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Post n°80 pubblicato il 01 Luglio 2014 da sanavio.stefano
Ricordo chiaramente che all’uscita dal concerto degli U2 tenutosi a Modena nell’ormai lontano 1987 captai per sbaglio una scambio tra alcuni coetanei che rilanciavano l’appuntamento a Torino per vedere gli Husker Du. A parte la distanza scoraggiante lasciai perdere perché non è che girassero molti soldi da dedicare agli spettacoli live e toccava fare delle scelte, comunque mi sarebbe piaciuto vederli dal vivo durante il tour di promozione dell’allora recente (e ultimo della loro storia, ma nessuno poteva saperlo) “Warehouse: Song And Stores”, ancora oggi un disco stupendo che resterà per sempre immortale ricordo di un’epopea finita troppo presto. I protagonisti si chiamavano e si chiamano tutt’ora Bob Mould, Grant Hart e Greg Norton; i primi due geniali tessitori del suono mentre il terzo cuscinetto tra le due forti personalità dei compagni nonché raccordo ritmico nell’economia della band. L’inizio di tutto è il live “Land Speed Record” dove si esalta un suono aspro, furibondo nel classico stile hardcore tanto in voga nel periodo, le chitarre allucinate martellano assieme alle percussioni inni di impressionante velocità, così come nel successivo “Everything Falls Apart” dell’83. Poi dopo un altro EP dal nome “Metal Circus” inizia quel periodo indimenticabile grazie al quale gli Husker Du entrano nell’olimpo delle band più importanti di sempre. Luglio 1984, trent’ anni fa esatti esce il doppio “Zen Arcade” per la SST Records (che Dio la benedica), concept album di immenso valore dove i nostri spaziano su altri terreni a loro congeniali, dopo aver incendiato la scena punk virano su sonorità psichedeliche (ad esempio “Hare Krisna”) non dimenticando però di rafforzare il mito delle esaltanti cavalcate hardcore (l’iniziale “Something I Learned Today”); in tutto ventitre pezzi per un totale di oltre un’ora di buona musica punk che si mescola con canzoni d’autore “Never Talking To You Again” o con incubi (e ce ne sono tanti) come la finale “Reoccurring Dreams” di oltre 13 minuti. Come molti sanno questo disco assieme al già citato “Warehouse” rappresenta il top della produzione dei nostri, poi ci sarà lo scioglimento a causa di risentimenti trascinati troppo oltre e soprattutto ad alcune sostanze tossiche che erano entrate, purtroppo, nel loro stile di vita. Ci possiamo consolare tutt’ora con le ultime uscite di Hart “The Argument” dell’anno scorso e l’ancor fresco di stampa “Beauty & Ruin” di Mould. Norton non pervenuto negli ultimi anni, dopo che aveva deciso di riprendere la strada perduta. |
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