Creato da Airetikios il 18/06/2011
Se Dio esiste ,forse non sono io.

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Voici venir la nuit

Post n°144 pubblicato il 24 Ottobre 2011 da Airetikios

No, il titolo non c'entra un fico secco, era solo che non mi ero accorto che il vasistdas sopra il mio letto aveva una persiana che lo chiudeva, e  non appena ho scoperto che si apriva elettricamente (figata), e giustamente ci ho giocato, ho scoperto che fuori era il crepuscolo e da li la frase del titolo.

Sono in Francia, vicino ad Annecy in un ameno posticino con un paesaggio montano corredato all'esterno di profumo di campagna, (eau de vaches) e che all'interno mi ha deliziato tutto il giorno con un buon profumo di pasta d'acciughe tanto che alla fine avevo le voglie da donna incinta e mi sognavo tramezzini spalmati di burro e pasta d'acciughe.

Sono qui per lavoro e ci resterò un paio di giorni, ma già subito, non appena entrato in camera mi ha assalito il classico disagio da italiano in Francia, (o Germania o Svizzera e paesi mitteleuropei, esteuropei, extraeuropei che non hanno tradizioni latine).

Si fa un bel dire di adattarsi alle circostanze, si fa un bel dire siamo cittadini del mondo e tutto il mondo è paese, si fa un bel dire che la civiltà non si misura da queste cose, ma pur considerandomi un viaggiatore, pur essendomi adattato a qualsiasi situazione o quasi ci sono ancora disagi che proprio non riesco a tollerare.

No, credetemi, non sto parlando del caffè, per quello mi sono messo il cuore in pace da anni tanto NON IMPARERANNO MAI, potranno venire da noi a berne ettolitri, comprarsi le macchinette espresso, comprasi le moka e Tir di pacchetti di caffè, riusciranno sempre e solo a tirarci fuori delle brodaglie.

Non sto neppure parlando della pasta, su quello sono d'accordo che quando sei qua è meglio andare a patè che lo sanno far da Dio e lasciar stare i maccheroni...

Il mio problema è più intimo, quasi esistenziale, un disagio che viene dal profondo , quasi dagli antipodi di me stesso, un qualcosa che quando sei li , ti senti quasi crollare il mondo addosso ed è talmente personale che non so se riuscirei mai a renderne partecipe qualcun altro.

Insomma, in tutti sti posti manca il bidet.

Ora, escatologicamente parlando, e trattando dell'ontologia dell'oggetto...
... come faccio a lavarmi il ... se al lavandino non ci arrivo?

Dilemmi!

Alex

 
 
 

Una storia

Post n°143 pubblicato il 20 Ottobre 2011 da Airetikios

LuigiQuesta storia non può iniziare con il classico "C'era una volta in un paese lontano lontano..." perchè conosciamo benissimo il luogo ed il tempo, Genova, da qualche parte attorno al 21 di ottobre 1942...
... la Storia sta spiegando le sue ali ad avvolgere il mondo, ali cupe che vanno assumendo il colore bruno del sangue rappreso, ma a noi, uomini e donne di piccolo peso, è dato di vedere, scostando le ragnatele del tempo, in questa sera di tardo autunno due giovani camminare lentamente, mano nella mano, fino a cercare il sole che si tuffa nel mare.
Il tramonto colora di rosso una nave da guerra alla fonda nel porto, ma gli occhi di due giovani di ventanni vanno al di là del momento presente, e corrono leggeri sulla superfice del mare.
La voce di lui sale appena a smuovere l'aria, è un piccolo sussurro, una dolce carezza all'orecchio di lei.
"Il mio paese è coricato fra i castagni, in questo periodo esplodono in tutti i colori della terra. Quando vado a far legna sulla strada che porta a Giaveno, le foglie per terra sono come un tappeto. Allora mi immagino che stiano salutando l'ultimo sole prima di morire, come se volessero cantare la tristezza per l'inverno che viene ed i lunghi mesi di gelo e silenzio.
Ti porterò là un giorno, quando mi daranno una licenza e ti presenterò ai miei genitori... magari la prossima primavera...c'è un sentiero nel bosco dove d'estate volano le lucciole...e c'è il Sangone, il nostro fiume, che ogni giorno sussurra all'orecchio la sua canzone"
Mentre parla, già la sua mente vola al momento in cui camminerà con lei in quelle strede che ben conosce, e potrà presentarla agli amici, ai parenti.
Sogni semplici di un cuore puro che già si vede ripetere il gioco infantile di risalire il fiume saltando di masso in masso.
Un velo di nostalgia gli sale dal cuore mentre ripensa alla sua terra lontana, al suono delle campane del Santuario, alla carezza del fiume all'orecchio...

