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« Bergamo e il mistero del...Messaggio #356 »

Post N° 355

Post n°355 pubblicato il 14 Giugno 2006 da noaigobbi
 
Tag: Notizie

Giraudo prende le distanze da Moggi

«Non sapevo tutto quello che faceva»  STRUMENTIVERSIONE STAMPABILEI PIU' LETTIINVIA QUESTO ARTICOLO
ROMA — «Tante cose di Luciano, io non le sapevo». E soltanto dopo dice di averle sapute, Antonio Giraudo. Dopo le intercettazioni, e il crollo che ne è derivato. C’è stato un tempo in cui erano una sola parola, «Moggi-Giraudo», ad indicare un’entità unica, indissolubile, la faccia spietata del potere calcistico juventino. Era appena ieri, ma le cose sono cambiate in fretta.
Sarebbe ingiusto dire che l’ex amministratore delegato bianconero abbia «scaricato» il suo ex sodale davanti a Francesco Saverio Borrelli. Ma di certo, Antonio Giraudo ne ha in qualche modo preso le distanze, separando il suo destino da quello di «Luciano». «Il suo incarico era quello di tessere relazioni utili al club, senza però scadere in forme di illecito sportivo».
Le audizioni sono ormai finite, restano soltanto le briciole. Il lavoro dell’Ufficio indagini sulle squadre di fascia alta è terminato, la relazione finale, quella che finirà sul tavolo del procuratore federale Stefano Palazzi, è in via di stesura. L’ultimo nome «pesante» era quello di Antonio Giraudo, un nome che significa soltanto Juventus, quasi a chiudere il cerchio. Nonostante l’importanza del personaggio, e il suo apparente grado di coinvolgimento emerso dalle intercettazioni, il suo non è stato un interrogatorio pressante. Niente toni forti. A metà delle tre ore di permanenza giraudiana negli uffici della Federcalcio, Borrelli se n’è anche andato. Nessuno si aspettava niente di diverso dal copione recitato da tutti gli indagati in questi giorni, e così è stato.
L’ex segretario particolare di Umberto Agnelli ha raccontato le vita societaria della Juve, rivendicando la buona amministrazione e le vittorie degli ultimi dodici anni in bianconero. Di arbitri, ha detto, lui non ne sapeva niente, non si è mai occupato dell’argomento. «Mi ritengo ormai un esperto di calcio — ha detto, smentendo la sua fama di manager puro che nulla c’entra con il pallone —. Ho cominciato senza saperne niente, poi è diventato il mio lavoro a tempo pieno». Un lavoro, il suo e quello di Moggi, «che assolutamente non prevedeva la combine delle partite». In questo senso, Giraudo ha difeso l’operato del suo ex direttore generale. «Sono stato io a volerlo — ha spiegato —, sin da quando lui lavorava al Torino ed io ero un semplice tifoso di quella squadra. Lui di calcio ne capisce davvero molto ». Ha però ammesso di non essere al corrente di come Moggi svolgesse il suo incarico, gli sfuggiva la complessità delle sue relazioni, e ne ha preso atto soltanto leggendo le intercettazioni pubblicate dai giornali. Quelle che lo riguardano, e che gli sono state sottoposte, ovviamente sono innegabili. «Ma da qui a stabilire che ci siano state delle partite combinate, ce ne corre».
La linea difensiva dell’ex capo della Juventus è in perfetta sintonia con quella di tutti gli altri. L’ultima parte del suo interrogatorio ha riguardato le manovre per il rinnovo del consiglio di Lega e l’asse (anche questo ormai in soffitta) con il presidente Adriano Galliani. Anche qui, un muro. Nessuna manovra, nessuna alleanza sottobanco. Arrivederci al processo.
Era l’ultimo giorno di scuola, e si è concluso con le interrogazioni volanti, quelle da sbrigare in fretta. Una trafila di guardalinee silenti o quasi, l’autoconvocato Dario Galati, ex segretario di Innocenzo Mazzini, che ha raccontato la sua storia di vessazioni subite sul lavoro causa non omologazione al sistema; di appigli o circostanze concrete utili all’indagine, manco mezzo. L’arbitro Gianluca Paparesta è stato l’ultimo a lasciare l’ufficio di via Po. Aveva chiesto di essere riascoltato, perché si era reso conto che su alcuni passaggi della sua precedente deposizione era stato un po’ superficiale, e in parziale contrasto con quanto detto ai magistrati di Napoli. Poca roba.
La fanfara dei primi giorni è ormai soltanto un ricordo. Dalla sfilata di nomi e volti tesi, l’Ufficio indagini ha cavato poco, come previsto. La relazione finale punterà soprattutto a mettere in risalto le contraddizioni tra le intercettazioni e le deposizioni. La scuola è finita, adesso arrivano le pagelle.

http://www.corriere.it/Primo_Piano/Cronache/2006/06_Giugno/13/caccia-imarisio.shtml

 
 
 
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Un blog di: noaigobbi
Data di creazione: 30/10/2005
 

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