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La morte paventata di sei milioni di ebrei era sulle pagine di molti giornali già dai primi del Novecento - Terza parte

Post n°151 pubblicato il 07 Gennaio 2024 da daniela.g0
 

1945 - The Canberra Times, 6 settembre, 1945. 

"Sei milioni di ebrei uccisi dai tedeschi. Durante la guerra i tedeschi hanno ucciso 6.000.000 di ebrei, il numero nell'Europa occidentale è di circa 1.600.000 ... la maggior parte dei sopravvissuti ebrei desideravano emigrare in Palestina. L'agenzia prevede di inviare sei gruppi di sei uomini ciascuno per aiutare gli ebrei nei campi tedeschi.... Si prevede di erigere un monumento sulla vetta del Monte Scopus per commemorare gli ebrei morti. Esso sosterrà i nomi di tutti i 6.000.000, inclusi soldati, partigiani e combattenti del ghetto. Tutti i documenti culturali ebraici e oggetti religiosi rimasti in Europa centrale e orientale sono da raccogliere in Palestina."   

Da notare l'impressionante ricorrere del numero sei.   

1945 - The Evening Post (Nuova Zelanda), 6 settembre1945, pagina 7. 

«I tedeschi hanno ucciso 6.000.000 di ebrei durante la guerra, ha detto il signor Eliahu Dobkin, capo del dipartimento immigrazione dell'Agenzia Ebraica, al suo ritorno a Gerusalemme dall'Europa centrale. " 

1945 - Western Jewish Bulletin, 7 settembre 1945, pagina 43. 

"Quasi 6.000.000 di ebrei furono spazzati via nel corso di questi anni. " 

1945 - Western Jewish Bulletin, 7 settembre 1945, pagina 47. 

"In tutto il mondo vi è una crescente indignazione sopra la barbarie e la crudeltà indicibile degli omicidi di massa di sei milioni di ebrei da parte dei nazisti." 

1945 - New York Times, 17 Settembre 1945. 
"Sei milioni di ebrei sono morti come martiri e il loro sangue grida dalla terra". 

1945 - Dr. Joseph Tenenbaum, Presidente della Federazione Americana degli ebrei polacchi, The Jewish Criterion, 21 settembre 1945, pagina 7. 

"A causa di atrocità tedesche e abbandono degli Alleati sei milioni di ebrei sono stati massacrati. " 

1945 - 30 settembre 1945, durante una manifestazione sionista al Madison Square Gardens di New York, un enorme striscione di circa 50 piedi di lunghezza e alto 2,5 piedi, appeso sopra il palco sul quale i relatori hanno parlato al pubblico. Il banner diceva: 

"Non sono 6.000.000? basta morti di ebrei ". 

1945 - The Evening Post, 2 ottobre 1945, pagina 7. 

«I 6.000.000 di ebrei che erano stati uccisi ... " 

1945 - The Manhattan Zionist Club, New York, 3 ottobre 1945, pagina 21
"Per anni abbiamo aspettato pazientemente l'adempimento degli impegni della Gran Bretagna per il popolo ebraico, abbiamo aspettato invano. Nel frattempo, sei milioni di ebrei sono stati uccisi in Europa". 

1945 - The Observer, 14 ottobre 1945, pagina 5. 

"All'ingresso al suo ufficio, un grande poster pone la domanda di ricerca: Sei milioni di ebrei sono stati uccisi in tutto il mondo, dove è la tua coscienza? " 

1945 - The Observer, 2 novembre 1945, pagina 10. 

"L'orrore del Medioevo con tutte le forme di tortura è stato portato sugli ebrei d'Europa con il risultato che sei milioni di ebrei sono morti ". 

1945 - Libano Daily News (PA), 9 novembre 1945, pagina 11. 

" Sei milioni di ebrei sono morti, vittime dei nazisti ". 

