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Guarda in alto e alle tue spalle...
folclore o folklore
tratto da wikipedia: Il termine (dall' inglese folk = "popolo", e lore = "sapere"), si riferisce all'insieme delle tradizioni arcaiche provenienti dal popolo, tramandate oralmente e riguardanti usi, costumi,leggende e proverbi, musica al canto alla danza, riferiti ad una determinata area geografica o ad una determinata popolazione.
ROVIGO : I LUOGHI E IL TEMPO
"Rovigo appartata città di provincia? Forse sì, ma ormai tanto tempo fa. Rovigo città di campagna come suggeriva uno scrittore che l'ha molto amata? Sì, ma oggi la campagna è lontana. Rovigo città di confine? Certamente, ma con misura. Rovigo città d'acqua? A patto, però, di tenere a mente che è tutto il territorio a essere stretto tra i due maggiori fiumi d'Italia e tagliato in ogni direzione da altri fiumi e canali. Rovigo città di pianura? Naturalmente, ma i colli euganei sono a due passi e le loro forme si profilano nell'azzurro quando il cielo è terso. Rovigo città d'arte? Se ne parla in tempi recenti e i capolavori e le raccolte preziose non mancano. Rovigo città di poeti? Ce ne sono stati diversi e hanno lasciato traccia vivida e affettuosa. Per cogliere l'identità smemorata e smemorante di questa città si può, forse, cercarla con il cannocchiale rovesciato della storia, magari per trovare il segno di una duplicità che si manifesta in ogni tempo ma in modo diverso. Ci sono le vestigia di un castello medievale perduto che si affaccia su una strada di grande traffico urbano, per riconoscersi nello specchio deformante del presente. C'è la città estense e c'è quella veneziana, con palazzi prestigiosi e la memoria affascinata di stagioni d'arte e cultura, ma anche di complesse vicende idrauliche. C'è la piazza grande e c'è quella più recente e attigua che occupa lo spazio che era stato di una chiesa e una terza che si apre là dove era il ghetto ebraico. C'è un duomo luminoso e maestoso, ma c'è anche l'antica chiesa francescana che ancora offre i suoi tesori e poco oltre un tempio dedicato alla Vergine che è anche il trionfo del manierismo veneto. A percorrerla e ripercorrerla, Rovigo offre stimoli e suggerimenti, ma con pudore e reticenza, come ha sempre fatto, in un continuo intreccio di presente e passato. Una città disseminata di segni e indizi che non si lasciano catturare al primo sguardo. Una città che questo volume vuole raccontare attraverso un itinerario che va dalle due torri e dai brandelli di mura al duomo di Santo Stefano e a piazza Vittorio Emanuele II con i suoi poderosi palazzi e l'Accademia dei Concordi, per poi insinuarsi in piazza Garibaldi e correre verso la chiesa di San Francesco e la Rotonda, senza però tralasciare deviazioni e occasioni diverse, mescolando storia e quotidianità, sogno e realtà, arte e tradimenti, poesia e aneddoti. Né mancano le incursioni fuori dalla cinta urbana, per scoprire quartieri antichi e recenti e la corona delle frazioni che circondano la città, magari seguendo il corso dell'Adigetto, sospinto, nei secoli, sempre più in periferia, fino a perdersi nella campagna. Questo viaggio attraverso i luoghi e il tempo è sostanziato da immagini vecchie e nuove, ma soprattutto dai risultati di una attenta ricognizione fotografica che vuole rivelare i numerosi volti della città."
Prefazione del Volume: Rovigo I luoghi e il tempo - ed. Signum (PD) aut. S. Garbato
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Testi degli autori della terra Polesana, scritti in lingua Veneta. Il sentire, le parole, gli ambienti di un tempo; le immagini dei luoghi della terra , della città, e dei dintorni , per aumentare la visibilità, farne ammirare la bellezza,far conoscere la storia; i personaggi e personalità del mondo Veneto.
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de tordi ciapài;
in man i cortei,
na ròncoea, na brìcioea,
pirata el me par,
brigante del mar.
Mi penso al moèta,
che 'a roda el girava
alzando 'a ganbeta;
al vaso co'l fil
de fero tacà,
che assava cascar
sui sighi e lamenti
na gossa, na eàgrema,
precisa e costante
ea pena a lenir.
