Melbourne e Tasmania

Post n°34 pubblicato il 07 Marzo 2011 da marci1987
 
Tag: mel tas

Per spostarmi da Adelaide a Melbourne ho preso parte ad un tour di 3 giorni percorrendo la famosa Great Ocean Road, 250 km di strada che costeggia l’oceano. Sarà che forse inizio a sentire la stanchezza di quest’ultimo mese sempre in giro di corsa partecipando a vari tour uno dopo l’altro, sarà che ormai questi tour organizzati li trovo tutti uguali e vedo più o meno gli stessi animali, gli stessi paesaggi, le stesse spiagge, stessa modalità di pranzo al sacco ecc, non ho più lo stimolo e la curiosità di partecipare attivamente e li trovo quasi noiosi, li uso solo come “mezzo di trasporto” da una meta ad un’altra sperando di vedere di tanto in tanto qualcosa che ancora non ho visto in un anno a zonzo per l’Australia. Inoltre inizio anche a non sopportare più queste guide turistiche! Questo Steve era appunto insopportabile, pensavo che quelle incontrate finora fossero esaltate ma in confronto a lui non erano niente! Mi metteva l’ansia sempre iper attivo, agitato, ogni 2 secondi diceva inutilmente “brillant, cool!” e ogni 2 minuti ci chiedeva se avessimo domande dubbi perplessità.

grampiansIl primo giorno è stato, al contrario delle mie aspettative, il più emozionante e adrenalinico di tutto il tour e probabilmente di tutti i tour fatti finora: abbiamo raggiunto il parco nazionale Grampians dove abbiamo fatto un’affascinante camminata, o meglio scalata di 3 ore fino alla cima del monte. Ho “sudato freddo” scalando quei tratti di parete rocciosa e scivolosa cercando di non cadere nel vuoto! Una volta arrivati in cima ci siamo gustati una vista a 360 gradi di tutta la vallata circostante. La sera, dopo un buonissimo barbecue di carni varie e insalate, ho abbandonato tutti e sono andata a letto presto, stanca ancora dalle lunghe camminate del tour precedente nel deserto per vedere Uluru! La mattina del secondo giorno l’abbiamo passata in un minuscolo centro informazioni con foto di antichi personaggi aborigeni e qualche nozione sulla loro cultura. Abbiamo poi raggiunto un piccolo parco che ospitava canguri e koala addormentati ma siccome ho già abbastanza foto di questi animali non sono neanche scesa dal pullmino e ho continuato a leggere il mio libro! Dopo un pranzo in riva al lago, con i soliti WRAPS (affettati e insalata arrotolati in una piadina) siamo ripartiti facendo varie soste lungo il percorso per fotografare la Bay of Martyrs, il London Bridge e il Loch Ard Gorge, particolari rocce in riva all’oceano che si trovano lungo la Great Ocean Road. Infine abbiamo immortalato al calar del sole, le famose formazioni rocciose chiamate 12 Apostoli. Le abbiamo ritrovate anche la mattina seguente con un scenario completamente diverso, immerse nella fredda nebbia mattutina e ci siamo rimessi in marcia per raggiungere l’Otway National Park e fare una breve passeggiata nell’ennesima foresta pluviale.

bay of martyrlondon bridge12 apostoli tramonto12 apostoli nebbia mattutinatramonto

great ocean roadPausa pranzo in riva all’oceano, stranamente con pollo e diverse verdure, variando un po’ dai soliti wraps che ormai mi uscivano dalle orecchie! Poi di nuovo a bordo del bus, sempre con l’oceano alla nostra destra, per fare brevi fermate nelle località turistiche di Lorne e Apollo Bay e arrivare infine nella grande Melbourne che da lontano mi ricordava la mia adorata Perth per la simile posizione dei palazzi. Abbastanza spaesata, come accade solitamente arrivando in una nuova città, ho preso il primo tram che portava alla spiaggia di St. Kilda, a 15 minuti dal centro, dove mi sono registrata nell’ostello che avevo prenotato per 2 notti. La mia stanza puzzava di chiuso e sembrava fossero esplose tutte le valigie delle ragazze che la occupavano: vestiti, scarpe, biancheria, trucchi, piastre, asciugacapelli ovunque per terra. La spiaggia vera e propria di St. Kilda non è un granché e nemmeno l’acqua, questa zona è frequentata più che altro per i numerosi locali e ristoranti uno dopo l’altro. Avevo sentito parlare di un ristorante nelle vicinanze dove il prezzo del pasto lo decide il cliente, così, incuriosita da questa modalità ho chiesto in giro dove trovare questo ristorante e l’ho raggiunto. “Lentils as nothing” si chiama, piccolissimo con 7 tavolini distribuiti lungo la parete, incenso nell’aria, cucina indiana e musica indiana di sottofondo. Una volta che ci si è gustati il piatto (potrebbero farlo più abbondante) si infilano i soldi nella scatola all’uscita del locale, in base a quanto pensiamo possa costare un piatto del genere, sperando comunque che nessuno ti veda per non rischiare di venir giudicato perché hai infilato troppo poco! Dopo uno spettacolare tramonto sull’oceano è possibile avvistare i pinguini vicino al molo che escono dalle proprie tane.

Melbourne da st. kilda beachtramonto st kilda beachpinguino. luce rossa per non accecarlocamera ostello. non e` il mio letto!

hobartAlle 9 di mattina, con un’ora di ritardo, è partito il volo per raggiungere in un’ora la capitale della Tasmania, Hobart. L’atterraggio a è stato il più spettacolare che abbia mai visto e lo rifarei mille volte per lo scenario che si vede dal finestrino! La pista di atterraggio è a pochi metri dal mare e l’aereo si ferma a pochi metri sull’acqua, sospeso per mettersi in posizione e atterrare in pista, è bellissimo vedere dal finestrino appena li fuori come fossimo su una nave, quasi potessimo toccarlo, l’Oceano!

Il bus navetta mi ha portato all’enorme ostello, distribuito su tre piani con un labirinto di corridoi, e sono subito uscita per visitare il centro città che si è rivelato piccolo ma molto carino! Ho passato un paio d’ore al mercato di Salamanca e un altro paio di ore passeggiando per le vie della città. Le temperature in Tasmania si aggiravano intorno ai 10 gradi, decisamente più basse rispetto al resto d’Australia ma ho continuato imperterrita a girare con infradito e magliettina.

paesaggio spettacolareDomenica mattina ho iniziato il tour organizzato che per 5 giorni mi avrebbe fatto girare in lungo e in largo la Tasmania con quell’alternarsi di affascinanti montagne, colline, pianure e spiagge. Hobart si trova nella parte sud-orientale dell’isola, da qui siamo risaliti lungo la costa per raggiungere il Freycinet National Park dove abbiamo fatto un faticoso percorso a piedi di 11 km tra monti e spiagge mozzafiato.paesaggiopaesaggioFreycinet national parkfreycinet - wineglass bayfreycinet - wineglass bayfreycinet percorsofreycinet percorsofreycinet percorsowombat

Il secondo giorno in un paio d’ore di viaggio siamo arrivati alla Bay of Fires dove ci siamo limitati ad una tranquilla passeggiata lungo la spiaggia e relax per altre 2 ore. Dopo aver visitato una cascata nell’ennesima foresta pluviale ci siamo fermati in una fattoria dispersa nelle verdi colline per assaggio di formaggi e abbiamo infine raggiunto Launceston con tempo libero a disposizione per visitare il piccolo centro.