1945 - Peter Gay, The Gateway (Uni. di Alberta), 9 novembre 1945, pagina 2. 

"... sei milioni di ebrei sono stati assassinati e alle poche rimanenti viene negato un paradiso ... " 

1945 - The Indian Express (Madras) - 19 novembre 1945, p.4. 

"Il mondo non avrà pace finché gli ebrei non avranno alcuna possibilità di determinare il proprio destino nella propria terra. Sappiamo dalla sanguinosa esperienza che l'omicidio di massa di sei milioni di ebrei è stato reso possibile solo a causa del loro stato di senzatetto e apolidia". 

1945 - Randolph Churchill, figlio di Winston Churchill, Daily Boston Globe, 22 novembre 1945, pagina 9. 

"Sei milioni di ebrei sono stati assassinati negli ultimi sei anni e il problema di trovare una casa per i due o tre milioni di ebrei europei che restano è di urgente importanza." 

1945 - Herbert Seliqmann, Capo dell'Ufficio Ebraica Telegraphic Agency di Washington, The Jewish Criterion, 30 novembre 1945, pagina 7. 

"... Dopo il massacro di sei milioni di ebrei in Europa ... "     

 

(Fonte:
http://winstonsmithministryoftruth.blogspot.it/2012/02/145-references-to-6000000-jews-prior-to.html?zx=c9af44420efd1e72)

 

Il vescovo Richard Williamson in una chiesa a Stoccolma, in Svezia, nel giugno 2008 (CNS/Catholic Press Photo)  

 

Le dichiarazioni del vescovo Williamson e il "rapporto Leuchter"  

Il vescovo inglese Richard Williamson - scomunicato nel 1988 -, ha dichiarato nel 2009 durante un'intervista alla televisione svedese che a suo parere le evidenze storiche sarebbero «fortemente contrarie all'affermazione che sei milioni di ebrei siano stati deliberatamente gasati nelle camere a gas, come politica decisa da Adolf Hitler.» 

«Credo che non vi siano mai state le camere a gas. Alla luce dei miei studi sulle prove emerse, penso che siano morti tra i 200.000 e 300.000 ebrei nei campi di concentramento, ma nessuno di loro nelle camere a gas», ha continuato Williamson. 

«Occorre conoscere il "rapporto Leuchter": Fred Leuchter era un esperto di camere a gas. Egli progettò tre camere a gas per tre dei cinquanta Stati che formano gli Stati Uniti d'America, allo scopo di eseguire le condanne a morte dei criminali. Quindi, Leuchter era un esperto per quanto concerneva le camere a gas. In Germania, verso il 1980, egli studiò ciò che rimaneva delle vecchie camere a gas e la conclusione fu che era impossibile che quelle stesse fossero state usate per gasare grandi numeri di persone. 

I gas al cianuro sono estremamente pericolosi, per cui un qualunque spiffero dopo la "gasatura" colpirebbe chiunque entri successivamente, uccidendolo. Per evacuare il gas sono necessari quindi camini molto alti, in quanto camini più bassi avrebbero l'effetto di far ritornare il gas. Il camino deve esser allora il più alto possibile. Se durante il conflitto mondiale vi fosse realmente stato un camino in funzione, allora avrebbe dovuto proiettare una vistosa ombra verso terra che gli aerei alleati non potevano non vedere. Le fotografie aeree avrebbero dovuto riprendere quei camini molto alti: ma non esistono fotografie che mostrino simili immagini. Dunque non poteva esservi alcun camino, come testimoniato dall'esperto Fred Leuchter. 

Anche le porte che Leuchter vide nel 1980 non potevano essere state utilizzate per le operazioni di gasatura. Infatti occorrerebbero porte ermetiche, altrimenti il gas fuoriuscendo avrebbe ucciso anche le persone al di fuori delle camere. Le porte mostrate ai turisti ad Auschwitz non erano assolutamente ermetiche. Si tratta di evidenze storiche», ha concluso seccamente il vescovo.   

