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Messaggi di Agosto 2015

***non_è_vero_ma_ci_credo ***

Post n°492 pubblicato il 28 Agosto 2015 da fragolozza
 

Era la quarta volta che ricevevo lo stesso messaggio dalla stessa persona. 

In quel periodo non me la passavo propriamente bene, anzi diciamo che stavo abbastanza male. 

L'esperienza mi ha insegnato che c'è un unico modo di farmi stare male davvero ed ha a che fare con il corpo. Da ragazzina, pensavo l'esatto contrario, ossia che le ferite dell'anima fossero quelle più difficili da curare, poi ho capito che un modo per essere felici, anche per finta, si trova sempre e, quali che siano le ragioni di una sofferenza di tipo spirituale, in qualche modo la si può superare. Se ti lascia un uomo puoi incontrarne un altro, se  perdi un amico puoi trovarne un altro e persino se non hai un lavoro puoi pensare ad altro. Ma, se il tuo corpo ti tradisce e comincia a funzionare male, mica puoi rimpiazzarlo con un altro? 

Insomma, in quel periodo non me la passavo affatto bene. 

L'esperienza mi ha insegnato che, quando sto  davvero male,  mi attacco a qualunque cosa, soprattutto a quelle cose a cui di norma non mi attacco. 

E, quella volta, mi attaccai alle parole di F.  

Parentesi: io e F. non siamo mai state grandi amiche e credo non potremmo mai esserlo, perché manca qualunque presupposto. F. è una di quelle persone il cui ego si nutre di tragedia. Ha un talento naturale nel fiutarle, nel raccontarle e, all'occorrenza, pure nel crearle. Ma la cosa peggiore è che, pure se stai in perfetta forma e felice come una pasqua, parlando con F. diventa inevitabile non notare un dettaglio che non va e, se proprio non ne trovi nessuno, pur di accontentarla, saresti persino pronta a fiondarti con il mignolo del piede contro un ostacolo a caso. 

In quel caso, non ne ebbi bisogno e mi limitai a raccontarle ciò che effettivamente stavo vivendo. 

- Hai provato a farti togliere il malocchio? Io me lo faccio togliere da mia zia tutte le settimane. L'ultima volta me ne ha trovati diciassette! 

Fu così che mi attaccai all'idea di essere vittima di un malocchio. 

Chiamai mia madre e, giustamente, da brava mamma napoletana, anziché darmi della pazza, convalidò subito l'idea, prese a cuore il caso e mi ordinò di salire sul primo treno disponibile, perché urgeva trovare un rimedio.

All'arrivo, casa dei miei si era trasformata nel santuario di Lourdes. Il tavolo da pranzo era apparecchiato con una tovaglia bianca e mia madre era nei pressi del lavandino ad armeggiare con un piatto pieno di acqua e olio.

- Bella di mamma sua, stai inguaiata! Ti ho già "fatto gli occhi" tre volte e continuano a uscire! Te li ho fatti fare pure da C., da M. e da R. e tutte hanno confermato che stai piena di malocchio. Ma non ti preoccupare! Tra qualche minuto arriva G. Te la ricordi G.? Quella è rumena e mi ha detto che conosce un modo infallibile per liberarsi da queste cose. 

G. effettivamente arrivò e subito si adoperò nel rituale. Non ho dei ricordi molto nitidi, perché in quel momento non ci vedevo dal dolore. Ricordo però un mormorio ostrogoto, varie sputacchiate ed un bicchiere pieno d'acqua che alla fine fui invitata a svuotarmi alle spalle, ovviamente dal balcone (il che tornava utile pure a far sapere a tutti che ero tornata e che, soprattutto, non avevo perso l'abitudine infantile, che condividevo con mio fratello, di innaffiare a casaccio i passanti). Fatto tutto questo, G., con la stessa perspicacia di Gennaro D'Auria, mi chiese se conoscevo una donna (uhmmmmm, più di una), sposata (uhmmmmm, idem), con un figlio piccolo (uhmmmmm, il cerchio si restringe), perché di sicuro era la sua invidia a farmi stare male. 

