Creato da Acchiappa_Guru il 13/09/2007

L'Acchiappa Guru

« Non riesco a capire come faccia un indovino a non scoppiare a ridere quando vede passare un altro indovino. » Cicerone

 

 

Le influenze della Luna

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"Vorrei sapere se è vero che la Luna ha una qualche influenza sull'umore
delle persone, sulla qualità del vino e sulla crescita delle piante.
.."



Le uniche influenze certe che la Luna esercita sulla Terra sono: le maree (oceaniche, atmosferiche e terrestri), un certo influsso sul comportamento riproduttivo di alcuni organismi marini e alcune forme di "tropismo", ovvero i movimenti che la luce lunare può provocare su alcune piante.

Da tempo immemorabile, tuttavia, l'uomo ha attribuito al nostro satellite numerose altre influenze: sulle condizioni meteorologiche, sulle pratiche agricole (semina, potatura, raccolta, imbottigliamento del vino), sulla fisiologia umana (condizioni di salute, ciclo mestruale femminile, numero delle nascite, crescita delle unghie e dei capelli), ecc. Nel passato molte patologie venivano associate agli influssi lunari. L'esempio più noto è quello dell'epilessia, che veniva chiamata mal della Luna.
Retaggi di queste antiche credenze si ritrovano ancora nel linguaggio attuale: un tipo volubile è detto lunatico e il cattivo umore viene indicato come Luna storta. La medicina moderna ha destituito di ogni fondamento queste antiche credenze.
Tutte le presunte influenze della Luna sopra citate non sono mai state dimostrate e rimane estremamente difficile accettarne l'esistenza sulla base delle nostre conoscenze scientifiche. Appare invece più ragionevole considerarle retaggio di una visione magica del mondo e in particolare della cosiddetta "magia simpatica". Tutte le prescrizioni che vengono dispensate in funzione della Luna in campo agricolo, per esempio, obbediscono, infatti, alla seguente regola generale: "Tutto ciò che deve crescere e svilupparsi deve essere fatto in Luna crescente. Tutto ciò che deve arrestarsi e morire deve essere fatto in Luna calante."
Già questa generalità e questa analogia tra fenomeni così disparati fa sorgere qualche serio dubbio. Il ragionamento per analogia, sebbene intuitivo e in qualche misura istintivo, è tuttavia molto rischioso e non ha nessuna base logica. Esso rappresenta un approccio alla realtà molto primitivo che è stato ampiamente superato dalla scienza. In ogni caso tutti gli studi finora condotti volti a verificare la veridicità delle molte credenze popolari relative alla Luna non hanno mai dato risultati positivi.
Per esempio alcuni studi statistici condotti in vari ospedali hanno mostrato che il numero medio delle nascite è assolutamente indipendente dalle fasi lunari.

Molti di coloro che sostengono la realtà di questi influssi fanno, pressappoco, il seguente ragionamento: "La Luna riesce a smuovere le acque determinando le maree. è quindi plausibile che possa anche avere altri effetti". Questo ragionamento è però erroneo. Infatti il meccanismo che determina le maree è ben noto. In pratica il flusso mareale si origina a causa delle diverse forze attrattive che si generano nella massa liquida, in punti molto lontani tra loro. Evidentemente però non ha senso tirare in ballo l'effetto marea per giustificare l'esistenza di altri fenomeni completamente diversi e mai dimostrati. Al di là degli effetti gravitazionali, alcuni attribuiscono certi presunti influssi alla luce lunare. Alcuni fenomeni possono effettivamente dipendere da questa causa: per esempio il comportamento riproduttivo di alcuni organismi marini e alcune forme di "tropismo" citati sopra.
Per gli altri presunti fenomeni, tuttavia, basta riflettere un attimo per rendersi conto di quante altre sorgenti luminose dovrebbero avere effetti ben più significativi.

Per ulteriori dettagli sulle false influenze attribuite alla Luna mi permetto di rimandare il lettore al mio articolo La Luna tra scienza e mito, reperibile al seguente indirizzo web:
http://www.cicap.org/articoli/at100020.htm

 
 
 

Buco nero al Cern? No grazie!

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La voce gira da tempo: al Cern di Ginevra, uno dei più importanti centri di ricerca internazionali, i fisici e gli ingegneri stanno costruendo una macchina che distruggerà il mondo!

Il grande acceleratore di particelle Lhc, ormai prossimo a entrare in azione, raggiungerà energie tali da poter produrre, secondo qualcuno, anche un buco nero che inghiottirà l’intero pianeta. Per saperne di più, Mr. Pod ha intervistato uno degli studiosi che non vedono l’ora che Lhc funzioni. Quando gli abbiamo chiesto del buco nero, Leonardo Rossi, fisico dell’Infn di Genova e del Cern, prima ha strabuzzato gli occhi, poi ha capito che non era uno scherzo e ci ha raccontato tutta, ma proprio tutta la verità su questa vicenda.



Qui l'articolo originale con il link per prelevare ed ascoltare l'intervista a Leonardo Rossi

 
 
 

L'Inganno delle Terapie AntiCancro alternative: un esempio

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Iniezioni di bicarbonato per fermare il tumore. Denunciato dai parenti di pazienti deceduti, Tullio Simoncini è stato radiato dall’ordine dei medici e condannato per omicidio colposo e truffa.

L’illusione di una terapia alternativa in grado di debellare il tumore, la speranza di una guarigione rapida, un medico disposto a tutto pur di affermare le sue convinzioni. Sono gli ingredienti del caso di cronaca raccontato da “Mi Manda Rai Tre”.
Grazia Cicciari abitava a Milazzo, terra di petrolchimico, dove secondo uno studio del ministero della Salute l'incidenza dei tumori è del cinquanta per cento in più che nel resto della Sicilia. Nel 2001 si ammala di tumore al retto, viene operata, ma alcuni mesi dopo una Tac rivela la presenza di nuove lesioni tumorali al polmone. Davanti a quella notizia il figlio di Grazia Cicciari, Vito Schepisi - già provato per la morte del padre avvenuta due anni prima, sempre per un tumore – si dispera e prova a cercare una speranza navigando in Internet. Le sue ricerche, racconta Schepisi in trasmissione, restituiscono un nome, quello di Tullio Simoncini, medico oncologo specializzato, due lauree e una certezza senza alcun fondamento scientifico: il tumore si vince col bicarbonato di sodio, perché, anche se la medicina non l’ha ancora capito, il tumore è un fungo e come tale va trattato.



La speranza è costata alla famiglia di Vito il dolore per la perdita della mamma Grazia, 7.500 euro pagati al medico e oltre 2 mila euro per una settimana di degenza in una casa di cura romana, la “Madonna della Fiducia”, dove il dottor Simoncini somministrava il bicarbonato.
Vito ha creduto nella terapia del dottor Simoncini. Ha smesso di crederci solo quasi otto mesi dopo, quando il tumore si era fatto assassino. Grazia non ce l’ha fatta e come lei tanti altri pazienti illusi dal medico rivoluzionario.
Denunciato dai familiari di tre suoi pazienti deceduti, il dottor Tullio Simoncini è stato radiato dall’Ordine dei medici e condannato in primo grado per truffa in relazione a tutti e tre i casi e per omicidio colposo per una sola delle tre vicende. Per truffa è stato condannato anche il fratello, Angelo Simoncini, anch’egli medico.
Vito e gli altri parenti delle vittime chiedono che la giustizia civile faccia la sua parte e si domandano: “Cosa sapeva la casa di cura “Madonna della Fiducia” di queste terapie”? Il direttore sanitario, il dottor Umberto Salvi, assicura che la casa di cura non aveva informazioni sulla terapia seguita dal dottor Simoncini e che la struttura non ha nessuna responsabilità in quello che deve essere considerato un rapporto diretto tra paziente e medico curante.
Di diverso parere il Professor Ugo Ruffolo per il quale, quanto meno in sede civile, la struttura sanitaria è certamente responsabile di quello che avviene nei suoi locali.
Invitato in trasmissione Tullio Simoncini ha preferito non partecipare inviando un fax nel quale spiega di dover rinunciare considerando che il suo legale difensore “sta predisponendo l’atto di appello per i capi della sentenza, la cui motivazione non è ancora stata depositata, per i quali sono stato condannato”.
In chiusura l’appello del professor Francesco Cognetti, direttore scientifico dell’Istituto Tumori “Regina Elena” di Roma: un invito a non cedere alla disperazione, a non abbandonare le terapie riconosciute per affidarsi a chi propone terapie alternative e risultati miracolosi senza fornire documentazione e pubblicazioni riconosciute dalla comunità scientifica internazionale.



 
 
 

La Forza della Mente? Solo Trucchi e Illusionismo

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Come si chiama colui che può spostare oggetti con la forza della mente?


La presunta capacità di spostare oggetti con la forza della mente si chiama psicocinesi. Coloro che si vantano di possedere tale capacità, e in generale poteri paranormali, vengono chiamati solitamente “paragnosti” o “sensitivi”.

Il termine psicocinesi deriva dal greco psychè (anima) e kinèsis (movimento) e venne introdotto intorno al 1935 dal parapsicologo americano Joseph Banks Rhine (1895-1980). Accanto al termine psicocinesi viene talvolta utilizzato anche il termine telecinesi. Quest'ultimo deriva dal greco tèle (lontano) e kinèsis
(movimento) e venne introdotto dal medico francese Charles Richet (1850-1935).

Nonostante le affermazioni straordinarie che si sentono spesso pronunciare, l'
esistenza di tale capacità non ha mai ottenuto alcuna dimostrazione convincente. Apparenti effetti psicocinetici possono essere ottenuti solamente utilizzando trucchi più o meno volontari. Ad esempio l'israeliano Uri Geller divenne celebre in tutto il mondo negli anni Settanta per la capacità, tra l'altro, di piegare cucchiai e altri oggetti metallici e di muovere l'ago di una bussola  apparentemente con la sola forza del pensiero. Come venne però ampiamente dimostrato, Geller altro non era se non un bravo illusionista che, con i suoi trucchi, riusciva a imbrogliare non solo il pubblico ma anche diversi ricercatori che ebbero occasione di esaminare le sue performance.


Altri due celebri casi di apparente psicocinesi furono quelli delle sensitive russe Nina Kulagina (1925-1990) e Alla Vinogradova le quali, rispettivamente negli anni Sessanta e Novanta, vantavano la capacità di muovere oggetti con la forza del pensiero. Esistono però filmati della Kulagina in cui chi è esperto di illusionismo capisce perfettamente quali fossero i trucchi da lei usati: essenzialmente fili invisibili e calamite.



La Vinogradova era in grado di far rotolare alcuni piccoli oggetti cilindrici su una lastra di plexiglas senza toccarli. In questo caso sembrava potersi escludere ogni utilizzo di fili invisibili. Come però venne dimostrato dai ricercatori del CICAP (Comitato Italiano per il Controllo delle Affermazioni sul Paranormale) in collaborazione con il celebre illusionista americano James Randi, anche in questo caso l'esibizione non aveva nulla di paranormale. Infatti il movimento degli oggetti era dovuto a un accumulo di elettricità statica sulla lastra di plexiglas, precedentemente strofinata, e al semplice movimento a distanza delle mani della sedicente sensitiva.






 
 
 

Usiamo il 10% del cervello? Un'altra bufala

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- Chi ha detto che il cervello umano è sfruttato non oltre il 10%? Perché? Quali sono le prove scientifiche?



L'affermazione secondo cui usiamo solo il 10% del nostro cervello è totalmente falsa. Non si sa bene quando e da chi essa sia nata. Potrebbe trattarsi di una cattiva citazione di Albert Einstein (nobel nel 1923). Certamente, nel 1908 William James scrisse "utilizziamo solo una piccola parte delle nostre potenziali risorse mentali e fisiche" e Karl Lashley, fra il 1920 e il 1930, fece esperimenti in cui rimuoveva una gran parte della corteccia cerebrale nei ratti senza provocare deficits apprezzabili. In quel periodo, quindi, poteva realmente esserci questa convinzione.


In realtà da tempo sappiamo bene che utilizziamo tutto il nostro cervello. Dal punto di vista medico, in realtà, è estremamente raro che un danno cerebrale (infezione, trauma, ictus) non lasci conseguenze: se usassimo solo il 10% del cervello dovrebbe essere il contrario. Quando una lesione cerebrale sembra non dare effetti è solo perchè non si sono fatti i test idonei a rivelarne i deficit. Tutte le tecniche di visualizzazione dell'attività cerebrale (elettroencefalografia, tomografia a emissione di positroni, risonanza magnetica funzionale, ecc.) mostrano attivazioni, o cambiamenti di attività, di vastissime zone cerebrali anche quando il soggetto svolge compiti relativamente semplici come rispondere a una domanda o prendere in mano un oggetto.

La ragione per cui questo mito sopravvive è probabilmente dovuta all'uso utilitaristico che ne fanno coloro i quali si dedicano a certe forme di psicologia o di attività paranormali: sostenere che utilizziamo solo il 10% del cervello ne lascia il 90% per per ciò che interessa loro: forza psichica, telepatia, telecinesi, ecc.