Si può certamente dissentire dalle posizioni del vescovo Richard Williamson, scomunicato nel 1988 da papa Giovanni Paolo II in quanto consacrato senza mandato pontificio dall'arcivescovo Marcel Lefebvre e dal vescovo Antônio de Castro Mayer, iniziativa che la Santa Sede considerò al pari di un atto scismatico. C'è da precisare che Williamson ha ottenuto la remissione della scomunica da papa Benedetto XVI, il 21 gennaio 2009, ma rimane tuttavia sospeso a divinis: la Sala Stampa della Santa Sede ha precisato che la remissione della scomunica «non ha nulla a che vedere con una legittimazione delle posizioni negazioniste dell'olocausto». 

Ma le argomentazioni portate dal vescovo Williamson inducono comunque necessariamente a riflettere. 

Così come la parola "antisemitismo" ha iniziato ad assumere nel tempo connotazioni sempre più inquietanti.   

 

L'inesauribile voglia di etichette dell'Occidente   

L'Occidente malato ha voluto infatti etichettare negli anni tutto quello che non riesce a controllare come vorrebbe. Così l'etichetta di "antisemitismo" è stata coniata ad ad hoc, in particolare dopo la fine del Secondo conflitto mondiale, e attribuita con grande superficialità per reprimere il dissenso e giustificare qualunque genere di azione punitiva. 

Così questo articolo forse potrebbe essere etichettato da una certa cerchia come tale. 

Niente di più falso. Chi scrive è stata fin dalla giovinezza un'appassionata estimatrice di ciò che i cristiani definiscono Antico Testamento mentre gli ebrei chiamano Torah. 

Ritengo infatti che siano inesauribili le profonde ricchezze di tutta la Sacra Scrittura, in particolare dell'Antico Testamento, che continua ad illuminare ancora oggi anche il futuro proiettandosi in definitiva verso di esso, e conducendo al contempo verso una più piena e autentica conoscenza di Dio. 

Quella che era allora la mens semitica caratterizzante il genuino «Israelita in cui non c'è falsità» (Giovanni 1,47), continua ad appartenere oggi anche a tutti i credenti cristiani: l'incrollabile fede in Jahvé, il Dio che faceva vincere le guerre al Suo popolo e terribile sopra tutti gli dei, opera delle mani dell'uomo, insieme all'unicità irripetibile della persona, che gli antichi israeliti chiamavano sempre e soltanto con un unico nome, per racchiudere l'unica persona umana, sono caratteristiche che trovano riscontro nel profondo del mio essere. 

Mi piace riportare qui le parole dello scrittore palermitano Mario Moncada di Monforte, esperto di Ebraismo e autore di numerosi saggi sull'argomento, tra cui "Israele: un progetto fallito" (Armando editore, Roma, 2009): 

«Lavorando ad Ivrea, nell'irripetibile atmosfera culturale creata dall'umanesimo di Adriano Olivetti, scoprendo studiosi come Elia Benamozegh e Leo Baeck ho imparato che la cultura occidentale deve alla cultura ebraica concetti come "umanità", "futuro", "speranza", che erano ignoti alla cultura greca condizionata dal "fato". Questi concetti, penetrati anche attraverso il Cristianesimo, hanno fatto reimpostare in Occidente la visione del mondo e della prospettiva umana donando un patrimonio di valori ideali di cui ai più non sono note le radici ebraiche. 

Credo, quindi, che chi voglia spendersi per la causa ebraica debba fare un'opera di divulgazione pacata dei valori dell'Ebraismo e non un'esaltazione della "nazione ebraica" e del suo "popolo".» 

Ecco perché ogni accusa di antisemitismo rimane priva di ogni fondamento. Piuttosto è giunto il momento di difendere un popolo con una storia antichissima e molto particolare dall'attacco plurisecolare di un falso giudaismo, che si è nascosto e continua a nascondersi dietro la Storia dell'antico Israele per giustificare le sue atrocità contro tutti i popoli della Terra e anche contro quello che afferma essere il proprio stesso popolo. 