... lei capisce, e gli dona la sua carezza, la sua mano lieve si appoggia sulla sua guancia e ne segue il profilo, stirandogli la bocca in un sorriso.
Un tocco lieve, pudico, com'è giusto in quel tempo, in cui la sofferenza nutre i sentimenti e li fà diventare più veri.
Lei sà che il mare è alle sue spalle, ma le piace, cercarlo negli occhi di lui, occhi di un blu profondo.

Indifferente il sole tramonta ed è tempo di andare.

"Per qualche giorno sarò di servizio e non potremo vederci" le dice, mentre indugia con le sue mani a trattenere quella di lei, ed intanto sogna il momento in cui potrà finalmente stringerla tra le braccia, perdersi nel profumo dei suoi capelli, sentire la morbida consistenza delle labbra, ma oggi non si può, non sarebbe rispettoso, ed allora con un sospiro la lascia, ma nel lento scivolare delle mani, in quell'attardarsi esitante capisce che  per lei vibrano nell'aria gli stessi sogni.

Storia semplice ed ingenua, come semplice ed ingenuo è un amore di ventanni, in una città in guerra
Storia di coraggio e di speranza, la speranza di chi anche nel buio più scuro guarda al domani, alla luce del mattino.

Lontano in una casa in riva al fiume, una madre tiene tra le mani la foto di un giovane, fiero nella sua divisa , legge e rilegge la dedica: "Cara mamma alla Madonna della Guardia ho pregato per te".
Il cuore di una madre sa aprirsi alla gioia, e stringersi d'angoscia, "Che la Vergine Santa ti protegga figlio mio!".

Già figlio, già grande per fare il soldato, ma ancora così bambino, con i tuoi capelli corti e lo sguardo fiero...

Figlio già uomo, che scrivi da una città troppo lontana, perchè questo cuore di mamma possa vegliare su di te...

Figlio mio primogenito luce dei miei occhi, strappato a me da una guerra che non so capire,..

Figlio,.. ed il mio cuore è legato con un filo spinato che lo trafigge ad ogni palpito.

E la notte copre con il suo manto queste scene di dolore povero, non l'angoscia dei potenti per la sorte del mondo, ma la sofferenza dei poveri che si vedono strappare il loro mondo.

***
22 Ottobre 1942 nella notte appena accennata il lugubre ululare delle sirene antiaeree riga il volto della Storia annunciando alla città attonita che la guerra è arrivata a scuotere anche le sue case ed i suoi cuori.
IL giovane di servizio in strada aiuta le persone che si affollano verso i rifugi, cantine e gallerie scavate nel fianco della montagna, coppie di anziani che si trascinano aiutandosi l'un l'altro come hanno fatto da una vita, madri con bambini urlanti in braccio, le imprecazioni, le bestemmie e le preghiere unite in una sola litania.

Mentre incoraggia, aiuta, guida, il giovane pensa all'amata in un'altra parte della città, e prega silenziosamente "Signore, aiutala, falle trovare il rifugio più vicino, Madonnina guidala" Ed intanto offre la sua mano, la sua spalla ad un infinità di volti tutti uguali nell'oscurità della città buia per il coprifuoco.
E di colpo l'inferno esce dalla voragine in cui è stato ricacciato per millenni ed arriva su Genova ringhiando e rombando.
Le vibrazioni basse sono pugni nello stomaco, una voce si alza a recitare il rosario, altre voci si aggiungono sommessamente.
Anche chi prima bestemmiava, adesso prega con fervore, il Dio Padre, il Dio buono, capirà anche l'incoerenza di queste anime spaventate, trascinate in un vortice che mai han saputo dominare.

Anche il giovane prega, e gli torna alla mente il mese di Maggio, il profumo della sua terra nelle sere in cui al Santuario si prega la Madonna nel Suo mese, nel mese delle rose.

"Finirà, tutto questo finirà, ed un giorno saremo felici insieme..."

****
23 Ottobre 1942, il mattino si leva triste e freddo su una città devastata.
La nebbia che sale dal mare si confonde con i fumi degli incendi.
Il giovane è ancora in servizio con altri commilitoni, è necessario fare sopralluoghi, verificare le zone pericolose, avvisare gli artificeri se vi sono bombe inesplose, impedire agli sciacalli di approfittare della situazione per razziare le già povere cose della popolazione, mentre piano piano la gente sta uscendo dai rifugi per sapere se è tempo di vivere o di morire.