( Attilio Scremin da Dialettando.com)
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IL RICORDO DELLA CAMPAGNA DI RUSSIA
BY CORO MONTE PASUBIO
A ROVIGO A GH È ON CURATO
A Rovigo a gh é on curato
mia bela ti do.
A Rovigo a gh’é on curato
mia bela ti do.
E a Rovigo a gh é on curato
che l é bravo da confesar
mia bela ti do
bela ti do
ti do on bacin d amor.
E a Rovigo a gh é on curato
che l é bravo da confesar
mia bela ti do
bela ti do
ti do on bacin d amor.
Se l é una giovane mandatela avanti
mia bela ti do.
Se l é una giovane mandatela avanti
mia bela ti do.
Se l é una giovane mandatela avanti
che la vòlio confesar
mia bela ti do
bela ti do
ti do on bacin d amor.
Se l é una giovane mandatela avanti
che la vòlio confesar
mia bela ti do
bela ti do
ti do on bacin d amor.
Se l é una vechia mandatela via
mia bela ti do.
Se l é una vechia mandatela via
mia bela ti do.
Se l é una vechia mandatela via
che il demonio la porta via
mia bela ti do
bela ti do
ti do on bacin d amor.
Se l é una vechia mandatela via
che il demonio la porta via
mia bela ti do
bela ti do
ti do on bacin d amor.
E anche il figlio raconta al padre
mia bela ti do.
E anche il figlio raconta al padre
mia bela ti do.
E anche il figlio raconta al padre
che il curato baciò la madre
mia bela ti do
bela ti do
ti do on bacin d amor.
E anche il figlio raconta al padre
che il curato baciò la madre
mia bela ti do
bela ti do
ti do on bacin d amor.
Se l à baciata à fato bene
mia bela ti do.
Se l à baciata à fato bene
mia bela ti do.
Se l à baciata à fato bene
l à solevata da tante pene
mia bela ti do
bela ti do
ti do on bacin d amor.
Se l à baciata à fato bene
l à solevata da tante pene
mia bela ti do
bela ti do
ti do on bacin d amor.
« IL POLESINE IN ETA' ANTICA | IL POLESINE NEL RISORGIMENTO » |
IL POLESINE TRA '500 E '700
IL POLESINE TRA '500 E '700
Il primo periodo della dominazione veneziana registra un atteggiamento abile e prudente dei podestà impegnati a non far rimpiangere il duca d'Este.
Agli inizi del ‘500 il Polesine godeva di una buona condizione economica e le comunità di Rovigo, Lendinara e Badia potevano concentrare le proprie energie nella sistemazione degli argini e nella regolazione dei corsi d'acqua.
All'inizio del secolo XVI la Repubblica di Venezia aveva raggiunto la massima espansione, non solo nelle isole e lungo le coste del Mediterraneo Orientale, ma anche in Italia. La potenza veneta preoccupò i maggiori stati europei ed in particolare quelli confinanti che stipularono a Cambrai, nel dicembre 1508, un trattato segreto ai danni della Repubblica, che portò alla guerra nella primavera successiva.
Dopo la battaglia della Ghiara d'Adda, avvenuta il 14 maggio 1509, anche il duca di Ferrara Alfonso I dichiarò guerra a Venezia nel desiderio di recuperare il Polesine di Rovigo perduto qualche decennio prima. La lotta diretta fra i due nemici durò oltre un mese sul suolo e sui corsi d'acqua, ma i veneziani con abili manovre diplomatiche, riuscirono a mantenere il dominio sul Polesine e nel 1509 occuparono Adria che nella spartizione del territorio che dal 1484 era rimasta agli Estensi.
La guerra di Cambrai, con alterne vicende, si protrasse sino il 1515 e vide ricorrenti devastazioni di Rovigo e del territorio, confische di beni, soprattutto di cereali e di animali.
Seguì, a partire dagli anni venti, la lenta ripresa economica e civile, ricca di fermenti culturali e di nuove proposte in campo sociale, religioso, architettonico ed artistico.
Il Cinquecento può ritenersi uno dei momenti più felici per il Polesine grazie alla facilità di comunicazioni con Ferrara, Mantova, Vicenza, Padova e soprattutto in forza della fiducia che gli uomini avevano in se stessi, nelle possibilità di crescita della società e di sviluppo della cultura.
