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MALESIA: tra citta`, giungle e isole da sogno

Post n°39 pubblicato il 26 Ottobre 2011 da marci1987
 

Vista la precedente esperienza del blog che ho tenuto l’anno scorso sul meraviglioso viaggio in Australia (sempre su questo sito, al quale ho semplicemente cambiato il nome!), ho capito che non posso fare a meno di parlare dei miei viaggi. Ho deciso quindi di raccontare delle due settimane passate in Malesia prima di volare di nuovo in Australia. Come mi ero ripromessa a marzo, riesco a realizzare ancora una volta il mio desiderio: tornare nella mia adorata Perth e successivamente fare il giro del sud est asiatico. Ormai tutti sanno quanto ci tenessi a tornare a Perth ma questa volta ci andrò nelle vesti di studente, non più backpacker per questioni burocratiche, infatti, il visto vacanza lavoro che ho usato l’anno scorso si può usare una volta sola e ho dovuto  trovare un altro stratagemma per poter riuscire nel mio intento. Che c’entra la Malesia? Per raggiungere l’Australia il volo avrebbe fatto comunque scalo a Kuala Lumpur e data la mia passione per i viaggi mi è venuta la bella idea di dire “già che sarò lì perché non ci resto un po’ di più e mi visito tutta la Malesia?!”. Così, già a giugno ho cominciato ad organizzare voli e date e pian piano il viaggio si stava pianificando:
10 ottobre la partenza!
preparativiHo iniziato a fare lo zaino solo il giorno prima di partire, non pensavo ce l’avrei mai fatta tra una visita e l’altra degli ultimi amici da salutare. Eppure per l’una di notte ho già tutto pronto e addirittura la stanza in ordine. Alle 6 di mattina i miei genitori mi accompagnano all’aeroporto di Bergamo per dare inizio alla prima parte del viaggio: volo Ryanair fino a Londra Stansted da dove, dopo qualche ora, sarebbe partito l’altro volo fino a Kuala Lumpur con AirAsia.
Durante il tragitto in autostrada, tra uno sbadiglio e l’altro, cerco di fare mentalmente una scansione a raggi X dello zaino per ricordare se ho messo dentro tutto, cosa abbastanza inutile dato che anche avessi dimenticato qualcosa non saremmo certo tornati indietro a prenderla! Saluto mamma e papà e con la mia solita calma e tranquillità mi sposto con nonchalance per l’aeroporto tra imbarchi di bagagli e controlli vari. Troppa calma, mancano poche ore alla partenza e non ho ancora realizzato cosa sto per fare. I primi accenni di emozione li ho quando vedo arrivare il mio zaino dal nastro del recupero bagagli:
lo prenderò e lo metterò in spalla
indossando di nuovo –per sole 2 settimane-
i panni di Backpacker,
un nuovo viaggio ha inizio!
Ma soprattutto tornerò a Perth!
Altra emozione quando leggo il tabellone dei voli in partenza e realizzo che il mio è davvero diretto a Kuala Lumpur! Alle 17.25 l’aereo parte, scelgo sempre il posto vicino al finestrino per gustarmi il panorama e visti i prezzi super economici della compagnia, ci manca poco che debba anche io andare fuori a tenere uniti i pezzi dell’ala traballante. Dopo un paio di ore le cortesi e sorridenti hostess asiatiche ci servono la cena e tra le varie scelte decido di immergermi già in Malesia con un piatto tipico: il Nasi Lemak, riso cucinato in latte di cocco e servito con del pollo, acciughe, mezzo uovo sodo e qualche salsa piccante. Iniziano fortissime turbolenze e il comandante fa sospendere il servizio ristorazione e fa sedere anche le hostess che sono visibilmente preoccupate. Non avevo mai avuto paura di volare prima d’ora, arrivo perfino a sudare freddo e far partire il film mentale con tutta la mia vita che scorre davanti: famiglia, amici ecc ecc ecc. I vuoti d'aria spaventosi ci fanno perfino saltare dai sedili per la perdita di quota. Voglio scendere. Sono passate solo un paio di ore dalla partenza e ne ho ancora 12 prima di arrivare a destinazione. Durante il volo non riesco a dormire per la tensione, la scomodità, la presenza di persone al mio fianco e per gli sbuffi della cena che mi si ripropone con quelle capriole allo stomaco.