"Chissà come sta?" si chiede il giovane, il cuore rivolto ad un solo pensiero mentre in Piazzale Corvetto si avvia con gli altri verso un cumulo di macerie dove solo poche ore prima c'era una casa.
Ed improvviso, la terra si capovolge, il cielo diventa scuro, mentre dalle macerie la bomba infida completa il suo lavoro di distruzione...

...li raccattano, perchè non c'è altro termine, li raccolgono alla belle meglio, con lenzuola annodate strette per mantenere i loro corpi in una parvenza di dignità.
Questa volta è il suono delle ambulanze che si alza livido nell'aria, sono le 10.20.

Il giovane è ancora vivo, con le ultime energie si aggrappa al filo della vita, inconsciamente, forse,il ricordo di lei gli mantiene accesa nel petto la scintilla della speranza.
Forse percepisce il lieve tocco, le dita della suora che gli detergono la fronte sudata, forse ripensa a quella sera vicina, ma ormai irrimediabilmente lontana in cui lei ha accarezzato così dolcemente la sua nostalgia.
Con un ultimo guizzo la fiammella si spegne ed il freddo, rotte le barriere invade il povero corpo straziato.
E' il mattino del 24 ottobre.
*****************

In tempo di guerra le notizie scorrono lente, sono passati due giorni dal bombardamento la vita sta tentando di riprendere il cammino, la ragazza torna dal lavoro e sta sognando quando lo potrà rivedere,cammina lesta insieme alle amiche, ma, davanti ad una chiesa un capannello di persone e decine di feretri.
L'amore avvince il cuore con lacci sottili che uniscono gli innamorati, trasmettono le sensazioni, anticipano il futuro, e la ragazza sente questi lacci che si stringono improvvisamente togliendole il fiato.
Con la mano improvvisamente sudata stringe il braccio dell'amica più vicina e si avvicina per sentire.
Qualcuno sta elencando i nomi dei caduti, in ordine alfabetico, ed il nome di lui è tra i primi.
Come un martello su uno specchio la verità si abbatte sui suoi sogni frantumandoli, le schegge aguzze le trafiggono il cuore mentre si accascia tra le braccia delle persone che la circondano.

*******
In tempo di guerra le notizie scorrono lente, sono passati ormai quasi dieci giorni e nella casa in riva al fiume la madre torna dal suo lavoro di bàlia.
Dalla finestra della cucina vede un ufficiale in piedi accanto al tavolo, ed il marito seduto, o accasciato, con un foglio in mano.
Non ha bisogno di sapere, non c'è bisogno di capire, un cuore di madre sa prevedere.
Non entra neppure, si siede sui gradini della scala esterna, impietrita, mentre i capelli incanutiscono, neppure si accorge che tra le mani stringe la foto di un soldato con la dedica "Cara mamma alla Madonna della Guardia ho pregato per te".

***************
Passano i giorni come passa il vento tra le foglie, ma nel cuore della giovane il dolore è sempre vivo, finchè un giorno, su una lettera verga poche righe "Gentili signori, ero la fidanzata di Luigi, avrei piacere di conoscervi, avrei piacere, se non vi arreca troppo dolore, di sapere qualcosa di lui.Silvia"
Ed una mattina, ospite attesa prende il treno per arrivare alla casa in riva al fiume.
Cosa avrai pensato Silvia, mentre il treno ti trascinava lungo il Piemonte?  avrai pensato alle volte che lui aveva fatto quella stessa strada?, e quando i tuoi occhi si sono posati sui castagni, sul campanile del Santuario che svetta imponente e solo sul suo colle, cosa hai pensato?

Poi.. l'incontro tra le due donne nella casa, le parole, i silenzi ad ascoltare il mormorio del fiume.
Che impressione strana  essere lì, a guardare quelle cose per lui così familiari, la catasta della legna, il fienile, la stalla...
... immaginare la sua voce che corre e accarezza l'orecchio come il fruscio del vento tra le foglie...
...e pensare, e soffrire, per ciò che avrebbe potuto essere ed invece non sarà

Sono certo che avreste voluto aggredire il tempo, fermarlo perchè quegli attimi durassero in eterno, la forza di due amori differenti ma ugualmente disperati che non riuscirono nel miracolo e venne l'ora di ripartire.
Sei già sul treno mentre il paesaggio si allontana dietro di te e ancora le lacrime ti rigano il volto,mentre ricordi l'abbraccio della madre, e la sorellina di lui, sei anni che ti incita a far presto 'Corri Silvia che il treno subbia'
Subbia italianizzazione ingenua del piemontese fischiare, e il pensiero tenero di quella bimba che Luigi tanto amava ti strappa un sorriso di tristezza, se pensi ai figli ...