Nei maggiori centri: Adria, Rovigo, Lendinara e Badia,Venezia guidava la vita pubblica attraverso il podestà. Questi, a Rovigo, oltre che il potere civile, deteneva anche quello militare. Grande impegno venne posto dalla Repubblica per la regolazione delle acque e per la produttività del territorio. Furono incoraggiate e continuate le opere di bonifica avviate dagli Estensi nello scorcio della loro dominazione sul Polesine, si pensò soprattutto alla redenzione di vaste aree incolte.
Durante il Cinquecento si sviluppò a Rovigo, Badia, Lendinara ed Adria la scuola pubblica e verso la metà del Cinquecento alcuni giovani di famiglie nobili della città desiderosi di discutere i problemi letterari e teologici del tempo e di esercitarsi in gare di eloquenza, diedero vita all'Accademia degli Addormentati e chiesero una sede al Consiglio rodigino. Venne loro concesso nel 1553 un ambiente delle "case nuove" al centro della città, presso l'abitazione dei Roncale. Nove anni dopo, nel 1561, nel clima di sospetti creato dalla controriforma, l'Accademia degli Addormentati venne chiusa per ordine del podestà, perché accusata di essere "ricetto di heresie".
Trascorsero circa vent'anni perché sorgessero in Rovigo iniziative analoghe. Verso il 1580 iniziarono in casa Campo, situata nell'attuale via Mazzini, gli incontri dell'Accademia dei Concordi.
Grazie all'impegno di Gaspare Campo e alla collaborazione di uomini di cultura ed ecclesiastici si crea gradualmente in Rovigo un felice clima culturale che favorisce il sorgere, a fianco dei Concordi, dell'Accademia dei Cavalieri, attiva dal 1594 al 1598 e di quella degli Uniti presso il Monastero Olivetano di San Bartolomeo.
A Fratta, grazie a Giovanni Maria Bonardo, negli anni sessanta prende vita l'accademia dei Pastori Fratteggiani. Questi si riunivano nel palazzo Pepoli di Fratta, attorno a Lucrezia Gonzaga, allieva di Matteo Bandello. Facevano parte di questo cenacolo, animato dal Bonardo e dal Groto, esponenti ed ospiti illustri di famiglie di Venezia, Ferrara, Mantova, Vicenza, Padova, che avevano palazzi e ville nel Polesine. Siamo infatti nel periodo del Palladio e della fioritura di costruzioni signorili nelle terre tra Po ed Adige, quasi una testimonianza dell'interesse delle grandi casate veneziane e venete per le grandi opere di bonifica in atto, ove avevano impegnato capitali considerevoli.
Anche l'area ferrarese partecipò a questo fecondo momento della storia polesana.
La frequente prolungata presenza dell'Ariosto nella possessione di Bagnolo di Po comportava indubbiamente scambio e consuetudine con gli uomini di cultura e la nobiltà dei centri vicini quali Lendinara, Badia,Trecenta. Anche il Guarini costituì nella sua dimora di campagna presso Castelguglielmo un richiamo notevole per i contemporanei, grazie alla sua vivace partecipazione ai dibattiti civili dei momento.
Contestualmente allo sviluppo culturale migliora l'aspetto architettonico delle città: sono selciate le strade, curate le piazze ove il leone di San Marco o le insegne estensi vengono riprodotte in rilievi marmorei, sono ristrutturati o costruiti ex novo pubblici edifici, torri, ponti. Anche l'architettura civile conosce un singolare incremento sia nelle città ove le famiglie più ricche innalzano palazzi sia nelle campagne e nelle località minori ove i veneziani fanno costruire ville, granai.
Il fervore edilizio si trasmette pure agli edifici sacri e non vi è località del Polesine che non conosca nuove chiese o interventi di ampliamento o restauro.
IL SEICENTO E IL SETTECENTO
Il Seicento si apre con rilevanti interventi idraulici. Tra il 1602 e il 1604 nel Delta viene effettuato il Taglio di Porto Viro che, congiungendo uno dei rami principali del Po con la Sacca di Goro consente il rapido smaltimento delle acque ed evita le frequenti alluvioni dovute ai viziosi meandri della parte terminale del fiume. Altri interventi e grandi bonifiche interessarono diverse zone del territorio, favorendo la ripresa agricola ed un relativo benessere in tutta l’area polesana.
