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Messaggi del 22/02/2024

 

La Madre dell’America e lo straordinario enigma della Tilma. La Cristiada del secolo scorso - Parte terza

Post n°159 pubblicato il 22 Febbraio 2024 da daniela.g0
 

Pellegrino in ginocchio diretto verso il santuario di Guadalupe, in occasione del 491° anniversario dell'apparizione della Beata Vergine di Guadalupe (Foto: Pavel Jurado)   

 

Altre constatazioni sulla Tilma che risultano inspiegabili:   

Alle considerazioni espresse dal sacerdote gesuita Robert J. Spitzer, si devono sottolineare altri fatti fondamentali. Come riporta la stessa Wikipedia: 

1. Il telo (in fibra di agave) è di immagine grossolana: gli spazi vuoti presenti tra l'ordito e la trama sono così numerosi che ci si può guardare attraverso.  

2. Nonostante in Messico il clima (caratterizzato da un'atmosfera ricca di salnitro) causi il rapido deterioramento dei tessuti (specialmente di quelli in fibra vegetale), la tilma invece si è conservata pressoché intatta per circa cinquecento anni.  

3. L'immagine non ha alcun tipo di fondo, tanto che si può guardare da parte a parte del telo (questo è un elemento a sostegno dell'ipotesi che si tratti di un'immagine acheropita). Già nel 1666 la tilma fu esaminata da un gruppo di pittori e di medici per osservarne la composizione: essi asserirono che era impossibile che l'immagine, così nitida, fosse stata dipinta sulla tela senza alcuna preparazione di fondo, e inoltre che nei 135 anni trascorsi dall'apparizione, nell'ambiente caldo e umido in cui era conservata, essa avrebbe dovuto distruggersi. Nel 1788, per provare sperimentalmente questo fatto, venne eseguita una copia sullo stesso tipo di tessuto: esposta sull'altare del santuario, già dopo soli otto anni era rovinata. Al contrario l'immagine originale, a distanza di quasi 500 anni, è ancora sostanzialmente intatta. 

A tal proposito Antonino Grasso, nel suo "Guadalupe. Le apparizioni della ‘Perfetta Vergine Maria'", Ed. Gribaudi, ci dà informazioni più dettagliate sull'esperimento «condotto dal medico José Ignacio Bartolache, il quale tra il 1785 e il 1787, fece realizzare da filatori e tessitori indigeni, diversi ayates, il più possibile simili a quello di Juan Diego. Dopo diversi tentativi e scelti quelli che sembrano più vicini, all'occhio e al tatto, all'originale, incaricò cinque pittori di eseguire copie della Morenita sulla tela non preparata, adoperando i colori e le tecniche di pittura in uso al tempo delle apparizioni. Una delle copie, precisamente quella dipinta nel 1788 da Rafael Gutiérrez, viene collocata il 12 settembre del 1789 sull'altare della Capilla del Pocito, da poco eretta accanto al santuario, ma ci rimane solo pochi anni: nonostante fosse protetta da due spessi cristalli, dovette essere rimossa dall'altare già nel 1796, perché completamente rovinata».  

4. La tecnica usata per realizzare l'immagine è un mistero: alcune parti sono affrescate, altre sembrano a guazzo altre ancora (certe zone del cielo) sembrano fatte a olio (elemento a sostegno dell'ipotesi che si tratti di un'immagine acheropita: ovvero non realizzata da mano umana).  

5. Gli aztechi dipingevano i volti in modo elementare usando la prospettiva frontale o quella di profilo. La figura presente sulla tilma è, invece, rappresentata con la prospettiva di un volto leggermente piegato in avanti e visto di tre quarti. La realizzazione dell'immagine (se fosse stata realizzata da mano umana) richiede capacità superiori a quelle esistenti all'epoca in Messico; parimenti, nessun artista occidentale era attivo nella regione in quegli anni (elemento a sostegno dell'ipotesi dell'origine acheropita dell'immagine).  

6. I caratteri somatici della donna raffigurata sono quelli tipici di una persona di sangue misto, meticcia. L'immagine risale a pochi anni dopo la conquista del Messico, quando il tipo meticcio era assolutamente minoritario. La Madonna di Guadalupe prefigura un tipo di popolazione che diverrà maggioritario solo dopo alcune generazioni. Rimane un mistero come il presunto autore abbia raffigurato in forma così perfetta un soggetto allora così poco diffuso (elemento a sostegno dell'ipotesi dell'origine acheropita dell'immagine).  

