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Post N° 1004

Post n°1004 pubblicato il 31 Agosto 2006 da AnTreviso
 
Tag: 2006
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Ripensare il Centrodestra nella prospettiva Europea

Seconda parte

 

Deve prendere forma, in sostanza, una nuova fase della destra che dovrà essere sempre più percepita come capace di accoglienza, inclusiva e non esclusiva, aperta e mai arrogante.

Accoglienza come capacità di recepire nuovi contributi e nuove istanze per fare dell'inclusione in un progetto modernizzatore e responsabile la propria cifra politica.

Ma anche "accoglienza"come elemento caratterizzante delle iniziative politiche: accoglienza, nella sfera dei diritti-doveri, delle opportunità che i nuovi flussi migratori rappresentano ove siano governati e non subiti; accoglienza, nel mercato del lavoro, di sempre nuove fasce di occupati sapendo puntare su forma di flessibilità non precaria; accoglienza, nella logica delle massime opportunità nei servizi, in una Europa finalmente (e veramente) liberalizzata; accoglienza in un'Unione europea che sappia optare decisamente per "campioni continentali" nei settori high tech e dell'energia che siano da traino alla realizzazione degli obiettivi di Lisbona ed alla progressiva riduzione del divario tecnologico transatlantico (con una particolare attenzione all'energy security tema delicatissimo per l'Europa che passa per una politica comune negli approvvigionamenti, la liberalizzazione del mercato, il completamento dei Trans-European Energy Networks, il sostegno alle energie rinnovabili, al nucleare e all'idrogeno); accoglienza di nuovi paesi in un'Europa che si amplia geograficamente e politicamente, a cominciare dai vicini prossimi dove massima è la proiezione italiana (Europa sud-orientale e balcanica).

Accogliere inteso quindi come includere, come far partecipe dei processi di profonda modernizzazione che il nostro paese deve realizzare: accogliere le nuove istanze morali e sociali del volontariato e del terzo settore, fonte di rinnovamento e di etica politica; accogliere le nuove generazioni in un mondo dallo sviluppo sostenibile, creando (e praticando) una diffusa sensibilità ambientale non scissa da un consapevole utilizzo dell'innovazione scientifica e tecnologica; accogliere quindi in un Occidente che si amplia avendo chiaro che lo spazio pubblico (The public square, Richard John Neuhaus) è un luogo di valori consolidati di una comunità esistente e non luogo vuoto, pieno di regole ma non di contenuti, di legittimità e non di sostanza, di politicamente corretto e non di sensus comunis che cela, dietro un difficile multiculturalismo, un pericoloso relativismo.

Un partito accogliente è il partito della "modernità responsabile" e della "modernizzazione inclusiva". 

La vera novità sulla scena politica e culturale europea degli ultimi anni è rappresentata da quello che è stato definito nel linguaggio anglosassone "conservatorismo compassionevole", ovvero l'emergere di una nuova generazione di leader di centrodestra che mettono in primo piano temi cari alla tradizione del conservatorismo sociale, come il diritto alla sicurezza ed alla pace sociale, senza per questo chiudersi allo sviluppo economico o rincorrere le politiche assistenzialiste e stataliste della sinistra.

Precursore in questo senso è stata l'esperienza governativa del Partido Popular in Spagna dal 1996 al 2004, (caratterizzata da una forte crescita economica, liberalizzazioni ed un unico sciopero generale) ma ormai il fenomeno coinvolge tutti e può essere più opportunamente declinato in "conservatorismo solidale".

Particolarmente significativo è che questo processo si sviluppi anche laddove la destra era agli antipodi della socialità, nei grandi spazi americani come nei freddi mari del Nord. Persino in Scandinavia, come dimostra il giovane leader dei conservatori svedesi Fredrik Reinfeldt che potrebbe, dopo aver rinnovato l'immagine della destra svedese con posizioni di rinnovata socialità, scalzare dal governo i social democratici, al potere quasi ininterrottamente dal 1932.

Una destra quindi che non si accontenta di rappresentare un segmento dell'elettorato, ma si pone in una posizione centrale per il bene della propria nazione senza per questo rinunciare all'essenza del suo programma.

Una destra che non rompe ma ricompone, sprona e nel contempo ingloba, distingue ma non separa.

A differenza del conservatorismo liberista degli anni Ottanta, che ebbe successo solo nel mondo anglosassone, la spinta solidale del terzo millennio riunisce quindi i partiti di centro destra dell'Europa latina con quelli nordici ed è certamente più congeniale alla storia e alla natura della destra italiana. Potremmo chiamarla appunto, "modernizzazione inclusiva".

 

Un altro tratto significante della nuova destra europea è quello del legame transatlantico in politica internazionale, che non si limita a ribadire il valore delle alleanze ma che si fonda su un comune sentire dell'Occidente.

