Creato da alfasica il 21/11/2005

UNDATED BAR

racconti isterici, criminali e patologiche storie

 

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LA VOCE DI JEAN COCTEAU

Post n°30 pubblicato il 07 Dicembre 2005 da alfasica

(domande del pensiero fisso)

LA SFINGE: Abbandonati; non tentare di irrigidirti, di resistere. Se resisti, renderai soltanto più delicato il mio compito e rischierò di farti male.

EDIPO:Resisterò! (chiude gli occhi, volge la testa)

SFINGE:Inutile chiudere gli occhi e voltare la testa. Non è nè con il canto nè con lo sguardo che io opero. Ma più abile di un cieco, più rapida della rete di gladiatori, più sottile della folgore, più rigida d'un cocchiere, più pesante di una vacca, più savia di uno scolaro che suda sui numeri, più attrezzata, più munita di vele, e di ancore, più equilibrata di un vascello, più incorruttibile di un giudice, più vorace degli insetti, più sanguinaria degli uccelli, più notturna dell'uovo, più ingegnosa dei carnefici d'asia, più volpina che il cuore, più lesta di una mano che bara, più fatale degli astri, più accorta del serpente che umetta la preda di saliva; io secreziono, cavo fuori da me stessa, allento, dipano, srotolo e arrotolo in tal modo che mi basterà volere quei nodi per farli, e pensarci per tenderli o stenderli; così sottile che ti sfugge, così duttile che penserai di essere vittima di qualche veleno, così tagliente che una sbadataggine da parte mia ti amputerebbe, così teso che un archetto caverebbe fuori tra noi un gemito celestiale; tortile come il mare, la colonna, la rosa, muscoloso come la piovra, macchinoso come gli scenari del sogno, soprattutto invisibile, invisibile e maestoso come la circolazione del sangue delle statue, un filo che ti allaccia con le volute dei folli arabeschi del miele che cade su altro miele.

EDIPO:Lasciatemi!

LA SFINGE:E io parlo, lavoro, dipano, srotolo, calcolo, medito, intreccio, vaglio, sferruzzo, intesso, incrocio, passo, ripasso, annodo, disnodo e riannodo, trattenendo i più piccoli nodi che dovrò poi scioglierti sotto pena di morte: e serro, disserro, m'inganno, ritorno sui miei passi, esito, correggo, ingarbuglio, disingarbuglio, slaccio, riallaccio, riparto; e incastro, agglutino, avvinco, tiro, intralcio, accumulo, fino a che tu senta dalla punta dei piedi  alla radice dei capelli, vestito da tutte le spire d'un sol rettile, il minimo respiro del quale tronchi il tuo e ti renda simile al braccio inerte sul quale si sia addormentato un dormiente.    

           JEAN COCTEAU- LA MACCHINA INFERNALE

 
 
 
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