IMOLA (Bologna), domenica 26 settembre 2010 – Max Biaggi torna nell’Olimpo nell’anno orribile del grande nemico Valentino Rossi. E chi l’avrebbe detto? Biaggi-Superbike è la storia di una seconda vita.
La nuova sfida — Cacciato dalla Honda HRC al termine dell’ultima stagione MotoGP vissuta sull’orlo della crisi di nervi, nel 2006 Massimiliano Biaggi è un ex pilota: senza moto, senza sfide, senza possibilità di rilancio. La Superbike, fenomeno motoristico anglosassone sull’onda delle imprese di Carl Fogarty e Troy Bayliss, cercava da tempo un pilota di rango che potesse fare breccia anche in Italia. Il disoccupato Max Biaggi è l’uomo perfetto. Francesco Batta, vulcanico manager Suzuki, lo convince a salire sulla derivata dalla serie, lui che una volta – ai tempi d’oro del motomondiale – si era lasciato sfuggire un perentorio “non correrò mai con le Superbike”.
Debutto vincente — Alla prima occasione, nel GP del Qatar, vince. Sotto il podio si toglie il casco e versa in mondovisione lacrime di goia. “Le corse sono la mia vita, non potevo stare senza”. Nel 2007 vince tre gare ma la Suzuki – Mondiale solo una volta, nel 2005 – non è all’altezza delle aspirazioni di Max: terzo posto finale. Dopo l’ultima gara di Magny Cours, dove tutto era cominciato, Biaggi litiga con la squadra e resta di nuovo a piedi.
C'è la ducati — Ma è una pedina troppo preziosa e l’organizzatore Maurizio Flammini, quello che vuole portare la F.1 a Roma, lo ricicla in una squadra privata Ducati. Non è una sistemazione da vincente ma Biaggi non dice di no: si accontenta di un piccolo box, una moto di seconda mano e fa a meno delle luci della ribalta. Tiene duro, prova a battere la stella Ducati Troy Bayliss, ma in Australia incappa nell’incidente più terribile della carriera. Si rompe il braccio destro, ma la gara dopo è ancora lì: a soffrire, a imprecare, a piangere di rabbia. L’avventura finisce senza lampi né sorrisi.
L'aprilia e la svolta — La svolta è il ritorno sulla scena dell’Aprilia. Non solo una moto, piuttosto un vecchio amore, l’azienda che lo aveva scoperto e con la quale aveva vinto tre Mondiali di fila in 250: 1994, 1995, 1996. Il progetto è nuovo, da sgrezzare, e i primi test sono un disastro. Ma Biaggi non molla e dopo pochi mesi, tra la sorpresa degli appassionati e lo sconcerto degli avversari, a Brno centra la prima vittoria. Il Corsaro è di nuovo lui: veloce, pulito, spietato. Il resto è storia recente. La RSV4 diventa un missile, Biaggi ritorna vincente conquistando nove trionfi. A Monza porta sul podio il presidente del Gruppo Piaggio Roberto Colaninno, a Misano sente odore di Mondiale. Imola è il traguardo inseguito con tenacia, talento e disperazione. Non è finita: Biaggi correrà altri due anni, sempre con l’Aprilia. Bentornato Max.
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