volonasi lemak
Poi l’aereo finalmente atterra, puntualissimo, alle 13.25 e mi colpisce, oltre alla soffocante umidità, l’insistenza dei tassisti che assalgono i turisti appena usciti disorientati dall’aeroporto. Mi do un paio di minuti per capirmi e per capire dove prendere la navetta che in un’ora e mezza mi porta alla stazione centrale. Stazione molto grande ed organizzata da dove partono metropolitane, treni e bus che collegano più o meno tutta la Malesia. Raggiungo Chinatown, a una sola fermata con la metro, dove ho l’ostello che mi aspetta. Sono ormai le 4 del pomeriggio e voglio solo sistemare i bagagli e buttarmi in un letto un paio di ore. L’ostello è in una buona posizione, in pieno centro, offre gratuitamente colazione e connessione internet e la stanza è da 24 letti, mai visti cosi tanti, che cigolano anche al semplice respiro ma va bene così, ci si fa l’abitudine. Quasi non ricordavo come fosse dormire in ostello con altre persone, e lo capisco quando un ragazzo inglese continua a parlarmi e farmi domande su domande e io invece avrei solo voglia di dormire.  Verso sera  esco per fare un breve giro della zona, è impressionante l'odore che c'è per strada, talmente penetrante che a tratti mi vengono gli sforzi di vomito! Odori di cibo di tutte le etnie che viene cucinato per strada, il sudore della gente, la spazzatura in qualche angolo delle strade con ratti che cercano la loro cena. Passando tra le bancarelle devo pulirmi ogni due minuti gli occhiali per il vapore di unto, fritto e quant’altro. Odori che non se ne vanno, impregnandosi sui vestiti e sulle lenzuola del letto. Ma in fondo tutto questo mi piace, è il bello del viaggiare entrare nella cultura del popolo assaporandone e odorandone il tutto, buono o cattivo che sia.
Attraversare le strade è una vera sfida tra il pedone e l’automobilista che raramente si ferma per farlo passare, non si fanno nessun problema ad investire qualcuno. Semafori ce ne sono ma la gente attraversa quando vuole e ogni tanto si sente qualche clacson, qualche inchiodata e qualcuno che impreca in malese correndo tra un’auto e l’altra. Sono tantissimi anche i motorini che sbucano da tutte le parti e vorrei capire perché tutti, anche con 30 gradi e più, indossano un giubbotto al contrario cioè a coprire solo le braccia tenendo la chiusura sulla schiena.
kuala lumpurkuala lumpur
Mi ci vorrà qualche giorno per liberarmi dall’effetto del jetlag che mi scombussola gli orari della fame e del sonno e mi ritrovo, per esempio, bella pimpante e super affamata all’una di notte. L’indomani, mercoledì, dopo una lunga dormita esco alla scoperta della città. L’umidità è soffocante, mi infilo in ogni centro commerciale, ce ne sono tantissimi, solo per farmi una dose di aria fresca condizionata. È bello tornare a far funzionare il senso dell’orientamento, le mappe non si capiscono molto, troppo poco dettagliate, cerco di muovermi solo seguendo i cartelli, in lingua malese ovviamente ma riconosco qualche parola chiave scritta ritrovo anche sulla cartina e faccio 2 più 2. Ogni tanto mi perdo in qualche via secondaria o scopro di aver fatto semplicemente il giro dell’isolato, ma non c’è nessun problema, ho tutto il tempo che voglio, nessuno mi aspetta. Il mio stomaco non è ancora pronto a ricevere cibo particolare dopo quello che ho mangiato in aereo, provo quindi a fermarmi in una di quelle catene tipo Mc Donald e company ma in realtà scopro di non aver fame e le alette di pollo impanate scendono a fatica. Piccola curiosità: abituata a svuotare il vassoio quando finisco di mangiare nei fast food italiani, quando faccio lo stesso in questo locale, l’omino che sta sistemando i vassoi si scusa più volte per non aver fatto in tempo a prendere il mio dal tavolo; gli dico che non c’è problema, pensavo fosse il cliente a dover svuotare i vassoi!
klklklkl
Passeggio per i vari quartieri, anche quelli dove le case hanno i tetti in lamiera, ragazzini di forse dieci anni girano in tre sul motorino e altri, più piccoli, corrono per le strade inseguendo galli, gatti e ratti. Sullo sfondo si intravedono le imponenti Petronas Towers che voglio però  raggiungere al tramonto per l’atmosfera più affascinante, a parer mio. La fermata della metro per le Petronas è proprio sotto all’enorme centro commerciale costruito all’interno delle torri e impiego mezz’ora solo per capire come uscirne per vedere le torri dall’esterno. Per lavori, fino a dicembre non si può salire al 41esimo piano, dal quale si può vedere tutta la città. Dopo qualche foto alle Petronas in tutto il loro splendore, rientro al centro commerciale nel tentativo di mangiare qualcosa e assaggio dei noodles tipici della zona, che dovrebbero pure essere piccanti ma non sento nulla essendomi fulminata le papille gustative l’anno scorso a Perth mangiando per 5 mesi la piccante cucina coreana dei miei coinquilini. Un’altra ora, non sto scherzando, per cercare di capire come prendere la metro che parte da sotto al centro commerciale e tornare all’ostello.
