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Messaggi del 07/10/2024

 

Che fine hanno fatto le promettenti scoperte sul glaucoma? - Seconda parte

Post n°180 pubblicato il 07 Ottobre 2024 da daniela.g0
 

Emilio Campos, Direttore della Scuola di Specializzazione in Oftalmologia dell'Università degli Studi di Bologna e Vicepresidente della Società Oftalmologica Italiana (SOI) fino al 2021  

 

C'è infatti un'altra scoperta degna di nota, avvenuta ormai parecchi anni fa, e della quale oggi non si parla più. Tuttavia nel 2019 il sito Notiziario Chimico Farmaceutico titolava affermando:      

 

Collirio dal siero cordonale per il glaucoma   

«Un collirio per il trattamento del glaucoma è stato brevettato un gruppo di ricercatori dell'Università di Bologna dopo che il suo effetto neuroprotettivo è stato dimostrato in studi preclinici in vitro, ex vitro e in vivo. 

Il nuovo prodotto si basa sui fattori di crescita contenuti nella parte sierica del sangue contenuto nel cordone ombelicale. Tali fattori di crescita sono in grado di contrastare il glaucoma con effetti riparativi che potrebbero essere efficaci anche su altri tipi di malattie degenerative oculari. 

La ricerca dell'Università di Bologna nasce infatti da alcuni studi sul trattamento di gravi casi di difetti dell'epitelio corneale.
"A partire dal 2007 abbiamo trattato con un collirio da sangue cordonale circa un centinaio di pazienti affetti da forme severe di secchezza oculare, provenienti da tutta l'Emilia-Romagna ma anche da altre regioni - spiega Piera Versura, studiosa dell'Università di Bologna tra i coordinatori dello studio. - La riduzione del dolore, altrimenti non controllabile, è stata riferita pressoché da tutti, e grazie a questa osservazione abbiamo intuito che il nostro ritrovato poteva anche avere degli effetti riparativi sulle cellule nervose danneggiate, grazie all'insieme di fattori di crescita che caratterizza, in natura, il sangue cordonale". 

Il nuovo collirio è stato brevettato da un gruppo di ricercatori dell'Università di Bologna guidato da Emilio Campos e Piera Versura del Dipartimento di Medicina Specialistica, Diagnostica e Sperimentale. 

Allo studio hanno collaborato inoltre Marina Buzzi della Banca Regionale dei Tessuti, del Sangue Cordonale e Biobanca (ERCB) presso il Policlinico di Sant'Orsola, Silvia Bisti dell'Università dell'Aquila e Claudio Velati dei Servizi di Medicina Trasfusionale e Immunoematologia delle Aziende USL e Ospedaliera di Bologna.    

 

Proprietà del siero del sangue del cordone ombelicale   

Il collirio messo a punto dagli studiosi si basa infatti sull'utilizzo di una parte del sangue contenuto nei cordoni ombelicali che vengono donati al momento del parto dalle madri, dopo avere rimosso le cellule staminali utilizzabili a fini di trapianto. 

"Nel sangue del cordone ombelicale, e in particolare in una sua parte, il siero, c'è una serie di fattori di crescita che sono in grado di esercitare un'azione riparatoria contrastando le malattie degenerative dell'occhio, come il glaucoma ma non solo - sottolinea il professore dell'Università di Bologna Emilio Campos, altro coordinatore dello studio. - Inizialmente partiremo con il trattamento di questa patologia, ma si tratta di un prodotto che potrà essere utilizzato anche su altre malattie degenerative dell'occhio". 

Una volta sperimentato il collirio sui pazienti affetti da glaucoma, infatti, i ricercatori auspicano che gli stessi effetti riparativi si possano riscontrare anche su altri tipi di malattie degenerative oculari. 

"Con questo collirio biologico - conferma Piera Versura - abbiamo ottenuto un significativo valore aggiunto grazie all'uso del sangue cordonale, somministrando un farmaco che è il risultato dello sviluppo naturale di una nuova vita. Il sangue del cordone ombelicale viene infatti prodotto in un periodo di elevata richiesta metabolica e potrebbe quindi rappresentare una potente combinazione di fattori trofici, cioè di quelle sostanze prodotte dall'organismo in grado di garantire la sopravvivenza delle cellule e di stimolarne la crescita"».

