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Ma che musica (4)

Post n°56 pubblicato il 09 Settembre 2011 da domenicomolinini

Laddove ci fosse la possibilità di approfondire certi assunti, si paleserebbe come tanti "professionisti" della musica siano in realtà "suonatori" che, privati dello strumento su cui esercitano l'atto pratico del suonare, non sono minimamente in grado di concettualizzare i suoni. Insomma, posti davanti ad uno spartito, non canticchiano autonomamente in qualche modo ciò che è scritto (a guisa di un dattilografo che scriva una tesi su un qualsiasdi argomento senza capire un'acca di ciò che stia scrivendo).
A questa categoria di professionisti (sic) manca la capacità di cantare in anteprima ciò che sono in procinto di suonare.  In tal caso l'atto di suonare rimane nei limiti di una pratica meccanica (secondo un processo detto "ad espansione") ed è solo dopo aver suonato che  si può scoprire, attraverso l'udito, il contenuto musicale dello spartito.
Qualora non si possegga la capacità della lettura musicale intonata, e tutte le abilità ad essa correlate, non si è in grado
di leggere mentalmente ciò che è scritto, ossia di tradurre in suoni, ossia in significati sonori, i significanti segnici scritti sulla pagina dello spartito.
Mi riferisco, quindi, ed è bene segnalarlo a caratteri cubitali, al possesso di un tipo di abilità che non si ottiene con l'inutile e spesso dannosa pratica del solfeggio,
bensì con la pratica di discipline sinergiche che nei paesi anglosassoni prendono il nome di ear training e che consistono nell'educazione della percezione auditiva, ritmica, motoria, melodica e via dicendo fino a quella relativa all'ascolto musicale: alla piena comprensione del discorso musicale.
Ed è anche opportuno, a scanso di equivoci, sottolineare che, essendo la musica una forma di linguaggio, per ascoltarla e "comprenderla" non occorre assolutamente conoscerne la grammatica e la sintassi. La musica si ascolta come si può ascoltare un notiziario. La comprensione delle notizie è determinata dalla conoscenza degli antefatti, ma prim'ancora dalla comprensione della lingua con cui essi sono riferiti ed ancorpiù dal grado di conoscenza del lessico.
Tranquilli, quindi. Ci sono "suonatori" che non comprendono la musica ed "ascoltatori" che, invece, non conoscono la grammatica musicale, ma capiscono la musica, sanno valutarla e distinguono quella buona da quella mediocre o pessima.
Buona, mediocre, pessima non significano assolutamente la becera distinzione che certuni fanno tra la musica cosiddetta "classica" e quella cosiddetta "leggera" (aggettivazioni a mio sommesso parere filologicamente poco corrette). Difatti, negli ambienti cosiddetti accademici si sono scritte e si scrivono composizioni  (colte?) che sono delle vere e proprie ciofeche (come avrebbe detto Totò), mentre ci sono delle pagine stupende di musica (incolta?) scritta per vestire mirabilmente canzoni, colonne sonore cinematografiche,  musica jazz, senza dimenticare la musica popolare, linfa che ha alimentato tante mirabili pagine di musica sublime dei più grandi compositori.
Quindi, c'è musica e musica.
C'è musica e musica come c'è vino e vino, ma non secondo le superficiali distinzioni che si fanno solitamente riferendosi all'una o all'altro.

(continua)

 
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Commenti al Post:
cecilia2day
cecilia2day il 09/09/11 alle 15:55 via WEB
Pur non essendo musicista - e chissà se poi sono in grado di discernere la musica buona da quella che non lo è, secondo ciò che dici dell'ascolto e che condivido - apprezzo parecchio la distinzione tra solfeggio ed ear training: l'uno spesso meccanico e vuoto, l'altro articolato e coinvolgente sensi, cognitività, emotività... ...mi chiedo invece in cosa consista il processo "ad espansione".
(Rispondi)
 
 
domenicomolinini
domenicomolinini il 09/09/11 alle 20:50 via WEB
Il solfeggio, e per solfeggio intendo quella pratica che in Italia ancora oggi è insegnata con sussiego da tanti docenti che non vogliono assolutamente metterla in discussione, poiché questo per loro significa "mettersi in discussione", è molto peggio che un'attività meccanica e vuota. Lo chiarirò nel prossimo post nel mi ero già ripromesso di far luce sul "processo ad espansione" :)
(Rispondi)
 
