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ULURU: it's a long bloody way

Post n°33 pubblicato il 25 Febbraio 2011 da marci1987
 
Tag: uluru

Finalmente dopo quasi un anno passato a girarci attorno, è arrivato il momento di andare ad Alice Springs, punto di partenza per le visite a Uluru (Ayers Rock), il famoso monolite sacro agli aborigeni australiani e icona di questo continente.

the ghanHo deciso di raggiungere Alice Springs in treno da Adelaide, volevo provare l’esperienza del treno nonostante quelle 24 ore di viaggio. Ero curiosa di viaggiare sul Ghan, la linea che attraversa da nord a sud (e viceversa) l’Australia in 3 giorni facendo tappa intermedia ad Alice Springs proprio a metà del viaggio. Non so cosa mi aspettassi, non so perché pensassi avesse qualcosa in più rispetto ad un qualsiasi altro treno urbano, forse quella famosa locomotiva rossa in stile antico, forse il fatto di vedere scorrere dal finestrino quell’infinita macchia di nulla polveroso chiamato Outback! 

“It’s a long bloody way” come direbbero qui, una maledetta strada infinita, in mezzo al deserto australiano! Il treno è partito puntuale alle 12.20 e della famosa locomotiva rossa che tutti aspettavamo con ansia pronti a fotografare, neanche l’ombra! La motivazione che ci hanno dato è stata “eh, non sempre usiamo quella, capitano delle volte, come oggi, che usiamo una normalissima locomotiva meno interessante”, dopo esserci scambiati degli sguardi di disapprovazione con gli altri passeggeri, ognuno è andato al proprio posto. Chi poteva permetterselo –tra 500 e 1000euro- aveva  la cabina con un letto vero e proprio, io che sono una semplice backpacker al risparmio, mi sono accontentata, per la cifra di 140euro, dei comuni sedili, leggermente reclinabili. Ho passato le prime due ore 2 ascoltando le conversazioni degli altri e guardando il panorama scorrere dal finestrino: il bellissimo contrasto della sabbia rossa con il verde degli arbusti sparsi qua e là, qualche carcassa di animale, qualche pozza d’acqua a seguito dei forti temporali delle scorse settimane. Nient’altro.

tramonto dal trenothe ghan

Ho poi passato un’ora ascoltando musica nell’ipod e un’altra a leggere un libro. Le successive 20 ore le ho trascorse in full immersion a guardare episodi di Dr. House che avevo salvati sul pc. Dormire? No, non ho dormito neanche un minuto, non riesco a dormire con persone intorno in spazi cosi ristretti come treno, bus , aereo. Sono andata avanti a caffè, me ne sarò fatti 8 in tutto il tragitto e sbocconcellavo qualche snack o panino che mi ero portata per l’occasione. Il pezzo più noioso è stato proprio di notte quando le luci nelle cabine si sono spente per non dar fastidio ai passeggeri che volevano dormire, mi sono quindi spostata nella zona ristorante che resta sempre illuminata, e ho continuato a guardare sola soletta gli episodi al pc. Fuori dal finestrino il buio totale, in treno il silenzio totale, poi finalmente intorno alle 6 è cominciato il via vai dei passeggeri che iniziavano ad andare al ristorante per la colazione.

--diciamo che me la sono un po’ cercata la noia di questo lungo viaggio in treno, avrei potuto benissimo prendere un volo di poche ore per lo stesso prezzo! Ma forse sarebbe stato meno memorabile!--

alice springsIntorno alle 15 il treno è arrivato ad Alice Springs e ho tirato indietro l’ora di 60 minuti. Un caldo soffocante, quello che toglie proprio il fiato, ma a togliere il fiato davvero era quella particolare puzza di sudore aborigeno che si disperdeva per le vie, per la numerosa presenza di questi gruppi di persone noncuranti della propria igiene, seduti ad ogni angolo di strada a bere e urlare chissà cosa. Alice Springs è piccolissima e credo che ci siano più centri commerciali che abitanti stessi. In 20 minuti si visita il centro, non manca la via pedonale dei negozi e sedute per terra alcune donne indigene mostrano i loro dipinti cercando di farli comprare. C’è anche il punto panoramico per vedere tutta la città dall’alto di una collina alta forse 150 metri.