Il territorio polesano, nei secoli XVII- XVIII, fu più volte interessato dalla presenza di eserciti stranieri che si confrontavano nell'area tra Po ed Adige, intermedia rispetto a Venezia, allo Stato Pontificio, ai ducati di Modena e Mantova.
Ma nel Seicento e nel Settecento occorre soprattutto registrare il lento e graduale sviluppo di una rete di istituzioni, di iniziative e di persone che abbraccia tutto il Polesine facendo partecipare i maggiori centri del territorio alle vicende culturali dell'epoca.
L'Accademia dei Concordi, dopo la scomparsa di Gaspare Campo, conobbe alterne fortune sino al 1697, anno nel quale l'attività del sodalizio riprese ad opera di Nicolò Casilini e Camillo Silvestri.
Ma fu dal 1734 che l'istituto, rinnovato nelle norme statutarie ed inserito nella politica culturale veneziana, riprese in modo deciso il proprio ruolo promozionale, uscendo dalla pura erudizione per affrontare, attraverso lezioni dei soci, i temi dell'economia, della geografia, delle scienze, dell'idraulica e dell'agricoltura.
Nel Settecento le famiglie benestanti della città raccolgono quadri, codici, avviando una silenziosa gara che rende alcuni palazzi, descritti a fine secolo da Francesco Bartoli, veri musei d'arte.
Emergono tra le raccolte, per il numero delle opere e per il livello degli autori, le quadrerie dei Casilini e dei Silvestri. Questi ultimi conservano pure una biblioteca che raggiungerà i 40.000 titoli e presenta codici, incunaboli, volumi di grandissimo valore.
Ad Adria la moda del collezionismo vede quali protagonisti esponenti della famiglia Bocchi, in contatto con i Silvestri e le casate di Rovigo, e particolarmente attenti ai reperti archeologici che consentiranno nell'Ottocento l'apertura di un museo.
A Rovigo, come in tutti gli altri centri polesani, i secoli XVII - XVIII registrano trasformazioni e miglioramenti urbanistici grazie a teatri, ponti, opere pubbliche e soprattutto per merito dei palazzi che arricchiscono il panorama edilizio.
Nel Settecento sorgono, tra gli altri, i palazzi Venezze, Campanari, Angeli e a fine secolo Domenico Cerato realizza il Seminario diocesano negli edifici resi liberi dagli Agostiniani.
Anche nelle altre località sorgono prestigiosi edifici: ricordiamo solo a titolo di esempio, villa Pellegrini a Salvaterra, Ca' Moro a San Bellino, palazzo Pepoli a Trecenta, Ca' Rosetta a Polesella, Villa Morosini a Fiesso, il palazzo dei principi Pio Falcò a Crespino, villa Carrer a Contarina.
Anche gli edifici sacri nuovi o radicalmente ristrutturati nel '6-700 sono numerosi.
Ad esempio, al 1665 risale il campanile nella chiesa del Soccorso realizzato su disegno di Baldassare Longhena, mentre continuano decorazioni ed interventi artistici alla chiesa sempre più sentita come espressione della cultura e della fede della città.
La bonifica
L’opera di bonifica rappresenta un elemento fondamentale per comprendere fino in fondo il Polesine, terra strappata alle acque e resa adatta agli insediamenti civili e alle attività produttive, grazie all’attività senza tregua dell’uomo che ha regimentato i fiumi, costruito canali per lo scolo delle acque, installato idrovore.
Dopo gli antichi interventi in età etrusca e romana, le prime significative esperienze di bonifica sono da attribuire ai Benedettini che hanno lasciato tracce importanti a Badia Polesine (Vangadizza), a Villafora, a Villamarzana (Gognano), e a Grignano Polesine, dove istituirono “La Comuna”, un Consorzio fra abitanti del paese per la gestione e la coltivazione delle terre bonificate.
Importante anche l’opera degli Olivetani di San Bartolomeo che all’attività conventuale unirono la bonifica delle campagne del vicino contado. Una prima tipologia di consorzi di bonifica nacque attorno al 1100, su modello delle corporazioni religiose, per difendere i territori dall’invasione delle acque, prosciugare gli acquitrini e renderli coltivabili.