 

Piera Versura, Prof.ssa Associata di Malattie dell'Apparato Visivo, Università di Bologna  

 

Corre l'anno 2019 ma - come abbiamo letto - gli studi risalgono a un certo numero di anni prima.  

I giornali locali e nazionali parlano diffusamente di questa notizia, e, da quanto risulta con chiarezza, il Prof. Campos aveva dato il via nel gennaio 2017 ad una fase pilota dello studio, testando il collirio - nato all'interno del Policlinico Sant'Orsola Malpighi - sui primi dieci pazienti affetti da glaucoma. 

Il Prof. Campos, Direttore di Oftalmologia che vantava ben 43 anni di esercizio, aveva dichiarato: "Sarà un prodotto, non a scopo commerciale, distribuito solo all'interno delle strutture pubbliche". 

Mentre si pensava di testare il prodotto anche su altre malattie oculari. 

Ma all'improvviso accade qualcosa di inspiegabile: su tutti i progetti cala una fitta coltre di silenzio e le tracce lasciate sul web dalla scoperta si smarriscono qui. 

Sappiamo con certezza però che, da quel momento, non si parlerà più di sperimentazione del collirio sui pazienti affetti da glaucoma o da altre patologie oculari degenerative.   

 

Una coltre di silenzio   

Sappiamo ancora che il Prof. Emilio Campos era un uomo che già altre volte si era scontrato violentemente con i poteri forti finendo anche sotto scorta dopo aver subito minacce di morte

Sul fatto, una cattedra da assegnare, graverebbe anche l'ombra della massoneria. In particolare dell'appartenenza al Grande Oriente d'Italia e della Gran Loggia d'Italia. E' quanto emerse nel corso di un processo che si svolse nel 2011. Da una perquisizione richiesta dall'accusa - come riportò allora Il Fatto Quotidiano - "era saltato fuori materiale di matrice massonica mentre da alcune telefonate sarebbero emerse appoggi per la futura affiliazione di medici di recente nomina"

Sappiamo pure che Campos non aveva peli sulla lingua ma dichiarava pubblicamente ciò che pensava, quando altri colleghi non ne avevano il coraggio o, peggio, erano asserviti, denunciando i grandi conflitti di interesse che affliggono e gravano la medicina moderna. 

Ebbene, quest'uomo muore. E' il 18 settembre 2021: non arriverà a compiere 71 anni. Un tumore è la causa del decesso. 

Nel caso degli studi condotti dalla Prof.ssa Rita Levi Montalcini, la sperimentazione sul fattore di crescita NGF era avvenuta soltanto su tre pazienti affetti da glaucoma. Nello studio invece condotto dal Prof. Campos insieme alla Prof.ssa Piera Versura e colleghi - pubblicato su PubMed nel 2018 - la sperimentazione era avvenuta incidentalmente su due pazienti affetti da glaucoma e per altri scopi.  

Ma i risultati rivelati dalla perimetria nello spazio temporale di pochi mesi si erano rivelati sorprendenti.

 

Paziente 2. Test del campo visivo centrale 30-2 registrato a marzo 2016 (a, b) prima dell'inizio del trattamento CBS, a giugno 2016 (c, d) alla fine del trattamento CBS e a settembre 2016 (e, f) dopo quattro mesi dalla fine del trattamento CBS, nell'occhio destro (RE) e sinistro (LE)  

 

Il collirio Cord Blood Serum (CBS) era stato preparato in origine per ottenere la guarigione epiteliale della superficie oculare, in persone che lamentavano disturbi persistenti anche se in assenza di cheratopatia. E a questo scopo viene usato tutt'ora con successo. La sua efficacia e tollerabilità dimostra di essere superiore al trattamento con farmaci di sintesi. 

I detrattori sostengono che i dati sull'efficacia in patologie degenerative come il glaucoma siano scarsi e insufficienti. E su questo hanno ragione. 

E allora perché non proseguire le sperimentazioni?  

