giorni, vicini di casa con cui potrei comunicare affacciandomi alla finestra, gente che non sentivo da anni (e se non la sentivo un motivo doveva pur esserci!), estranei che mi invitano per fare numero  (e che elimino dopo due secondi) e uno scrittore famoso, che non ho idea del perché abbia invitato proprio me, ma è troppo figo poter leggere le sue note personali.
Ed è in virtù di questo, che mi ritrovo ad apprezzare  la realtà e le cose che non mi aspetto, come i sorrisi da chi m’incrocia per strada, i complimenti da chi non mi conosce, un grazie da chi non mi deve niente e una parola gentile inaspettatamente detta nel momento giusto.

Non è poi così male, a volte, essere concreti.

PS: questa non è una dedica a casaccio!

 
 
 

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Le cloache di notte somigliano
a fiumi nascosti.
Scommetti che a perdere il cuore
guadagni più spazio?
Sul banco dei pegni
ho impegnato
il mio ombretto di rosa.
Palpebre nude non chiudo
per cogliere il resto
di quello che resta
sul conto in sospeso
dei nostri sospesi.

Le formiche al tramonto ricordano
grani di pepe.
Sai contare al contrario, partendo
da cifre irrisorie?
Sotto l’arco
s’inarca in trionfo
la triade imperfetta.
Me stessa, quell’altra o la stessa
si chiudono a riccio.
Per capriccio
mi cavo d’impiccio.
Mi sento di troppo.

 

 

 

 
 

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