7. Particolarità singolari presenti e riscontrate sugli occhi dell'immagine sono assolutamente inspiegabili se si ritiene che l'immagine sia stata realizzata da mano umana.  

8. Nel 1791 si rovesciò accidentalmente acido muriatico sul lato superiore destro della tela. In un lasso di 30 giorni, senza nessun trattamento, si sarebbe ricostituito miracolosamente il tessuto danneggiato.  

9. Nel 1936 il chimico Richard Kuhn esaminò due fibre di colore diverso prelevate dal mantello: analizzate, non mostrarono la presenza di alcun pigmento.
Nel 1979 Philip Serna Callahan [come già riportato sopra, n. d. r.] scattò una serie di fotografie all'infrarosso. L'esame di queste foto rivelò che, mentre alcune parti dell'immagine erano dipinte (potrebbero essere state aggiunte in un secondo momento), la figura di Maria era impressa direttamente sulle fibre del tessuto; solo le dita delle mani apparivano ritoccate per ridurne la lunghezza.  

10. Nel 1951 il fotografo José Carlos Salinas Chávez dichiarò che in entrambe le pupille di Maria, fortemente ingrandite, si vedeva riflessa la testa di Juan Diego. Nel 1977 l'ingegnere peruviano José Aste Tonsmann analizzò al computer le fotografie ingrandite 2500 volte e affermò che si vedono ben cinque figure: Juan Diego nell'atto di aprire il proprio mantello, il vescovo Juan de Zumárraga, due altri uomini (uno dei quali sarebbe quello originariamente identificato come Juan Diego) e una donna. Al centro delle pupille si vedrebbe inoltre un'altra scena, più piccola, anche questa con diversi personaggi. Nella puntata di Voyager del 12 ottobre 2009, viene detto che i personaggi fino a quel momento trovati sono 13.  

11. La tilma mantiene sempre una temperatura costante di 36,6 °C, corrispondente alla temperatura media del corpo umano.   

 

 

L'angolo di inclinazione della testa della Beata Vergine di Guadalupe   

Il dottor Juan Hernández nel 1981 fece, dopo alcuni studi sulla Tilma, una scoperta sorprendente. Si accorse infatti che lo sguardo della Beata Vergine, rivolto verso il basso, presentava una particolare inclinazione: tracciando una linea retta verticale che parta dalla parte superiore della testa e un'altra che passi per l'angolo di inclinazione della testa, ha constatato con un goniometro che l'angolo di inclinazione nel punto in cui le due linee si incrociavano era di 23,5°. Alle stesse identiche conclusioni è arrivato A. J. Clishem, poeta impegnato nella formazione diaconale nella diocesi di Joliet, Illinois. 

Lo sguardo di Maria, dalla sua posizione celeste è orientato con un'angolazione di 23,5°: la stessa che ha l'asse di inclinazione della terra rispetto al sole. 

Secondo Clishem, Nostra Signora di Guadalupe, dalla sua posizione in cielo e vestita di sole, orienta il suo sguardo di 23,5° per poter catturare l'umanità intera - un'umanità che si è "inclinata" lontano da Dio.   

 

I Cristeros   

Come si è visto, la Sacra Immagine della Tilma di Juan Diego divenne lungo i secoli successivi un elemento di forte carattere identitario e di coesione della popolazione, preservando gli indiani aztechi dalla disintegrazione etnica e culturale, come invece accadde purtroppo agli indiani del Nord America. 

Si può senz'altro affermare che Nostra Signora di Guadalupe sia stata l'artefice di una delle più grandi conversioni di massa al cattolicesimo della storia di tutti i tempi. 

Un cattolicesimo che ha dimostrato fra l'altro di possedere radici solide e profonde, non contaminate da sincretismo religioso o dal paganesimo ancora presente sul territorio. Benché oggi si vorrebbe falsamente insinuare - o ancor peggio, dare erroneamente per scontato - il contrario. Mi riferisco in primis agli articoli di parecchi giornalisti insieme alle superficiali affermazioni dei vari mezzi di comunicazione di massa. 

A sostegno di tale tesi, vale la pena di ricordare una rivoluzione avvenuta in Messico in tempi relativamente recenti, poiché stiamo parlando della prima metà del Novecento. 

E' una rivoluzione di cui non si parla mai e non a caso. Si tratta della Cristiada. 