Fonte: Ulisse.Sissa.it



- L'uso delle nostre capacità cognitive

Il nostro cervello è come un esercito, formato da un numero enorme di soldati (i neuroni), variamente organizzati in unità funzionali. La sua capacità operativa dipende molto più dal grado di allenamento che dal numero di elementi che lo compongono.
Normalmente, tutto il cervello è attivo (i neuroni, se inattivi, muoiono). La capacità operativa, però, dipende dalla dalla forza equantità delle connessioni fra i neuroni (sinapsi).
Poche connessioni = poca efficienza; molte connessioni = molta efficienza. Il numero e la forza delle connessioni, a sua volta, dipende dall'uso che se ne fa.
L'attività fisica (sport) e quella intellettuale (studio) rafforzano e aumentano le connessioni. Non è possibile stabilire un valore massimo cui si può arrivare.
Quindi: utilizziamo sempre il cervello al 100% delle sue possibilità, ma queste dipendono dal grado di "allenamento" del cervello stesso.
È un po' come paragonare un sedentario e un atleta in una competizione sportiva. Entrambi daranno il massimo, ma l'atleta farà meglio.
Il sedentario potrà fare altrettanto, ma solo dopo essersi allenato.


Fonte: Ulisse.Sissa.it



- È vero che l'uomo usa solo una piccola parte del cervello? Come si sviluppa tutto il resto? Ed è vero che i buddisti con la forza della mente spostano gli oggetti anche di millimetri? Possibile tutto questo?

Utilizziamo sempre tutto il nostro cervello e non c'è nessuna sua parte che, a un'attenta indagine, non sia coinvolta in una o più funzioni. Non solo ogni parte del cervello svolge la sua funzione, ma non può svolgerne altra, almeno nell'adulto. Non è vero, ad esempio, che i non vedenti (nei quali una gran parte di cervello non riceve più informazioni visive) abbiano una maggiore sensibilità tattile dei vedenti.
La parte visiva del loro cervello, infatti, non può assumere funzioni tattili. L'abilità tattile del non vedente è solo il frutto di un maggiore allenamento: anche un vedente potrebbe facilmente acquisirla, se si allenasse altrettanto.


È ben difficile, quindi, pensare che fenomeni quali quello citato (telecinesi) possano comparire se non già "previsti" nella organizzazione cerebrale.
Se non è possibile ammettere differenze qualitative, sono possibili quelle quantitative come è il caso dell'allenamento. È possibile migliorare capacità già esistenti facendo "lavorare" di più la parte del cervello che ne è responsabile. A questo scopo, i singoli neuroni possono modificare temporaneamente le proprie connessioni e scambiare più facilmente e più rapidamente informazioni con gli altri neuroni. Si può quindi migliorare l'efficienza del cervello o contrastarne il deterioramento, ma non acquisire capacità nuove.

Nel caso specifico della telecinesi il problema, poi, non è nel cervello: sono fenomeni per i quali non vi è alcuna evidenza sperimentale documentata e riproducibile della loro esistenza.


Fonte: Ulisse.Sissa.it

 
 
 

L'Inconscio Collettivo: esiste davvero?

Post n°17 pubblicato il 08 Febbraio 2008 da Acchiappa_Guru
 
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La psicologia e in particolare l’inconscio collettivo ipotizzato da Jung hanno qualche veridicità scientifico sperimentale o sono solo speculazioni filosofiche?

Le evidenze sperimentali dell'inconscio collettivo così come teorizzato da Jung non esistono. Certamente esiste una memoria semantica condivisa, delle operazioni semantiche all'interno della nostra memoria e, forse, alcune informazioni tenute in memoria procedurale che potrebbero sostenere un sistema come quello ipotizzato da Jung; di più non posso dire, ma forse non lo può dire nessuno.


Fonte: Ulisse.Sissa.it
Leggi anche: L'origine dell'Inconscio

 
 
 
 

Finte pillole miracolose e sterminio degli Squali

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CARTILAGINE E CANCRO

E' vero che la cartilagine di squalo combatte il cancro?

Gli studi sugli effetti curativi della cartilagine di squalo - ancora preliminari - rappresentano l'evoluzione delle ricerche iniziate molti decenni fa sulla cartilagine bovina. Queste ricerche si basano sull'osservazione che, mentre i tumori stimolano la neoangiogenesi, ossia la formazione di nuovi vasi sanguigni dai quali attingere nutrimento, gli estratti di cartilagine frenano la formazione di nuovi vasi sanguigni. (Quindi una sostanza che limita l'angiogenesi ostacola la crescita del tumore, privandolo del nutrimento.) Gli effetti farmacologici della cartilagine bovina e di quella di squalo sono del tutto simili: nei vitelli però la quantità di cartilagine è molto piccola, mentre negli squali è molto elevata - fino al 6% del peso totale nello squalo elefante.
Esperimenti effettuati applicando estratti di cartilagine di squalo direttamente agli occhi di conigli con tumori alla cornea hanno mostrato che lo sviluppo dei vasi sanguigni viene inibito significativamente e la crescita del tumore rallenta


Tuttavia non vi sono prove che nelle pillole di cartilagine di squalo assunte per bocca sia presente una sufficiente quantità di sostanze attive, né che queste riescano a raggiungere l'area malata. Uno studio condotto su 60 pazienti nell'Illinois - pubblicato nel 1997 su Medical Tribune - mostra che non vi è stato alcun beneficio in pazienti malati di varie forme di cancro e curati con pillole di cartilagine di squalo. Al contrario, l'assunzione grandi quantità di cartilagine ha provocato in molti malati anche fastidiosi effetti collaterali, come nausea e vomito.

Purtroppo una pubblicità ingannevole e disonesta sta convincendo sempre più persone a mangiare costosissime pillole di cartilagine di squalo come cura per tutti i mali del mondo. Così per la cartilagine di squalo si sta diffondendo un mercato immorale, che vanta per questa sostanza proprietà magiche e irreali e carpisce la fiducia degli acquirenti. Oramai anche nel nostro paese è sempre più facile trovare nei negozi di erboristeria (sic!) pillole di cartilagine di squalo, importate da paesi del terzo mondo dove la povertà induce la popolazione a cacciare gli squali per venderne a bassissimo costo la cartilagine, trasformata poi dagli importatori in una "polvere d'oro" che, una volta compressa in pillole ed elegantemente confezionata, garantisce guadagni smisurati. L'unica proprietà che la cartilagine di squalo tritata e ridotta in pillole ha sinora dimostrato è infatti quella di far arricchire velocemente produttori e commercianti senza scrupoli, che incentivano lo sterminio di intere popolazioni di squali nei mari di tutto il mondo per il proprio esclusivo vantaggio economico, privando per sempre l'umanità di future risorse preziose.


E' vero che gli squali non hanno mai il cancro?

NO. Non è vero. E' vero che, tra gli squali pescati, sono pochissimi quelli nei quali sono stati osservati tumori benigni o maligni. Ma ciò semplicemente può dipendere dal fatto che è rarissimo imbattersi in uno squalo malato, che ha poche probabilità di sopravvivere e di essere pescato prima di morire. Certo, si può anche ipotizzare una particolare (ma per ora indimostrata) resistenza degli squali ai tumori, ma questa supposizione resta per ora solo una supposizione, non confermata né smentita da prove scientifiche.

Nel frattempo dunque è saggio impedire che gli squali vengano stupidamente sterminati, magari solo per tagliare loro le pinne per una costosa zuppa cinese, o per la vanità di un pescatore di scattare una foto accanto a uno squalo ucciso, o per tritarne la cartilagine in pillole di dubbia efficacia.


Inoltre:

E vero che gli squali sono una fonte importante di antibiotici?

Nel 1992 dall'intestino dello spinarolo (Squalus acanthias) venne isolata una sostanza con proprietà antibatteriche, che fu chiamata squalamina. Poiché la farmacologia è sempre interessata ai nuovi antibiotici, si è studiata e scoperta la struttura chimica della squalamina, che appartiene agli amminosteroli, una classe di molecole presenti in natura e farmacologicamente attive. Ciò ha consentito gi giungere nel 1997 alla sintesi in laboratorio della squalamina e di altre sostanze simili, che distruggono i batteri rovinandone la membrana. Dunque non è più necessario e non è più vantaggioso nemmeno dal punto di vista economico estrarre la squalamina dagli animali.


Fonte: Dossier Squali
Vedi anche:
- Integratori a base di cartilagine di squalo: è allarme
- Cartilagine di squalo: un inutile massacro

 
 
 

Così una setta riesce a plagiare

Post n°15 pubblicato il 25 Gennaio 2008 da Acchiappa_Guru
 
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Come una setta riesce a plagiare un individuo, quali tecniche usa per fare proselitismo, quali sono gli effetti sulla psicologia di un individuo: quella che segue è una breve guida alle tecniche di "seduzione" usate da culti e sette, redatta dal "Cult Awareness Network", un'organizzazione non profit statunitense il cui scopo è proprio quello di far conoscere i rischi che si corrono affidandosi senza precauzioni a guru e santoni senza scrupoli.

Chi è vulnerabile?
Tutti. Nessuno può ritenersi "immune". Anzi, spesso proprio quelli che si ritengono molto forti o troppo intelligenti per cascarci sono tra i primi a cadere in trappola.

Quando?
Soprattutto durante i momenti di transizione, di qualunque tipo. Per esempio, nel primo anno in cui si va a vivere da soli dopo aver lasciato la casa dei genitori; quando si cambia o si perde un lavoro; di fronte ad una improvvisa malattia, propria o dei propri cari; durante l'adolescenza o nei primi anni di invecchiamento; in un periodo di profondo cambiamento di stile di vita, o quando si cambia residenza; nei momenti di solitudine, quando si è lontani da amici e parenti.

Dove?
Praticamente dovunque. Ma le situazioni più a rischio sono proprio quelle in cui ci si trova nel tentativo di trovare o ritrovare il proprio equilibrio. Per esempio durante corsi di training autogeno, seminari sullo stress o sulle tecniche di autocontrollo, in organizzazioni religiose non tradizionali. E' proprio in queste occasioni che i "reclutatori" delle sette cercano più attivamente di fare proseliti, trovando spesso terreno fertile.

Da chi?
Molto difficile riconoscere un reclutatore. In genere è una persona che ha la capacità di capire ciò che la persona che ha di fronte desidera sentirsi dire, stuzzicando il suo orgoglio o il suo bisogno d'affetto. E quando ci si accorge che è solo un trucco, spesso è troppo tardi. Attenzione quindi quando vi capita di pensare che l'uomo o la donna con cui state parlando è "la più amichevole che avete mai incontrato" o "è interessato esattamente a tutto ciò che a voi interessa", pensa che voi "siete meravigliosi". Attenzione anche alle persone che pretendono di avere una risposta a ogni domanda.

Le principali tecniche di plagio

1) Il "Love bombing": il "bombardamento d'amore è forse la tecnica più usata, e quella che ha gli effetti più durevoli. Il neofita viene letteralmente circondato d'amore dagli aderenti alla setta, che lo mettono al centro del loro interesse, lo "coccolano", lo riempiono d'attenzione. In una seconda fase due o tre persone si dedicano esclusivamente a lui. Cercano di eliminare ogni suo dubbio, e rafforzano il suo desiderio di appartenenza al gruppo, coinvolgendolo in giochi e canti;

2) Isolamento: la persona viene separata dalla sua famiglia, gli viene reso impossibile con ogni scusa (telefoni guasti, strade interrotte) il contatto con persone esterne. Si crea l'incapacità a verificare le informazioni che vengono fornite, rendendo accessibile un'unica realtà, quella del gruppo;

3) Ripetitività: con la scusa di favorire la meditazione si induce il neofita a ripetere ossessivamente le stesse parole, cantare le stesse strofe o svolgere di continuo un'attività. In questo modo si induce artificialmente uno stato di alta suggestionabilità;

4) Privazione del sonno: tecnica spesso associata alla precedente e viene incoraggiata motivandola come necessaria per non interrompere lo stato di concentrazione raggiunto. In questo modo si indebolisce il fisico, rendendo ancora più vulnerabile l'individuo. Allo stesso scopo si usa una alimentazione inadeguata.


Fonte: Dossier Sette

 
 
 

Forzare anche il destino

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Intervista all'antropologa Cecilia Gatto Trocchi: una società di persone sole. Non c'è più la solidarietà spontanea (27 Febbraio 2002)

La gente vuole forzare anche il destino

MILANO. Viviamo in una società che ha perso i suoi sostegni. Dove le persone si sentono sempre più sole e vivono, anche, da sole. Nella quale fa breccia il materialismo, seguito da sentimenti di disperazione ed inutilità. Un quadro nel quale è facile si possa cadere, nella ricerca di soluzioni magiche contro le avversità della vita. Ne parliamo con un'esperta, l'antropologa Cecilia Gatto Trocchi.

Quali sono i motivi che spingono sempre più persone a rivolgersi ai maghi?