A onor di cronaca, mi tocca dire che, durante quei giorni a casa dei miei, oltre a dedicarmi ai riti propiziatori, consultai un paio di medici, feci una cura molto efficace e riuscii a sentirmi meglio.

Ero rientrata a casa mia da appena un giorno, quando durante la mattinata, il cellulare mi notificò l'arrivo di un messaggio su WhatsApp. 

Era la quarta volta che dalla stessa persona mi arrivava lo stesso messaggio, una catena minacciante sventura, sofferenza e morte qualora l'avessi bloccata. Alla prima, lo avevo ignorato, alla seconda pure e, alla terza, avevo risposto con Lama Donna. 

Ma quella volta, poiché ero reduce da una full immersion nel mondo del "non è vero ma ci credo", mi feci poche, semplici domande. La persona che mi manda questo messaggio è donna?  Sì. La persona che mi manda questo messaggio è sposata? Sì. La persona che mi manda questo cacchio di messaggio ha un figlio piccolo? Sì. E oltre a bloccare la catena, bloccai perentoriamente il contatto di quella persona, il cui nome, manco a dirlo, comincia proprio per F.

 
 
 

***l'amore_è_una_demenza***

Post n°491 pubblicato il 27 Agosto 2015 da fragolozza
 

Succede che poi lo vedi per quello che è. E la verità è che non è affatto bello. Noti che ha le orecchie a sventola, il naso grande, le gambe magre e la pancia non soltanto accennata. Per non parlare di quando non lo trovi neanche simpatico. 

L'amore è una sorta di incantesimo dei sensi.Ti innamori e diventi cieca, sorda, muta...insomma una demente. E l'unico rimedio, finora accertato, contro i suoi effetti è una sonora incazzatura, almeno finché dura.

Perché, fintanto che sei incazzata, sei la persona più obiettiva del mondo, il critico più spietato, ma quando l'incazzatura passa e l'amore riprende il sopravvento, torni ad essere una demente e a vederlo per ciò che è per te, ma che, in fondo sai,  realmente non è.

 

 

 
 
 

***intesi_e_fraintesi***

Post n°490 pubblicato il 26 Agosto 2015 da fragolozza
 

Preferisco le persone che non capiscono nulla, molto più di quelle che fraintendono. Nel primo caso, data una frase non compresa, puoi cambiare argomento o troncare, con la tranquillità che le tue parole, non essendo state comprese per nulla, quasi sicuramente non lasceranno tracce nei ricordi dell'interlocutore. Quando, invece, vieni frainteso, la spiegazione o, per meglio dire, il chiarimento diventa necessario. E quando un concetto ha bisogno di essere ripetuto due volte, spesso capita che, alla seconda, si utilizzino parole un po' più forti per marcarne il significato. 

ESEMPIO DI CONVERSAZIONE CON PERSONA CHE NON CAPISCE NULLA 

- È stupefacente! Passano gli anni e non cambi mai.

- Che hai detto? 

- Niente. Solo che è meglio che sparisci per un altro po' di anni.

- Che hai detto? 

- Niente. Non ho detto niente. 

ESEMPIO DI CONVERSAZIONE CON PERSONA CHE FRAINTENDE 

- È stupefacente! Passano gli anni e non cambi mai.

- Eh, lo so, mi mantengo bene. 

- Non mi riferivo all'aspetto, ma al carattere. Perché, a discapito del tempo, sei sempre un grandissimo stronzo.

 
 
 

***ubi***

Post n°489 pubblicato il 06 Agosto 2015 da fragolozza
 

Brasile 05/08/2015

Due donne, M. e R. si rivedono dopo un po' di tempo. 

M.: Oi, querida R., come stai? Ho visto su Facebook che nell'ultimo periodo te la passi proprio bene! Che bello! Sono proprio felice per te!