Bay of firesBay of firescolline Launceston

Cataract gorgeLa mattina seguente eravamo diretti verso la costa ovest dell’isola e dopo esserci sgranchiti le gambe visitando la Cataract Gorge, siamo risaliti a bordo del bus diretti alla Cradle Mountain, salendo fino a 900 m sopra il livello del mare. Come siamo arrivati ha iniziato a nevicare: ero così stupita di vedere la neve! Ebbene si, dopo un anno passato sempre sotto il sole australiano, ho finalmente avuto modo di vedere anche la neve australiana! Chi l’avrebbe mai detto!

sulla via del congelamentoEra prevista una scalata sulla cima del monte e non avendo l’equipaggiamento adatto, mi sono vestita a cipolla come consiglia sempre la mamma, due tre magliette, maglioncino e felpa e a coprire il tutto lo spolverino nuovo di zecca comprato al mercato di Salmanca a Hobart. Avessi avuto dei guanti sarebbe stato l’ideale, più salivamo di quota più non mi sentivo le mani, iniziavo già a pensare preoccupata a quei video che si vedono ogni tanto in tv, di superstiti alle scalate sull’Everest, Himalaya o chi per esso, ai quali vengono amputati mani o piedi.

Se qualche riga sopra ho detto che la scalata del Grampians National Park è stata la più emozionante, beh, rettifico e dichiaro che la Cradle Mountain è stata la più emozionante e adrenalinica di tutto l’anno! Il percorso era un crescendo di fatica e avversità meteorologiche e al tempo stesso un crescendo di emozioni! La salita era sempre più ardua, ad un certo punto la parete era verticale e dovevamo aggrapparci ad una catena congelata per aiutarci a salire, faceva freddo, nevicava, non avevo guanti e avrei voluto tenere disperatamente le mani in tasca per scaldarle ma dovevo invece usarle per arrampicarmi, sotto di me il vuoto e specialmente il nulla, non si vedeva niente con quella forte nevicata. Proprio nel momento in cui ho raggiunto con fatica e soddisfazione  la vetta, ha smesso di nevicare e il cielo si è schiarito dandoci la possibilità di goderci quel meraviglioso panorama dall’alto dei mille metri. La discesa è stata più facile, abbiamo fatto un altro percorso sull’altro lato del monte, molto più semplice tra rocce, laghi e paludi dove in quest’ultime ho avuto un piccolo incidente di percorso e ho dovuto, finita la camminata, abbandonare le mie adorate Converse che hanno camminato con me tutti i km percorsi quest’anno in Australia, calpestando varietà di sabbia, roccia, asfalto, acqua, escrementi..

Cradle mtil vuoto e il nullanevelaghipercorsoadorate converse da buttare

I due giorni seguenti li ho trovati abbastanza noiosi: la mattina un altro percorso di due ore attorno al lago ai piedi di Cradle Mountain, sotto un’incessante pioggia fastidiosa e una volta asciugati e riscaldati con un thè caldo siamo saliti a bordo del pullman per raggiungere delle dune di sabbia e arrivare infine a Strahan dove abbiamo passato la notte. L’ultimo giorno abbiamo attraversato di nuovo il parco nazionale per visitare un altro paio di cascate e infine con un lungo viaggio scendendo dai monti e attraversando colline, siamo arrivati a Hobart da dove poi avrei preso un volo per tornare a Melbourne (con un’ora di ritardo, come all’andata).

percorso attorno al lagodune Russell fallgente strana in australia. uomo con alpaca al guinzaglio

Melbourne non mi dispiace ma la trovo troppo grande e dispersiva, con troppe vie principali, troppi negozi che si ripetono e quegli enormi centri commerciali. Anche il mercato di Victoria Queen Market è enorme e ci vogliono delle ore per girare tutte le bancarelle di souvenir, vestiti, frutta e verdura, alimentari. È comunque interessante il contrasto tra palazzi moderni  e quelli “antichi” (solo 200-300 anni).

victoria queen marketpalazzi in federation squareflinder station tramfood and wine festival

Dicono che qui ci siano 4 stagioni in un solo giorno: nel giro di poche può piovere, fare caldo con un sole splendente e poi di nuovo può tornare il freddo e la pioggia. Questo fenomeno l’ho vissuto in Tasmania, a Melbourne invece sono stata fortunata e ho trovato sempre temperature perfette, sopra i 20 gradi, mi sono perfino concessa qualche ora di tintarella e relax sulla spiaggia di Brighton che dista circa mezz’ora di treno dal centro città.

Brighton beachBrighton beach

Stasera mi godrò il concerto di Rihanna qui a Melbourne e domani mattina raggiungerò Canberra con l’ultimo noioso viaggio di nove ore sul pullman Greyhound. Per motivi di tempo, passerò solo una notte nella capitale australiana e andrò finalmente a Sydney dove passerò gli ultimi due giorni di questa avventura australiana, sistemando documenti vari per recupero tasse e perché no, facendo l’ultimo tuffo a Bondi Beach!

australia

 
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ULURU: it's a long bloody way

Post n°33 pubblicato il 25 Febbraio 2011 da marci1987
 
Tag: uluru
Foto di marci1987

Finalmente dopo quasi un anno passato a girarci attorno, è arrivato il momento di andare ad Alice Springs, punto di partenza per le visite a Uluru (Ayers Rock), il famoso monolite sacro agli aborigeni australiani e icona di questo continente.

the ghanHo deciso di raggiungere Alice Springs in treno da Adelaide, volevo provare l’esperienza del treno nonostante quelle 24 ore di viaggio. Ero curiosa di viaggiare sul Ghan, la linea che attraversa da nord a sud (e viceversa) l’Australia in 3 giorni facendo tappa intermedia ad Alice Springs proprio a metà del viaggio. Non so cosa mi aspettassi, non so perché pensassi avesse qualcosa in più rispetto ad un qualsiasi altro treno urbano, forse quella famosa locomotiva rossa in stile antico, forse il fatto di vedere scorrere dal finestrino quell’infinita macchia di nulla polveroso chiamato Outback! 

