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L’URBANIZZAZIONE SELVAGGIA HA MANDATO TREVISO SOTT’ACQUA“Lo sviluppo cittadino non è stato accompagnato da interventi utili a rendere funzionale la rete di smaltimento idrico locale”. Dopo gli allagamenti seguiti al nubifragio di sabato mattina, ingegneri e ambientalisti, pur accettando la straordinarietà delle precipitazioni, puntano il dito contro chi non ha pensato potessero accadere simili eventi.. “Certo, nubifragi come quello dell’alba di sabato mattina non si erano mai visti, - afferma Vittorino Dal Cin, presidente dell’ordine degli ingegneri – ma non ci si può dimenticare che fino ad oggi non ci si è mai posti più di tanto il problema dello smaltimento delle acque meteoriche. Siamo stati testimoni di un’urbanizzazione selvaggia cui non è stato affiancato un debito studio di compatibilità idraulica”. Se sabato, in condizioni normali, il sistema fognario sarebbe riuscito a smaltire l’acqua piovana, messo alle strette dalla tempesta, è collassato. Campi non ce ne sono più, fossi pochi e striminziti a lati della strada. Per anni l’acqua piovana s’è riversata lì ma ora, vuoi per l’ampliamento delle carreggiate, vuoi per lo sviluppo urbano, non ha più superfici capaci d’assorbirla o invasi in cui riversarsi. “Va aumentata la capacità delle tubazioni – prosegue Dal Cin – bisogna sottoporle a manutenzione costante ed ampliare i vani di raccolta”. “C’è una carenza strutturale dovuta al fatto che negli anni passati non è mai stato fatto nulla – afferma l’ingegnere idraulico Francesco Boghetto – Vanno potenziati gli invasi e la capacità dei canali di scolo. Bisogna rilevare cos’è successo nelle varie zone e studiare interventi idraulici ad hoc”. Più duri i toni di Carlo Fassetta: “Non c’è un sistema organizzato, non esiste un piano d’emergenza acque, se le piogge aumentano si va sotto. Chiamiamolo pure evento straordinario, ma ha scoperchiato un problema che andava preso in considerazione anni fa e che ora non può essere eluso. Nessuno ha mai segnalato le zone esondabili, tanto per fare un esempio di mala gestione. Per anni poi s’è preferito sostituire i fossati con i tombini, cabalette con tubi da 100 che però non vengono manutentati, con il risultato che Treviso ha una rete fognaria vecchia sulla quale non si eseguono interventi di controllo sistematici ma tampone. La città ha un sistema di tubazioni incapace di supportare un carico diverso dal normale: basta una tempesta per metterlo in crisi”. Sabato ho letto questa scioccante testimonianza. (da la Tribuna di martedì 30 agosto 2005) Nota del Circolo: chiediamo al consigliere comunale di An Andrea De Checchi e al consigliere provinciale di An Piergiorgio Davì di farsi promotori nelle rispettive assemblee e dei suggerimenti sopra indicati. |
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