La gente si rivolge a queste persone sempre per risolvere problemi pratici. Per trovare una via d'uscita ai loro problemi. Che possono essere legati al lavoro, alla salute, all'amore o ai soldi. È gente che non è disposta ad accettare gli eventi anche spiacevoli della vita. Vuole forzare il destino. Prendiamo le vicende sentimentali: chi non si vede corrisposto, invece, di darsi pace, fa di tutto per "violentare" la volontà dell'altro.

Secondo lei, pensano che sia possibile cambiare il corso degli eventi?

Sì, c'è l'incapacità e, spesso, la non volontà di fronteggiare gli eventi negativi. Che fanno parte della vita. Invece è più comodo pensare che siano il frutto di qualcosa che possiamo contrastare. Magari con un filtro.

Non crede anche che l'uomo d'oggi sia più insicuro?

No, c'è piuttosto il crollo dei sostegni abituali. Gli uomini non sono fatti per vivere da soli. Eppure nella società moderna le persone isolate sono sempre di più. Una volta c'era quella che si può chiamare "solidarietà meccanica". A questa va aggiunta una visione atea e materialista della vita. Che non ti dà le risposte alle domande ultime. E ti rende la vita intollerabile. 



Tra i sostegni sociali c'è la famiglia.

La famiglia è stata attaccata in tutte le maniere. Considerata il coacervo di tutti gli orrori. Inevitabile che la conseguenza sia stata quella di richiudersi in se stessi. Di farsi gli affari propri. Rompendo quella "solidarietà meccanica" di cui parlavo prima. Per cui persone fragili, sicuramente anche disturbate, possono finire vittima di persone che vendono loro false illusioni. Una volta queste stesse persone potevano contare su un tessuto sociale che le proteggeva.

La società moderna si "vanta" di essere lucida e razionale: come si spiegano queste fughe nel magico?

Magari fossimo una società razionale. È esattamente il contrario. Non dimentichiamo che è proprio durante l'Illuminismo che diventa pratica diffusa l'occultismo, che nascono società legate all'esoterismo. Quegli stessi pensatori che di giorno predicavano la razionalità, di sera si dedicavano a pratiche oscure. La storia è piena di questi esempi, da Mazzini che credeva agli extraterrestri, a Freud, ad un discepolo di Darwin.

I casi di persone che si rivolgono ai maghi sono in aumento. Si può dare una spiegazione a questa tendenza?

C'è un aumento perché questi fatti, oggi, vengono denunciati. A differenza di quanto accadeva in passato. Prima c'era un sommerso. Adesso emerge un mondo di creduloni.


Fonte: CESAP.net


 
 
 

Mamma mia mi sono sdoppiato, ovvero il famigerato O.O.B.E.

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24 Agosto 2007: Due esperimenti simultanei ma diversi hanno simulato un'esperienza extracorporea e raggiunto lo stesso risultato: uscire da se stessi è solo uno scherzo del cervello.

Fantasmi di propriocezione


Oggi è possibile regalare alle persone un’esperienza extracorporea. Basta mischiare le carte nei tavoli del tatto e della vista del soggetto.
Ben due procedure – le prime a simulare un’esperienza extracorporea artificiale – utilizzano delle telecamere per far credere alle persone di stare in piedi o a sedere in un altro posto all’interno della stanza in cui sono. Questi teleobiettivi sono la prova più persuasiva a sostegno della tesi che le persone immaginano di fluttuare fuori dal corpo durante operazioni chirugiche o altre esperienze a contatto con la morte.
Il cervello può ingannarsi – rivela Henrik Ehrsson, neurologo dell’Institute College di Londra e progettatore del primo esperimento – e quando prova a interpretare delle informazioni sensoriali, l’immagine che produce non è necessariamente una rappresentazione reale”.


Per ingannare i soggetti del suo esperimento, Ehrsson ha fatto loro indossare uno schermo montato sulla testa che mostrava il filmato di loro stessi ripresi da dietro, impedendo di vedere altro. Poi ha usato un bastone di plastica per pungolare il petto dei soggetti e simultaneamente ha tenuto un secondo bastone dietro di loro, ma davanti alla telecamera, in modo che sembrasse che la persona illusoria vista da dietro fosse pungolata anch’essa al petto.
I soggetti sentivano fisicamente l’effetto del pungolo, ma allo stesso tempo percepivano la strana sensazione che anche il loro alter ego nella pellicola venisse colpito. Come ha riferito lo stesso Ehrsson a una conferenza stampa tenuta a Londra, “questo esperimento ti dà la fortissima sensazione di stare da un’altra parte”.



La sua conclusione è che la percezione di noi stessi all’interno del nostro corpo è strattamente legata al modo in cui il nostro cervello elabora le informazioni provenienti dai nostri sensi. “Non mi interessano le esperienze extracorporee – ammette Ehrsson – ma m’interessa il perché io, come me stesso, sto in un corpo o soltanto, se preferite, perché abbiamo esperienze intracorporee”.
Ehrsson sostiene che l’esperimento è importante perché contribuisce a non stigmatizzare i racconti relativi a queste esperienze fatti da persone sotto effetto di droghe oppure durante attacchi di emicrania o epilessia. Non c’è bisogno di essere pazzi – ritiene Ehrsson – per fare questo tipo di esperienze”.


I risultati del suo lavoro hanno fatto da cassa di risonanza a un secondo esperimento condotto da Olaf Blanke e colleghi al Politecnico Federale di Losanna (EPFL), in Svizzera. Anche questo gruppo ha deliberatamente ingannato le percezioni tattili e visive dei soggetti per creare un senso di “uscita dal proprio corpo”.
Nell’esperimento di Blanke, però, le persone ususfruivano di marchingegni tridimensionali montati in testa ed erano obbligate a guardare persone virtuali che, due metri avanti a loro, venivano colpite alla schiena.


I soggetti vedevano i filmati in diretta di se stessi, ma anche di un manichino o di una lavagna che veniva colpita. Talvolta venivano colpiti simultaneamente anche loro e talvolta no.
Dopo circa un minuto di visione, i soggetti erano accecati, retrocedevano e chiedevano di essere riportati avanti fino al posto in cui stavano all’inizio.
Blanke ha registrato che coloro che venivano colpiti mentre vedevano sia se stessi che il manichino colpiti nello schermo, avanzavano in media di 25 centimetri verso le persone che avevano osservato perché pensavano che fossero loro stessi. Al contrario, l’inganno non riusciva quando i soggetti osservavano la lavagna e non venivano simultaneamente colpiti.


Blanke è convinto che l’esperimento dimostri che, mentre si viene colpiti, la vista di una figura umana gioca un brutto tiro al cervello che sposta il senso del sé lontano dal luogo giusto. “Il sé non era più all’interno dei confini corporei” ha detto Blanke alla stessa conferenza stampa di Londra, pur ammettendo che il suo esperimento, a differenze di quello di Ehrsson, non ha ricreato una perfetta esperienza extracorporea.

Entrambi i ricercatori, pertanto, sostengono che i loro esperimenti rinforzano l’idea che il sé sia strettamente legato al concetto di “interno al corpo” che, però, dipende dalle informazioni provenienti dai sensi. “Noi guardiamo al sé tenendo in considerazione le caratteristiche spaziali – osserva Blanke – e forse queste formano la base su cui si è evoluta la consapevolezza di sé”.
I ricercatori hanno poi anche suggerito che le loro procedure potrebbero essere utilizzate per creare nuovi avatars all’interno dei giochi di realtà virtuale. La stessa tecnologia, poi, potrebbe tornare utile ai chirurghi che vogliono operare più realisticamente i pazienti a distanza.

Fonte: Scienza Esperienza Ulisse Sissa

Vedi anche:
- Focus.it
- Okpedia.com
- Psicocafè
- Corriere.it
- Bioeticamente

Esperienze extracorporee: mistero svelato?

Le esperienze extracorporee, fenomeno diffuso e per la cui spiegazione sono state formulate una miriade di ipotesi più o meno razionali, sembrano essere riconducibili ad un'origine molto precisa: il nostro cervello. Questa la conclusione di alcuni neurologi svizzeri, secondo cui la sensazione di osservare il proprio corpo dall'alto e di percepirlo come un'entità separata, esperienza spesso provata da persone sottoposte a interventi chirurgici, sia riconducibile alla circonvoluzione angolare, parte della corteccia cerebrale situata nella parte destra del cervello.


Il team di ricercatori dell'Università di Ginevra è giunto alla scoperta studiando il caso di una donna di 43 anni, sofferente di epilessia da 11 anni. Utilizzando degli elettrodi per stimolare il cervello della donna, gli scienziati hanno scoperto che quando inviavano un segnale nella circonvoluzione angolare, la donna "vedeva se stessa dall'alto, sdraiata sul letto".


Altre stimolazioni elettriche hanno provocato nella donna un senso di leggerezza, unitamente alla sensazione di "levitare" 2 metri sopra al letto, quasi fino a toccare il soffitto. La conclusione degli scienziati è che quella particolare zona cerebrale giochi un ruolo chiave nella coordinazione dei nostri dati sensoriali, integrando le informazioni visuali sul proprio corpo fornite dall'occhio con quelle tattili e di equilibrio, che provengono dalla pelle e dall'apparato uditivo. Quando questo "pacchetto di informazioni" non riesce ad integrarsi, ecco che ne può derivare l'esperienza extracorporea, affermano gli studiosi svizzeri. "Ancora non comprendiamo completamente il meccanismo neurologico sottostante, ma è possibile che l'esperienza di dissociazione di sé dal corpo sia il diretto risultato della mancata integrazione tra le complesse informazioni somato-sensoriali e vestibolari".





Fonte: Encarta.it
Vedi anche:
- Esperienze Extracorporee
- Tempsreel.com
- Newscientist.com



Che cos'è la Propriocezione?
La propriocezione rappresenta la capacità di percepire e riconoscere la posizione del proprio corpo nello spazio e lo stato di contrazione dei propri muscoli, anche senza il supporto della vista. È resa possibile dalla presenza di specifici recettori, sensibili alle variazioni delle posture del corpo e dei segmenti corporei, che inviano i propri segnali ad alcune particolari aree encefaliche. La propriocezione assume un'importanza fondamentale nel complesso meccanismo di controllo del movimento. (by Wikipedia)
A tale proposito sono particolarmente interessanti i romanzi scritti dal neurologo Oliver Sacks: uno per tutti,
L'uomo che scambiò sua moglie per un cappello

Un altro interessante studio del team di
Henrik Ehrsson sulla percezione corporea a questi link:
- Grassi? Forse scherzo della mente
- Tesoro mi si sono ristretti i fianchi!
- Classic Illusion Sheds New Light On The Neural Site Of Tactile Perception

 
 
 

Sai Baba e la famigerata vibhuti: chimica e giochi di magia

Foto di Acchiappa_Guru


Sathya Sai Baba (all'anagrafe Sathya Narayana Raju) è un santone indiano diventato famoso anche in occidente. Egli è nato nello sperduto villaggio di Puttaparthi, nel centro-sud dell'India, il 23 Novembre 1926.
La sua biografia è ricca di particolari sensazionalistici.
Egli
sarebbe stato concepito per intervento soprannaturale e fin da bambino avrebbe mostrato segni della sua straordinaria natura. Lui stesso sostiene pubblicamente di possedere una natura divina. All'interno della comunità da lui fondata (Prashanti Nilayam ovvero "dimora della pace suprema") i suoi fedeli lo considerano un essere superiore e gli attribuiscono facoltà sovraumane. Egli sarebbe onniscente, onnipotente, sarebbe capace di apparire contemporaneamente in più luoghi e, soprattutto, sarebbe in grado di compiere straordinari miracoli.

La sua specialità consiste nella materializzazione di oggetti. In particolare egli è celebre per materializzare dal nulla la famosa vibuthi, ovvero la cenere sacra alla quale i fedeli attribuiscono particolari facoltà. La stessa vibuthi, a detta dei fedeli, comparirebbe spontaneamente sui ritratti di Sai Baba che numerosi negozi vendono a clienti devoti. In particolare, molti fedeli avrebbero comprato i ritratti incorniciati del loro maestro, accuratamente incartati dal negoziante.
Una volta tornati a casa, aprendo il pacchetto, avrebbero trovato il ritratto ricoperto da una polvere impalpabile, riconosciuta come la miracolosa vibuthi. Alcuni fedeli mangerebbero addirittura questa polvere credendo in tal modo di beneficiare dei suoi straordinari poteri.

In realtà i presunti poteri miracolosi di Sai Baba, se osservati con occhio critico, perdono completamente la loro natura sovrannaturale. Si tratta, infatti, di semplici illusioni che sfruttano talvolta la destrezza manuale dello stesso Sai Baba e, in altri casi, semplici fenomeni chimico-fisici. Chi ha fatto chiarezza sulle performance di Sai Baba e di altri santoni indiani è stato l'indiano Basava Premanand . Per quanto riguarda la materializzazione della vibuthi di Sai Baba, il trucco consiste nel tenere nascosta nella piega del pollice una pallina di polvere compressa, generalmente costituita da sterco di vacca essiccato o semplice terriccio. Un abile gioco delle dita sembra far apparire la magica cenere dal nulla.