*******************
I giorni si succedono ai giorni e Silvia non vive, sopravvive, le mani ferite a raccogliere i cocci aguzzi di una vita.
Ma la vita è puttana debole coi forti e forte coi deboli, preferisce schiacciarti al suolo piuttosto che aiutare a rialzarti.

Ed una sera ,di nuovo la sirena, quella stessa che ha infranto i tuoi sogni e come allora bisogna correre, affrettarsi verso il rifugio, verso la cantina, verso la sicurezza.

E tuo padre ti incita "Dai Silvia corri", ed il respiro affannoso di tua madre accanto a te mentre come inebetita lasci che il tuo corpo metta un passo dopo l'altro.
Le voci tutto intorno ti rimbombano nelle orecchie, con il loro incitare con il loro spingere, un frastuono che ti esplode nella testa 'Corri, corri, corri, corriiii...', e scalpiccio di passi e urla e pianti e bestemmie e preghiere...

Ma la tua mente è altrove, ad un'altra sera ad un altro dopo.

Neppure ti accorgi che il tuo passo è troppo lungo e manca il gradino.
Una fitta lancinante alla schiena e tutto diviene nero e buio. Non hai la forza di respirare, non hai la forza di urlare, qualunque cosa fosse, grido o lamento è rimasto strozzato tra i denti.
L'impressione di dondolare mentre una nuova fitta lancinante alla schiena ti fa perdere i sensi.
Al risveglio c'è su di te il volto di tua madre rigato di lacrime.
Provi ad alzarti, ma una fitta brutale ti fa recedere dall'intenzione, provi a muovere le gambe, ma stranamente non senti nulla non hai nessun controllo su di loro, solo un dolore lancinante che  ti toglie il fiato.
Ed allora, nelle lacrime di tua madre, nel volto terreo di tuo padre leggi la risposta brutale e spietata com'è stata spietata con te la vita.
Non camminerai mai più, nella caduta la tua schiena si è spezzata.
Quando è troppo è troppo, silenziosamente dietro gli occhi chiusi ti chiedi "Perchè?"

Si puà morire in molti modi, per ferita, per malattia, per vecchiaia, e si può morire di dolore, si può morire perchè manca la voglia di vivere.

E così è accaduto al tuo piccolo cuore per troppe volte straziato, te ne sei andata, silenziosamente, con il fardello di un dolore troppo pesante per i tuoi pochi anni.
*********************

La storia è finita, è una storia tanto brutale quanto breve, ma non prendetevela con me,  è , crudele quanto può essere crudele la vita, dolce e struggente come è dolce e struggente un amore di ventanni.
Luigi era mio zio, fratello di mia madre, appunto la bambina di sei anni che esortava Silvia ad affrettarsi per non perdere il treno.
C'è anche un'appendice, per chi la vuol leggere.
Di Silvia conosco il cognome e null'altro.
Luigi ha riposato per lunghi anni nel cimitero di Staglieno a Genova, in un campo che conservava i caduti della guerra.
Ricordo durante le vacanze a Recco, puntuale la nostra visita, un corridoio buio, silenzioso.
Nessuna emozione per me bambino, una lapide senza foto, solo nome cognome, due date.
Ma mia madre aveva promesso ai suoi genitori che un giorno lo avrebbe riportato a loro, ed una sera me ne ha parlato, magicamente, dalle nebbie del tempo è emersa questa storia, queste figure, ed allora non era più una lapide, aveva due occhi, un sorriso, delle speranze.
Ho promesso a mia madre che l'avrei aiutata.
Ed ecco Il 4 ottobre 1999 sono io, sono proprio io, seduto sul muretto fuori da Staglieno mentre attendo che ci venga consegnato il corpo da riportare a Trana, nel cimitero fra i castagni.
Mia madre è nervosissima ed emozionata, mio padre l'ha seguita ed accompagnata, io dovrei essere il più freddo, il meno coinvolto ed è a me che consegnano la cassettina di metallo, con un numero ed un nome.
Poi volo, con la mia auto, l'arrivo a Trana, le pratiche burocratiche e mentre attendo che l'addetto prepari il sito per la tumulazione provvisoria, improvviso mi sale in gola un pensiero, "Bentornato Zio... bentornato a casa!"
*****************
La storia è finita, è finita per davvero, non so se sono riuscito a dare le emozioni che mi sono scoppiate nel cuore quel giorno lontano in cui mia madre me l'ha raccontata.
Ma ho giurato a me stessa che l'avrei raccontata, nel modo che conosco, usando la rabbia che mi esce dal cuore quando vedo uccidere una felicità appena sbocciata.
E se già non avete motivi per disprezzare la guerra, spero di avervene fornito uno.