La sera, dopo un rinfrescante tuffo nella piscina dell’ostello, sono andata a dormire presto per recuperare le ore di sonno perse in treno e la mattina successiva l’ho passata rilassata a letto boccheggiando per l’afa aspettando le 13, ora in cui il pullmino della compagnia Groovy Grape passa a prendermi per dare inizio al tour di 6 giorni con visita all’Ayers Rock, The Olgas, Gran Canyon , scendendo verso Adelaide con tappa intermedia a Coober Pedy.

swagArriviamo al campeggio dopo circa 4 ore. Trevor, la nostra affascinante guida (ex istruttore di surf) dai particolari occhi gialli, con il suo incomprensibile accento australiano ci spiega alcune regole per campeggiare sotto le stelle: preparare il campo e sgomberarlo al più presto perché ogni mattina dovremo partire all’alba perdendo meno tempo possibile, arrotolare/srotolare velocemente lo swag , una specie di sacco a pelo in tela cerata per non essere direttamente a contatto con il terreno una volta infilati nel nostro sacco a pelo vero e proprio. Altra regola è prepararsi la sera prima il sandwich per il pranzo del giorno dopo. In quel campo c’è un’invasione di insopportabili formiche rosse, sembriamo quasi danzare mentre ci laviamo i denti in bagno, per cacciare quei maledetti insetti che salgono sulle nostre gambe. Anche la cena intorno al fuoco è tormentata, seduti sugli sgabellini cercando in qualche modo di non mettere i piedi a terra per non entrare in contatto con le formiche. Ci raccontiamo un po’ agli altri, siamo in 13 e il gruppo inizia ad affiatarsi fin da subito.

È abbastanza travagliata la prima notte sotto le stelle e al chiarore della luna piena, la temperatura è perfetta ..fuori dal sacco a pelo, dentro invece è un forno, umido e caldissimo,continuo a cambiare posizione in quei pochi centimetri di sacco a pelo; vorrei dormire senza ma la fuori, oltre ai dingo che ululano in lontananza, ci sono zanzare ovunque che cercano di pungere la più piccola superficie di pelle che riescono a trovare e sono costretta a chiudermi del tutto nel sacco a pelo e a tenere il cuscino sopra la testa per cercare di non sentire quel fastidioso ronzio.

kings canyonkings canyon

tramonto Olgas

Ore 5 Trevor ci sveglia, prima cosa è chiudere lo swag e rimetterlo sul bus, poi possiamo dedicarci alla toiletteria e colazione. Partiamo per raggiungere i Kings Canyon che scaliamo con una faticosa camminata di 3 ore ma ne vale la pena per vedere quei paesaggi mozzafiato con verde vegetazione ai piedi di enormi rocce rossastre a strapiombo. Dopo pranzo , ripartiamo per raggiungere in qualche ora, il nuovo campeggio dove passeremo le due notti successive, a pochi km dal famoso Uluru. Qui fortunatamente niente formiche e niente zanzare! Una volta allestito il campo facciamo una prima visita a Uluru da vicino. ULURUFinalmente quel famoso monolite di cui tutti parlano, cosi sacro agli aborigeni, l’icona d’Australia, era li e pian piano si avvicinava con quel senso di mistero e magia. Era proprio come nelle foto ! Un monolite perfetto,da lontano sembra una superficie liscia e levigata ma una volta che ci si avvicina si scoprono gole, grotte, e solchi creati dalle piogge. Camminiamo lungo la base per circa un’ora durante la quale la guida ci racconta curiosità su Uluru e sulla cultura aborigena. Torniamo al campeggio dove ceniamo godendoci il tramonto con Uluru in lontananza.

ULURUuluru

Anche il secondo giorno abbiamo la sveglia alle 5 per raggiungere oggi Kata Tjuta (The Olgas il nome inglese) a circa 50 km da Uluru, altra imponente formazione rocciosa. Facciamo una camminata di 2 ore sotto il sole cocente e sono solo le 10 di mattina, attraversiamo la Valle dei Venti con panorami spettacolari di tutta la vallata e le rocce attorno. Solito sandwich per placare i morsi della fame e poi visita al cultural centre dove guardiamo un paio di video su come gli aborigeni usano certe piante per cucinare.