L'apparizione della
vibuthi sui ritratti di Sai Baba è interpretabile, invece, in termini chimici.
La cornice dei ritratti è di alluminio e i negozianti, evidentemente in combutta con Sai Baba, prima di incartare il quadretto fingono di spolverarlo con uno straccio. In realtà lo straccio è imbevuto di una soluzione di cloruro mercurico che reagisce lentamente con l'alluminio producendo una polvere grigiastra e impalpabile scambiata per vibuthi dagli ignari compratori, una volta arrivati a casa. Va osservato che i prodotti della reazione tra l'alluminio e il cloruro mercurico sono estremamente tossici: quindi i fedeli che si nutrono di questa vibuthi espongono la propria salute a grossi rischi.


In un'altra sua celebre performance, ripetuta ogni anno durante la cerimonia della "vibuthi abheshekam", Sai Baba riesce a far fuoriuscire grandi quantità di vibuthi da un'urna apparentemente vuota. Anche in questo caso si tratta di un
banale trucco. La vibuthi è in realtà è contenuta, sotto forma di polvere pressata, sulle pareti interne dell'urna. Introducendo la mano nell'urna, Sai Baba raschia la polvere che fuoriesce abbondantemente dall'urna meravigliando gli ingenui fedeli. Anche molti altri miracoli attribuiti a Sai Baba hanno una veridicità molto dubbia. Ad esempio i celebri episodi di bilocazioni di cui egli sarebbe stato protagonista sono facilmente interpretabili senza ricorrere a ipotesi sovrannaturali. Esiste, infatti,
un altro santone, di nome Neelakantha Baba il cui aspetto somiglia fortemente a quello di Sai Baba. È quindi piuttosto probabile che in alcune occasioni sia stato scambiato per lui.


Per saperne di piu:

* Ruffinazzi, E. "Un vagabondo in cerca di miracoli" (intervista a Premanand), Scienza & Paranormale 4, 1994, p. 19.
* Angela, P. "Gli studi scientifici su Sai Baba", Scienza & Paranormale 19, 1998, p. 18.
* Haraldsson, E. e K. Osis, "Comparsa e scomparsa di oggetti in presenza di Sathya Sai Baba, Luce e ombra, n. 78-3, pp. 211-224.
* Garlaschelli L. e M. Polidoro, I segreti dei fachiri, Avverbi, Roma 1998 (capitolo 6).
* Pavese, A. Sai Baba, Piemme, Casale Monferrato, 1992.
* Beyerstein, D. Sai Baba's Miracles: An Overview, B. Premanand Publisher, Podanur (India) 1994
* Sito scettico su Sai Baba (in inglese) qui

di Silvano Fuso, dal sito del Cicap

Inoltre, da leggere:
Indagine sulla Vibhuti, la cenere sacra di Sai Baba
Lo SkepDic su Sai Baba


Non ci credete? Ehehe .. guardate anche questi video 
 

 
 
 

La crisi della modernità e le sette religiose

Foto di Acchiappa_Guru


Il proliferare delle sette è un fenomeno tipico della modernità che si è affacciato nella storia degli altri paesi già da molto tempo. L'Italia, feudo traballante del Cattolicesimo, tra poco non avrà più niente da invidiare alla California, patria conclamata delle iniziazioni esoteriche. Il fatto è che, nell'ambito della modernità, i nuovi soggetti sociali si trovano a vivere una molteplicità di esperienze che, se giovano come stimoli all'agire, creano nel contempo un'identità culturale fluida, imprecisa e fragile. Il crollo non tanto dei valori, quanto di una gerarchia organica di valori, di un sistema etico coerente, è il vero dramma della coscienza moderna.

Agli attori impreparati a portare il peso di questo dramma le conventicole esoteriche offrono uno spazio alternativo di salvezza. Tali movimenti propongono
tre linee di forza:
il ricorso ad una esperienza "interiore"
un messaggio di salvezza
l'aderenza ad una comunità 
L'esperienza interiore dovrebbe condurre all'autorealizzazione, ad un miglioramento delle capacità mentali, all'equilibrio psico-fisico. Il messaggio di salvezza comporta la scoperta di una verità misteriosa segreta, di origine mistica. Infine i movimenti pretendono di essere comunità consacrate in grado di ridefinire non solo l'identità del soggetto, ma l'intera realtà. Le sette infatti si propongono tutte un rinnovamento, una trasformazione a livello mondiale delle relazioni sociali, individuali e simboliche. Tutti gli adepti pensano di essere il "sale della terra".
Infine si potrebbe ipotizzare che la causa di fondo del sorgere del nuovi culti sarebbe proprio la protesta contro la modernità e contro la sua più lacerante contraddizione che oppone una sfera pubblica razionale, astratta, impersonale e una sfera privata priva di orientamenti e che pure deve decidere del proprio destino.

Gli individui confluiscono nelle sette stimolati da:
- la polemica anti-scientista e anti-tecnologica con punte di diamante nettamente "ecologiche";
- la critica radicale al cattolicesimo perché è "arido, stantio, impelagato col potere e artefice dei roghi dell'Inquisizione";
- l'importanza data all'individuo: l'uomo è il grande miracolo, l'uomo contiene tutta la verità;
- la promessa di potere magico e di un sapere segreto.

La gente frustrata riceve dal gruppo esoterico la possibilità di una gratificazione: tutti si sentono importanti e chiamati ad una significativa missione. Il tipo ideale dell'esoterico italiano degli anni '90 è un frustrato della modernità che però ha molte ore libere da dedicare allo studio della dottrina segreta, mentre un tempo avrebbe lavorato in fabbrica o nei campi per 12 ore al giorno; è un vegetariano che sessanta anni fa avrebbe sofferto di sottoalimentazione e che ora disprezza la carne proprio perché la può comprare; è una casalinga che usa i contraccettivi ma che odia la scienza e la medicina ufficiale; è un giovane assediato dalla solitudine perché tutti in famiglia lavorano per permettergli beni di consumo che detesta perchè non se li guadagna sudando; è un reduce dei gruppetti del '68 che odia il prete ma non può fare a meno di porsi domande sulla spiritualità.
Su tali situazioni di base gioca il carisma dei capi, che danno risposte "buone per tutte le stagioni", e lusingano i creduloni sostenendo che possono diventare simili a Dio . Va da sè che i maestri sono il più delle volte in mala fede e pretendono una sottomissione per brama di potere e, soprattutto, per motivi economici. Un vertiginoso giro di miliardi è infatti legato a tutti i gruppi, alle sette e alle organizzazioni esoteriche. Di fronte alle figure dei maestri gli adepti si fanno sottomessi, fiduciosi, si privano di ogni senso critico e diventano succubi, pronti ad essere manipolati in ogni senso.

L'esoterismo non dà strumenti veri di liberazione, ma in nome della libertà, del soggettivismo ripropone la dipendenza intellettuale. L'uomo vuole un capo carismatico che in nome della libertà gli dia invece schiavitù.

(
di CECILIA GATTO TROCCHI, da "Magia ed esoterismo in Italia", Mondadori)





Fonte: Perchè si entra?  e: Repubblica.it

 
 
 

Sulla Precognizione

Foto di Acchiappa_Guru


La precognizione, ovvero la capacità di prevedere in anticipo eventi futuri, è una presunta facoltà che ha sempre affascinato l'umanità fin dai tempi più remoti. E fin dai tempi più remoti si è creduto che potessero esistere individui dotati di un simile potere.
Purtroppo però sino a oggi non è mai stata presentata alcuna prova convincente che ne dimostri l'esistenza.
Ciò nonostante moltissime persone, provano spesso la sensazione di possedere tale facoltà. Si tratta tuttavia di una sensazione illusoria che può esser facilmente interpretata in termini psicologici.
Nel romanzo vittoriano La fiera delle vanità di William Makepeace Thackeray compare la seguente frase: "Quando si vive di presentimenti, capita per forza che qualcuno si avveri".
Se qualcuno, per qualche motivo, si convince di avere facoltà precognitrici, farà estrema attenzione alle proprie sensazioni e cercherà continuamente di trovarne un riscontro nella vita reale.
Statisticamente prima o poi qualcuna delle sue "previsioni" si avvererà. Inoltre, agendo inconsciamente e in perfetta buona fede, tenderà anche ad adattare i fatti alle proprie percezioni.
Per esempio, se il soggetto avesse avuto la precognizione di compiere un viaggio in un dato giorno, potrà considerare verificata la propria previsione anche nel caso in cui quel dato giorno gli capitasse di prendere semplicemente un autobus o un taxi.
La nostra mente inoltre ha la tendenza a effettuare una selezione a posteriori. In pratica noi tendiamo a ricordare con grande enfasi quei casi in cui le nostre previsioni si avverano (o crediamo si siano avverate) mentre tendiamo a dimenticare tutte le volte in cui le nostre percezioni non hanno avuto riscontro.
Per effettuare un controllo attendibile, bisognerebbe prendere accuratamente nota di tutte le nostre sensazioni precognitive e controllare quante di esse trovano un riscontro nei fatti.
Facendo tale controllo, ci renderemmo conto di essere perfettamente nell'ambito della statistica. Può inoltre capitare che alcuni di coloro che credono di possedere facoltà precognitrici finiscano con il condizionare la propria vita cercando, in modo del tutto inconsapevole, di fare in modo che le proprie previsioni si avverino realmente.
Si tratta in sostanza di un esempio delle cosiddette "profezie autoavverantisi".
Infine, può capitare abbastanza spesso che quelle che vengono interpretate come precognizioni di origine più o meno paranormale siano in realtà delle semplici deduzioni logiche inconsce.
Facciamo un esempio: una persona ha la "precognizione" del decesso o semplicemente del peggioramento dello stato di salute di un suo caro e, successivamente, la previsione viene confermata dai fatti.
Può darsi benissimo che la persona abbia incontrato il proprio caro e abbia percepito a livello inconscio alcuni elementi che indicassero la presenza di qualche patologia in corso. A livello cosciente può darsi benissimo che la cosa non sia emersa, ma a livello inconscio il suo cervello può aver elaborato le informazioni raccolte e fatto nascere la preoccupazione che qualcosa di negativo stesse per accadere al proprio caro. Analogamente molto spesso noi percepiamo dalle altre persone molti messaggi non verbali che ci forniscono molta più informazione di quanto non ci rendiamo conto. Anche questi canali informativi possono fornire dati sui quali noi riusciamo, in modo del tutto normale, a costruire "previsioni" sul futuro.

Silvano Fuso




Fonte: Chiedi a Ulisse

 
 
 

Una bufala raeliana

Foto di Acchiappa_Guru

I Raeliani hanno davvero clonato...?

Sono riusciti perfino a clonare una bufala, in tutti i suoi dettagli. Lo stesso clamoroso annuncio fu fatto da un altro gruppo di pseudoscienziati nel 1978.

[ZEUS News - www.zeusnews.it - 12-01-2003]

Normalmente me ne starei zitto su un caso così delirante come quello dei Raeliani, dato che la natura bufalina dell'organizzazione è lampante (basta vedere come si veste Rael, pare una comparsa da filmetto di fantascienza di serie B), ma c'è un aspetto insolito della storia che credo meriti una segnalazione.
Tutta l'attenzione dell'opinione pubblica si è concentrata sull'annuncio di una presunta clonazione umana (o più di una) da parte di una società controllata dai Raeliani, che ha giustamente fatto molto scalpore e generato moltissima pubblicità. Quello che pochi giornalisti hanno avuto l'acume di approfondire è che lo stesso clamoroso annuncio fu fatto da un altro gruppo di pseudoscienziati nel 1978. Se ne sono ricordati quei pignoli del Washington Post notando che all'epoca saltò fuori, dopo tre mesi di indagini scientifiche, che era una bufala intentata a scopo pubblicitario (per promuovere un libro).
In altre parole, i Raeliani hanno sicuramente clonato qualcosa: la bufala. E in tutti i suoi dettagli.
Nel caso del 1978, infatti, il presunto bambino clonato non fu mai presentato al pubblico, adducendo "il desiderio di proteggerlo da una pubblicità dannosa", e la cosa finì nel dimenticatoio (a parte un processo che durò tre anni e si concluse con la conferma della frode). E ora, guarda un po' che coincidenza, Rael ha dato ordini di non eseguire test del DNA sul presunto neonato-fotocopia annunciato di recente, allo scopo di proteggere le identità dei genitori.
Suvvia, di cosa ha paura? Che si scopra che tutta la storia è una bufala, e per di più stantia, costruita (proprio come venticinque anni fa) per farsi pubblicità? Impossibile: gli alieni sono con lui, e una razza extraterrestre super-evoluta non affiderebbe mai il proprio Verbo a un contaballe qualsiasi, no?