 
 
 

Prevista la fine del mondo per Venerdì prossimo

Post n°142 pubblicato il 19 Ottobre 2011 da Airetikios

Prevista la fine del mondo per venerdì prossimo e la cosa mi fa girare i maroni.
Ma dico, sono passate migliaia di anni, che ci voleva a fare un piccolo sforzo, rimandare di due giorni e farlo finire Lunedì?

Perchè mi tocca lavorare tutta la settimana e poi , quando sarebbe ora di godersi il meritato riposo, zac, di botto tutto finisce?

Che poi, la fine del mondo così d'amblais mi provoca qualche problema tecnico, ad esempio, mi conviene ancora fare la lavatrice? Se stendo asciugherà tutto prima di venerdì o l'esplosione finale mi farà volare via lo stendino proiettando per aria mutande e pedalini in un poco dignitoso caleidoscopio di forme e colori?

Forse conviene ficcare tutto in lavatrice, chiudere l'oblò e sperare che la distruzione finale non si metta a scardinare quella serratura che è già difettosa di per se.

Altra cosa, ho fatto la dieta e va bene, sono dimagrito e va benissimo, ma ho giusto li un barilotto da cinque litri di Heineken, acquistato per berlo con gli amici , ma che ovviamente causa necessità di riduzione di peso è ancora intatto.
Mica posso presentarmi al cospetto di Dio e sottopormi al giudizio supremo con quel peccato sulla coscienza!
Oh insomma, San Pietro andrà anche avanti a caffè, ma secondo me Dio una birretta se la farebbe volentieri, in fondo distruggere il mondo è mica cosa da tutti i giorni e con tutta quella polvere avrà anche la gola secca.

Magari potrei usare il mio  barilotto per  barattare un buon posto , converrà che nel momento supremo me lo tenga ben stretto.

Altro problema: qui nella bassa emiliana trovare un buon punto da cui assistere in diretta alla fine del mondo non è facile. La Torre di San Martino è bassa, si tratterebbe di andare sull'Appennino, ma anche li, con il traffico che c'è sempre sulla pedemontana finisce che mi trovo in coda ad un TIR e arrivo là che è già tutto finito, magari sento anche dire che è stato spettacolare e non ho potuto neppure fare una foto con il telefonino.

Già, se accadesse la fine del mondo di questi tempi sarebbe la più documentata, sia audio che video.
Mi vedo i messaggini su twitter, i tag ed i "mi piace" su facebook. magari potrei mettermi qui a scrivere le mie emozioni in diretta, (scusate scrivo piano perchè ho il barilotto di birra sulle ginocchia).

Però davvero, voglio biasimare l'organizzazione, non si può far finire un mondo di Venerdì, la gente lavora!!!
Mi pare che esista ormai uno scollamento tra le gerarchie celesti e la masse,  capisco che quelli se ne stanno li a fare una beata mazza tutto il tempo cantando lodi e ammirando il santo vollto del creatore di tutto, ma qui sotto noi abbiamo da fare, non è mica poi così indifferente avere due giorni di riposo e relax prima di tutto quel patatrac che sono sicuro mi stresserà molto.

Credo che farò una formale protesta.

E Cribbio!

Alex

 
 
 

Ritorno al Monviso

Post n°141 pubblicato il 16 Ottobre 2011 da Airetikios

Già dalla pianura si capiva che non era sicuramente la giornata giusta per la salita, le nuvole si arrampicavano lungo i fianchi della montagna coprendola completamente e la prospettiva era dunque di trovare quantomeno nebbia, ma quando hai solo quei giorni a disposizione e nulla da perdere, non puoi fare a meno di sperare in una botta di fortuna.

Mal che vada si torna indietro.