“It’s a long bloody way” come direbbero qui, una maledetta strada infinita, in mezzo al deserto australiano! Il treno è partito puntuale alle 12.20 e della famosa locomotiva rossa che tutti aspettavamo con ansia pronti a fotografare, neanche l’ombra! La motivazione che ci hanno dato è stata “eh, non sempre usiamo quella, capitano delle volte, come oggi, che usiamo una normalissima locomotiva meno interessante”, dopo esserci scambiati degli sguardi di disapprovazione con gli altri passeggeri, ognuno è andato al proprio posto. Chi poteva permetterselo –tra 500 e 1000euro- aveva  la cabina con un letto vero e proprio, io che sono una semplice backpacker al risparmio, mi sono accontentata, per la cifra di 140euro, dei comuni sedili, leggermente reclinabili. Ho passato le prime due ore 2 ascoltando le conversazioni degli altri e guardando il panorama scorrere dal finestrino: il bellissimo contrasto della sabbia rossa con il verde degli arbusti sparsi qua e là, qualche carcassa di animale, qualche pozza d’acqua a seguito dei forti temporali delle scorse settimane. Nient’altro.

tramonto dal trenothe ghan

Ho poi passato un’ora ascoltando musica nell’ipod e un’altra a leggere un libro. Le successive 20 ore le ho trascorse in full immersion a guardare episodi di Dr. House che avevo salvati sul pc. Dormire? No, non ho dormito neanche un minuto, non riesco a dormire con persone intorno in spazi cosi ristretti come treno, bus , aereo. Sono andata avanti a caffè, me ne sarò fatti 8 in tutto il tragitto e sbocconcellavo qualche snack o panino che mi ero portata per l’occasione. Il pezzo più noioso è stato proprio di notte quando le luci nelle cabine si sono spente per non dar fastidio ai passeggeri che volevano dormire, mi sono quindi spostata nella zona ristorante che resta sempre illuminata, e ho continuato a guardare sola soletta gli episodi al pc. Fuori dal finestrino il buio totale, in treno il silenzio totale, poi finalmente intorno alle 6 è cominciato il via vai dei passeggeri che iniziavano ad andare al ristorante per la colazione.

--diciamo che me la sono un po’ cercata la noia di questo lungo viaggio in treno, avrei potuto benissimo prendere un volo di poche ore per lo stesso prezzo! Ma forse sarebbe stato meno memorabile!--

alice springsIntorno alle 15 il treno è arrivato ad Alice Springs e ho tirato indietro l’ora di 60 minuti. Un caldo soffocante, quello che toglie proprio il fiato, ma a togliere il fiato davvero era quella particolare puzza di sudore aborigeno che si disperdeva per le vie, per la numerosa presenza di questi gruppi di persone noncuranti della propria igiene, seduti ad ogni angolo di strada a bere e urlare chissà cosa. Alice Springs è piccolissima e credo che ci siano più centri commerciali che abitanti stessi. In 20 minuti si visita il centro, non manca la via pedonale dei negozi e sedute per terra alcune donne indigene mostrano i loro dipinti cercando di farli comprare. C’è anche il punto panoramico per vedere tutta la città dall’alto di una collina alta forse 150 metri.

La sera, dopo un rinfrescante tuffo nella piscina dell’ostello, sono andata a dormire presto per recuperare le ore di sonno perse in treno e la mattina successiva l’ho passata rilassata a letto boccheggiando per l’afa aspettando le 13, ora in cui il pullmino della compagnia Groovy Grape passa a prendermi per dare inizio al tour di 6 giorni con visita all’Ayers Rock, The Olgas, Gran Canyon , scendendo verso Adelaide con tappa intermedia a Coober Pedy.

swagArriviamo al campeggio dopo circa 4 ore. Trevor, la nostra affascinante guida (ex istruttore di surf) dai particolari occhi gialli, con il suo incomprensibile accento australiano ci spiega alcune regole per campeggiare sotto le stelle: preparare il campo e sgomberarlo al più presto perché ogni mattina dovremo partire all’alba perdendo meno tempo possibile, arrotolare/srotolare velocemente lo swag , una specie di sacco a pelo in tela cerata per non essere direttamente a contatto con il terreno una volta infilati nel nostro sacco a pelo vero e proprio. Altra regola è prepararsi la sera prima il sandwich per il pranzo del giorno dopo. In quel campo c’è un’invasione di insopportabili formiche rosse, sembriamo quasi danzare mentre ci laviamo i denti in bagno, per cacciare quei maledetti insetti che salgono sulle nostre gambe. Anche la cena intorno al fuoco è tormentata, seduti sugli sgabellini cercando in qualche modo di non mettere i piedi a terra per non entrare in contatto con le formiche. Ci raccontiamo un po’ agli altri, siamo in 13 e il gruppo inizia ad affiatarsi fin da subito.

È abbastanza travagliata la prima notte sotto le stelle e al chiarore della luna piena, la temperatura è perfetta ..fuori dal sacco a pelo, dentro invece è un forno, umido e caldissimo,continuo a cambiare posizione in quei pochi centimetri di sacco a pelo; vorrei dormire senza ma la fuori, oltre ai dingo che ululano in lontananza, ci sono zanzare ovunque che cercano di pungere la più piccola superficie di pelle che riescono a trovare e sono costretta a chiudermi del tutto nel sacco a pelo e a tenere il cuscino sopra la testa per cercare di non sentire quel fastidioso ronzio.

kings canyonkings canyon

tramonto Olgas

Ore 5 Trevor ci sveglia, prima cosa è chiudere lo swag e rimetterlo sul bus, poi possiamo dedicarci alla toiletteria e colazione. Partiamo per raggiungere i Kings Canyon che scaliamo con una faticosa camminata di 3 ore ma ne vale la pena per vedere quei paesaggi mozzafiato con verde vegetazione ai piedi di enormi rocce rossastre a strapiombo. Dopo pranzo , ripartiamo per raggiungere in qualche ora, il nuovo campeggio dove passeremo le due notti successive, a pochi km dal famoso Uluru. Qui fortunatamente niente formiche e niente zanzare! Una volta allestito il campo facciamo una prima visita a Uluru da vicino. ULURUFinalmente quel famoso monolite di cui tutti parlano, cosi sacro agli aborigeni, l’icona d’Australia, era li e pian piano si avvicinava con quel senso di mistero e magia. Era proprio come nelle foto ! Un monolite perfetto,da lontano sembra una superficie liscia e levigata ma una volta che ci si avvicina si scoprono gole, grotte, e solchi creati dalle piogge. Camminiamo lungo la base per circa un’ora durante la quale la guida ci racconta curiosità su Uluru e sulla cultura aborigena. Torniamo al campeggio dove ceniamo godendoci il tramonto con Uluru in lontananza.

ULURUuluru

Anche il secondo giorno abbiamo la sveglia alle 5 per raggiungere oggi Kata Tjuta (The Olgas il nome inglese) a circa 50 km da Uluru, altra imponente formazione rocciosa. Facciamo una camminata di 2 ore sotto il sole cocente e sono solo le 10 di mattina, attraversiamo la Valle dei Venti con panorami spettacolari di tutta la vallata e le rocce attorno. Solito sandwich per placare i morsi della fame e poi visita al cultural centre dove guardiamo un paio di video su come gli aborigeni usano certe piante per cucinare.