Occorre valutare l'efficacia di questi colliri, contenenti fattori di crescita (GF), sulle patologie degenerative che colpiscono il nervo ottico - come il glaucoma - con studi clinici controllati randomizzati e in doppio cieco, condotti su larga scala e di alta qualità.  

Occorre urgentemente passare dalla ricerca di base alla ricerca applicata per concretizzare gli importanti risultati ottenuti dalla prima. 

E far sì che i pazienti affetti da glaucoma o da altre patologie degenerative come la maculopatia o la retinite pigmentosa possano eventualmente beneficiare dei risultati positivi di questa ricerca. 

Ma c'è o ci sarà mai la volontà di farlo?   

 

Una "bozza" che vale miliardi   

Il glaucoma è la patologia oculare più diffusa al mondo. In ambito scientifico viene spesso ripetuto che le cure efficaci ci siano. Ma esse, come abbiamo visto, controllano la malattia senza mai curarne le cause. 

Sempre che riescano davvero a controllarla, perché un certo numero di pazienti peggiora malgrado abbia una pressione intraoculare controllata. Quale sarà il destino di questi pazienti? 

Dovrebbe essere esercitata allora, da parte della comunità scientifica del glaucoma, se veramente avesse a cuore il destino di questi pazienti, enorme pressione affinché vengano condotti studi clinici controllati randomizzati e in doppio cieco sui risultati più promettenti degli ultimi decenni. 

Attualmente si parla moltissimo dell'efficacia terapeutica delle cellule staminali. A Sciacca, in provincia di Agrigento, esiste la più grande banca del sangue ricavato dal cordone ombelicale: l'Ospedale Giovanni Paolo II del comune siciliano, che raccoglie donazioni da tutta la regione, ha già spedito molti farmaci alla volta di altre regioni italiane. Recentemente ha spedito 300 colliri diretti al Policlinico di Milano, reparto di Oftalmologia, per cure sperimentali sulla maculopatia degenerativa secca, legata all'età. 

Ma di glaucoma, nemmeno a parlarne. Su questa diffusa patologia è sceso - come abbiamo visto - un imbarazzante silenzio. 

Il motivo? 

Forse, perché "la bozza" filtrante vale miliardi.  

Intorno alla formazione e al corretto funzionamento nel tempo della bozza filtrante congiuntivale ruotano infatti un'infinità di farmaci, di cui alcuni sono molto costosi. 

Anche i mini dispositivi impiantati durante gli interventi di chirurgia oculare mininvasiva, allo scopo di controllare la pressione intraoculare, sono molto costosi. Fra questi, tra i più costosi risulta essere XEN Gel Microstent, che probabilmente è anche il più usato. 

Inoltre è doveroso ricordare che l'efficacia di questi mini dispositivi è limitata nel tempo; quindi il paziente, sarà costretto - per poter controllare efficacemente la pressione intraoculare - a passare da un intervento all'altro, in quello che potremmo definire un calvario senza fine. 

Se si considera che in media l'efficacia dei mini dispositivi per la chirurgia del glaucoma non duri più di tre, quattro anni e che negli ultimi anni i candidati alla chirurgia filtrante del glaucoma siano spesso pazienti con glaucoma anche lieve o moderato, allora si può comprendere come il numero di mini dispositivi impiantati ogni anno stia aumentando in modo crescente.  

Viene ripetuto di sovente che l'intervento chirurgico di glaucoma - mininvasivo o meno - sia particolarmente utile per i tantissimi pazienti intolleranti ai principi attivi dei colliri ipotensivi attualmente disponibili in commercio. Non viene chiarito tuttavia che durante e dopo l'intervento di filtrazione verranno applicati nell'occhio operato - solitamente per via sottocongiuntivale - farmaci chemioterapici, altamente tossici, e che poi si proseguirà con farmaci antinfiammatori steroidei sotto forma di colliri, che potrebbero anche essere necessari a vita. E' evidente che questi farmaci entreranno in assorbimento a livello sistemico (ovvero la quantità di farmaco che raggiunge la circolazione sistemica) e potrebbero nel tempo essere responsabili di una serie di effetti collaterali potenzialmente pericolosi.