Era già successo molti anni fa. Insieme a Riccardo da tempo volevamo salire il Coulouir del porco, (si chama così che ci posso fare?) e poi fare le Punte Udine e Venezia insieme, ma in quel novembre le piogge continue impedivano anche solo di partire, fino a che un venerdì sera, quasi per disperazione abbiamo deciso di andare lo stesso, al massimo avremmo fatto colazione a Crissolo e saremmo tornati indietro.

Ed invece, poco prima del Pian della Regina ci eravamo infilati nelel nuvole basse e ne eravamo sbucati fuori di fronte ad uno stupendo cielo stellato.

Per tutta la giornata abbiamo avuto il muro di nuvole sotto i piedi, il freddo era terribile e mordeva la carne, il ghiaccio verde esplodeva sotto la piccozza ed i ramponi faticavano a crearsi un appiglio solido in quel colatoio vetrificato dal gelo.
I pochi istanti in cui ci eravamo tolti le muffole per fissare l'imbracatura e legare la corda erano stati sufficenti a fare in modo che le mani facessero un male terribile mentre tornavano a riscaldarsi, ma eravamo in paradiso mentre salivamo in alto, sempre più in alto fino a che sopra di noi non c'era che cielo.

Questo ed altri ricordi affioravano mente iniziavo a lasciare le prime nuvole sotto di me, ma già capivo che le altre erano troppo alte perchè si ripetesse il miracolo.

Il Pian del Re, dove nasce il Po era pieno di gente. la nebbia velava e svelava il paesaggio permettendomi di riconoscere i percorsi conosciuti.
Di qui si va al Buco di Viso, usato dagli spalloni per portare il sale tra Italia e Francia, (o anche altri generi meno legali), ma anche al Colle delle Traversette che una delle tante leggende al riguardo indica come il luogo in cui gli elefanti di Annibale valicarono le Alpi per soprendere i romani nel loro territorio.

Quell'altro è il sentiero per il rifugio Giacoletti , ad un certo punto si passa sotto una cascata...

La sorgente del Po era presa d'assalto da gruppi di persone che si fotografavano accanto alla pietra che cita "qui nasce il Po"; altri riempivano le borracce alla sorgente . Saran stati tutti leghisti che officiavano la loro particolare eucarestia?

Salgo verso il lago Fiorenza attraversandone il torrentello che ne fuoriesce, questione di pochi metri ed avrebbe potuto essere questo lago la vera madre del fiume più lungo d'Italia ed invece ne diventa il primo affluente, ma per me ciò che è più importante è che il mio corpo reagisce bene nonostante il tanto tempo trascorso, polmoni e cuore si supportano a vicenda in armonia e salgo senza fatica.

Il lago mi accoglie con le sue acque verde scuro, immobile nel silenzio che lo attornia.

La nebbia gioca sulla sua superfice, si alza e si abbassa, si raccoglie in mulinelli che si sfaldano lenti in una danza ipnotica. Seguendo la conformazione della valle il lago si inabissa e diventa improvvisamente nero ed insondabile, Gli antichi credevano che i laghi fossero porte verso l'aldilà e guardando questo laghetto alpino non ho difficoltà a pensarlo anche io , improvvisamente potrebbe sorgere dalla nebbia qualche spirito ammonitore.

La situazione meteorologica va peggiorando di minuto in minuto, il meteo, consultato il giorno prima, aveva lasciato pochi dubbi, si va verso la pioggia.

Ormai rassegnato salgo ancora un centinaio di metri (*), fino a trovarmi di fronte al Re di Pietra completamente avvolto dalle nubi,
Resto ancora un poco mentre la nebbia mi danza intorno, mi passa dietro le spalle, mi fa arricciare i capelli, ma non c'è verso la montagna non si svela.

Il paesaggio attorno al Monviso è, a seconda dei punti di vista, orrendo o esaltante . Brullo, pareti a picco, gole e nevai, spuntoni di roccia e sfasciumi ovunque ad indicare il lento lavoro della natura che corrode anche le montagne.
Salendo alla mattina, quando il sole inizia a scaldare le pareti, non è raro sentire il rumore di una frana e vedere enormi massi che precipitano dalle pareti, il suono si propaga nell'aria rimbomba l'eco sulle pareti circostanti, poi torna il silenzio, ed è in quel momento che se ne percepisce l'immensità.

Mi avvio sul sentiero del ritorno, mi volto ancora una volta e finalmente si svela bellissimo nella sua austera maestosità, faccio in tempo a vedere le ferite della parete Nord, quel canalino Coolidge che per me è rimasto un sogno non realizzato e che mai più realizzarò, poi si vela di nuovo.