petronaspetronastramonto
solo donnePer giovedì mattina ho in programma di andare a visitare le Batu Caves, un’area di 3 cave con templi e statue che tutti suggeriscono di visitare. Mi colpisce il fatto originale che il treno abbia le carrozze centrali destinate alle sole donne, l’ingresso degli uomini è vietato. Sono l’unica europea in quella carrozza e mi sento quasi fuori luogo, mi sento osservata e inizio anche a farmi mille ossessioni su quello che è accettato o meno nella loro cultura, della serie “oh no mi sto mangiando le unghie, posso?”, “sto sbadigliando, come funziona dovrò coprirmi la bocca o è vietato?”, “sono in pantaloncini e infradito, sarò troppo indecente?”, alla fine tutte cose che fanno normalmente anche loro, a parte l’indossare canotte: con quelle, sì, credo di aver osato troppo per loro.
monkeyL’attrazione principale delle Batu Caves potrebbero essere le scimmiette dispettose che importunano i pellegrini e turisti impegnati ad affrontare la scalinata di 270 gradini che porta a due delle cave. Mi aggrego anche io alla massa e mi maledico per aver scelto l’ora migliore per fare quella faticosa scalata: le 9 di mattina e ci saranno già 30 gradi minimo. In cima trovo refrigerio nella prima cava, grandissima, con un paio di templi e statue colorate come tipico di questa cultura e non mancano le bancarelle di souvenir. Vorrei visitare la seconda ma l’entrata è costantemente controllata da un gruppo di quelle scimmiette malefiche, preferisco quindi guardarla da lontano e comincio la discesa ritrovandomi ogni tanto alle spalle qualche scimmietta che mi punta silenziosa con quegli occhioni furbi ma faccio finta di niente e proseguo verso la terza cava. Qui fanno pure pagare l’ingresso 15RM (3 euro) per vedere la galleria interna con varie statue, qualche gabbia con dentro uccelli e scimmie (quando nella cava affianco le scimmiette giravano liberamente), uno spettacolo di 10 minuti di danze tipiche fatte da 4 ballerini abbastanza svogliati.
batu cavesbatu scimmiettescimmiette scimmiette sorvegliano l-entratacave
Per tutto il giorno, tra una cava e l’altra, la mia mente era impegnata ad organizzare i luoghi da visitare nei giorni successivi, cosa vedere e cosa sacrificare, come incastrare bene il tutto. Cosi per porre fine ai miei tormenti, tornando all’ostello chiedo ad un’agenzia viaggi di aiutarmi a sbrogliare i miei pensieri contorti e me ne esco dopo una mezzoretta con in mano il voucher per un tour di 3 giorni, tutto compreso, al Parco Taman Negara, la giungla più antica del mondo, dicono. Dopo la giungla mi sposterò a nord ovest per passare qualche giorno sulle isole Perehntian prima che vengano spazzate via dai monsoni, vista la stagione, da li mi sposterò poi sulla costa opposta per andare all’isola di Penang, restarci qualche giorno e infine prendere l’aereo per Kuala Lumpur dove aspetterò in aeroporto il volo fino a Perth.
danze270 scalini con 3 scatole in testa,ce la fara?lezioni di malese
La giornata di venerdì voglio dedicarla alla visita di Melaka, città 2 ore a sud di Kuala Lumpur e dato l’intricata combinazione di trasporti che devo fare, cerco di essere in stazione abbastanza presto per aspettare il treno che dovrebbe partire intorno alle 9. Dico “dovrebbe” perché dopo 15 minuti di ritardo una vocina all’altoparlante annuncia che il treno in questione è in ritardo… ma va? Non me ne ero accorta… Con il treno devo raggiungere la stazione degli autobus a lunga percorrenza dove prendo quello per Melaka guidato da un curioso autista che mangia arachidi, si pulisce con lo stuzzicadenti, con tanto di rutto libero e sputo fuori dal finestrino. Arrivata alla stazione di Melaka devo poi salire su un bus urbano per raggiungere, verso mezzogiorno, il centro città. Come scendo vengo assalita dai simpatici guidatori di rickshaw, le carrozzine a 2-3 posti tirate da questi omini che pedalano allegramente. C’è un caldo fastidioso e mi limito a guardare la zona del mercato e quella ancora più interessante, la Jonker Street Walk, via con centinaia di ristorantini, botteghine e negozietti di tutti i tipi che avrei svuotato volentieri visti i prezzi stracciati.  Per le 18 sono di nuovo sul bus a rifare tutto il complicato percorso per tornare all’ostello e ancora una volta il treno non passa e devo aspettare pazientemente quello dopo.
melakajonker walkrickshaw
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