 the olgasthe olgas

Ritorniamo al campo per il pomeriggio libero e non vediamo l’ora di farci una doccia rinfrescante dopo la lunga camminata ma scopriamo che in tutta l’area non c’è più acqua corrente che tornerà solo dopo qualche ora. temporale Nel frattempo ci rilassiamo in piscina, c’è chi scrive il suo diario, chi si riposa  e si fanno le 16 ci guardiamo nelle palle degli occhi, ci annoiamo! Niente da fare nei dintorni e ora di cena è ancora lontana! Inoltre c’è un grosso temporale all’orizzonte con bellissimi lampi e ha tutta l’aria di passare proprio da noi. Non c’è un riparo per tutti e 14 quindi alcuni vanno a dormire nella zona lavanderia con i propri sacchi a pelo, altri si accampano sui tavoli (per terra c’è bagnato)  io e altre ragazze ci accampiamo sul bus dove ci eravamo accomodate per guardare un film e far passare il tempo. Altra notte tormentata per la posizione scomodissima sdraiata su un sedile con le gambe stese che attraversano il corridoio e appoggiate al sedile sul lato opposto. Ci si mette anche la pioggia battente sul tetto del bus e non vedo l’ora che arrivino le 4 di mattina, ora in cui dobbiamo svegliarci per andare a vedere l’alba su Uluru. Arriviamo davanti al monolite per le 6 in tempo per prendere i posti migliori prima che altri gruppi di turisti arrivino. Inizia ad albeggiare e tutti pronti a scattare foto allo spettacolo di colori di Uluru illuminato dal sole che sorge. Poi partiamo per un lungo viaggio di 10 ore in direzione di Coober Pedy lasciando l’Australia Centrale per entrare nell’Ausrtalia Settentrionale.

tramonto The olgasalba su uluru

coober pedyCoober Pedy, piccolissima località famosa per le miniere di opale e i dugout, le case dei sotterranee dei minatori, scavate nella roccia per ripararsi dal caldo cocente dell’estate o dal freddo dell’inverno, infatti all’interno delle case si mantiene la temperatura  costante di 22°. Me la aspettavo diversa, più attiva, più viva, invece sembra un paese abbandonato, con tutte queste carcasse di auto arrugginite ai bordi delle strade o nei cortili, lamiere, barili, containers, camion ancora in stile d’epoca sulle montagne di roccia. Sembra il set di qualche film. Arriviamo giusto in tempo per una doccia e alle 19.30 abbiamo un tavolo prenotato nel locale che vanta la “PIZZA MIGLIORE IN AUSTRALIA NEL 2010” … qui a Coober Pedy, paesino in mezzo al deserto c’è la miglior pizza d’Australia? Bah, dubito. Comunque la pizza non era male ma spero ce ne siano di meglio in giro per il continente. Dopo cena tutti al pub del paese con juke box, partite di biliardo, e i caratteristici grezzi operai panciuti e barbuti con l’inseparabile pinta di birra. Intorno alle 2 la maggior parte del gruppo torna all’alloggio, stavolta non si dorme sotto le stelle , ma in un vero e proprio comodo letto in una specie di bunker scavato nella roccia. La guida Trevor, un eterno Peter Pan abbastanza alticcio, si è quasi arrabbiato quando volevamo andare a letto cosi “presto”, voleva che ci divertissimo, ma eravamo stanchi dalle levatacce e dalle camminate e dal viaggio di ore e ore in pullman non vedevamo l’ora di buttarci su quel comodo letto.

best pizzacarcasse

La mattina seguente Trevor ci sveglia alle 8, voleva dormire qualche ora in più dopo la serata al pub e facciamo visita ad una miniera di opali con spiegazione di come si ricavano e visita di riproduzioni di dugout. Di nuovo in marcia per altre circa otto ore di viaggio con pausetta di 15 minuti ogni due ore per sgranchirci le gambe o comprare qualche snack nelle costosissime sperdute roadhouse che si incontravano ogni 300 km (i prezzi sono il triplo rispetto ai comuni centri commerciali della città). Arriviamo poco distante da Port  Augusta dove passiamo la notte in un camping sperduto nel bel mezzo della Flinders Range e passiamo una serata divertente facendo giochi di società dopo cena.

long bloody wayAnche l’ultimo giorno ci svegliamo intorno alle 8 e dopo colazione partiamo per arrivare a Port Adelaide che raggiungiamo in circa 5 ore. Qui ci rifocilliamo con un buonissimo pranzo a buffet di fish and chips e insalate varie: dopo una settimana di soli sandwiches non vedevo l’ora di cambiare dieta! Trevor è visibilmente esausto di tutte queste ore alla guida, la serata al pub, le varie camminate e non vedeva l’ora di tornare a casa quindi per le cinque ci riaccompagna nei rispettivi ostelli ad Adelaide e dopo essere tornati alla civiltà, ci ritroviamo tutti insieme con una cena in centro per i saluti finali e scambio di numeri di telefono e contatti vari.

Prossime destinazioni Melbourne e Tasmania!

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