E'innanzitutto una scelta di civiltà e poi una necessità,è questione etica e non meramente militare. E' destino e non solo interesse.

La nuova destra europea, atlantica, occidentale ha in comune questo senso collettivo di appartenenza ad una comunità di destino che non è vissuta come fortezza assediata. Non si limita a riaffermare le proprie radici, ma cerca di crescere, sino a teorizzare l'esportazione della democrazia dei diritti. Per la destra italiana la democrazia dei diritti deve comprendere la piena consapevolezza che anche il diritto alla diversità, alla identità, alla convivenza e alla integrazione è un diritto irrinunciabile dei popoli.

La nuova generazione della destra occidentale, quella del "conservatorismo solidale", si percepisce molto più globale; comprende le responsabilità che le discendono dall'essere parte del mondo sviluppato e democratico. E' consapevole che disuguaglianze e violazioni dei diritti umani sono situazioni non più eticamente sostenibili e sarebbe colpevole il non percepire i profondi interrogativi che ne discendono.

Non un generico "I care" ma un concreto "I care about you". Declinato non sull'umanità in astratto, ma sulle persone e le situazioni. Appunto una "modernizzazione inclusiva",non irresponsabile né indifferente.

L'11 settembre ha saputo risvegliare la destra, che non a caso vince laddove porta i popoli a recuperare se stessi, il senso della propria appartenenza, il destino della propria civiltà. "Schluss mit lustig"(ediz.Italiana La festa è finita) scrive Peter Hahne nel libro più venduto in Germania lo scorso anno. "Dopo il terrore di New York e di Madrid, dopo i focolai islamici in Medio Oriente e la caccia all'untore di matrice fondamentalista in Occidente, è determinante conoscere i valori su cui si fonda una società libera, viverli e intervenire in loro difesa".

Hahne ci rivela un'Europa profonda e molto diversa da quella di diffusi stereotipi. Un'Europa che si pone domande sul proprio futuro e che trova risposta nelle proprie radici; che scopre l'ignoto del confronto con l'altro da sé, il disorientamento per l'accelerazione della ricerca scientifica e la discrasia con la necessaria consapevolezza morale, il timore che il vecchio continente rimanga indietro rispetto alla straripante tecnologia statunitense, alla inesauribile disponibilità energetica russa ed alla incontrastabile competitività cinese.

Obiettivi e timori che in Francia aveva già posto all'attenzione del grande pubblico Alain Finkielkraut nel suo "L'imparfait du présent", in cui mostrava i limiti di una società di regole e luoghi comuni, intrisa dell'ideologia del "nulla è assoluto". In Italia si trova eco di tali limiti nelle opere di Oriana Fallaci, provocatorie ma utili per riflettere.

Un'Europa che si pone domande, che scopre l'inquietudine, che, riposta la fiducia incondizionata nelle "magnifiche sorti e progressive", chiede risposte alla politica ed alla morale.

"La festa è davvero finita"e "l'oggi è imperfetto"perché si avverte il bisogno di grandi scelte, di grande pragmatismo, di leadership concrete e coraggiose. Non a caso nella Francia della laicità quale valore fondante della V Repubblica, Sarkozy riscopre il senso dell'etica e della religione nell'azione politica per capire e integrare cinque milioni di islamici.

"La religione porta valori speciali nell'educazione nella vita familiare? Si senza dubbio. Tutto ciò che può aiutare a dare un senso alla vita è importante in un momento in cui è così difficile trovare punti di riferimento. L'educazione religiosa è una posta importante perché l'unica tra le attività proposte ai giovani che non sia rivolta unicamente e principalmente al piacere personale. Obbliga ad uscire dall'egoismo e apre il cuore a dimensioni che la sorpassano: l'alterità, la vita come progetto specifico voluto da Dio e il primo posto dell'uomo nel senso di questi, il mondo come destino collettivo in cui ciascuno prende la propria parte".

Una provocazione culturale alta, coraggiosa che ci deve indurre ad osare, anche in Italia.

Ricordando ad esempio che il mondo di valori che si pone dinanzi a una forza di destra, popolare ed europea, non può non partir e dal riferimento primo di ogni politica volta al futuro:il tema delle politiche familiari, e quindi della natalità e dell'educazione, non a caso punto di partenza di "Ocho anos de Gobierno", libro autobiografico di Josè Maria Aznar, che proprio nel sostegno al nucleo fondante della società (fiscali, per l'educazione, per la casa, per l'ingresso delle donne nel mondo del lavoro) vede il perno di ogni politica sociale.