Ironia a parte, l'articolo del Washington Post spiega anche alcuni dei problemi nel verificare l'affermazione dell'avvenuta clonazione. Non basta fare un prelievo di sangue del bambino e della madre e fare il test del DNA per vedere se sono identici: esistono infatti "giochi di prestigio" che si possono fare sia a livello medico (una trasfusione integrale di sangue dalla madre al neonato, ad esempio, li farebbe sembrare geneticamente identici), sia a livello più banale con un po' di destrezza nello scambiare le provette.
Oltretutto il test del DNA è particolarmente sensibile alla contaminazione incrociata: residui minutissimi di DNA sugli strumenti possono falsare il test. Una verifica realmente affidabile richiederebbe test multipli, condotti da più laboratori (e di certo non dai laboratori dei Raeliani, che sono gli ultimi di cui ci si può fidare) e soprattutto eseguiti sotto l'occhio vigile di prestigiatori che possano verificare che nessuno alteri o scambi il contenuto dei prelievi. Prelievi che per evitare il trucchetto delle trasfusioni dovrebbero essere campioni di tessuto (facilmente acquisibili dalla bocca, senza traumi) anziché di sangue.
Un'impresa notevole, dunque, che ho la sensazione che stranamente si deciderà di non fare adducendo scuse più o meno patetiche, come quella di Rael quando quelli della CNN gli hanno chiesto via satellite se si trattava semplicemente di una bella trovata pubblicitaria: "Non sento bene, l'audio è disturbato".

Non se la caverà così a buon mercato in tribunale: un avvocato americano, Bernard Siegel, ha infatti chiesto alla magistratura della Florida che il bambino, se è davvero clonato, venga tolto ai genitori (al genitore?) e affidato a un tutore meno squinternato e irresponsabile. La richiesta è naturalmente un modo astuto per mettere alla prova il bluff dei Raeliani. Proprio come venticinque anni fa.

Paolo Attivissimo - Olimpo Informatico

(C) by Paolo Attivissimo - www.attivissimo.net. Questo messaggio può essere distribuito e pubblicato liberamente se non si trae lucro dalla sua distribuzione e se non ne viene alterato in alcun modo il contenuto.

Fonte:
I Raeliani hanno davvero clonato




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Rael la clonazione e le orge di Barcelona


Una giornalista del El Mundo TV si è infiltrata in una riunione di raeliani. Contattato il gruppo attraverso Internet si è presentata con una telecamera nascosta ad un incontro che lo scorso agosto si è tenuto all'Hotel Indalo Park di Santa Susana, 60 km da Barcelona. 500 appartenenti all'organizzazione si sono ritrovati per un "Seminario di Meditazione Sensuale".
I raeliani famosi nel mondo per le loro teorie sulle origini extraterrestri e per la fede nella clonazione riproduttiva, erano balzati alla cronaca mondiale quando Brigitte Boisselier, presidente di Clonaid, e il fondatore del gruppo Claude Vorilhon, alias Rael, avevano detto di avere clonato il primo bebè nel dicembre del 2002, senza mai fornire prove in merito.
Alla riunione di Barcelona, più che di extraterrestri e di clonazione, l'argomento e la pratica era il sesso. Secondo quanto riportato dalla giornalista, il capo Rael gode perfino di una specie di jus primae noctis e comunque per le prescelte l'onore di fare del sesso con Rael è un privilegio a cui non ci si può negare, per contratto sottoscritto dagli angeli del "Cordon Dorado".
Le immagini della telecamera nascosta sono andate in onda in uno speciale di Antena3.




Fonte:
DNA Magazine

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Wikipedia sui Raeliani


Il Movimento Raeliano è un movimento religioso di stampo ateo basato sulla credenza secondo cui alcuni extraterrestri scientificamente avanzati, chiamati Elohim, avrebbero creato la vita sulla Terra attraverso l'ingegneria genetica. Il movimento crede inoltre che, grazie ad un'opportuna combinazione di clonazione e trasferimento della mente, sia possibile raggiungere l'immortalità. I Raeliani promuovono il progresso scientifico, la libertà sessuale, la responsabilizzazione dell'individuo, la meditazione come strumento di risveglio spirituale e la distribuzione delle risorse planetarie, ritenendo che tutto questo porterà ad una nuova era di pace e benessere, la cosiddetta "Età dell'Oro" annunciata, a loro dire, dalle principali religioni.
Questo Movimento viene fondato da Claude Vorilhon, rinominatosi Rael nel 1973. Secondo il suo stesso racconto, Vorilhon sarebbe stato contattato da un rappresentante di una civiltà extraterrestre, gli Elohim, il 13 dicembre 1973, nel cratere di un vulcano spento vicino a Clermont-Ferrand, nella Francia centrale.
I Raeliani credono che la vita sulla Terra abbia avuto origine per mezzo di una panspermia diretta ad opera di una civiltà extraterrestre. Secondo la storia del Raelismo, una spiegazione sulle origini ed il futuro dell’umanità fu trasmessa a Rael da un extraterrestre di 25.000 anni di nome Yahweh Elohim, che venne sulla Terra all’interno di un tipico vascello spaziale. [..] Questi messaggi furono poi pubblicati da Rael nel libro “Il Messaggio degli Extraterrestri” (ora nella nuova versione dal titolo “Intelligent Design: Message from the Designers”).
Nel messaggio che sarebbe stato trasmesso a Rael, si legge che gli Elohim contattarono circa 40 persone perché agissero come loro messaggeri sulla Terra, inclusi Mosè, Elia, Ezechiele, Mahavira, Buddha, Giovanni Battista, Gesù, Maometto, Joseph Smith e Bahá'u'lláh. I Raeliani credono che le seguenti religioni abbiano avuto origine dagli Elohim: Induismo – Ebraismo - Giainismo - Buddhismo - Taoismo - Cristianesimo - Islam - Mormonismo – Fede Bahá'í.
I Raeliani credono inoltre che gli Elohim torneranno ufficialmente sulla Terra quando la maggior parte della sua popolazione sarà pacifica e desiderosa d’incontrarli. Essi credono che questo sia predetto in tutti i testi religiosi – l’annunciata Era dell’Apocalisse o Rivelazione (la verità svelata). Essi dicono che incontreremo questi esseri umani provenienti dal cielo in un’ambasciata che hanno chiesto a Rael di costruire loro, nella quale condivideranno le loro avanzate conoscenze scientifiche con noi, la loro creazione. Per questo motivo, uno dei loro obiettivi dichiarati è quello d’informare più persone possibili circa l’esistenza di questa civiltà extraterrestre.
I Raeliani promuovono idee sociali come la autodeterminazione sessuale, e uno spirito di responsabilità e condivisione che a loro dire, condurrà verso una nuova era di pace e benessere; affermano la necessità del progresso scientifico e della geniocrazia (una forma di governo nella quale il diritto di voto è riservato agli individui con un superiore Quoziente intellettivo "puro", ovvero non condizionato da cultura o studi personali).
La filosofia raeliana è basata su valori umanistici, tra cui la libertà e i diritti umani: il movimento ha elaborato una propria versione della Dichiarazione Universale dei Diritti dell'Uomo.

Il movimento è uno tra i più attivi sostenitori delle tecniche eugenetiche per quanto riguarda la riproduzione umana, e ritiene gli organismi geneticamente modificati uno strumento fondamentale per la lotta alla fame.
A dicembre 2002 fece il giro del mondo la notizia data a Hollywood che in un laboratorio di una società collegata al gruppo (la Clonaid) sarebbe andato a buon fine un esperimento di clonazione, con la nascita di una bambina a cui era stato dato il nome di Eve; successivamente venne annunciata la nascita di un'altra bambina clonata, voluta da due donne olandesi. L'identità dei codici genetici delle bambine con quelli delle madri non è mai stata dimostrata, e questi proclami vengono considerati infondati.




"Alcuni sostengono: «Perché non ignorare semplicemente questi propalatori di falsità e illusioni e gli sciocchi che li seguono?» Ma facendo così si trascura la loro forza e l'influenza che la pseudoscienza esercita sulla società e sulla politica. Ci si dimentica di come, in passato, teorie pseudoscientifiche fornirono a dittatori e a nuovi guru argomenti per stermini e suicidi di massa".

MARGHERITA HACK



Link Utili:

Wikipedia Movimento Raeliano
La Religione Raeliana
Repubblica.it
Il movimento dei cloni perduti
Raeliani: dalla nascita di una religione atea alla clonazione


 
 
 

Premanand: Santoni nel mirino

Post n°8 pubblicato il 04 Ottobre 2007 da Acchiappa_Guru
 
Foto di Acchiappa_Guru


Il mago Premanand da 50 anni gira tutta l'India smascherando i guru che spacciano per miracoli abili trucchi da prestigiatore. Grazie alle sue denunce molti impostori sono finiti in tribunale. E nell'anno del Kumbh Mela dichiara guerra alla credulità. In nome della ragione. Prossimo bersaglio, il potente Sai Baba.

Ha 71 anni, dirige la rivista Indian Skeptic e più volte hanno cercato di ucciderlo. Porta ancora sul volto i segni dei sassi scagliati contro di lui dai seguaci di un santone che diceva di camminare sulle acque: «Finché quel giorno io non l'ho fatto affondare».

Con un rullo di tamburi il sipario improvvisato si apre per far entrare il primo mago. In frac, camicia verde pistacchio e lunghi guanti neri tempestati di diamanti di plastica, il giovane indiano ha già l'aria accaldata. È il classico mezzogiorno di fuoco, nell'India meridionale. Il mago inizia a nascondere con destrezza alcune palline sotto tre minuscole tazzine, assestando su ognuna alcuni colpetti con la sua bacchetta magica. «È il famoso numero delle tazze e delle palline di Kerala», mormora il mio vicino.

È il primo giorno dell'International Brotherhood of Magicians' Magic Fiesta, che si tiene in una sala fatiscente di Kannur, una cittadina nel nord del Kerala. I membri indiani dell'associazione aspettavano da settimane questa speciale kermesse che andrà avanti per tre giorni. Ovunque si respira un'atmosfera di allegria e divertimento; dopo cinque esibizioni da parte di altrettanti giovani dilettanti dei gruppo è il momento della pausa pranzo. I maghi si riversano per le strade ridendo e chiacchierando a gran voce. «Lascia che ti presenti un mangiatore di fuoco proveniente dal Karnataka», esclama B. Dayanand, vice-presidente dell'associazione. «È anche capace di guidare una moto con una benda sugli occhi». Per dargli retta sono costretta a distogliere lo sguardo da un ragazzo che si sta infilando nel naso alcuni chiodi lunghi una decina di centimetri. Alla fine riesco ad individuare l'uomo che stavo cercando, il fratello maggiore di Dayanand che, con la sua lunga barba grigia, ricorda molto Dumbledore, il simpatico mago di Harry Potter.
Si chiama Basava Premanand e si sta producendo in un'improvvisata imitazione di Uri Geller, piegando un cucchiaio dopo l'altro con la sola forza del pensiero. «Ma come fa?» chiedo mentre l'ennesimo cucchiaio fa capolino, piegato in due, fra le dita dei mago. Lui ammicca. «Facile. Come per tutti i miracoli, è solo una questione di trucco».

Con i suoi 71 anni, B. Premanand è il membro più anziano del gruppo, anche se il più giovane di spirito. «Sono già stato omaggiato di 9 anni», spiega ridendo, «visto che la durata media della vita in India è di 62». E questo nonostante i diversi attentati alla sua vita compiuti nel corso degli anni, il che la dice lunga sul tipo di magia proposta da Premanand. Perché se gli altri esponenti dell'India's lnternational Brotherhood of Magicians sono solo dilettanti, il suo obiettivo è decisamente più ambizioso: smascherare chiunque tenti di spacciare per miracoli quelli che sono solo semplici trucchi.
Per portare avanti la sua missione Premanand ha trascorso quasi
50 anni in giro per i villaggi indiani, dimostrando alle grandi folle radunate nelle piazze in che modo avvengano questi fantomatici "miracoli". «Vedi queste cicatrici?», dice mostrandomi alcuni segni sul naso e sulle labbra. «Sono stati i sassi lanciati dai seguaci di un guru che ho smascherato come un volgare imbroglione. Era famoso perché camminava sull'acqua fin quando non sono arrivato io a farlo affondare». Fra i suoi bersagli più recenti figurano anche un uomo vecchio di 600 anni, uno yogi rimasto a digiuno per 45 anni e un tizio secondo il quale anche i fiori si inchinerebbero al suo passaggio; alla fine sono risultati tutti degli impostori, anche se l'ultimo della lista meriterebbe un applauso solo per la fantasia: spruzzava infatti un potente anestetico sui fiori per farli piegare. Secondo Premanand i santoni hanno tutti un unico obiettivo: fare soldi con l'inganno. E in questi giorni, durante la celebrazione dell'immenso raduno induista dei Kumbh Mela ad Allahabad, stanno davvero facendo gli straordinari, inscenando davanti a una folla di settanta milioni di persone i pezzi migliori di un repertorio vastissimo. «Ricordo un guru che andava di villaggio in villaggio accendendo enormi falò. Invitava tutti a gettare alcune monete d'oro nel fuoco, poi ci infilava le mani e tirava fuori una grossa statua d'argento di Ganesh. La gente gridava al miracolo ma era ovvio che si trattava di un trucco, usato per convincere i più ignoranti a buttare i propri averi».
Secondo la mitologia indù, gli dei mandano sulla terra le proprie reincarnazioni: «La gente è convinta che ogni tanto gli dèi possano assumere delle sembianze umane», spiega Premanand. «Ed è per questo che, fin da bambini, ci insegnano a nutrire il massimo rispetto per questi santoni dotati di poteri sovrannaturali. Così, non appena un tipo dall'aria spiritata comincia a rompersi noci di cocco sulla testa proclamando le proprie capacità ultraterrene, tutti tendono a credergli. Persino primi ministri si sono inginocchiati per toccare i piedi sudici di questi individui». Tale è l'influenza che i miracoli hanno sull'immaginario collettivo, che la Coca-Cola ha recentemente lanciato una campagna pubblicitaria nella quale viene offerta una grossa somma a chiunque riuscirà a trasformare il Gateway to India di Nuova Delhi in bottigliette di Coca-Cola.

