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Tra il serio e il criceto

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L'incontro: conclusione

Post n°3 pubblicato il 11 Dicembre 2014 da atisha.sun

Quanto illusoria può essere la nostra capacità di sentire?
Siamo solo umili mortali, con pesanti scarpe di pietra; quando, finalmente, decidiamo di spiccare il volo, ci accorgiamo di essere stati privati alla nascita di un'ala, in modo da poterlo fare solo abbracciati alla nostra unica metà speculare. Averla davanti cambia irreversibilmente il nostro modo di concepire la realtà.
La salutai, la mattina dopo, con il cuore stretto dalla necessità di dover andare.
Poi uscii, guardando, meravigliato, le antiche pietre della sua scala, come un oggetto degno di culto.
Mi persi, guardando una foglia lungo la strada, che tratteneva una goccia d'acqua, come una madre apprensiva che non vuole l'allontanarsi del proprio figlio recalcitrante.
Da quel giorno, era così che ogni particolare su cui mi soffermavo, mi raccontava una sua storia che valeva la pena di approfondire e condividere con gioia.
Era questo ciò che lei mi stava donando.
Era per questo che l'amavo.

Ed invece, d'improvviso come era apparsa... lei non c'è più per me.

Passeggio stancamente per sentieri mentali percorsi insieme che a malincuore cancello, infittendo i cespugli dell'oblio come giardiniere negligente.
La via era, fin'ora, netta e piana, illuminata dalla lontana, ma pur sempre presente, luce del sogno, meta del nostro andare mano nella mano. Di essa non resta altro che un pallido barlume, che lentamente si spegne in un ultimo brillante scintillio, mentre le ombre ingoiano le ultime speranze di risveglio da un incubo.
Siedo, sfinito, sul cumulo annerito dei ricordi, bruciati dal rabbioso fuoco dell'ineluttabilità di un domani vuoto, sfogliando, un'ultima volta, brandelli di istantanee del sogno spezzato:
- Vuoi giocare con me? - quanta dolcezza nel tuo rendere leggero come un soffio il difficile confronto tra due pensieri opposti che, per una breve parentesi, vengono fusi in un unico sorriso;
- Usiamoci! - prendere il tuo respiro per nutrire il mio corpo, prendere la tua serenità per pacare le mie irrequietudini, prendere i tuoi occhi per riconoscermi perdutamente innamorato, prendere le tue labbra per sentire il sapore di un universo sconosciuto, prendere le tue mani per condursi insieme nell'estasi di sensi ignoti, prendere le tue orecchie per ascoltare la sincrona armonia delle nostre anime;
- Sono confusa. Addio! - tra le foto accartocciate, distorte, informi, quest'ultima istantanea, invece, perfettamente integra, eppure l'unica che non riesco a comprendere, matrice di innumerevoli domande che non troveranno risposta.
La lascio cadere con un brivido: è pesante, palpitante, calda tra le mani come un maligno tumore dotato di vita autonoma. In luogo di tale viscido calore, mi rimane un gelo infinito, ancor più profondo degli abissi dell'Universo, perchè nascente dal vuoto incolmabile dell'anima.
All'improvviso, di fronte a me, c'è un doppio sconosciuto di lei.
Cerco di esprimerle il gorgo oscuro in cui i miei sensi sprofondano, privati di colpo di ogni finalità.
Cosa farne più di occhi che non potranno soffermarsi sui dolci tratti noti, sotto di essi ancora brillanti perle di lacrime di gioiosa commozione vissuta insieme, ora congelate in un eterno pianto?
O di orecchie che non udranno più le preziose note dei nostri unisoni respiri?
O di bocca che non avrà destinatario per parole d'infinito amore, che ancora affiorano spontanee ed inarrestabili?
O di mani che non suoneranno più le note d'arpa dei suoi capelli, mentre li sfiorano nel suo sonno sorridente?
Le tendo disperatamente la mano, bisognoso di essere tratto dall'Acheronte di irrisolvibili perchè che mi attrae, ma trovo un guscio silenzioso di solida indifferenza.
Il silenzio, che mi opprime il cuore e la mente, è assoluto, ben più profondo di quello udibile dai timpani.
Il silenzio è ora il mio destino, finchè il Regista deciderà di chiudere pietosamente il sipario:
- Lo spettacolo è finito, signori... Buonanotte! -


 
 
 
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