 the olgasthe olgas

Ritorniamo al campo per il pomeriggio libero e non vediamo l’ora di farci una doccia rinfrescante dopo la lunga camminata ma scopriamo che in tutta l’area non c’è più acqua corrente che tornerà solo dopo qualche ora. temporale Nel frattempo ci rilassiamo in piscina, c’è chi scrive il suo diario, chi si riposa  e si fanno le 16 ci guardiamo nelle palle degli occhi, ci annoiamo! Niente da fare nei dintorni e ora di cena è ancora lontana! Inoltre c’è un grosso temporale all’orizzonte con bellissimi lampi e ha tutta l’aria di passare proprio da noi. Non c’è un riparo per tutti e 14 quindi alcuni vanno a dormire nella zona lavanderia con i propri sacchi a pelo, altri si accampano sui tavoli (per terra c’è bagnato)  io e altre ragazze ci accampiamo sul bus dove ci eravamo accomodate per guardare un film e far passare il tempo. Altra notte tormentata per la posizione scomodissima sdraiata su un sedile con le gambe stese che attraversano il corridoio e appoggiate al sedile sul lato opposto. Ci si mette anche la pioggia battente sul tetto del bus e non vedo l’ora che arrivino le 4 di mattina, ora in cui dobbiamo svegliarci per andare a vedere l’alba su Uluru. Arriviamo davanti al monolite per le 6 in tempo per prendere i posti migliori prima che altri gruppi di turisti arrivino. Inizia ad albeggiare e tutti pronti a scattare foto allo spettacolo di colori di Uluru illuminato dal sole che sorge. Poi partiamo per un lungo viaggio di 10 ore in direzione di Coober Pedy lasciando l’Australia Centrale per entrare nell’Ausrtalia Settentrionale.

tramonto The olgasalba su uluru

coober pedyCoober Pedy, piccolissima località famosa per le miniere di opale e i dugout, le case dei sotterranee dei minatori, scavate nella roccia per ripararsi dal caldo cocente dell’estate o dal freddo dell’inverno, infatti all’interno delle case si mantiene la temperatura  costante di 22°. Me la aspettavo diversa, più attiva, più viva, invece sembra un paese abbandonato, con tutte queste carcasse di auto arrugginite ai bordi delle strade o nei cortili, lamiere, barili, containers, camion ancora in stile d’epoca sulle montagne di roccia. Sembra il set di qualche film. Arriviamo giusto in tempo per una doccia e alle 19.30 abbiamo un tavolo prenotato nel locale che vanta la “PIZZA MIGLIORE IN AUSTRALIA NEL 2010” … qui a Coober Pedy, paesino in mezzo al deserto c’è la miglior pizza d’Australia? Bah, dubito. Comunque la pizza non era male ma spero ce ne siano di meglio in giro per il continente. Dopo cena tutti al pub del paese con juke box, partite di biliardo, e i caratteristici grezzi operai panciuti e barbuti con l’inseparabile pinta di birra. Intorno alle 2 la maggior parte del gruppo torna all’alloggio, stavolta non si dorme sotto le stelle , ma in un vero e proprio comodo letto in una specie di bunker scavato nella roccia. La guida Trevor, un eterno Peter Pan abbastanza alticcio, si è quasi arrabbiato quando volevamo andare a letto cosi “presto”, voleva che ci divertissimo, ma eravamo stanchi dalle levatacce e dalle camminate e dal viaggio di ore e ore in pullman non vedevamo l’ora di buttarci su quel comodo letto.

best pizzacarcasse

La mattina seguente Trevor ci sveglia alle 8, voleva dormire qualche ora in più dopo la serata al pub e facciamo visita ad una miniera di opali con spiegazione di come si ricavano e visita di riproduzioni di dugout. Di nuovo in marcia per altre circa otto ore di viaggio con pausetta di 15 minuti ogni due ore per sgranchirci le gambe o comprare qualche snack nelle costosissime sperdute roadhouse che si incontravano ogni 300 km (i prezzi sono il triplo rispetto ai comuni centri commerciali della città). Arriviamo poco distante da Port  Augusta dove passiamo la notte in un camping sperduto nel bel mezzo della Flinders Range e passiamo una serata divertente facendo giochi di società dopo cena.

long bloody wayAnche l’ultimo giorno ci svegliamo intorno alle 8 e dopo colazione partiamo per arrivare a Port Adelaide che raggiungiamo in circa 5 ore. Qui ci rifocilliamo con un buonissimo pranzo a buffet di fish and chips e insalate varie: dopo una settimana di soli sandwiches non vedevo l’ora di cambiare dieta! Trevor è visibilmente esausto di tutte queste ore alla guida, la serata al pub, le varie camminate e non vedeva l’ora di tornare a casa quindi per le cinque ci riaccompagna nei rispettivi ostelli ad Adelaide e dopo essere tornati alla civiltà, ci ritroviamo tutti insieme con una cena in centro per i saluti finali e scambio di numeri di telefono e contatti vari.

Prossime destinazioni Melbourne e Tasmania!

 
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Adelaide e Kangaroo Island

Post n°32 pubblicato il 12 Febbraio 2011 da marci1987
 
Tag: adl
Foto di marci1987

L’aereo atterra ad Adelaide alle 21.30 ora locale e scopro che qui il fuso orario è 2 ore e mezza avanti rispetto a Perth. Dopo circa un’ora, tra recupero bagagli e trasferta dallaeroporto alla città con la navetta, raggiungo l’ostello dove non vedo semplicemente l’ora di buttarmi a letto, perché stanca del volo e provata delle emozioni per l’aver lasciato Perth e gli amici. Trovo la porta d’ingresso chiusa: la reception chiudeva alle 22 ma fortunatamente trovo un ragazzo italiano che alloggiava proprio all’ostello e dopo essere entrato per parlare con i responsabili anche fuori l’orario d’ufficio, riesco finalmente ad entrare! La mattina successiva devo lasciare l’ostello entro le 10, avevo prenotato solo una notte e con la fortuna che ho, l’ostello è al completo. Passo mezz’ora a telefonare a tutti gli ostelli della zona e tutti sono al completo. Finalmente ne trovo uno che ha un letto per me e lo raggiungo in 10 minuti di “passeggiata” con 20 kg di zaino sulle spalle! Ostello piccolo, dimensioni di una qualsiasi casa privata, 2 bagni, 4 docce,  10 stanze minuscole con 3 letti a castello ciascuno. Non ci sono finestre! “va bene, tanto starò qui solo un paio di giorni e poi vado ad Alice Springs” dico tra me e me.

Come non detto, sabato sera, 12 ore prima della partenza, ricevo una telefonata in cui mi si avvisa che il treno per Alice Springs è stato cancellato per allagamenti (il disastroso ciclone che ha colpito il Queensland nei giorni scorsi, probabilmente ha avuto leggere ripercussioni anche nel centro Ausrtalia dove sono diretta). NO WAY!!! Come direbbero qui in questi casi, che potremmo tradurre con un “Cooosa? Assolutamente NO!! Ho tutto organizzato e prenotato per i prossimi 10 giorni e devo riorganizzare di nuovo? “.

Non ho altra soluzione che restare ad Adelaide un’altra settimana, aspettando che il treno torni al suo regolare orario, non prima di domenica! Per comodità, non volevo cercare altri ostelli e raggiungerli con il peso dello zaino, estendo anche il mio soggiorno in quella scatola di ostello, dove comunque le ragazze della reception si sono rivelate molto amichevoli e disponibili.

Adelaide, zona pedonaleAdelaide, barchette sul fiumeAdelaide, Rymill ParkGlenelg beach

 Avevo previsto di stare ad Adelaide solo pochi giorni ma costretta a passarne 10 devo dire che li ho trovati decisamente troppi, avrei preferito passarli a Melbourne che mi sembra più interessante.. anche se non l’ho ancora vista! Adelaide non mi attirava fin dall’inizio, una di quelle sensazioni “a pelle”. Non è che ci sia molto da vedere, in tre-quattro giorni si può visitare il centro città, passare una giornata alla spiaggia di Glenelg raggiungibile con mezz’ora di tram, passare una giornata ad Hahndorf, paese in stile tedesco, fare un salto al Mt. Lofty per avere una visione d’insieme dall’alto della città e delle colline circostanti.

