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Apollo Errante

Prospettive rovesciate, segni e segnali dell'anima di Roberto Caravella

 
 

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« Fukushjma, la donna e il...Nella città Antica »

Un pò di Poesia

Post n°64 pubblicato il 10 Maggio 2011 da codadipavone
Foto di codadipavone

ODE

 

 

Non posso volere, non voglio.

Non posso che desiderare

Attraverso le necessità del tuo volere.

E se guardo con i tuoi occhi

Non posso che vedere i miei desideri.

Vorrei poter contare su ogni uomo,

donna, bambino o vecchio.

Vorrei che ogni uomo, donna, bambino o vecchio

Potesse contare su di me.

Vorrei che la vita mi donasse

Ciò che mi ha donato, mi dona e mi donerà.

Nulla di più.

Vorrei che l’oro fosse fatto

Di carne e sangue, di sogni e di sensi

Sottili e impercettibili come

L’anima mia.

Vorrei che dietro ogni minima parola

Tracimasse, uno per ogni istante,

Un diluvio di estasi e stupori.

Desidero poter mangiare la terra che mi divorerà.

Desidero che il tempo possa scorrere davvero

Per condurmi lì dove ogni istante risuona

Come nuovo e perfetto.

Desidero che ogni desiderio

Mai possa esuberare la pura necessità.

Desidero guardare tra il ramo e la sua spina,

tra il petalo e il suo fiore, tra il giorno e la sua aurora,

tra la notte e il suo crepuscolo, tra i sensi e la

pelle, per scorgere la soglia attraverso cui guardare al mondo.

Desidero essere un Ulisse

Per usare i miei giorni come un cavallo di Troia,

Conquistare la città perduta

 E riportare indietro la donna rapita.

Desidero ritrovare infine la quercia su cui

Posare il capo e respirare piano

di nuovo, accanto a lei, mia antica e giovane compagna.

Desidero vagare all’infinito tra dune d’acqua

E onde di pietra per scoprire

Che la mia casa è solo là, in quel

Dovunque perduto

Tra ogni sasso, tra ogni granello di polvere

Tra goccia e goccia, tra alito e sospiro

Di questo mondo sognato.

 Desidero sposa la morte, come sorella la vita

E un bacio, un umido bacio, al sapore di carne

Bagnato d’umore, acuto, salato, dolciastro, tumido,

caldo, profumato di ventre materno.

Desidero un mare, profondo, oscuro

Come la notte di Giovanni,

Per godere dell’alito dei cedri

E del palpito pacato dei gigli

assaporato sul petto dell’amata.

Vorrei dunque almeno ringraziare

Per godere del nettare speziato

Di questa imperdibile, impossibile,

oscura luminosità.

                            Roberto Caravella – 22 Aprile 2011

 
 
 
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