R.: Grazie di cuore, M.! Hai ragione, sto vivendo un periodo molto bello. La vita di ultimo mi sorride tanto, ma, se devo essere sincera, in fondo, non mi sono mai potuta lamentare della mia vita. La cosa positiva è che, oggi, a 37 anni finalmente ho capito cosa voglio. Prima mi limitavo a provare, a cercare. Non che fosse triste, ma adesso ho finalmente consapevolezza di me stessa e del percorso che intendo seguire. Sì, sono proprio felice! 

Questo piccolo scambio di battute mi è sembrato talmente straordinario, non solo in termini di bellezza, ma anche in quanto poco ordinario, che non ho potuto fare a meno di intromettermi per complimentarmi sia con M. che con R. 

Perché, siamo onesti, in quanti riusciamo a gioire della felicità altrui? Ma, soprattutto- e questo credo sia il quesito più importante - in quanti riusciamo a descrivere la nostra vita in termini esclusivamente positivi senza scadere nella lamentela ad ogni costo, senza attaccarci al "sì, sto bene, ma..."

Per questo, mi è risultato inevitabile provare a immaginare una situazione analoga, ma ambientata in Italia. Forse ho generalizzato troppo... ma solo forse

Italia 05/08/2015

Due donne, M. e R. si rivedono dopo tanto tempo. In realtà, ne avrebbero fatto entrambe volentieri a meno. Infatti M., appena ha visto R. da lontano, ha pensato "Oddio! Proprio a questa dovevo incontrare oggi? Quanto la schifo, mamma mia! Tutte le fortune a lei! E io mo' che le racconto? Quest'anno non so' riuscita manco a organizzarmi una scampagnata per ferragosto! Che si possa ceca'!" Ma R. non si ceca, la vede, e le va incontro. 

M.: Ehi, R.! Ma che piacere immenso vederti! Come stai? Ogni tanto mi capita di vedere quello che pubblichi su Facebook. Te la passi proprio bene, eh?

R.: Magari, M.! In verità, sto passando proprio un periodo di merda, anche se, ad essere sincera, la mia vita è sempre stata una schifezza totale. Sto piena di acciacchi, non trovo una pezza di uomo e poi guardami... ho 37 anni e non sono riuscita a organizzare nemmeno una scampagnata per ferragosto! A proposito, tu che fai?

M.: Io?!? Eh, io per ferragosto ho dei programmi eccezionali!

 
 
 

***Set_them_Free***

Post n°488 pubblicato il 05 Agosto 2015 da fragolozza
 

La storia del trentenne che, per salutare gli amici, si è appeso al finestrino del treno in partenza ed è stato travolto e ucciso, purtroppo, mi ha fatto pensare, anche se è irrispettoso, ai Darwin Awards.

Cosa aveva in mente, quali erano le sue intenzioni?... Divertirli? Trattenerli? Mostrare loro, fino alla fine, quanto avrebbe voluto che restassero? 

C'è una citazione talmente famosa che credo ogni fanciulla abbia annotato, almeno una volta, sul proprio diario. "Se ami qualcuno, lascialo libero ". 

Non me n'era mai stato molto chiaro il senso, convinta come sono che l'amore è, in piccola parte, schiavitù e che quindi, se ami qualcuno, lo vuoi per te, allo stesso modo in cui vuoi che lui ti voglia per sé e non c'è nessun tipo di felicità derivante dal doverlo vedere andarsene, libero e altrove e senza di te. 

(Non ho mai nemmeno troppo capito il corollario, quello del "se torna, sarà tuo per sempre; se non torna è perché non lo è stato mai". Francamente, se una persona mi mollasse e se ne andasse , alla ricerca della sua propria libertà, qualora tornasse, io la rispedirei da dove è venuta.) 