In pari direzione vanno le politiche di sostegno alla vita e alla dignità della Persona ,a cominciare dal tema della cosiddetta "dolce morte" che negli ultimi mesi ha reso evidente la pericolosa deriva del relativismo etico. Il Protocollo di Groningen sull'eutanasia pediatrica in Olanda non può non richiamare le coscienze ad una mobilitazione contro l'espianto della libertà e del diritto alla vita dell'essere umano.

Centrare le politiche sociali sulla famiglia non significa misconoscere che esistono altre forme di convivenze, diverse dal matrimonio, che è e rimane unicamente l'unione tra uomo e donna.

Non si tratta di equiparare le unioni di fatto al matrimonio né di copiare i pacs francesi ma di garantire a diritti individuali non riconosciuti in assenza di un vincolo matrimoniale soluzioni normative imperniate su aspetti fiscali, successori o delle assicurazioni sociali, escludendo l'adozione o il ricorso alla fecondazione artificiale assistita e ribadendo con forza il diritto di ogni bambino ad avere un padre e una madre.

E'un discorso complesso, certo difficile, ma che la destra non può ignorare per indicare strade diverse dallo zapaterismo e per evitare che, nel vuoto legislativo, si affermino a livello locale, laddove governa la sinistra, forme di riconoscimento che tendono a equiparare matrimonio e nuove forme di convivenze.

 

Il primo appuntamento su cui dovremo misurarci sarà quello delle elezioni europee del 2009, per dare anche dall'Italia una risposta alla crisi dell'UE condivisa da altri paesi del vecchio continente.

Oggi l'Europa è impaurita, ripiegata su se stessa,disorientata e frammentata, percorsa da fremiti protezionisti, perché in essa è prevalsa una visione burocratica, per sua natura egoista, fatta solo di regole e divieti, incapace di affermare finanche le radice della propria identità. 

La competizione tra i continenti ha aperto la faglia del Mediterraneo: le due grandi religioni monoteiste, cristiana e islamica, rischiano di configgere nell'epoca della globalizzazione, dopo aver sconfitto insieme il sistema comunista che negava le religioni e divideva l'Europa. L'Unione Sovietica, non a caso, è crollata in Polonia e in Afghanistan, nel crinale cattolico e in quello islamico.

L'Italia si è sempre affidata all'Europa ,ma oggi l'Europa stessa è smarrita. Ha perso la sua spinta propulsiva, perché si è allargata prima di riformarsi.

L'Europa della nostra generazione, portatrice di sviluppo e di civiltà, si sente inquieta, arranca nella crescita,è divenuta essa stessa elemento di crisi.

Oggi l'Italia non può più affidarsi solo all'Europa, deve contribuire a rifare l'Europa. Gli altri grandi protagonisti hanno preso atto della crisi del progetto comune e stanno procedendo ciascuno con un proprio progetto.

Nel vuoto di una visione comune,ciascuna nazione (e all'interno della nazione ciascuna destra), ha individuato una propria via per fuoriuscire dalla crisi.

La destra inglese si interroga sui diritti civili colmando il gap che le impediva di parlare al centro e ai giovani. Ed oggi riprende la via del successo, raccogliendo il testimone di Blair che a sua volta, da sinistra fece altrettanto con la Thacher.

La destra francese dà una sua risposta al grande tema dell'integrazione e della identità che oltralpe ha già prodotto lacerazioni inquietanti. La Cdu-Csu tedesca affronta la sfida della globalizzazione con la logica dei "campioni europei", cercando di superare la nuova frontiera dell'Est. La destra spagnola recupera l'identità e le radici della propria nazione senza negare quella dell'Occidente; ha perso le elezioni ma non abbandona la strada della modernizzazione, difende i valori e prepara il futuro. La destra polacca fa altrettanto ma senza ancora capire il senso proprio dell'Europa, stretta com'è tra gli antichi timori dell'accerchiamento ed i nuovi dell'inglobamento.

Per dare un ruolo propulsivo all'Italia, paese fondatore dell'UE, AN intende affrontare le grandi tematiche europee in un'ottica che tenga conto della specificità italiana.

Affrontare il tema dei diritti civili da noi significa in primo luogo ampliare la finestra delle opportunità per la donna e per i giovani, scardinando anacronistici privilegi. Il welfare state è in declino; per costruire la welfare community occorre valorizzare la cultura della sussidiarietà ampliando un welfar e opportunity che consenta un passo diverso all'ingresso della donna e dei giovani nelle istituzioni e ovviamente nei partiti, nel mondo del lavoro e della produzione.

Affrontare le tematiche dell'immigrazione, dopo il fallimento del multiculturalismo, significa conciliare identità e integrazione nella consapevolezza che il melting pot appartiene ad un'altra cultura e un altro continente.