Ha voluto salutarmi, lo sento, ha voluto invitarmi a tornare ancora, a provare ancora, questa volta è andata così, la prossima andrà meglio,

La montagna è maestra di vita.

Alex

(*) In montagna si calcola che si salgano 300 metri all'ora con passo normale, ognuno si faccia i suoi conti

 

 
 
 

Manuale semiserio di seduzione maschile

Post n°140 pubblicato il 15 Ottobre 2011 da Airetikios

Caro amico vicino e lontano, amico delle mie amiche è a te che mi rivolgo con questa lettera aperta in cui ho deciso finalmente di confessarmi e di metterti a parte dei miei più intimi segreti, quelli che hanno fatto di me "l'affascinante Alex", (così scriveva qualche anno fa una signora che non mi conosceva a mia moglie, che per sua sfortuna invece mi conosceva bene).

Oggi voglio insegnarti i trucchi della seduzione maschile. Se ti stai chiedendo "perchè devo imparare a sedurre una donna", i casi sono due
a) Non ne hai bisogno ed allora mi inchino al maestro
b) puoi trovare il sudoku a www.ciunga.it/sudokumania, e non disturbare.

Per le donne che inavvertitamente si trovassero a leggere queste righe chiederei di passare oltre perchè tutto ciò che scriverò potrà essere usato contro di loro.

Mi presento e presento le mie credenziali. In tutte le interviste fatte ad attrici e modelle, c'è sempre la classica domanda idiota "Come deve essere il tuo uomo ideale?" e la risposta spazia da "Deve farmi girare la testa" a "Deve sapermi far ridere", ebbene è ora che confessi che quell'uomo sono io.
Quando passo per strada le donne si girano, (dall'altra parte).
Se dico ad una gnocca "Vuoi essere la mia donna?"; quella immancabilmente inizia a ridere tanto che non riesce più a respirare e mi tocca chiamare il 118. Ecco, si, se mi dichiaro ad una donna quella rimane senza fiato!
I requisiti credo siano ampiamente soddisfatti!

Perchè un corso di seduzione maschile? Beh, in primo luogo perchè per qualche oscuro motivo ad una donna basta poco, un po' di trucco per fra risaltare gli occhi, un filo di rossetto, qualche gingillo fetish come le autoreggenti o un wonderbra, un piccolo ammiccamento ed il 70% dei maschietti è cotto, (un 25% è gay ed un 5% è talmente depravato che ha bisogno almeno di essere frustato per provare interesse).

Per un maschietto è differente, e ci tocca sudare sette camicie per arrivare al dunque.
Ovviamente, non per tutti è uguale ed ognuno ha i suoi metodi.
A Roberto Bolle ad esempio basta saper rimanere in equilibrio sulla strada bagnata dallo sbavamento delle fans e non aprire bocca.
Rocco Siffredi invece ha quel certo non so chè, sarà per i mocassini indossati senza calze, sarà per 28 cm di buonumore, ma non c'è cazzo che tenga,
Io ad esempio faccio leva sull'istinto materno e mi atteggio a pacioccone sfigato, labbro corrucciato, occhio da triglia lessa, e sguardo da gatto con gli stivali di Shrek, come detto ognuno ha i suoi metodi.

Nella seduzione è come in guerra, è necessario conoscere il nemico, solo una conoscenza approfondita può garantire il successo ed allora proviamo a vedere il nemico.

C'è la donna citofono : Tu ti sei preparato mille cose da dire, suoni e lei ti apre, scartala subito, non da soddisfazione.
C'è la donna ascensore : prima devi chiamarla, poi aspettarla, quindi nell'attimo in cui finalmente arriva, c'è sempre qualcuno che ti chiede "lei a che piano sale?"
C'è la donna Decimo piano senza ascensore, inizi pieno di entusiasmo e di carica, ma ti spegni mano a mano che ti avvicini fino ad arrivare spompato.
C'è la donna attico con la testa tra le nuvole che ti confonde tra i mille corteggiatori e quella pianoterra che non riesce mai a vedere il sole
C'è la donna salotto TV noiosa come una telenovela e quella bagno di cui non ti dico la particolarità.
Per ovvi motivi non ci occuperemo della donna condominio, il trattamento dei millesimi esula dallo scopo di questo corso.