Ma la storia del trentenne mi ha insegnato che, se ami qualcuno, lo trattieni, lo implori, magari lo pure minacci, certo, ma solo fin quando è ancora lì con te sul binario. Perché se è già salito sul treno, quel treno che lo porterà lontano, non c'è più niente che tu possa fare per trattenerlo. E se ci provi lo stesso, sono solo cavoli tuoi, perché lui partirà comunque e tu invece finirai "sotto un treno".

 
 
 

***culinária***

Post n°487 pubblicato il 04 Agosto 2015 da fragolozza
 

Avevo all'incirca nove anni, pesavo all'incirca sessanta chili e i miei unici approcci con l'attività sportiva consistevano nella corsa per le scale, la caduta libera e il lancio del peso... il mio. 

Quando la maestra convocò un istruttore di ginnastica per intervallare, una volta a settimana, le lezioni, con una sana attività all'aria aperta, tutta la classe ne fu felice. Tutti... eccetto io.  Perché lo sapevo che sarebbe successo. Non ci voleva il sesto senso per intuire che il binomio Maria Pia/Educazione Fisica sarebbe stato sinonimo di una figura di merda assicurata. 

Non successe subito, almeno questo devo ammetterlo. Finché si trattò di correre e zompettare allegramente, me la cavai bene. Successe il giorno in cui l'istruttore ci obbligò a disporci in cerchio, stese un tappeto al centro del prato e cominciò a chiamarci, a turno, per fare le capriole. Dalla mia, avevo la forma, perché, in teoria, una capriola è una sorta di rotolamento, ed io che ero rotonda, sempre in teoria, avrei dovuto saper arrotolarmi alla grande. Ahimè, la teoria non coincise con la pratica e mi ritrovai a trascorrere cinque minuti buoni, al centro di un cerchio di bambini, con la testa tra le gambe, il sedere per aria e l'istruttore che mi dava botte sulla schiena nel vano tentativo di farmi rotolare.

Ho all'incirca trent'anni (non sono brava ad arrotolarmi, ma ad arrotondarmi l'età sono un talento), peso all'incirca sessanta chili e i miei approcci con l'attività sportiva, sebbene non brillino per qualità e quantità, stanno decisamente migliorando.

Credo che ci si iscriva in palestra fondamentalmente per due motivi: mantenersi in forma e provare a darsi una forma. 

Se poi ti sei trasferita da poco da un'altra parte, ti ci iscrivi soprattutto per socializzare. Se poi ti sei trasferita da poco dall'altra parte del mondo, tipo in Brasile, ti ci iscrivi, sì, per socializzare, ma anche e soprattutto per farti venire il sedere come quello delle brasiliane e per imparare a muovere il sedere come le brasiliane.

E così, da circa un mese, frequento quotidianamente una palestra brasiliana,  faccio zumba brasiliana, ho imparato tante coreografie brasiliane e, pure se il sedere è ancora tristemente italiano, continuo a coltivare malsane fantasie (della serie, io vestita di piume e lustrini che animo le danze del carnevale e mi propongo come nuova eroina dei due mondi).

In generale, quindi, tutto bene. Tutto. Tranne che per lui. Quello che io ho ribattezzato il generale Marshall. Quello che, al confronto, l'istruttore delle elementari, che mi dà le botte sulla schiena per farmi rotolare, diventa un tenero ricordo. 

Ma facciamo un passo indietro. 

La palestra che frequento, come molte altre palestre, offre una vasta gamma di attività. Considerato lo slancio ginnico da cui stranamente sono pervasa, anziché limitarmi a fare solo zumba, nel corso delle scorse settimane ho anche sperimentato lo step e lo spinning. Il fatto che finora non sia rimasta incastrata in nessun attrezzo e non abbia subito altre forme di trauma equivalenti, mi sembra un risultato notevolissimo. 

Ma il rischio l'ho corso. Ed è qui che entra in scena il temibile generale Marshall. 