Con il passare degli anni subentrò un controllo da parte dei governanti per regolare lo sviluppo e promuovere le bonifiche. Nel 1556 la Serenissima istituì il Magistrato dei Beni Inculti, per favorire la nascita di consorzi di bonifica tra i proprietari e nel Seicento si costruiscono argini, canali, opere con lo scopo di rendere fertili e coltivabili le terre.
Il primo massiccio intervento in Polesine fu fatto da Alfonso II d’Este a cui seguì la Bonifica Bentivoglio nelle zone tra Po e Tartaro.
Il merito principale dell’azione della bonifica va attribuito però ai Consorzi, costituiti originariamente per volontà di alcuni proprietari terrieri, ma poi governati, dopo la riforma agraria del 1952, dai coltivatori agricoltori con la proprietà compresa nel perimetro consorziale. [fonte http://polesineterratraduefiumi.it]
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INDICE DEL BLOG
I MESTIERI (A.SAVARIS)
de sciatori prinzipianti,
ma ogni tanto me vien l'estro
de ingessàrghene raquanti.
*
Son Febraro, gran Stilista
de costumi de ogni pano,
ma da bravo trasformista
a lavoro tuto l'ano.
*
A son Marzo, l'Ombrelaro,
ma 'sta piova inacidà
mena tuti dal stagnaro
e mi son disocupà.
*
Son Aprile e vendo vento,
ma de mi se pòl far senza
da chel dì che el Parlamento
el me fà la concorenza.
A son Magio e vendo fiori,
ma da quando sula Tera
a ghe xè l'efeto-sèra,
più che fiori i xè dolori.
*
A son Giugno campagnolo,
miedo al dì co' la falzina,
ma de note, co' son solo,
cargo i campi de atrazina.
*
A son Lujo, el Vagabondo,
scapo via dale cità,
par catare un fià de mondo
che no'l sia anca lu inquinà.
*
Son Agosto, el gran Bagnin,
ma col mare che ghe xè,
no' ghe meto gnanca un pié
e me tufo in t'un cadin.
*
Son Setembre, el Giardiniere
e rinfresco un fià l'està,
ma me basta do'.. ..Marghere
par brusare campi e prà.
*
Son Otobre e pisso vin
in social-cooperativa.
Scarpe grosse e zervèo fin:
metà "uva" e metà Iva....
*
Son Novembre, el Tabacaro
de 'sto Stato, e dago a smaca
nebia, tasse, fumo, snaro....
E ti, popolo, tabaca!
*
Son Dicembre, Spaladore
dela neve su la strada,
ma vorìa. .. .spalarghe al cuore
dele mafie de casada.
una fonte di approfondimento
I MIEI PENSIERI
QUESTO BLOG
L'HO INIZIATO PIANO PIANO,
MI HA PRESO SEMPRE
PIU' LA MANO.
VORREI NON AVESSE
UN FINALE,
MA UN FINE.
VORREI LASCIARVI
NEI RICORDI,
NON MIEI,
VORREI.
VIVI!!
UN ESEMPIO
Canzone popolare
La pègra e la mateina la bèla e la sira la bala
La me morosa
ACQUA (L'ELEMENTO PRINCIPALE)
a stago inte a bassa
Sa sbato un pié
me s-cianzo el viso.
A stago in te la Bassa.
La tera l'é aqua
l'aqua l'é tera.
Cresse el riso.
La me cà l'é bagnà.
El fango ciapa i muri
la cusina -el vien soto la tola.
Fora gh'é le cane
ca speta na bava de vento
par scrolarse.
(Passé 'nde - giré!
Mi no me movo).
Ei me mondo l'é chi.
A son ligà al Po
come na corda a la canpana.
El Po - grande o picolo -
l'é la me crose, la me tana.
Mi ghe pisso dentro.
Lu me conta tuto.
El vien zo fredo come el giazzo,
sto pajazzo, incoconà
de pàesi, canpagne, zità.
La Bassa la lo ciùcia,
la se lo tira adosso. Che missioto!
Aqua de monte o de colina
de canale o de fosso
prima de finire in mare
la se mùcia a speciare
un cielo grande assé.
A stago in te la Bassa.
L'aqua l'é cielo, el cielo l'é aqua.