Continua ancora Moncada nella prefazione del suo saggio: 

«[...] Vogliamo ricordare che i più illustri biologi del mondo hanno dimostrato che non esiste un "popolo" ebraico in senso etnico perché non c'è alcuna affinità genetica fra gli ebrei slavi del nord europeo e gli ebrei neri falascià etiopici? Vogliamo ricordare qual è la realtà dello spezzatino etnico, linguistico e religioso-settario degli Ebrei d'Isralele dilaniati da invidie, disprezzi, ingiustizie, risentimenti e sopraffazioni fra gli stessi Ebrei, tenuti assieme oggi solo dalla paura e dalla necessità di difendersi? 

[...] So bene che, in Occidente, l'establishment ebraico non gradisce e cerca sempre di impedire che spunti come quelli della mia lettera appaiano sulla stampa. Lo so da quarantacinque anni perché gli ebrei come Adriano Olivetti, che sono la maggioranza, non sono "il potere forte" del "popolo" ebraico. 

E l'informazione inadeguata dell'opinione pubblica mondiale assiste impotente all'ormai secolare incancrenirsi del nodo israelo-palestinese e non si rende conto del perché.» 

 

I palestinesi cercano vittime il giorno dopo gli attacchi israeliani alle case nel campo profughi di Jabalia (Mohammed Al-Masri/Reuters)  

 

Sionismo ed Ebraismo   

Occorre far chiarezza ed effettuare una distinzione netta tra Ebraismo e Sionismo, agli antipodi fra loro. 

Anche parecchi esponenti del mondo ebraico di cui il mainstream non parlerà, come il rabbino Yosroel Feldman, ne hanno convenuto sottolineando la separazione profonda tra Sionismo ed Ebraismo, e affermando nettamente come il primo non coincida affatto con il secondo. Addirittura, il rabbino Feldman rimane convinto che la popolazione ebraica sarebbe più sicura e in pace sotto un governo palestinese. 

Questo falso giudaismo di cui si parla lo vediamo in azione in questi giorni di violenza inaudita contro i civili della striscia di Gaza e contro le proteste che si sono accese all'interno dello stesso Israele. Mercoledì 1 novembre gli attacchi aerei israeliani hanno preso di mira Jabalia, il più grande campo profughi di Gaza, per la seconda volta in due giorni. Secondo quanto affermano le Nazioni Unite, nel campo densamente popolato si trovano registrati circa 116.000 rifugiati.

 

Il campo profughi di Jabalia a Gaza è stato bombardato per la seconda volta in meno di 24 ore (Mohammed Al-Masri/Reuters)  

 

Così come continua in questi giorni di sangue l'attacco incessante degli israeliani verso gli ospedali palestinesi, come l'ospedale di Al Quds, di Al Shifa e indonesiano. Così altrettanto verso le chiese cristiane e persino le scuole elementari. 

Secondo quanto ha riportato ANSA lo scorso 2 novembre, gli esperti delle Nazioni Unite, compreso il relatore speciale sulla situazione dei diritti umani nei territori palestinesi occupati, hanno stimato che il popolo palestinese «corre un serio rischio di genocidio», in una dichiarazione congiunta rilasciata a Ginevra. 

Coloro che dicono di essere ebrei ma «non lo sono» e «appartengono alla sinagoga di Satana», - per voler qui citare Apocalisse 2,9 - l'ultimo libro delle Sacre Scritture, hanno gettato persino davanti agli occhi dello stesso "bendato" Occidente la loro maschera. 

Ormai non è più possibile per loro continuare ad invocare l'olocausto mentre al contempo si continua a commettere il genocidio dei popoli.     

 

 

Qui la prima e seconda parte dell'articolo.

 

 
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