Dopo lo spettacolo dei pomeriggio usciamo tutti a cena e visioniamo alcuni video presso il Kannur's Chinese Roof Garden. Premanand racconta la storia della sua vita, guidata da un'energia unica, che l'ha portato in giro per tutta l'india tenendo oltre 7.000 discorsi, a scrivere 36 libri, visitare 27 paesi e addestrare migliaia di giovani maghi. Tanto dinamismo gli è valso la nomina a presidente della Indian Rationalists Society, oltre che a presidente del Committee for the Scientific Investigation of Claims of the Paranormal (CSICP, Comitato per le indagini scientifiche sui fenomeni paranormali) e a direttore dell'Indian Skeptic. «La mia missione è iniziata quando ho scoperto di essere stato raggirato io stesso dai santoni», spiega. A 18 anni, lasciò la sua famiglia per andare alla ricerca di un maestro: «Ho cercato ovunque, dai templi indù ai monasteri buddisti. Ho seguito un sacco di guru e ho praticato tutti e 300 i sidha yoga». Malgrado lo zelo, però, Premanand non riesce a trovare una guida spirituale sufficientemente convincente, anche se tutti i guru da lui interpellati sono famosi per la loro santità e per la capacità di operare miracoli. Il primo si chiamava Aurobindo e viveva in un ashram a Pondicherry. Poi è stata la volta di Ramana Maharisha, che sosteneva di essere "atma", cioè anima. Il terzo era Rama Krishna Paramahansa. «Di lui apprezzavo l'impegno a livello sociale. Era convinto che fossimo tutti dèi e aveva 13 discepoli. Molti anni dopo, ho incontrato per caso l'ultimo dei discepoli, l'unico ancora in vita, che mi ha confessato che era tutto un imbroglio». Il quarto guru è stato Shiva Nanda, maestro di yoga kundalini e malato di diabete: «Un giorno gli chiesi come fosse possibile che un santone si ammalasse. Si limitò a rispondere: non fare domande».
Alla fine Premanand si trasferì nell'ashram di Swami Narai Naryananda. Si era rivolto a lui per chiedere consiglio sulla meditazione. Il santone scrisse la parola Om su un pezzo di carta, che poi portò con sé al tempio. Quando ne uscì, incendiò il bigliettino. Davanti agli occhi sbigottiti di Premanand. Il fuoco bruciò la carta tutto attorno alla parola sacra, lasciando quest'ultima intatta. «Quando avrai meditato a sufficienza su questa parola, anche tu riuscirai a farlo», spiegò il santone. Premanand passò mesi meditando e provando, ma alla fine l'impazienza ebbe la meglio: sbirciò all'interno dei tempio mentre il guru pregava: «Lo vidi versare una sostanza chimica sul pezzo di carta. Così è cominciata la mia carriera di scettico».

Fin da bambino Premanand aveva ricevuto un'istruzione decisamente originale: il padre aveva un laboratorio in giardino dove preparava misteriosi intrugli per le fabbriche di inchiostro e di sapone. «Un giorno ruppi il termometro di mio padre, così decisi di nasconderlo su un piatto di alluminio, sotto il mio letto. Quando lo scoprì, mio padre mi ordinò di lavare il piatto. Ma non appena iniziai a farlo apparve una strana sostanza grigia». Più tardi Premanand avrebbe capito che è in questo modo che Sai Baba produce il "vibhuti", o cenere sacra, partendo dalle sue fotografie. In realtà nasconde del mercurio dietro le cornici di alluminio, innescando una reazione chimica che crea una perfetta cenere sacra di ossido di alluminio. Col tempo Premanand imparò altri trucchi: «Arrivato nel primo villaggio, sono saltato sul cofano di una macchina, ho chiamato un uomo del pubblico, gli ho acceso un fuoco sulla testa e ho fatto bollire l'acqua per il tè. Sono rimasti a bocca aperta ma non appena ho spiegato il trucco è aumentato il baccano e per farmi sentire ho dovuto urlare».

Oggi, come presidente dei CSICP, Premanand può addirittura intentare causa ai santoni colti a infrangere la legge. «in India abbiamo delle buone leggi», sostiene. «il Magical Remedies Objectionable Advertisement Act, il Consumer Production Act e il Monopoly Restriction of Trade Practice Act ci hanno indubbiamente aiutato a incastrare tanti truffatori». C'è però una certa riluttanza a opporsi ai santoni da parte delle autorità preposte a far rispettare la legge. «Spesso i politici sfruttano il potere dei guru, come nel caso di Sai Baba. Nessun funzionario della polizia o del governo può chiedergli di rendere conto delle sue azioni. È lo stesso governo a garantirgli l'immunità». Per il 2001 Premanand ha due guru nel mirino: innanzi tutto Shri Maraji Nirmala Devi, capo dello Sahaja Yoga, che il mago scettico è convinto di poter trascinare in tribunale grazie al Foreign Exchange Regulation Act. E poi Sai Baba, la sua bestia nera di sempre. «È la più grossa battaglia della mia vita», esclama convinto, «e ne uscirò vincitore».


(Di Beatrice Newbury - Tratto da "D", inserto del quotidiano "La Repubblica", 30 gennaio 2001, riportato da Alessia Guidi Provocation)

 
 
 

Sette e Nuovi Culti: un'indagine dell'Eurispes

Foto di Acchiappa_Guru


[..] Già un primo ALLARME era stato dato alla fine degli anni '80, quando l'EURISPES aveva fatto eseguire un'accurata indagine statistica sui maghi e sulle sette. La ricerca, coordinata da Cecilia Gatto Trocchi, docente di antropologia, fu pubblicata nel 1989 col titolo I soldi del diavolo, ovvero il mercato dell'occulto, ed i risultati fecero emergere un'incredibile realtà: in Italia i maghi, ufficiali e ufficiosi, erano allora circa settantamila, le sette seicento. Questi dati risalgono a quindici anni fa, ma oggi la situazione è nettamente peggiorata ed i numeri sono ben più elevati: più di centocinquantamila i maghi, con un'utenza approssimativa di 25 milioni di clienti più o meno abituali, circa settecento le sette, cresciute poco come numero totale, ma con i credenti moltiplicati.

Le sette sono state divise in tre tipologie:

- ad ispirazione nettamente religiosa,
- d'impronta magico-occultistica,
- su base psicologica, tese al miglioramento personale

Il numero indicato è probabilmente in difetto, perché alcune sono segretissime e se ne viene a conoscenza in modo del tutto casuale e talvolta tragico, come è successo per i "Templari del Sole", responsabili di suicidi collettivi, o per la del santone giapponese Shoko Asahara, organizzatore dell'"Sublime verità"attentato a base di gas tossici nella metropolitana di Tokio.

Le nuove religioni sono in gran parte di derivazione cristiana; ci sono poi seguaci dell'Islam, del Buddhismo e di filosofie orientali.
Nei gruppi magici, a parte le società esoteriche iniziatiche tradizionali, come Massoneria e Martinismo, abbondano satanisti, spiritisti, ufologi, seguaci della New Age e della Wicca, oltre agli adepti di culti nati intorno ad un santone, una persona carismatica che riesce a convincere un ristretto numero di persone a seguire precetti da lui dettati.


Ci sono poi le cosiddette "psicosette", cioè i movimenti di sviluppo potenziale della personalità, che hanno lo scopo di tirare fuori dall'individuo tutte le sue capacità innate, nascoste da condizionamenti culturali, religiosi e familiari. Tra le più note, Silva Mind Control (che utilizza l'ipnosi e l'autoipnosi per raggiungere stati mentali particolari), Life Discovery Principles (con corsi di psico–sessuologia e tecniche mnemoniche) e Scientology (che ha corsi economicamente, fisicamente e psicologicamente molto onerosi).


Un gruppo di lavoro del Viminale ha analizzato per due anni i movimenti religiosi ed esoterici in tutta Italia. L'indagine inizialmente era tesa a dimostrare l'eventuale possibilità di azioni clamorose da parte di una o più sette in occasione del Giubileo.
Il rapporto, di circa cento pagine, giungeva alla conclusione che erano improbabili piani eversivi e gesti dimostrativi violenti di gruppi religiosi eterodossi contro la Chiesa e lo Stato durante il Giubileo; ma nello stesso tempo evidenziava la pericolosità a livello psicologico di alcune di queste sette.
Le psicosette vengono considerate in assoluto le più pericolose: possono dar fastidio ex–cattolici convertiti al Buddhismo o all'Islam, ma la destrutturazione mentale che gli adepti delle psicosette subiscono spesso sconfina con la circonvenzione, il plagio (reato depenalizzato, ma non per questo scomparso) e lo sfruttamento economico.

Perché sempre più persone aderiscono ad una setta?
Le motivazioni sono varie e complesse; da una parte c'è una forma di emarginazione di chi non trova la propria collocazione nel mondo, la perdita delle certezze, l'infelicità, il disagio per situazioni esistenziali pesanti, il timore o l' incapacità di fare scelte, il terrore nei confronti di un futuro ignoto, la paura di soffrire, il bisogno di rassicurazione.


Le sette sono strutture forti, con una rigida gerarchia, spesso dispotiche; i loro leader sono in grado di dare in modo chiaro e soddisfacente tutte le risposte. Si presentano molto bene, come individui altamente morali, buoni samaritani pronti a difendere le famiglie e gli individui, ad educare, a combattere la droga. Il loro credo non punta tanto sull'aldilà, anche se propongono una spiritualità orientaleggiante molto superficiale, ma sul pratico, sul "qui e subito", e promettono amore e successo, generando una totale dipendenza mentale dal gruppo.

Raramente l'adesione (o la conversione) al nuovo credo è fatta senza traumi, con una serena accettazione delle nuove regole, pur senza rinnegare le basi ideologiche del vecchio; si innesca allora un positivo processo di maturazione interiore. Ma nella maggior parte dei casi c'è una totale rottura con le idee del credo precedente, con una posizione fortemente critica, che induce a vedere il vecchio come negativo ed il nuovo come perfetto; in questi casi si può avere addirittura un allontanamento dalla famiglia, dai parenti e dagli amici, accettando solo i correligionari, arrivando così a posizioni estreme di intransigenza e fanatismo.

Le sette ufficialmente non hanno fini di lucro, però finiscono con l'avere giri miliardari, come la Chiesa dell'Unificazione fondata dal coreano Sun Myung Moon, che è ai primi posti fra i privati più ricchi del mondo; alcuni gruppi vendono prodotti cosmetici o dietetici, stampano libri, organizzano corsi, gestiscono ristoranti; eppure non pagano tasse ed i loro guadagni non sono verificabili.
La maggior parte dei paesi europei non ha legislazioni adatte ad affrontare il problema delle sette; alcuni, come Francia, Belgio, Spagna ed Irlanda, le raggruppano genericamente in associazioni senza scopo di lucro; la Gran Bretagna dà loro agevolazioni fiscali se dichiarano di avere scopi caritatevoli; quasi tutti gli altri paesi non hanno statuti particolari.
Le restrizioni all'attività delle sette sono poche: non turbare l'ordine pubblico, rispettare le leggi nazionali ed il buon costume; le pene previste sono piuttosto miti, al massimo lo scioglimento dell'organizzazione. Sorgono però un po' ovunque gruppi di controllo e di "de–programmazione", che si avvalgono dell'opera di psicologi, religiosi, sociologi e medici per far riacquistare la lucidità mentale alle persone plagiate.


In Italia la situazione non è seria come negli Stati Uniti, dove la costituzione protegge ogni movimento ideologico o religioso, rendendo difficile impedire l'affiliazione ad una setta.
Il "Cult Awareness Center", che combatte le organizzazioni di culto eterodosso considerandole pericolose e distruttive, ne conta 2500 negli USA e parla di oltre ventimila denunce all'anno per circonvenzione d'incapace, alienazione di fondi e frode fiscale. Un'associazione di psichiatri ha pubblicato un'indagine sui nuovi culti, mettendo in risalto sia l'aspetto positivo, cioè la spinta alla ricerca, il trovare una propria collocazione ed una nuova spiritualità, sia l'aspetto negativo, cioè il condizionamento mentale fino al lavaggio del cervello, l'isolamento dal proprio ambiente con allontanamento da tutti i propri cari. Vi si parla di tecniche di asservimento psicologico e di controllo della volontà, ottenute col digiuno, la fatica fisica, la privazione del sonno, quando non addirittura con farmaci, ipnosi, droghe, luci e suoni a particolari frequenze.