«La Cristiada non fu una "Primavera araba", ma una rivoluzione realmente spontanea e autonoma». A parlare della guerra civile messicana degli anni Venti è Mario Iannaccone, giornalista di Avvenire e autore di "Cristiada" (Lindau). «I Cristeros, gli uomini armati di pistola e croce, che dal 1925 al 1929 combatterono il governo autocratico di Plutarco Calles, non volevano il potere. Furono costretti a prendere le armi per la sopravvivenza della Chiesa», spiega l'autore al sito di ispirazione cattolica tempi.it. 

«Difendevano il loro diritto a ricevere i sacramenti, reso impossibile dalle leggi illiberali di Calles e promosse già da un decennio dagli "uomini di Sonora", l'élite massonica che governò il Messico agli inizi del '900». 

L'insofferenza del popolo messicano contro Sonora iniziò già dal 1914, quando furono varate delle leggi che nei fatti condussero all'abolizione di ogni rito religioso. 

Continua Iannaccone: «Il governo federale obbligò i preti a sposarsi, espulse i vescovi e continuò a perseguitare i cattolici con ogni mezzo. Nel 1925 la misura fu colma, si susseguirono molte veglie e alla fine di una di queste, il popolo decise di non aver altro mezzo per difendersi che ricorrere alle armi».

 

Una scena tratta dal film: "Cristiada", diretto da Dean Wright nel 2012  

 

«È un'opera di propaganda politica e di manipolazione storica perpetuata dall'élite massonica messicana. I cattolici messicani erano totalmente isolati dal mondo, persino dal Vaticano. Gli Stati Uniti d'America avevano rapporti economici di notevole entità con il regime di Calles, e perciò pur essendo a conoscenza delle persecuzioni ritennero conveniente il silenzio. La versione dei fatti che affermava che i Cristeros fossero appoggiati da potenze reazionarie avrebbe resistito per molti altri anni se non fosse stato per il grande lavoro dello storico francese Jean Meyer. Dopo il suo lavoro, corredato anche da interviste agli ultimi Cristeros ancora in vita, la storiografia concorda nel ritenere che la Cristiada fu una ribellione spontanea e autonoma». 

Durante il regime di Calles, ci racconta padre Francisco Elizalde, «l'esercito cominciò a entrare nelle chiese, uccidendo la gente che partecipava alla messa, profanando il Santissimo Sacramento. I sacerdoti furono uccisi, la gente, ragazzini compresi, fu torturata, impiccata e appesa ai pali della luce così che tutti vedessero. Molti preti non messicani e alcuni vescovi furono invece cacciati dal Paese». 

Tuttavia è doveroso aggiungere - a quanto riporta il sito tempi.it - come "l'élite massonica messicana" altro non fu che la longa manus dello stato profondo americano. Quel braccio anglo sionista che si macchiò negli ultimi secoli dei delitti più crudeli ed efferati non risparmiando nemmeno i più deboli: anzi, accanendosi contro di essi. 

Lo schema del terrore fu sempre lo stesso, usato universalmente dalla massoneria mondiale: si andava dalla fucilazione di civili inermi, compresi i bambini, utilizzato nel Meridione d'Italia dall'esercito dei Savoia, alla rivoluzione russa con lo sterminio di milioni di persone, alle fucilazioni di preti e fascisti (o presunti tali) nel primo dopoguerra italiano. 

Quello stesso braccio anglo sionista che successivamente, alla fine del Novecento, decise strategicamente di invadere il Sud America con un disparato numero di sette, alcune delle quali, pur facendo esplicitamente il nome di Gesù Cristo all'interno dei loro credi, si rivelarono in sostanza tutt'altro che cristiane. 

Lo scopo voluto fu sempre il medesimo: la distruzione di quel cattolicesimo che, dopo le apparizioni a Juan Diego nel 1531 e l'impressione sulla sua tilma dell'Immagine di Maria Santissima di Guadalupe, attecchì tanto profondamente nel Centro e Sud America. 

E' importante infatti sottolineare come i Cristeros portassero con loro in battaglia la bandiera con i colori del Messico, dove al centro campeggiava l'Immagine della Madonna di Guadalupe.

 

Capi Cristeros con la bandiera messicana sul cui centro campeggia l'Effigie della Madonna di Guadalupe   

 

Il toccante film messicano Cristiada, diretto da Dean Wright nel 2012, ci racconta in modo molto veritiero l'insurrezione popolare dei Cristeros in Messico, nella seconda metà degli anni Venti del secolo scorso, contro le leggi liberticide di Plutarco Elìas Calles, presidente della Repubblica massone e acerrimo nemico del cattolicesimo. 