Due cose mi hanno colpito: a differenza del sistema stradale di Perth, le strade non sono più a senso unico e devo riabituarmi a guardare a destra e sinistra prima di attraversare, non più solo a destra! La seconda cosa che mi ha colpito è il forte numero di "negozi per adulti" che si trovano lungo Hindley Street, la via che porta alla Rundle Mall, lunga zona pedonale con centri commerciali, locali e negozi vari.

Ad Adelaide mi stavo annoiando un po’ troppo nell’attesa che arrivasse domenica 13 (giorno previsto per la partenza del treno verso Alice Springs) quindi, per cambiare aria, ho deciso di passare due giorni a Kangaroo Island, isola poco distante dalla costa, che prende il nome dall’elevato numero di canguri presenti. Il tour si è rivelato molto interessante e credo, finora, il più intenso tra tutti quelli che ho fatto!

cangurinoIl pullmino della compagnia che ha organizzato il tour è passato a prendermi in ostello alle 6.30, a bordo c’erano altri 5 giovani backpackers ancora mezzi addormentati, a parte una ragazza inglese che non ha smesso un attimo di parlare fino a tarda sera, fortunatamente si è seduta davanti, al fianco della nostra guida Simon, tartassando solo lui. Attraversando la Flinders Range, catena montuosa del South Australia, abbiamo raggiunto in un paio d’ore il punto di partenza del traghetto che in 45 minuti di lenta traversata, ci ha portati sull’isola. 

leoni marinileoni e foche

spiaggia remotaPrima tappa è stata una piccola fabbrica di prodotti derivati dall’olio di eucalipto, quel particolare profumo di cui mi innamorai la prima volta che lo sentii durante la visita alle Blue Mountains, vicino a Sydney. Dopo un veloce pranzo, come al solito a base di verdura e affettati arrotolati in una piadina, abbiamo raggiunto Seal Bay dove abbiamo potuto vedere da vicino, accompagnati dalla guida del parco nazionale, una colonia di leoni marini e foche. Di nuovo a bordo del mini bus per attraversare l’isola e andare al nord, completamente sul lato opposto, per rilassarci un paio d’ore su una spiaggia remota e fare qualche immersione immortalando il mondo marino, gran poco in confronto alla varietà di pesci e stelle marine che si incontrano ad Exmouth o sulla barriera corallina di Cairns! mantaDopo un barbeque in riva al mare, sono le 18 , siamo scesi di nuovo nella parte meridionale dell’isola per raggiungere Little Sahara, deserto di dune dove, con uno spettacolare tramonto alle nostre spalle, abbiamo passato più di un’ora di puro divertimento lanciandoci giù dalla cima delle dune, seduti/sdraiati/in piedi su delle apposite tavole, attività chiamata Sandboarding. Intorno alle nove siamo ripartiti per raggiungere la poco distante Vivonne Bay dove speravamo di avvistare qualche pinguino ma senza successo. La stanchezza della giornata stava iniziando a farsi sentire e siamo risaliti verso il centro dell’isola per raggiungere il nostro alloggio dove non vedevamo l’ora di fare una bella doccia rinfrescante e dormire. Arrivati a destinazione abbiamo però scoperto che per qualche incomprensione con la signora della reception, le nostre stanze sono state date ad un altro gruppo e l’alloggio era al completo, abbiamo perciò dovuto attraversare nuovamente l’isola per raggiungere il lato ovest dove si trovava un'altra sistemazione con camere disponibili. Il bus era in riserva e saremmo sicuramente rimasti a piedi nel bel mezzo di qualche strada solitaria, Simon la guida ha quindi deciso di svegliare il proprietario di un piccolo distributore di benzina per fare un po’ di rifornimento d’urgenza. La giornata si è conclusa con l’arrivo al cottage intorno alle 23, avvistando lungo la corsa (cercando di evitarli più che altro) qualche canguro, wallaby e opossum.

marcy sandboardingrainbow

Notte abbastanza sofferta, il sacco a pelo che teneva  troppo caldo, l’improvvisa pioggia battente sul tetto del cottage ma specialmente, mi sentivo osservata, sentivo quelle zampette e quegli squittii troppo vicini al mio letto, c’era qualche topo nella stanza e forse sul mio letto! La giornata successiva è stata uggiosa e fredda, ho dovuto indossare perfino la felpa, a cui non sono abituata! Siamo partiti per raggiungere un parco nazionale dove abbiamo fatto qualche scatto alle Remarkable Rocks, all’Admiral’s Arch (rocce dalla forma particolare creata dall’erosione di venti e corrente del mare)e ad un’altra colonia di leoni marini. Pranzo passato in una zona dove era possibile avvicinare altri marsupiali e pappagalli vari, poi, di nuovo in marcia per raggiungere un’altra area del parco per fare una camminata di circa un’ora e mezza alla ricerca di altri animali, abitanti dell’isola. Per concludere, alle 17.30 il traghetto è salpato per riportarci sulla “terra ferma, cullati dalle onde del mare mosso.

Remarkable RockAdmiral's Archwallabykoalaaltra spiaggia remotacanguri

Prossima tappa: il cuore d'Australia, Alice Springs!

 

 
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Partenze tra lacrime e cicloni

Post n°31 pubblicato il 05 Febbraio 2011 da marci1987
 
Foto di marci1987

Weekend di svenTOURe

La sera prima di partire per il tour sono venuta a sapere che per i seguenti 3 giorni era in arrivo Bianca, simpatico ciclone tropicale che avrebbe colpito Perth e la zona a sud, ovviamente quella in cui ero diretta.

Partenza sabato mattina, intorno alle 7 passa a prendermi il pullmino della compagnia che ci porterà in giro per il south west del Western Australia per l’intero weekend. La guida è un giovane ragazzo super esaltato che ad ogni frase usa quel fastidioso “hey mate” (hey amico/ compare) tipico degli australiani. Passiamo a raccogliere altri backpackers e intorno alle 7.30 si parte per dare inizio al tour. Come attraversiamo le vie di Perth, che ero solita percorre quotidianamente, mi si forma un nodo alla gola, i luoghi in cui ho vissuto ogni giorno per 5 mesi si allontanano pian piano e si fanno sempre più piccoli alle spalle del bus. Inizio a piangere ma cerco di trattenere le lacrime anche so che qualcuno dei 20 nuovi compagni di viaggio si accorge che ho qualcosa che non va però fa finta di niente. Mai avrei immaginato che mi sarei sentita così, pensavo di godermi il tour, vedere nuovi posti, conoscere altre persone, invece improvvisamente mi trovo in lacrime perché sto lasciando Perth.

Non ero per niente dell’umore adatto per stare con altre persone eccitate che non vedevano l’ora di fare quel tour, in quel momento mi sentivo ..costretta, direi, mi stavo sforzando di stare seduta su un bus con altri turisti a guardarsi intorno con aria stupita e meravigliata scattando foto a destra e a manca. Volevo essere altrove.