Le comunità straniere in Italia che accettano i valori della nostra società devono essere messe in condizione di integrarsi nel solco della legge Bossi Fini che restaura l'autorevolezza dello Stato con il controllo dei flussi di immigrazione, severo con chi trasgredisce, solidale con chi merita.

Quanto ai diritti degli immigrati, Alleanza Nazionale sosterrà con convinzione la proposta, già avanzata nella precedente legislatura, per il riconoscimento a certe condizioni del diritto di voto amministrativo e si dichiara pronta ad una riflessione sul riconoscimento della cittadinanza ai figli degli immigrati nel rapporto tra ius sanguinis e ius loci.

 

Alleanza Nazionale è una forza europeista, intende contribuire ad un processo di riforme e di innovazione della UE e ritiene che il Ppe sia ormai diventata la casa comune di coloro che, popolari e nazionali, considerano l'Europa il loro destino,la loro Patria.

Forza Italia e Udc fanno già parte del gruppo e del Partito Popolare Europeo; Alleanza Nazionale deve considerare l'ingresso nel Ppe la prospettiva e l'obiettivo della prossima legislatura europea.

In questi dieci anni si è avuta una costante evoluzione del partito e del gruppo popolare europeo, da forza centrista che comprendeva partiti democristiani spesso alleati ai socialisti nei loro paesi, a forza di centrodestra alternativa alle sinistre sul piano dei valori e dei programmi.

Nei grandi paesi europei, solo Cdu-Csu ha radici democristiane. Gollisti in Francia, popolari in Spagna, conservatori in Gran Bretagna e Irlanda, democratici in Grecia, appartengono ad altre tradizioni, spesso proprio di destra. E non per questo con minor impronta cristiana.

Indicando il Ppe come sua casa comune, Alleanza Nazionale è determinata a dare il suo contributo perché inizi una nuova fase del bipolarismo italiano, nel quadro di riferimento europeo, che crei le premesse per un nuovo e più ampio soggetto unitario del centrodestra e per una nuova coalizione che sappia vincere le prossime elezioni.

AN ha compiuto il suo percorso in dieci anni meravigliosi e impegnativi. Ha legittimato la destra italiana sullo scacchiere nazionale e internazionale. Ha realizzato un partito che parla a tutti,omogeneo sul territorio nazionale.

Ha creato una classe dirigente di governo che sa misurarsi con i problemi della modernità. Ora deve andare oltre, superando gli attuali limiti politici ed elettorali, che rischiano di diventare confini invalicabili, e riprendendo la sua vocazione originaria.

Non solo partito di destra in una coalizione di partiti, ma partito di coalizione, necessariamente di centro destra, capace di rappresentare le istanze del popolo delle libertà.

AN intende farlo senza infingimenti e senza timori consapevole dei successi e degli errori, e rimettendo in discussione il patrimonio acquisito che non va mai considerato quale rendita di posizione.

Sarà l'occasione per fare emergere una nuova classe dirigente più appropriata alle nuove sfide culturali, anche attraverso l'opera di quelle strutture, fucine di idee e di progetti, che sono le fondazioni e le associazioni culturali e sociali.

Diversi modelli europei ci offrono l'esempio dell'opportuna sinergia tra le istituzioni culturali ed i partiti politici:è il caso della Fondazione FAES, per anni propulsore delle iniziative politiche del Partito Popular spagnolo, che oggi non a caso ha come suo massimo ispiratore Josè Maria Aznar.

E'il caso della Conrad Adenauer Stiftung e la Hans Seidel Stiftung per la Cdu-Csu in Germania, nonché per la Center for policyes stuedies, presieduta da Margaret Thacher,rispetto alle opzioni politiche dei Tories. E'il caso, negli Stati Uniti, del ruolo svolto dalla Heritage Foundation e dall'American Interprise Institute,in diverse forme fucine di idee e proposte politiche per il Partito Repubblicano.

Questa dovrà essere la strada per disegnare anche in Italia una nuova forma di partecipazione alla vita della destra politica che non si esprima solo attraverso le tessere, i congressi e gli eletti nelle istituzioni ma anche attraverso l'apporto della società civile e culturale nei luoghi dove essa si organizza,cresce e forma la propria classe dirigente.

 

 

 

Il presente documento è stato redatto dal Presidente Nazionale on. Gianfranco Fini con la collaborazione dell'on. Adolfo Urso e del sen. Pasquale Viespoli ed è stato presentato alla riunione dell'Esecutivo del 18 luglio 2006.

Tutti gli iscritti ad AN saranno chiamati a discuterlo ed approfondirlo, con l'auspicio che anche tanti italiani che guardano con simpatia ad AN lo facciano e con la certezza che anche dai quadri dirigenti dalle altre forze della coalizione di centrodestra giungeranno importanti contributi di idee.

Sarà un primo importante passo per una nuova stagione vincente.
 
 
 
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