Che ci sia un impellente ed irrefrenabile bisogno di spiritualità è testimoniato dalle tirature eccezionali di libri dal contenuto religioso o mistico; poiché il bisogno del sacro non è soddisfatto dalla religione, si cambia credo e si cercano nuove strade.
E questa è forse la caratteristica più triste: queste persone cercano una loro collocazione e vogliono credere, credere al di là di tutto. Essendo troppo disponibili e troppo poco critici, sono facile preda di profittatori.
Internet, con le possibilità offerte alla creazione del villaggio globale, ha ampliato a dismisura il fenomeno. La rete ha permesso la fondazione di innumerevoli chiese virtuali, la nascita di nuove religioni e la rinascita di culti dimenticati, persi nella notte dei tempi.
Così, accanto ai seguaci della Mahikari, religione giapponese che attende la "luce della verità" trasmessa dagli iniziati ed afferma che Gesù non fu crocifisso, ma si recò in Giappone, dove morì, vediamo i tranquilli ecologisti della comunità di Damanhur, fondata circa 25 anni fa da un terapeuta torinese, che vivono senza dare fastidio a nessuno, di duro lavoro dei campi e di artigianato, oppure santoni più o meno folkloristici che pretendono la rinuncia degli adepti a tutti i beni terreni (che il santone cortesemente si prende in carico).


Hanno il loro sito gli Hare Krishna, che seguono i precetti del vegetarianesimo, vivono in castità e ripetono ogni giorno 1788 volte (con l'aiuto di un rosario per non perdere il conto) un mantra dai grandi effetti interiori; ma uno spazio è riservato anche ai Raeliani, che, convinti che l'uomo sia un robot creato da extraterrestri, ritengono superflue regole e scrupoli morali; ed un altro alla Famiglia dell'Amore, i cui adepti si spogliano di tutto (case, denaro, oggetti) e vengono esortati a chiedere soldi ai parenti o a prostituirsi per la gloria della setta.
I vampiri (scarsini, meno di mille in tutto il mondo, ma con molti simpatizzanti) si scambiano E–mail con consigli per affinare la tecnica di succhiare il sangue alle vittime; ed i satanisti possono comprare on–line lussuosi corredi completi per messe nere, con tuniche di seta pura e pugnali dorati con manici lavorati a mano. Troviamo chi venera il dio Mithra, chi ripropone i Misteri Orfici in chiave New Age, chi vorrebbe ricostruire le comunità pitagoriche, chi si raduna per onorare la Grande Madre, e gli dei celtici hanno più successo ora di duemila anni fa.
Sacerdotesse neo–pagane mettono sulla rete le loro foto, che di primo acchito farebbero pensare di essere capitati in un sito pornografico, e poiché lo spirito vende e rende, ecco che alcuni buontemponi propongono agli interessati le mutande (usate) della dea Iside, che speriamo vivamente essere sostenitrice di una accurata igiene intima.

Tratto da: Sette e nuovi culti: commercio o spiritualità?

 
 
 

Universo Olografico .. ovvero analogie metaforiche fuorvianti

Foto di Acchiappa_Guru


Il concetto di "universo olografico" è piuttosto diffuso nel mondo delle pseudoscienze e, in particolare, è oggetto di un libro, Tutto è uno, di Michael Talbot, che a sua volta è ripreso in infiniti siti web, libri, articoli new age ecc.

Il libro parte analizzando, con una grande libertà, le teorie del fisico David Bohm e del neurofisiologo Karl Pribram che hanno adoperato con significati differenti il termine "olografico". Ne deriva una sintesi, che definire fantasiosa è eufemistico, con cui si giustifica praticamente ogni racconto aneddotico su esperienze extracorporee, psicocinesi, preveggenza ecc.

David Bohm parte da una famosa esperienza di meccanica quantistica, condotta nel 1982 dal fisico Alain Aspect partendo da un'ipotesi di lavoro di Einstein, Podolsky e Rosen (il cosiddetto "paradosso EPR"). In questo esperimento, due oggetti (due particelle) inizialmente legate tra di loro vengono separate e quindi analizzate simultaneamente. Si trova così che il tipo di esperimento condotto su di una particella (deciso dopo che queste erano state separate) influenza i risultati delle misure sulla seconda. Questo è incompatibile con l'idea che ciascuna particella abbia uno stato fisico definito prima della misura: le due particelle, nel loro insieme, formano infatti un sistema singolo, anche se esteso. La cosa è particolarmente problematica perché le misure sono condotte simultaneamente e, per spiegare un collegamento tra le due, occorrerebbe ipotizzare una comunicazione più veloce della luce.

Comunque la teoria della relatività è salva: non è possibile con questo tipo di esperimenti comunicare informazioni da uno sperimentatore all'altro. Le "influenze" sono correlazioni statistiche che si possono evidenziare solo mettendo insieme i risultati delle due misure. Ciascuno sperimentatore, misurando una singola particella, vede solo risultati casuali, determinati esclusivamente dal processo che ha prodotto le due particelle ma non da quello che il suo collega fa all'altra particella. Inoltre la connessione tra le due particelle è estremamente labile e infatti è stato possibile condurre l'esperimento solo con particelle elementari che possono essere fatte viaggiare assolutamente indisturbate per diversi metri.

Per tentare di spiegare questi risultati, Bohm ha ipotizzato che al di sotto della realtà che osserviamo ci sia un'ulteriore livello che non è locale. In altre parole, il livello sottostante assomiglia a un ologramma, un modo di registrare un'immagine tridimensionale in una lastra fotografica in cui i singoli elementi dell'immagine sono distribuiti su tutta la lastra e in cui, viceversa, ogni elemento della lastra contiene elementi di tutta l'immagine. In questo modo sarebbe possibile spiegare come i risultati di una misura su di una particella condotta qui possano influenzare quelli di una misura condotta a distanza, senza che sia possibile una comunicazione tra le due. Le due particelle in realtà sarebbero l'immagine di qualcosa di sottostante, unitario, un super-ologramma che si estende attraverso tutto l'universo fisico che percepiamo.

Quest'ipotesi è affascinante, ma è solo una delle molte proposte per tentare di spiegare gli aspetti paradossali e sconcertanti della meccanica quantistica. A oggi nessuna di queste ipotesi è convincente e la maggior parte dei fisici semplicemente si astiene dal pronunciarsi a riguardo, limitandosi a descrivere come la realtà si comporta (cosa che la meccanica quantistica fa comunque molto bene). In particolare il problema di queste ipotesi è che non esistono metodi per verificarle, per confrontarle tra di loro e vedere se descrivano effettivamente la realtà. Da quest'ipotesi Talbot, probabilmente senza neppure capirla, trae conseguenze decisamente estreme. La realtà che osserviamo sarebbe solo una finzione, una specie di proiezione solo apparentemente solida, ma in realtà priva di una sua oggettività.



Sarebbe in teoria possibile accedere attraverso connessioni non locali a qualsiasi evento, addirittura a eventi distanti nel tempo. Come in un ologramma ogni frammento della lastra fotografica contiene tutta l'immagine, così ogni singolo frammento di realtà, anche un singolo elettrone, contiene tutto l'Universo. La realtà che osserviamo sarebbe poi solo una delle molte possibili, il super-ologramma conterrebbe anche realtà alternative e la nostra coscienza, in ultima analisi, selezionerebbe da questa totalità la realtà che percepiamo.

Tutto questo semplicemente non ha basi. Come detto sopra non è possibile trasmettere informazione sfruttando le caratteristiche non locali della meccanica quantistica, e queste sono estremamente delicate e facilmente distrutte. L'esperimento di Aspect non dimostra le tesi di Bohm, e nessuno sostiene che la realtà sia solo un'illusione.


Inoltre il paragone con gli ologrammi, se spinto appena più in là di quanto faccia Bohm, non ha le caratteristiche che gli attribuisce Talbot. In un ologramma vengono registrati tutti i raggi di luce che attraversano la lastra fotografica in un modo dettagliato che comprende la direzione in cui questi viaggiano.
Quando l'ologramma viene illuminato in modo opportuno, questi raggi vengono riprodotti e noi vediamo l'immagine di ciò che stava dietro la lastra. Ma non è vero che l'immagine è contenuta nella sua interezza in ogni elemento della lastra. Ogni elemento contiene solo i raggi che passavano di lì, e anche se, con opportune contorsioni, posso guardare buona parte dell'immagine muovendo l'occhio (come quando sbircio da uno spioncino) vedo comunque solo l'immagine presente da quel punto di vista.
Gli altri elementi della lastra contengono l'immagine vista da punti di vista differenti che sono appunto immagini differenti, anche se non di molto. E se il frammento di lastra è troppo piccolo non contiene che un'immagine sfumata, sfuocata, di quella originale. Se volessi guardare con un binocolo un panorama olografico, avrei bisogno di un frammento di lastra grande almeno come le lenti del binocolo.

Il neurofisiologo Karl Pribram, dell'Università di Stanford, ha utilizzato il paragone con un ologramma, in un contesto completamente differente, per tentare di spiegare come funzioni la memoria. In questo caso il paragone serve a indicare che i singoli ricordi sono sparsi su aree del cervello estese, che funzionano in modo coordinato. Ma anche qui non credo proprio che Pribram sostenga che ogni neurone contenga tutti i ricordi o che le sue teorie abbiano qualcosa a che fare con la meccanica quantistica. Inoltre l'analogia, per quanto utile come quadro interpretativo, non può essere spinta troppo in là. Il cervello infatti ha meccanismi che sono comunque molto differenti da quelli fisici di un ologramma.

Ancora Talbot dimostra di non capire granchè di come funziona un ologramma quando afferma che questi consentono densità di informazione elevatissima. In realtà un ologramma contiene la stessa quantità di informazione di un'immagine tradizionale, il vantaggio delle memorie olografiche, proposte per i computer, sarebbe quello di poter immagazzinare informazione in un volume, anziché in una superficie come accade per esempio in un disco di computer. Ma il salto di qualità, per così dire, avviene quando Talbot mette insieme queste due ipotesi, collegate solo dalla parola "olografico": siccome la memoria, e quindi il cervello è olografico, allora è lui che agisce, interpretandolo e costruendo la realtà sensibile, sul super-ologramma che sottostà alla realtà sensibile, che in realtà non esiste. Saremmo "una sorta di ricevitori che galleggiano in un caleidoscopico mare di frequenze e ciò che ne estraiamo lo trasformiamo magicamente in realtà fisica: uno dei miliardi di mondi esistenti nel super-ologramma." Le percezioni extra sensoriali, le esperienze di pre-morte, gli stati alterati di coscienza sarebbero situazioni in cui la mente olografica accede a livelli differenti del super-ologramma. Siccome tutto è collegato, allora telepatia, chiaroveggenza, esperienze extra-corporee sarebbero possibili.
Siccome la realtà è solo immaginata, diventerebbe possibile modificarla cambiando il nostro livello di percezione. Anzi, sarebbe la mente a creare l'illusione di un corpo, di un cervello fisico che la contiene. Potremmo modificare il nostro corpo, e quindi determinare la nostra salute, cambiando con la mente il nostro ologramma corporeo.

Niente di tutto questo è ovviamente dimostrato. Il libro contiene una lunga serie di eventi aneddotici, molti dei quali già abbondantemente analizzati e smontati da indagini serie. Si va dai classici cucchiaini piegati, oramai parte del repertorio di qualsiasi prestigiatore, a esperienze di incredibili sciamani in grado di far sparire e riapparire un intero boschetto. Purtroppo basta che i racconti originali siano riferiti con la fedeltà con cui sono riportati i risultati di Aspect o le idee di Pribram per garantirne l'assoluta inaffidabilità.


Insomma, l'idea di un universo olografico rappresenta un buon esempio di come delle idee vaghe, paragoni utilizzate da scienziati seri per cercare di fornire un quadro interpretativo a concetti differenti, possano essere presi da gente che non li ha capiti, stravolti e forzati a dire cose che non hanno senso, considerati come teorie scientifiche e non come idee guida, e infine collegati a idee del tutto differenti per sostenere idee preconcette e completamente campate in aria.


Fonte:
Chiedi a Ulisse

 
 
 

Osho, il famigerato copione

Post n°4 pubblicato il 25 Settembre 2007 da Acchiappa_Guru
 
Foto di Acchiappa_Guru


Bhagwan Shree Rajneesh, che negli ultimi anni si fece chiamare Osho, cominciò ad organizzare campi di meditazione nel 1964 in India, nel Rajastan. Nel 1974 fondò un asharam a Puna in cui entrarono molti occidentali. Nel 1981 si stabilì negli Stati Uniti, nell'Oregon, dando vita ad una comunità in cui confluirono più di 7.000 persone. Le attività degli "Arancioni" erano varie e articolate: aziende agricole, case editrici, piccole fabbriche, alberghi, università.