Noi proviamo ad occuparci della donna terrazzo, che da un'idea di libertà, di aria aperta, ma al tempo stesso dietro le tende della porta finestra puoi intuirne la stanza che profuma di femminilità.

Immaginiamo di invitarla a cena, trasformando il tuo balcone nella veranda di un ristorantino in riva al mare. Dovrai essere capace di accarezzarle dolcemente la mente cancellando l'immagine delle case di fronte per farle sentire il profumo della salsedine, il rumore della risacca che si accanisce contro le fondamenta della casa, accendere milioni di stelle ed una luna leggera che illumini dolcemente, ma senza creare contrasti di buio e di luce, non la luna delle notti d'inverno piccola e luminosa, ma la grande luna delle notti africane, bassa sull'orizzonte, pallida come la sua pelle.

Solitamente una cena a base di pesce va bene, ma informati prima dei suoi gusti per essere pronto eventualmente a concentrarti sulla cucina vegetariana o vegana sostenendo che come cucini tu il tofu non lo cucina nessuno e preparandoti a disquisire per ore su come il gamasio sia più indicato sulle carote piuttosto che sui finocchi.

Può anche essere che ti capiti una donna sanguigna che ama la carne rossa ed allora cosa c'è di meglio di un barbecue texano con tanto di rodeo annesso, in questo caso evita se possibile di rovesciarla sulla brace sostenendo la mascolinità dell'azione, di solito non viene gradita.

Ma ritorniamo al nostro ristorantino in riva al mare, quando lei arriva devi essere assolutamente pronto.
Nell'accoglierla devi avere assolutamente una percezione di te stesso.

Attento questo è molto importante e da questo primo approccio dipende un buon 50% della serata. Roberto Bolle può accoglierla con un paio di pantaloni chiari ed un papillon scuro indossato sul petto nudo, Rocco Siffredi con un gagliardetto della di lei squadra preferita e null'altro
Se hai il mio fisico puoi andare sul simpatico con magliette stile "un uomo senza pancia è come un cielo senza stelle", oppure un caffetano arabo che le dirai portato da uno dei tuoi viaggi ,(anche se la vicina di casa ottantenne si chiede dove è finita la sua camicia da notte che aveva steso fuori).
In mancanza di altro, più che lo smoking è meglio un vestito informale per farle capire che per te è una serata normale e di fatto renderti interessante con la conclusione che se così sei normale, quando sei speciale come sei?

Ovviamente il tavolo deve essere apparecchiato alla perfezione, piatti, posate, bicchieri, tovaglioli, puoi mettere una candela, che accenderai non appena si sarà seduta, mai prima, ma, attenzione, i fiori non ci devono essere, quelli glieli porti non appena l'hai fatta accomodare e deve essere un mazzo che possibilmente si capisca che non lo hai rubato al cimitero. Glieli doni con un sorriso mentre le dici quanto sei felice di averla a cena e scusandoti per la casa in disordine anche se sei consapevole che un'esercito di colf rumene ha sgobbato tutto il giorno per tirarla a lustro.

Mentre lei culla come un bimbo quei fiori devi mettere la musica, il CD deve essere già pronto nel lettore, in modo che sia impossibile accorgersi della manovra con cui pigi il pulsante che diffonderà nell'aria la SUA musica.

Non ci sono musiche adatte a tutte le occasioni ed a tutte le donne, Michel Bublè ad esempio è indicatissimo, come pure Frank Sinatra o Edith Piaf, ma se lei non lo ama potrebbe avere l'impressione di una manovra fatta ad arte per creare un'atmosfera artificiosa ed invece il nostro obiettivo è far apparire tutto assolutamente naturale.
Si tratta di conoscere in anticipo i suoi gusti ed assecondarli. Qui ti rivelo un piccolo trucco, devi conoscere il genere di musica che lei ascolta, ma essere in grado di proporre qualcosa di nuovo che lei non conosca in modo da eccitare la sua curiosità.
Se ti dice "Bella musica, che gruppo è?" fregati le mani, you've got the score!

Se non riesci allo scopo non importa, devi darle comunque l'impressione che anche tu gradisci il suo stesso genere di musica, ma la nostra mascolinità ci permette di rifiutare i vari Ferro, Ramazzotti ecc...

Se non sai che pesci pigliare vai sul jazz, cold jazz, oppure cerca qualcosa di particolare come ad esempio musica anni 30 che fa tanto cult, ma ricordati che devi comunque essere "a tempo".

continua..., (forse, se mi passa la sbornia)

Alex

 

 
 
 
 
 

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