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                  La società americana

Post n°19 pubblicato il 01 Maggio 2006 da noliberal

Prendiamo la società americana. Com’è, in breve ma con esattezza, quella società? E’ una società dove gli individui lottano accanitamente per arricchirsi, dove quelli che non ce la fanno cominciano a lottare accanitamente per sopravvivere e gli altri non ne hanno mai abbastanza di ingegnarsi a mostrare il loro successo. E’ una società spietata, oltremodo selettiva secondo il suo criterio, che distrugge innumerevoli schiere dei suoi componenti. Le statistiche parlano chiaro. Su un totale di 240 milioni di abitanti i poveri sono 30 milioni per il governo e 60 milioni per gli istituti privati. Non si tratta di “poveri” solo rispetto ad uno standard elevato: non possono permettersi di curarsi, ed infatti hanno una vita media di 10 anni più breve della media; anche il sangue che vendono nei laboratori privati presenti in ogni cittadina, che può fruttare sino a 80 dollari al mese, non aiuta. Nella vasta area interna dei monti Appalaci, che tocca cinque Stati ed è abitata praticamente solo dai bianchi anglosassoni, ci sono episodi di denutrizione fra i bambini. Gli homeless sono circa 4 milioni (il governo li calcola in 250.000, che sono invece solo gli homeless anche malati di mente). In maggioranza bianchi anglosassoni, sono persone che hanno perso il lavoro e non ne hanno trovato un altro in tempo utile: sia che fossero in affitto o avessero contratto un mortgage bancario sulla casa, in breve si trovano sulla strada. Può anche essersi trattato di un problema di salute: ogni anno circa un milione di persone negli USA va in bancarotta per le spese mediche. Intere famiglie sono homeless: vivono nella loro auto, addosso alla quale cominciano ad erigere tende e cartoni; allontanati da un sito all’altro finiscono per ritrovarsi nelle car cities o nelle tent cities, la più grande delle quali è presso Van Nuys, un sobborgo di Los Angeles. Ogni inverno circa 1.000 homeless muoiono per il freddo. Gli street kids riflettono il disagio delle famiglie povere americane: sono minori dagli 8 ai 14 anni, dei due sessi, che fuggono di casa e che si ritrovano in gruppetti nelle grandi città dove per sopravvivere in genere si prostituiscono ad adulti che li cercano incessantemente (gli street kids fanno survival sex con i chicken hawks). Fra rientri e nuove fughe il loro numero è costante da molti anni ed è calcolato in “più di un milione”. Ogni anno circa 5.000 street kids muoiono per percosse, stenti o malattie, frettolosamente fatti seppellire in tombe anonime dalle autorità municipali; molti hanno l’AIDS (il 40% di quelli che vivono a New York City, si calcola). L’infanzia difficile non si concilia con la scuola: ci sono così negli USA 27 milioni di analfabeti, persone che scelgono le scatolette di cibo in base ai disegni, per i quali comunque sviluppano una memoria sicura. I migrant workers sono circa 5 milioni: sono lavoratori agricoli stagionali che passano la vita spostandosi da un campo di pomodori a uno di meloni su vecchie auto o furgoncini, le loro case. Tre milioni di nuclei familiari - anche numerosi, di cinque o sei persone - vivono nei trailers, che sono cassoni in alluminio e polistirolo da 2,2 x 6-10 metri montati su ruote gommate e parcheggiati per sempre in campi di periferia, che diventano trailer parks. Quantità ancora maggiori vivono negli slums, quartieri degradati e pericolosissimi presenti in ogni città, in genere in zone periferiche abilmente tagliate fuori dalla viabilità, perché i turisti non le vedano o qualcuno non ci si avventuri per sbaglio. Ogni anno mediamente il 17% delle famiglie americane trasloca, seguendo il lavoro là dove lo trova, anche mille miglia distante. Madri single e desolate sono spesso costrette a vendere i loro neonati, come la legge americana in verità permette: al posto del pagamento delle spese del parto, circa 3.000 dollari, firmano in ospedale un certificato di cedimento in adozione ed il neonato finisce ad una coppia, la quale spende in totale sui 20.000 dollari. Roseanne Barr, la protagonista del serial televisivo Roseanne, in gioventù ebbe problemi e diede in adozione la figlia, che ora vive in Texas. Questo è per sommi capi il risvolto umano della curva di distribuzione della ricchezza negli Stati Uniti, dove meno dell’l% della popolazione detiene più del 50% della medesima e dove il resto non è diviso molto più equamente. Gli stenti economici si trasformano in criminalità e disagi psicologici. Il livello di criminalità americano è giustamente leggendario e basti il numero di omicidi: dai 25 ai 30.000 all’anno; nella capitale Washington, che ha circa gli abitanti di Bologna, avvengono sui 400 omicidi all’anno. Per i problemi psicologici si può dire che negli Stati Uniti vi sono 27 milioni di alcolizzati, 18 milioni di consumatori di droghe leggere, da 4 a 8 milioni di cocainomani e 500.000 eroinomani, mentre uno studio condotto nel 1984 dal National Institute of Mental Health concludeva che il 19% della popolazione adulta americana era da considerarsi mentalmente malata dal punto di vista clinico. Anche i suicidi sono dai 25 ai 30.000 all’anno. Non ho altro da aggiungere!!

 
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