 
 
cecilia2day
cecilia2day il 10/09/11 alle 10:37 via WEB
Attendo curiosa ;)

(Ah, e poi, visto che hai citato il jazz: non mi hai più detto se la mia su Mussolini la consideri un'eresia, e se dunque il musicista [Romano] Mussolini lo consideri tale oppure no).
(Rispondi)
 
 
 
 
domenicomolinini
domenicomolinini il 10/09/11 alle 12:28 via WEB
Scusami per non averti risposto subito.
Romano è stato un ottimo pianista relativamente al genere musicale che ha trattato.
A metà degli anni settanta l'ho conosciuto al termine di un suo concerto al Castello Svevo di Barletta.
Non ho nulla da eccepire sulla sua figura sia sul piano musicale, sia su quello umano. Romano Mussolini è stato una persona molto riservata ed è riuscito con grande dignità a superare il peso e l'ingombro del suo cognome.
(Rispondi) (Vedi gli altri 1 commenti )
 
 
 
 
cecilia2day
cecilia2day il 10/09/11 alle 14:44 via WEB
Nessun problema, avevo commentato un post precedente - ma ci tenevo a conoscere il tuo pensiero in merito.
Grazie.
(Rispondi)
 
liliasansone
liliasansone il 12/09/11 alle 15:30 via WEB
La musica fa parte della nostra vita, al punto che, oserei dire,la musica e' la vita stessa. Essa accompagna emozioni, momenti, parole e silenzi. Ci sono persone che hanno il dono del canto, o del suonare uno strumento, ma ci sono persone che hanno il dono di saper ascoltare la musica. Complimenti per la compiutezza e la chiarezza dell'esposizione che consente di comprendere anche ad un profano.
(Rispondi)
 
 
domenicomolinini
domenicomolinini il 12/09/11 alle 16:52 via WEB
La musica è vita, poiché è movimento. Tutto ciò che si muove è vivo.
La musica è un linguaggio e, poiché tale, possiede le peculiarità di qualsiasi linguaggio. Pertanto può essere elegante, forbita, lineare, contorta, inelegante, breve, lunga, concisa, paratattica, ipotattica e via dicendo.
E, ancora, oggettivamete bella o brutta.
La soggettività dei giudizi mi interessa, ma no posso esimermi dal volerla condurre verso una forma più o meno compiuta di oggettività. Il che in parole povere significa che l'Infinito di Leopardi o l'Adagetto dalla Quinta Sinfonia di Mahler o My Way cantata da Sinatra possono anche non piacere, ma questa condizione, ripeto, umanamente ammissibile, non può e non deve fare testo essendo semplicemente dovuta ad un processo di formazione auditiva musicale incompiuto.
Grazie per il complimento.
(Rispondi)
 
lasicilianadoc
lasicilianadoc il 12/09/11 alle 16:26 via WEB
Eccomi, finalmente. Certo che fa veramente piacere leggere un post intelligente e che condivido dalla prima all'ultima parola, in questi tempi così miseramente privi di scintilla divina...C'è purtroppo chi non riesce a distinguere il suono dal rumore.Che tristezza...
(Rispondi)
 
 
domenicomolinini
domenicomolinini il 12/09/11 alle 16:58 via WEB
Il bello è che anche il rumore è suono, purché sapientemete utilizzato dal musicista che possegga quella scintilla che tu dici. E lo stesso effetto sonoro talvolta rimane allo stato fisico che definiamo rumore, tal'altra assume il ruolo di elemento discorsivo nell'opera musicale.
(Rispondi)
 
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