Busselton jettyLa prima tappa è Busselton e il famoso molo, lungo circa 2 km, il più lungo di tutto l’emisfero australe. Peccato che lo troviamo chiuso per manutenzione e possiamo percorrere solo i primi 300 metri. Giornata nuvolosa e calda, con sole che ogni tanto fa capolino tra le nuvole che raddoppiano a vista a d’occhio e un gran vento si sta alzando, il ciclone Bianca è là da qualche parte in arrivo sulla costa. Riprendiamo il viaggio per fare sosta alla Ngilgi Cave, cava sotterranea con stalagmiti e stalattiti. Dopo aver girato nei percorsi sotterranei ed esserci goduti anche il fresco sotterraneo, risaliamo in superficie per il pranzo sotto il sole, a base di verdura e affettati arrotolati in una specie di piadina, tipico di questi tour organizzati.

Ed ecco il momento che in genere non sopporto... ma oggi più che mai: uno alla volta presentarsi agli altri come fossimo in un circolo di alcolisti anonimi spiegando in due parole chi sei, da dove vieni, dove vai, perchè ecc. Stavo ancora trattenendo le lacrime da quando sono partita, occhi gonfi e faccia rossa, non ero un bel vedere in quel momento. Ascolto tutte quelle esperienze di viaggio, quasi tutti sono arrivati qui da poco tempo, io in confronto sono una veterana! “sono in vacanza in Australia per 3 settimane poi torno in Corea” , “sono qui con il mio ragazzo, cerchiamo di visitare il più possibile in 3 mesi, siamo appena arrivati” , “inizierò l’università a Brisbane tra pochi giorni e prima voglio farmi una vacanza in giro per l’Australia”. Prima di me ci sono ancora due persone, è quasi il mio turno quindi asciugo le lacrime e cerco di trovare la voce, poi comincio “sono Marcella, vengo dall’Italia…..Sono in Australia da ormai 10 mesi visitandola quasi tutta..…” e all’improvviso mi interrompo qualche secondo, la mia voce si spezza, prendo fiato e cerco di riprendere la frase“…gli ultimi 5 li ho passati a Perth…” altra pausa per trattenere il pianto che sento che sta per sfuggirmi di mano “…e ora riprendo il viaggio che è quasi concluso” e lascio andare le lacrime. Si aggiunge la mazzata finale quando una dei partecipanti dice come a concludere la mia frase “e non vuoi tornare a casa, vero?”. Tutti mi guardano con tenerezza e compassione, poi cercano di andare avanti con le loro presentazioni, io ormai sono catapultata in un altro mondo cercando solo di trattenere lacrime di ricompormi ma continuerò a versarne ancora per qualche ora.

Il viaggio continua, meta successiva è Margaret River dove abbiamo giusto 20 minuti per visitarla, il tempo di percorrere quell’unica via del paese alla ricerca di una toilette o di una caffetteria e poi si riparte per andare in una delle tante cantine della zona a fare assaggio di vini e a seguire, visita ad una fabbrica di cioccolato. Arriviamo infine ad Augusta, dove l’Oceano Indiano incontra l’Antartico ma ovviamente non abbiamo la possibilità di vedere perché inizia a diluviare e si alza un vento fortissimo. Passiamo la notte nell’ostello convenzionato, fa freddissimo e nel trolley, prestatomi gentilmente da Francesca e Marco per quei 3 giorni di tour, non ho nient’altro che pantaloncini e canotte!  Non avevo pensato alle probabilità di trovare freddo.

"albero chiuso per ciclone"Domenica mattina partiamo presto, con il freddo e sotto una pioggia battente, per raggiungere il Bicentennial Tree, l’albero più alto nel Western Australia, con possibilità di scalarlo grazie a delle scalette che arrivano fino in cima. Sempre per continuare il giro della ruota della sfortuna, l’albero non si può scalare per motivi di sicurezza visto che c’è sempre il ciclone Bianca in agguato, quindi ci limitiamo a scattare qualche foto ..stando con i piedi per terra. Per gli stessi motivi di cui sopra salta pure la visita nella Valle dei Giganti con la Tree Top Walk, foresta tropicale con alberi enormi appunto, dove è possibile passeggiare su passerelle sospese a 40 metri d’altezza. Il tour prosegue e ci fermiamo altri 20 minuti a vedere la Green Pool, piccola spiaggia riparata dal mare da una barriera di rocce ed infine l’Elephant Rock, formazione di enormi rocce in riva al mare la cui forma ricorda un gruppo di elefanti. Sempre sotto la pioggia arriviamo ad Albany dove passiamo la notte in ostello e ceniamo con quintalate di spaghetti alla bolognese che di bolognese mi ricorda ben poco: broccoli, peperoni carote verdure varie, un vasetto intero di aglio tritato, vari tipi di formaggio dal gusto indefinito, salsa barbeque, ketchup, mostarda

Green PoolElephant Rock

Lunedì mattina partenza intorno alle 7 per tornare a Walpole, nella Valle dei Giganti che oggi è possibile visitare, a quanto pare Bianca ha deciso di lasciarci in pace e tornarsene da dove è venuta senza fare troppi danni , quindi la guida decide di farci godere questa passeggiata di 10 minuti sospesi nel vuoto sotto una fredda pioggerellina. Pranziamo sotto un gazebo in un parco di un paesino sperduto,  ma fa troppo freddo, quasi passa la voglia di mangiare e non vediamo l’ora di ripararci nel caldo pullmino e ripartire in direzione di Perth che raggiungiamo dopo circa 4 ore.

Tree top walkValle dei Giganti

Tour della Wave Rock.

Martedi mattina ho in programma un altro tour giornaliero che parte da Perth per arrivare a Hyden, 400km a est, dove si trova questa formazione rocciosa a forma di onda, lunga una ventina di metri e alta 15.

YorkPartenza ore 8 dal centro di Perth –no, stavolta non piango alla partenza!- io e altre 50 persone, quasi tutti di mezza età, saliamo sull’enorme pullman con i sedili super larghi e con copertura morbidosa come un peluche, per rendere il viaggio più confortevole. L’autista nonché la nostra guida, è un signore abbastanza fuso di testa, racconta racconta e ride da solo alle proprie battute, nessuno gli da corda, siamo tutti troppo annoiati dal viaggio attraverso le desolate campagne del western australia. Dopo due ore facciamo una prima sosta di 20 minuti nella cittadina di York, la più antica città dell’Ausrtalia occidentale che conserva ancora gli edifici d’epoca. Dopo altre 2 ore di viaggio nel noioso nulla australiano ci sgranchiamo le gambe al Cimitero dei Cani, in un paesino sperduto dove danno molta importanza ai cani per pascolare le pecore. Ripartiamo e sotto il sole cocente dell’una di pomeriggio arriviamo all’Hippo’s Yawn, roccia che come dice il nome, ricorda lo sbadiglio di un ippopotamo. Dopo un paio di fotografie arriviamo finalmente all’attrazione principale di questo tour giornaliero, la Wave Rock. Nient’altro che un’enorme roccia la cui forma ricorda un onda alla quale dedichiamo 30 minuti per qualche foto e per salire sulla cima accompagnati da infinite fastidiose mosche che non si staccavano di dosso.

il nullaTanti mi avevano sconsigliato la visita a questa roccia perché un lungo viaggio noioso per vedere quest’onda. Sinceramente confermo quello che mi è stato detto, non è niente di speciale ma forse volevo rendermene conto lo stesso. (Ricordo che anche di Bundaberg, prima che ci andassi a maggio, non mi avevano parlato bene e ovviamente me ne sono resa conto una volta arrivata là) L’unica cosa della giornata che mi ha entusiasmato è stato il ricco pranzo a buffet compreso nel tour, con pasta fredda, insalate, affettati, carni varie e frutta. Ci siamo rimpinzati per bene e poi di nuovo a bordo in direzione Perth che avremmo raggiunto dopo 5 lunghe ore di viaggio.