 

Fotografie alla lampada a fessura che mostrano complicazioni correlate alla bozza dopo trabeculectomia con Mitomicina C aggiuntiva. A, Formazione di una bozza filtrante a parete sottile e localizzata con area di fibrosi "ad anello d'acciaio" densamente cicatrizzata, circondata da una moderata quantità di congestione vascolare. B, La perdita della bozza filtrante è stata ben evidenziata con un test di Seidel positivo utilizzando la colorazione con fluoresceina sodica. C, La perforazione della bozza filtrante aumenterà il rischio di infezione della bozza e persino di endoftalmite. D, La blebite [infezione della bozza, n. d. r.] con una bozza avascolare pallida e localizzata. Si nota una grave congestione della congiuntiva bulbare. La freccia nera indica una lesione purulenta che sporge sulla superficie della bozza.

 

Fotografie alla lampada a fessura che mostrano la congiuntivalizzazione della cornea superiore [grave complicazione che può comportare opacità corneale e perdita della vista, n. d. r.] dopo trabeculectomia con aggiunta di Mitomicina C. Foto A-F: la bozza è migrata sul limbus e sulla cornea. D-F: la freccia verde indica la formazione della bozza a parete sottile  

 

Il Fluaton è un collirio antinfiammatorio usato a lungo e diffusamente dopo la chirurgia filtrante del glaucoma in quanto viene metabolizzato molto velocemente e perciò non provoca un aumento della pressione intraoculare. Ma bisogna sottolineare che il Fluaton contiene fluoro. 

Già, quel fluoro che anche se spacciato da molti siti che si occupano di sanità come del tutto innocuo, risulta essere invece altamente tossico per il cervello e per il resto dell'organismo. 

Studi sugli animali mostrano che il fluoro è cancerogeno, specialmente per i tessuti ossei e per il fegato. Il fluoro ha un effetto bloccante sull'attività enzimatica e sul sistema nervoso centrale, generando danni a livello cerebrale (riduzioni del quoziente d'intelligenza e ritardi mentali), depressione polmonare e cardiaca. Attualmente il fluoro è impiegato nei gas lacrimogeni. 

E poi c'è il cosiddetto needling, sbrigliamento delle aderenze cicatriziali intorno la bozza congiuntivale mediante un ago, a cui viene sottoposto il paziente nel caso molto frequente che la bozza filtrante funzioni male. Anche il needling prevede di solito iniezioni sottocongiuntivali di farmaci chemioterapici come il 5-Fluorouracile (contenente fluoro), le quali molto spesso vengono ripetute più volte, con cadenza settimanale. 

E proprio gli interventi chirurgici mininvasivi presentano il tasso più alto di needling della bozza. Con lo XEN Gel Microstent si arriva anche al 39,2% dei pazienti. Sottolineando come la procedura del needling comporti sempre il possibile rischio dello sviluppo di endoftalmite. 

Poi si deve far menzione degli ulteriori interventi di revisione della bozza filtrante che riportano il paziente in sala operatoria e lo sottopongono a ulteriori iniezioni sottocongiuntivali di farmaci chemioterapici come la Mitomicina C. 

 

Fotografia che mostra l'incapsulamento della bozza prima della revisione chirurgica, dopo l'impianto di PRESERFLO® MicroShunt su una donna di 40 anni. La donna è stata sottoposta nel periodo post operatorio a sei needling e una revisione della bozza. Un ultimo needling con betametasone, a causa di una recidiva dell'incapsulamento della bozza, si è dimostrato fatale a causa dello sviluppo di endoftalmite (fotografia ottenuta con il consenso della paziente)  

 

Si comprende allora come intorno alla chirurgia filtrante del glaucoma ruoti un enorme numero di farmaci, molti dei quali dovranno essere continuati a vita. Oltre ad esporre il paziente a rischi molto gravi che possono condurre alla perdita della vista. 

E allora si può capire bene come l'interesse delle case produttrici di farmaci sia quello di mantenere il più a lungo possibile un malato cronico. 

Un malato cronico infatti avrà sempre bisogno di cure continuative e subirà nel tempo anche gli effetti sistemici delle cure prescritte che potranno richiedere ulteriori farmaci per essere curati.       

 

 

Fine seconda parte. Qui la terza parte dell'articolo.

 

 
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