Carlo Lezziero
ANCHE CON LA MUSICA E IL CANTO
DISPONIBILI I CD DEL GRUPPO:
http://www.bookshopro.it/documenti/shared/calicanto%2025.htm
BONIFICA EMILIANO VENETA (BEV)
pensieri personali e non solo
MI TE SERÒ AMIGO (Piero Conforto Pavarin)
Mi te serò amigo
come el vento
su la strada de baro
o la piova sul campo
ai primi de luio.
Come el can
che menando la coa
leca la man al paron
mi te serò amigo
par sempre
pur che te gàbia:
un fià de vento
de piova, o almanco
el sguardo de un can.
Le mie Fonti
Cante d'Adese e Po - Gino Piva - 1931
....e invezhe no! - Jani de-la-Ranpa -1984
Almanacco Veneto 1979
Omani, cépe e scupetun - Gianni Sparapan -1992
Veneto Raccont popolari - Giuseppe Consolaro - 1976
Verso l'imbrunire -Ugo Suman - 1990
QUADRETI VILANI - Angelo Savaris -1993
La Magnifica (Magnemo inversi) - Angelo Savaris -1995
da jeri a ouquò - Gianni Sparapan - 2° ed. -2005
Do schei de morbin - Giuliano Scaranello - 1995
Foje sperse - Leone Fabbris - 1978
abecedario dei vilani - 2001
CO’ STA PIOVA E CO’ STO VENTO (TOC-TOC)
chì che bate a sto convénto?»
«L'e 'na pòra veciarèla
che si vuole confessàre»
«Co' sta piova e ce' sto vento
no se confèssa un sacraménto!»
Ciàppeo, lìgheo, méteo in gaèra
ciàppeo, lìgheo, méteo in presòn!
(TOC-TOC)
« Co' sta piòva e co' sto vento
chi che bate a sto convénto?»
«L'é 'na pòra verginèla
che si vuole confessàre»
«Entra, entra, verginèla
che te meno a la capèla»
Ciàppeo, ligheo, méteo in gaèra
ciàppeo, lìgheo, méteo in presòn!
«E te ài mai tocà la ganba»
«Padre sì, ma no son stranba!»
Ciàppeo, lìgheo, méteo in gaèra
ciàppeo, lìgheo, méteo in presòn!
«E te ài mai tocà le tete»
«Padre si, i me le è anca strete!»
Ciàppeo, lìgheo, méteo in gaèra
ciàppeo, lìgheo, méteo in presòn!
«E te ài mai tocà la pansa»
«Padre si, ma co creànsai»
Ciàppeo, lìgheo, méteo in gaèra
ciàppeo, lìgheo, méteo in presòn!
«E te ài mai tocà la figa»
«Padre si, ma co fadìga!»
Ciàppeo, lìgheo, méteo in gaèra
ciàppeo, lìgheo, méteo in presòn!
«Se tu vuoi l'assolussione
prendi in mano sto cordone!»
Ciàppeo, lìgheo, méteo in gaèra
ciàppeo, lìgheo, méteo in presòn!
«Caro Padre no son Òrba
questo é un casso e no 'na corda!»
Ciàppeo, ligheo, méÉeo in gaèra
chippeo, ligheo, méteo in presòn!
Co' sta piòva e co' sto vento
chiò restà drento 'l convénto?
L'é restà Padre Formìga
che ghe piàse tant la figa!
Ciàppeo, flgheo, méteo in gaèra
ciàppeo, lìgheo, méteo in presòn!
E ME MARI LE BON
E me marì l'è bon
e l'è tre volte bon
e 'l sabo e la doménega
e 'l sabo e la doménega,
e me marì l'é bon
e l'è tre volte bon
e 'l sabo e la doménega
el me òn'se col baston'
E co ste cìcoe
e co ste ciàcoe
e co ste Cìcoe, Cìcoe, ciàcoe,
e co ste cicoe e Cìcoe Ciàcoe
l'é saltà fòra un ciacoeòn!
baston nel doppio significato di bastone e membro maschile; òn'ser, ungere;
ciòcoe, chiacchiere; lé saltà fòra, ne è nato; ciacoeòn, chiacchierone.
(spiegazione: la bontà di mio marito - rime ambigue e simpatiche)
RUZANTE "IL REDUCE"
arte e commedia nella storia
e con alcuni autori di oggi:
9788895352312
Perpetua zovane...Casin in canonica
Commedia brillante in tre atti in lingua veneta popolana
Dante Callegari