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La rottura delle bolle

Post n°35 pubblicato il 09 Novembre 2008 da antonio.facchiano

Ognuno ha la sua bolla più o meno grande in cui sta a proprio agio, in cui sta seduto e guarda fuori oltre le pareti trasparenti, tenendo il “fuori” ben separato. Se è piccola è anche facile da gestire, una bolla, ma se si è particolarmente curiosi o virtuosi  magari si tende ad allargarla, la propria bolla, e allargandola si tende anche ad inglobare altre bolle, bolle di parenti mai conosciuti o bolle di nuovi amici. Ma in fondo ognuno resta sempre dentro ad una bolla. Che è necessariamente limitata, chiusa e separata dalle altre. E tutti i discorsi sulla fratellanza, sull’amore, sulla solidarietà… restano solo belle parole dette magari in buona fede, seduti su un prato di buone intenzioni. Forse è solo così che può funzionare; le bolle sono forse veramente necessarie, e le pareti delle bolle diventano ogni giorno più difese e blindate .

Eppure …. la società è cresciuta quando qualche evento ha rotto le bolle esistenti. Quando le bolle dei liberi  e quelle degli schiavi si sono rotte, sono entrati in contatto due mondi  segregati per millenni, e la società ha cominciato a crescere, pur con nuove bolle.

L’industrializzazione ha fatto scoppiare le bolle dei nobili, quelle dei ricchi e quelle dei poveri, permettendo, per la prima volta nella storia dell’uomo, che poveri diventassero ricchi in pochi anni e viceversa,  e creando al contempo nuove bolle che separassero i nuovi ricchi  dai nuovi poveri.

Mettere a contatto mondi diversi, abbattendone i confini seppur trasparenti, rendendo ogni sistema dipendente da tutti gli altri e obbligando il confronto di culture diverse, di lingue diverse, di razze diverse, è forse uno dei (pochi ?) lati postivi della globalizzazione. In fondo la vita  nell’utero della mamma nasce quando la bolla della cellula maschile scompare, fondendosi con la bolla della cellula femminile….

Ci sarebbero mille altri esempi, eppure non avrei mai detto che mi sarei ritrovato a scrivere sulla necessità della  rottura delle bolle.

 

Antonio Facchiano

 

 
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