Anche se la critica messicana osannò il film, per la profondità dei contenuti e per la fedeltà alla storia vera, ebbe comunque grosse difficoltà di distribuzione in Europa. Malgrado vantasse un cast d'eccellenza, come Andy Garcia, Peter O'Toole ed Eva Longoria. In Italia esso fu distribuito solo nell'ottobre 2014, per iniziativa di Dominus Production. 

Dopo i titoli di coda del film diretto da Wright viene mostrata l'immagine originale dell'esecuzione di padre Miguel Agustín Pro, che apre le braccia a croce mentre subisce il martirio.

 

Una famosa fotografia che testimonia le impiccagioni dei Cristeros, utilizzata per ricreare una scena del film  

 

Non è difficile capire il motivo dell'ostracismo che accompagnò il tentativo di distribuire il film nel Vecchio Continente. Quel che non si doveva far conoscere agli europei, infatti, era la storia vera della ferocissima persecuzione cui furono sottoposti i cristiani in Messico, e la fiera resistenza che invece essi opposero, rifiutandosi di abiurare la fede e preferendo piuttosto la morte.   

 

"Viva Cristo Rey!"   

Come José Sánchez del Rio, portabandiera di soli 13 anni dei Cristeros, che fu torturato e ucciso barbaramente perché si rifiutò di urlare: "Muerte a Cristo Rey!". Si era unito ai Cristeros dopo aver assistito al martirio di un sacerdote cattolico ad opera dei Federales. Catturato durante uno scontro con essi, in quanto cedette il suo cavallo a un referente dei Cristeros salvandogli così la vita, José venne sottoposto a tortura tanto da dover gridare: "Cristo dame fuerza!".

 

José Sánchez del Río (Sahuayo 1913-1928)  

 

Ma il ragazzo non rinunciò coraggiosamente alla sua fede, riuscendo di nascosto anche a ricevere l'Eucaristia da una zia mentre si trovava detenuto in carcere. 

Lo costrinsero ad arrivare a piedi fino al cimitero dopo avergli scuoiato la pianta dei piedi e lo ferirono più volte con un'arma da taglio non mortalmente, perché si convincesse a rinnegare la sua fede e perché non si udisse il rumore degli spari in paese. Fu del tutto inutile, tanto che il capitano si innervosì a tal punto da finirlo egli stesso con un colpo di pistola. 

Morì, dopo aver chiesto perdono per i suoi assassini, gridando: "Viva Cristo Rey!"

Papa Benedetto XVI ha beatificato José nel 2005, con altri dodici martiri tra i Cristeros, come uno degli atti iniziali del suo pontificato. José Sánchez è stato poi proclamato Santo il 16 ottobre 2016 da Jorge Mario Bergoglio, al termine del processo di canonizzazione. Il suo corpo è conservato ancora oggi totalmente incorrotto nella Cattedrale di Morelia. 

Come miracolo ritenuto valido per la canonizzazione è stata riconosciuta la guarigione di una bambina, Ximena Guadalupe Magallón Gálvez, inspiegabile da un punto di vista scientifico. Nata nel 2008, la piccola era stata colpita da un ictus devastante appena pochi mesi dopo la nascita, a causa del quale le era stata data una prognosi che prevedeva solo tre giorni di vita. I genitori l'avevano affidata all'intercessione del beato José, e dopo che i medici avevano deciso di staccarla dai macchinari che la tenevano in vita, Ximena aveva invece aperto gli occhi e aveva sorriso. La bambina è poi tornata alla completa normalità. 

 

Un interrogativo fondamentale   

La storia di questa rivoluzione popolare, nascosta ai più, ci lascia con un interrogativo importante, anzi fondamentale. Cosa ha dato tanta forza persino a ragazzini di soli 14 anni?  

Mentre il piccolo Josè era in prigione, torturato ed umiliato, scrisse alla madre una lettera piena di affetto e consolazione dove affermava che "non era mai stato così facile guadagnarsi il cielo".  

Già. Quel cielo stellato che la Vergine di Guadalupe decise di far irrompere nel Nuovo Mondo insieme al suo Figlio, Cristo Gesù, nel solstizio d'inverno di quel lontano 1531.    

 

 

Qui la prima e seconda parte dell'articolo.

 

 
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