Lo scorso lunedì ho raggiunto la palestra con l'intenzione di partecipare alla lezione di step, come da programma. L'istruttrice di step è una persona molto simpatica, socievole e alla mano. Ma la sua caratteristica migliore è che è un po' panzerotta. Cioè... La prima volta che l'ho vista, mi sono chiesta come mai fosse un po' cicciotta, sebbene fosse un'istruttrice. Poi la lezione è cominciata ed ho capito. Praticamente questa istruttrice è come un vigile: fischia e muove le braccia per impartire gli ordini e...basta. Ecco perché è panzerotta. Purtroppo, lunedì scorso ho appreso che si è rotta il piede (non so come) e che per un po' di tempo non farà lezione. 

Immaginate dunque il mio sconcerto quando al posto di una biondina rubiconda, ho visto entrare in sala il sosia rinsecchito di Bruce Willis, che, in preda al furore di Die Hard, ha cominciato a disporre sul pavimento tappeti, corde, pneumatici, scale di corda, borsoni imbottiti di sacchi di sale, palloni, pesi ed un inquietante scatolone di legno. Continuate a immaginare il mio sconcerto quando ho scoperto che tutti quegli oggetti, che io avevo pensato puramente decorativi, erano stati in realtà disposti ad arte, nel tentativo di simulare un percorso (di guerra) entro il quale sarei stata costretta a muovermi incessantemente per almeno un'ora.

Il primo campanello d'allarme è cominciato a suonare quando, dopo che per la seconda volta mi era stato imposto l'esercizio del sali e scendi con la stessa gamba sull'inquietante scatolone alto più di mezzo metro, ho proposto al generale Marshall di farmi fermare per dare spazio ad altri che non lo avevano ancora fatto. La risposta mi è stata data in portoghese, ma avevo già così tanto sangue in testa, che mi è arrivata con la voce e l'intonazione di Silvia (alias Antonio, di Antonio e Michele) quando diceva: "Non esiste proprioooo! ".

Il secondo campanello d'allarme è scattato quando ho provato a rallentare il ritmo nell'esercizio dell'entra, esci, salta, con un piede, senza un piede, con due piedi, nella scala di corda adagiata, a mo' di gioco della settimana, sul pavimento. Lo ammetto... Avevo provato a fare la furba, convinta che fosse concentrato a dare direttive a una tipa scamazzata sotto un pneumatico. Ma poi mi ha notata, si è avvicinato e mi ha rintronata a suon di "ràpido, ràpido, ràpido!!! "

Il terzo campanello d'allarme è scattato dopo un'ora abbondante, quando, convinta che avessimo finito, sono stata invitata a sdraiarmi a pancia all'aria e a fare evoluzioni addominali sotto la direzione artistica di un pallone gigante color puffo. Ci ho provato. Ce l'ho messa tutta... Ma stavo davvero morendo e prima che mi si avvicinasse per urlarmi ancora: "Rápido, rápido, rápido!!! ", mi sono rimessa in piedi, gli ho fatto ciao ciao con la manina e sono corsa ad infrattarmi negli spogliatoi, evitando di guardarmi indietro per paura che mi rincorresse per riportarmi in sala. 

Morale della storia: se nasci rotonda, non muori quadrata. Puoi solo diventare un po' più ovale. 

 
 
 

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POETRY

Le cloache di notte somigliano
a fiumi nascosti.
Scommetti che a perdere il cuore
guadagni più spazio?
Sul banco dei pegni
ho impegnato
il mio ombretto di rosa.
Palpebre nude non chiudo
per cogliere il resto
di quello che resta
sul conto in sospeso
dei nostri sospesi.

Le formiche al tramonto ricordano
grani di pepe.
Sai contare al contrario, partendo
da cifre irrisorie?
Sotto l’arco
s’inarca in trionfo
la triade imperfetta.
Me stessa, quell’altra o la stessa
si chiudono a riccio.
Per capriccio
mi cavo d’impiccio.
Mi sento di troppo.

 

 

 

 
 

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