 

cimitero dei canisbadiglio dell'ippopotamoWave Rock

Non mi piace molto partecipare ai tour organizzati, costosi, sbrigativi, 2 minuti per "pausa pipì", 20 minuti per vedere questo , altri 20 minuti per vedere quell’altro; è più il tempo che si passa sul pullman che quello per visitare le attrazioni a cui eravamo interessati! Purtroppo viaggiando da sola certe volte sono costretta a partecipare a questi tour con persone esperte del luogo, per evitare il costoso noleggio di un auto, il rischio di prendere qualche multa, di perdersi o restare a piedi in mezzo al nulla (l’esperienza vissuta a Cairns mi è bastata! http://blog.libero.it/2010australia/9047856.html).

Che non volevo lasciare Perth si era già capito?

Mercoledì 2 febbraio,  ultimo giorno a Perth, sveglia presto per preparare le ultime cose e poi in giro per la città a salutare gli amici. Sono fin troppo tranquilla e rilassata, ancora non mi rendo conto che sono le ultime ore, si chiacchiera come al solito ma come arriva il momento dei saluti finali BOOM una sensazione di nausea pazzesca mi prende lo stomaco, come mi succede di solito in momenti d'agitazione come questi.

Saluto Hana, baci e abbracci e ci si rivedrà a marzo quando verrà in Italia a trovarmi! siamo in strada e dopo i saluti devo aspettare il verde del semaforo per andare dall’altra parte. Il verde arriva e resto lì a fissarlo, diventa rosso di nuovo, Hana mi guarda con visibile commozione e resta in silenzio. L’omino del semaforo diventa verde nuovamente, i passanti attraversano e io ferma immobile, omino rosso di nuovo. Do un’occhiata ad Hana e di nuovo al semaforo, niente, incrocio le braccia e scendono le lacrime “non voglio andare”. Ci vorranno dieci minuti prima che mi decida a fare quella difficile “traversata” sull’altro lato della strada.

Passa il tempo e pian piano mi riprendo, prossima tappa è il nuovo negozio per salutare Priscilla ed ecco quell’agitazione allo stomaco: non voglio salutarla, non ho il coraggio, quindi parliamo un po’ e le dico che sarei ripassata più tardi per i saluti finali, prendo tempo. Porto il mio big zaino alla gelateria dove Tino sarebbe passato a prendermi in un paio d’ore per accompagnarmi in aeroporto. Chiacchiero con Francesca e poi passo di nuovo da Priscilla in compagnia di Antonio, purtroppo è arrivato davvero il momento di salutarla. Vado con lui poi a mangiare un boccone che va giù a fatica per il nervoso, l’agitazione, la tristezza. Infine si torna in gelateria e si passa ai saluti: Emily, Matteo, Marco, Francesca, Antonio. Vorrei stare ancora li con loro, vorrei perdere quel volo per Adelaide.

Tino e Rosy sono stati carinissimi ad accompagnarmi in aeroporto, dopo i saluti faccio il check-in e mi trovo lì in quella grande sala d’attesa, da sola. Realizzo che dopo tanti mesi passati in compagnia di amici, ora torno di nuovo sola, io e il mio big zaino. Scoppio in un pianto ininterrotto che cerco di contenere per non attirare troppo l’attenzione delle altre persone e continuo a dirmi che non voglio prendere quel volo. Inoltre la partenza viene posticipata di mezz’ora per problemi al motore! Chi ha voglia di salire su un aereo che è appena stato riparato?!

 

BASTA. Ho versato troppe lacrime per questa separazione, è ora di voltare pagina, sono rimasta ferma troppo a lungo alla pagina 317 del mio romanzo. Il racconto non è ancora finito, ho ancora un mese davanti a me da godermi e da raccontare, un sacco di luoghi, persone, esperienze. Fa parte del “gioco” incontrare persone alle quali ci si affeziona e ad un certo punto doverle lasciare per continuare il cammino. L’importante è il mantenere vive queste nuove amicizie e continuare a tenersi in contatto anche a distanza, prima o poi ci si ritroverà!! Il mio viaggio riprende.

Anto e Prisci !!!!Francesca !!!Emily, Matteo, Marcy, FraHana !!

 
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arrivederci Perth

Post n°30 pubblicato il 31 Gennaio 2011 da marci1987

29.01.11

È da settimane che cerco di buttar giù qualche riga per raccontare di questi 5 mesi a Perth prima di rimettermi in viaggio ma probabilmente il mio inconscio non vuole che io parta e cerca quindi di bloccarmi i pensieri da scrivere sul blog. Semplicemente resto ferma a fissare la pagina bianca e va a finire che mi perdo a fare dell’altro, come se volessi prendere tempo. Il più delle volte mi perdo guardare nel vuoto pensando al nulla, oppure tutto ad un tratto mi si presentano davanti mille immagini, come un filmato, di tutti gli episodi vissuti qui a Perth, tutte le meravigliose persone che ho conosciuto, le nuove amicizie, le scene di vita quotidiana.

gelatoE mi fermo a pensare ad un bivio: chissà dove sarei ora se in quella fredda mattina di luglio non avessi conosciuto Matteo nell’ostello di Coral Bay, infatti se non avessimo mantenuto i rapporti anche dopo che le nostre strade si sono divise non mi avrebbe consigliato di provare a cercare lavoro in quella famosa gelateria ,  perché sapeva di un ragazzo che stava per andare via lasciando quindi la posizione vacante. Dove starei lavorando se quella mattina di settembre non mi fossi presentata alla gelateria a chiedere se avessero bisogno di personale, o ancora, se quella mattina non ci fosse stato Antonio a lavorare quando mi sono presentata in cerca di lavoro. Avrei fatto lo stesso quella piacevole chiacchierata scoprendo inoltre era lui il ragazzo che stava per rientrare in Italia per qualche mese e sarebbe servito qualcuno a coprire il suo posto in negozio. E se il buon boss non mi avesse preso a lavorare in negozio avrei conosciuto  fantastici colleghi come Francesca e Marco, Matteo e tutti gli altri? E se non avessi lavorato nello stesso turno di Priscilla, mi sarei affezionata cosi tanto a qualcun altro come a lei? E se poi Antonio non fosse rientrato a fine dicembre dalla vacanza in Italia, non avrei avuto modo di conoscere meglio lui e Priscilla e stringere un bellissimo legame con quella splendida coppia, sempre disponibile ad aiutarmi in ogni situazione! Così come Francesca e Marco, che purtroppo ho iniziato a conoscere troppo tardi e proprio sul più bello che ci stavamo conoscendo le nostre strade si dividono.