Osho mise a punto un sincretismo assai originale fra varie dottrine orientali. Si possono identificare nella sua predicazione elementi portanti, come quelli desunti dall' Induismo, dal Tantrismo, secondo i quali tutto è sacro, compreso l'atto sessuale, anzi il sesso è un mezzo per progredire nell'ascesi spirituale, per arrivare a trascendere la sessualità senza reprimerla.
Il Buddhismo è presente nel gusto del paradosso, tanto caro ad Osho mentre le pratiche yoga hanno una parte preponderante nella prassi della meditazione e della danza. Osho attinge a piene mani nelle tradizioni di tutto il mondo dalla mistica Sufi (di cui si praticano le danze estatiche e i rituali di trance) agli scritti dello Pseudo Dionigi l'Aeropagita, dall'alchimia tardo-medioevale alla religione di Zoroastro, dagli Hassidim ebraici ad Eraclito.
Egli però si burla delle religioni e della morale tradizionale e in questo senso si ispira massicciamente a Friedrich Nietzsche delle cui opere il "maestro" propone continui elementi, sempre omettendo di citare la fonte: "Diventa ciò che sei", "Voi guardate in alto perché cercate elevazione, io guardo in basso perché sono elevato"...
Altri autori sono riscontrabili nel messaggio "arancione": come Freud, Jung, Adler, i saggi del Tao e persino Paolo di Tarso. La meditazione è il punto di forza di questa prassi religiosa. Esistono vari modi di meditare, ogni adepto o sanyasi può scegliere il modo che gli è più congeniale. I seguaci devono osservare tre precetti: vestire sempre con colori "caldi" che vanno dall'arancione al bordeaux, portare al collo il mala, che è una collana di perle di legno con il ritratto di Osho, e infine sottoporsi all'iniziazione durante la quale si riceve un nome nuovo. Osho affermava di aver fatto una parte del cammino interiore con il Buddha, ma poi l'illuminato gli era sembrato eccessivamente ascetico....Ha camminato con Gesù; ma non avrebbe mai condiviso il Calvario (sic!). Eppure le parole del maestro sono state linfa vitale per i suoi discepoli, anche se appaiono estremamente contraddittorie, paradossali spesso istrioniche.
Infatti il nocciolo del suo insegnamento è stato di negare ogni insegnamento. Non esiste per Osho nessun Dio né l'aldilà dopo la morte. Ognuno deve percorrere la sua strada e può farlo solo dubitando di tutto: "Dubita e dubita radicalmente, perché il dubbio è un processo di purificazione, sottrae alla mente tutto il pattume che la ottunde. Ti rende di nuovo innocente, torni ad essere il bambino che genitori, preti, educatori hanno distrutto" diceva il maestro ispirato. E ancora, "Una persona morale resta stupida e priva di intelligenza perché dipende dalla guida degli altri". La continua affermazione che bisogna "accertarsi come si è col proprio corpo, i propri istinti, i propri desideri".
Il successo di Osho risiede in un paradossale e superficiale sincretismo ma soprattutto in un furbesco compromesso che permette di conciliare tutte le esigenze, come la ricerca della totale libertà e del piacere, il tutto sublimato come superiore e felice conquista spirituale della propria autenticità.
Più il guru predicava: "Non seguitemi, non abbiate fede in me, siate solo voi stessi" più gli adepti lo idolatravano, lo vedevano come un semidio dotato di poteri magici. E questa divinità, vestita di seta con una settantina di Rolls-Royce accumulava una enorme fortuna.
Oggi dopo la morte di Osho nel 1990 gli Arancioni (tre milioni al mondo) si dedicano a vari tipi di "cure" alternative proponendo massaggi, ipnosi, bioenergetica, riflessologia plantare, medicina olistica e chi più ne ha, più ne metta.



 
 
 

Ricerca, Metodo e Pensiero Critico

Post n°3 pubblicato il 24 Settembre 2007 da Acchiappa_Guru
 
Foto di Acchiappa_Guru


«Ebbene, sillogismo è un discorso nel quale, poste alcune cose,
qualcosa di diverso da ciò che è stabilito segue di necessità
in forza di ciò che è stabilito. Vi è dunque una dimostrazione
quando il sillogismo proceda da asserzioni vere e prime, oppure
da asserzioni tali che hanno assunto il principio della conoscenza ad esse relativa in forza di certe asserzioni vere e prime; dialettico è invece il sillogismo che argomenta da opinioni notevoli. »
 
Aristotele


Due definizioni di metodo:

- Metodo dialettico, metodo sperimentale: ogni ricerca o orientamento della ricerca.
- Metodo scientifico: un procedimanto di indagine ordinato, ripetibile, autocorreggibile.

La Scienza e il suo metodo:

Per scienza si intende un complesso organico di conoscenze ottenuto con un processo sistematico di acquisizione delle stesse allo scopo di giungere ad una descrizione precisa della realtà fattuale delle cose, e in ultima analisi di una verità condivisa.
Si riferisce ad un tipo di conoscenza che ha in sé il metodo per verificare gli enunciati in modo da garantire la propria validità.
Come tale, la scienza rappresenta il grado massimo della certezza ed è l'opposto dell'opinione che, invece, si caratterizza per l’assenza di garanzie.
Le regole che governano tale processo di acquisizione di conoscenze sono generalmente conosciute come metodo scientifico.
In ambito moderno, gli elementi chiave del metodo scientifico sono l'osservazione sperimentale di un evento, la formulazione di un'ipotesi generale che possa spiegarlo e sotto cui questo evento si verifichi, e la possibilità di verifica dell'ipotesi mediante osservazioni successive.



Uno degli elementi essenziali affinché un complesso di conoscenze possa essere ritenuto "scientifico" è la sua possibilità di essere falsificabile mediante una opportuna procedura: in altre parole, per ogni affermazione scientifica deve poter esistere, almeno in linea di principio, un esperimento in grado di dimostrarne l’eventuale falsità.
Se un’affermazione non può essere mai falsificata significa che sfugge a ogni controllo empirico, pertanto non dice nulla circa la realtà del mondo
e, come tale, non rientra nel dominio della scienza.

Nonostante vi sia su di essa una forte aspettativa, l'obiettivo della scienza non è rispondere a tutte le domande, ma solo a quelle pertinenti alla realtà fisica.
La scienza moderna ha come scopo di rispondere a "come" i fenomeni osservati si svolgono, lasciando il "perché" a questioni filosofiche e/o religiose.

Lo Scetticismo:

Lo scetticismo filosofico è la posizione filosofica fondata sull’analisi critica di quella conoscenza e di quelle percezioni che in un certo momento vengono ritenute vere, e sulla questione della possibilità di ottenere una conoscenza assolutamente vera.

Lo scetticismo scientifico è la posizione scientifica, o pratica, fondata sulla verifica del contenuto delle affermazioni tramite il metodo scientifico.

Lo scetticismo metodologico (dubbio metodologico o metodico) è una corrente di pensiero filosofico nata nel contesto dell'empirismo moderno, in particolare con Cartesio. Il dubbio metodico differisce dal dubbio scettico che è un dubitare per dubitare e nel quale il dubbio è fine a sé stesso per la totale sfiducia nelle qualità dell'uomo.
Lo scetticismo metodologico si differenzia da questa corrente perché usa il dubbio solo come metodo per mettere alla prova le conoscenze che abbiamo. Esso funge da "prova del fuoco" e solo le conoscenze che sopravvivono a questa verifica possono essere considerate assolutamente vere.
In questo modo lo strumento dello scetticismo metodologico non nega affatto la possibilità di conoscenza vera, come invece lo scetticismo greco.
In Cartesio lo scetticismo metodologico si dimostra uno strumento razionalista per giudicare il valore della conoscenza empirica. Cartesio individua la fine del dubbio in ciò che è evidente.

Il Pensiero Critico:

Il pensiero critico è un processo mentale che consiste nell’analizzare o nel valutare delle informazioni. Tali informazioni possono essere ottenute tramite l’osservazione, l’esperienza, il ragionamento o la comunicazione. Il pensiero critico si fonda sul tentativo di andare al di là della parzialità del singolo soggetto: i suoi valori fondamentali sono la chiarezza, l’accuratezza, la precisione, l’evidenza.

E' possibile, inoltre, utilizzare il metodo socratico per valutare un argomento, ponendo domande in merito a questioni aperte, quali ad esempio:

- Cosa intendi per ... ?
- Come giungi a questa conclusione?
- Cosa ti fa credere di essere nel giusto?
- Qual è la fonte di queste informazioni (alludendo all’attendibilità)?
- Cosa accadrebbe se tu ti sbagliassi?
- Puoi indicarmi due fonti in disaccordo con te, illustrandomi i motivi del disaccordo?
- Perché questo è così importante?
- Come potrei accertarmi che mi stai dicendo la verità?
- Esiste una spiegazione alternativa che dia altrettanto conto di questo fenomeno?



L'esortazione "Conosci Te Stesso" è un motto greco iscritto sul tempio dell'Oracolo di Delfi e può ben riassumere l'insegnamento di Socrate che si può considerare la forma originaria dello scetticismo metodologico e del metodo della sospensione del giudizio.

Il conoscere se stessi può sembrare in opposizione al conoscere il mondo, ma le due conoscenze possono considerarsi due facce di una sola medaglia: la filosofia è slancio dell'uomo verso il conoscere e una conoscenza viva e attuale non può prescindere dalla mente che conosce (e dai suoi condizionamenti).


Fonti e Link Interessanti:

- Metodo Scientifico
- Scetticismo
- Scetticismo Metodologico
- Pensiero Critico
- Metodo Socratico
- Le Scienze Sperimentali
- Definizioni
- Il Metodo Scientifico
- Psicologia dell'Insolito
- Falsificabilità


 
 
 

Basava Premanand

Post n°2 pubblicato il 16 Settembre 2007 da Acchiappa_Guru
 
Foto di Acchiappa_Guru

Il più celebre tra i razionalisti indiani si chiama Basava Premanand, ha scritto 36 libri, tenuto 1.200 discorsi pubblici e viaggiato in 27 paesi.
Un'infanzia passata a pregare gli dei e venerare il suo guru, si accorse un giorno che il sant'uomo aveva usato degli agenti chimici per far infiammare davanti ai suoi occhi un foglio di carta con la sacra lettera 'Om'.
Da allora passò anni e anni a studiare per apprendere ogni possibile trucco tra quelli in voga negli 'ashram', i monasteri hindu dei guru.

Diventato un illusionista di professione, Premanand gira oggi in lungo e largo il subcontinente per dimostrare agli occhi curiosi e increduli dei contadini, in fiere e mercati, agli angoli delle strade dei villaggi e delle città, l'arte della magia, con l'avviso di non scambiarla per potere divino.
Al termine di ogni esibizione spiega infatti ogni trucco usato, canfora infiammabile, tecniche di ritenzione del respiro, speciali essenze protettive contro bruciature e ustioni.

Nell'ultimo convegno dell'associazione a Tenali, in Andra Pradesh, Premanand e altri esperti di trucchi magici come Mister Vikram hanno dimostrato come sia possibile levitare, resistere sotto terra apparentemente senza aria, camminare sui bracieri ardenti, operare tumori con le dita dentro la carne viva usando frattaglie di pollo, dormire sui chiodi e produrre con l'uso di manganato di potassio abbondanti quantità di vibhuti, la cenere sacra che molti santoni materializzano davanti agli occhi dei discepoli.


Così è cresciuta la fama dei "Guru Buster", gli acchiappa-guru dell'India, alla cui scuola sono cresciuti migliaia di razionalisti ispirati ai principi del secolarismo di Gandhi che poneva la ricerca della Verità prima della devozione a Dio stesso. La fama è costata a molti di loro attacchi anche fisici, come quando a Premanand furono spezzate braccia e gambe dagli inferociti devoti di uno dei fachiri fatto cadere a mollo mentre camminava sulle acque con l'uso di pietre e ponticelli.

Secondo Premanand è nell'educazione il segreto della sfida lanciata dai razionalisti all'India sonnacchiosa che si adagia ancora alla ricerca di uomini capaci di mostrare poteri sovrannaturali per alleviare le loro pene esistenziali. "Gli adulti sono così attaccati alle loro superstizioni che, quando smaschero uno dei loro guru, passano subito a un altro", spiega. E infatti l'etica umanista e razionale è inevitabilmente assai più lenta dei computer e dei missili a penetrare nella giungla atavica inestricabile del misticismo magico di cui sono impregnate le voluminose favole epiche del 'Ramayana' e del 'Mahabharata', lette fin dalla nascita a tutti i bambini indiani.


Estratto da: Professione Guru

 
 
 

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 "Alcuni sostengono:
«Perché non ignorare
semplicemente questi
propalatori di falsità e
illusioni e gli sciocchi
che li seguono?»
Ma facendo così si
trascura la loro forza
e l'influenza che la
pseudoscienza esercita
sulla società e sulla
politica. Ci si dimentica
di come, in passato,
teorie
pseudoscientifiche
fornirono a dittatori e a
nuovi guru argomenti per
stermini e suicidi di massa".


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