 E se poi in agosto non avessi deciso di fermarmi a Geraldton a fare l’esperienza in fattoria non avrei conosciuto Hana, con la quale è nata una grande amicizia al punto di decidere di andare insieme a Perth, condividendo non solo l’appartamento per ben 5 mesi ma specialmente le emozioni di ogni giorno, momenti di gioia, momenti di rabbia, i pianti, le delusioni, le soddisfazioni … Ci ritroveremo comunque, Hana verrà infatti in Italia a trovarmi a fine marzo durante il suo viaggio in giro per l'Europa!

Mi sono innamorata di Perth, mi piace la città, lo stile di vita, il lavoro, il clima, le  persone che ho conosciuto, i nuovi amici: persone davvero stupende, che hanno dimostrato più volte che a me ci tengono e per questo mi dispiace lasciarle, ok ci si sentirà via facebook, skype o qualche altra tecnologia, ma il bello ovviamente era viverci assieme, lavorarci ogni giorno, conoscendo un po’ le storie di tutti. Sono stati 5 mesi fantastici, indimenticabili e vorrei davvero restare qui ancora per godermi tutto questo più a lungo ma è tempo di ripartire, il mio viaggio non è ancora finito e la data del rientro in Italia è sempre più vicina. Un po’ mi pento di non aver pensato in tempo all’estensione del visto "Working Holiday "che permette di poter restare un altro anno ma ne sono certa, tornerò qui a Perth, mi serve solo una pausa in patria per riordinare le idee ed organizzarmi e poi tornerò con qualche altro tipo di visto.

Ultimi aggiornamenti ..

crema e pandoro.. crollanteRitorno alle origini. Io e gli altri coinquilini dell'appartamento abbiamo ricevuto, a inizio mese, l’avviso di lasciare la casa entro il 24 gennaio perché sarebbe arrivato un nuovo proprietario con nuovi inquilini. Prima di lasciare l’abitazione abbiamo ci siamo salutati con una cena a base di cibo coreano -tanto per cambiare- e per dessert ho finalmente potuto preparare il famoso Pandoro con la crema al mascarpone che non avevo avuto occasione di preparare a Natale!

Sono tornata una backpacker a tutti gli effetti, zaino in spalla e trasloco in ostello dove alloggio da ormai una settimana. Anche se di solito non ho problemi di adattamento, è stato abbastanza traumatizzante dover tornare in ostello dopo 5 mesi passati in una casa tutta mia, o quasi, con un bagno tutto mio, una cucina, un salotto, un balcone solo per me e pochi eletti. Condividere una misera disordinatissima stanza con altri 11 sconosciuti. Percorrere quel corridoio non molto profumato, pieno di scarponi da lavoro che i ragazzi, di ritorno dalla dura giornata in cantiere, buttano davanti alle porte delle proprie camerate. Aprire quella porta e sentirmi addosso , oltre ad una prima zaffata nauseante di puzza di piedi, anche gli sguardi di persone che vivono in quella stanza da tempo sentendosi quasi i proprietari, appropriandosi di ogni possibile spazio per terra e non solo.  Inoltre per mettermi ancora più a disagio ho beccato la stanza con backpackers antipatici e volgari. Mi sentivo così fuori luogo!

Un po' di pazienza e tornerò ad abituarmi all’idea di privacy zero, camera iper disordinata e senza aria condizionata, letti cigolanti ad ogni micro movimento,  gente che fa casino a tutte le ore, docce comuni con acqua calda che va e viene, niente più internet gratuito a tutte le ore del giorno ma sarò costretta a connettermi da qualche biblioteca o i famosi Mc donald's che frequentavo spesso all'inizio di questa avventura australiana.

Cercherò comunque di passare meno tempo possibile in ostello!

australian dayAustarlian Day. Quando ho deciso di prolungare il mio soggiorno qui a Perth fino alla fine di gennaio, volevo anche cogliere l’occasione per vedere i festeggiamenti dell’Australian day, specialmente i fuochi d’artificio. La prima parte della giornata l’ho passata lavorando mentre il pomeriggio l’ho passato sull’Esplanade, il lungo fiume, insieme ad altre centinaia, migliaia di persone riunite per l’occasione di questa festa che celebra la nascita della nazione. Chi aveva la bandiera australiana dipinta su gambe e braccia, chi sventolava bandierine australiane, chi indossava maglie con scritto “i love Australia” ma i migliori erano quelli vestiti interamente da bandiera dell’Australia: persone in calzamaglia dalla testa ai piedi, come il costume dell’uomo ragno ma con sfondo blu e stelle bianche proprio come la bandiera australiana. Nell’attesa dei famosi fuochi d’artificio che sarebbero iniziati alle 20, un elicottero volava sullo Swan River sventolando una bandiera gigante australiana, spettacoli di acrobazie aeree con altri aeroplani che creavano qualche scritta in cielo, spettacoli sul fiume e finalmente alle 20 il maestoso spettacolo pirotecnico da lasciar tutti a bocca aperta. Mezz’ora di fuochi che si alternavano sulle due sponde del fiume, creando bellissimi giochi di luce riflessi sull’acqua e sui palazzi del centro città. A spettacoli conclusi tutte le migliaia di persone si sono riversate sulle strade per tornarsene a casa o continuare la festa in qualche pub, non avevo mai visto cosi tanta gente per strada, un mare di persone: eravamo imbottigliati…a piedi! Non si riusciva a muovere un passo da tanta gente che si era riversata in strada. Giornata conclusa con altre due ore di divertimento in gelateria per dare una mano nel servire tutte quelle persone affamate!

costume da "bandiera australiana"ausrtalian dayfuochi

Un segno del destino. Qualcosa dice che devo rimanere qui di più. Infatti è stato annullato il tour di 5 giorni che avevo prenotato per visitare la zona sud di Perth con le località di Margaret River, Denmark, Albany, Esperance. L’agenzia dove avevo prenotato il tour è stata comunque molto efficace e me ne ha proposto senza sovrapprezzo che toccherà le stesse zone previste da quello annullato ad eccezione di Esperance che tanto desideravo visitare. Motivo in più per tornare in Australia, dice qualcuno...

Ho accettato la proposta, come se avessi altra scelta... e il tour partirà oggi, tra poche ore, ho avuto quindi due giorni in più rispetto al previsto, da spendere qui a Perth. Avevo in programma anche di passare una giornata a Rottnest Island, ricordo ancora quel momento in Italia, qualche mese prima che partissi, quando guardando un documentario sull'Australia e su Rottnest Island in particolare, dissi a mia mamma "è bellissima, dovrò andare a Rottnest!". Ecco, invece alla fine ho preferito sacrificare quella visita che aspiravo da tanto, per godermi gli ultimi giorni di lavoro e divertimento alla gelateria… Anche Rottnest Island sarà quindi un motivo in più per tornare in Australia...

Di seguito una mappa creata per l’occasione con tutte le località che ho visitato finora, quelle che visiterò presto e quelle che purtroppo non visiterò per motivi di tempo o imprevisti. (l'avevo creata qualche giorno prima che annullassero il tour di 5 gg quindi non è aggiornatissima). cliccandoci sopra dovrebbe ingrandirsi , credo..

mappa 10 mesi

 

...ARRIVEDERCI PERTH...

 
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