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libreria del Polesine e del Veneto : vagando qua' e la alla scoperta delle origini e delle tradizioni e delle storie Polesane

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Testi degli autori della terra Polesana, scritti in lingua Veneta. Il sentire, le parole, gli ambienti di un tempo; le immagini dei luoghi della terra , della città, e dei dintorni , per aumentare la visibilità, farne ammirare la bellezza,far conoscere la storia; i personaggi e personalità del mondo Veneto.

 

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 ... che la saggezza degli antichi non sia una via di fuga?

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IL GRUPPO : ANDE CANTI E BALI

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Su 'a porta de 'a casa
vien uno che dise:
"Co'l me furgonsin,
mi son l'arotin"
Tacà su 'a sintura
ga un masso de forbici,
che 'a par na picàia
de tordi ciapài;
in man i cortei,
na ròncoea, na brìcioea,
pirata el me par,
brigante del mar.

Mi penso al moèta,
che 'a roda el girava
alzando 'a ganbeta;
al vaso co'l fil
de fero tacà,
che assava cascar
sui sighi e lamenti
na gossa, na eàgrema,
precisa e costante
ea pena a lenir.

 

( Attilio Scremin da Dialettando.com)

 

 

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A ROVIGO A GH È ON CURATO

 

A Rovigo a gh é on curato
mia bela ti do.
A Rovigo a gh’é on curato
mia bela ti do.
E a Rovigo a gh é on curato
che l é bravo da confesar
mia bela ti do
bela ti do
ti do on bacin d amor.
E a Rovigo a gh é on curato
che l é bravo da confesar
mia bela ti do
bela ti do
ti do on bacin d amor.

Se l é una giovane mandatela avanti
mia bela ti do.
Se l é una giovane mandatela avanti
mia bela ti do.
Se l é una giovane mandatela avanti
che la vòlio confesar
mia bela ti do
bela ti do
ti do on bacin d amor.
Se l é una giovane mandatela avanti
che la vòlio confesar
mia bela ti do
bela ti do
ti do on bacin d amor.

Se l é una vechia mandatela via
mia bela ti do.
Se l é una vechia mandatela via
mia bela ti do.
Se l é una vechia mandatela via
che il demonio la porta via
mia bela ti do
bela ti do
ti do on bacin d amor.
Se l é una vechia mandatela via
che il demonio la porta via
mia bela ti do
bela ti do
ti do on bacin d amor.

E anche il figlio raconta al padre
mia bela ti do.
E anche il figlio raconta al padre
mia bela ti do.
E anche il figlio raconta al padre
che il curato baciò la madre
mia bela ti do
bela ti do
ti do on bacin d amor.
E anche il figlio raconta al padre
che il curato baciò la madre
mia bela ti do
bela ti do
ti do on bacin d amor.

Se l à baciata à fato bene
mia bela ti do.
Se l à baciata à fato bene
mia bela ti do.
Se l à baciata à fato bene
l à solevata da tante pene
mia bela ti do
bela ti do
ti do on bacin d amor.
Se l à baciata à fato bene
l à solevata da tante pene
mia bela ti do
bela ti do
ti do on bacin d amor.

 

 

« IL POLESINE IN ETA' ANTICAIL POLESINE NEL RISORGIMENTO »

IL POLESINE TRA '500 E '700

Post n°344 pubblicato il 29 Febbraio 2012 da LIBRERIAVENETA

IL POLESINE TRA '500 E '700

 

frattaIl primo periodo della dominazione veneziana registra un atteggiamento abile e prudente dei podestà impegnati a non far rimpiangere il duca d'Este. 
Agli inizi del ‘500 il Polesine godeva di una buona condizione economica e le comunità di Rovigo, Lendinara e Badia potevano concentrare le proprie energie nella sistemazione degli argini e nella regolazione dei corsi d'acqua.
All'inizio del secolo XVI la Repubblica di Venezia aveva raggiunto la massima espansione, non solo nelle isole e lungo le coste del Mediterraneo Orientale, ma anche in Italia. La potenza veneta preoccupò i maggiori stati europei ed in particolare quelli confinanti che stipularono a Cambrai, nel dicembre 1508, un trattato segreto ai danni della Repubblica, che portò alla guerra nella primavera successiva.
Dopo la battaglia della Ghiara d'Adda, avvenuta il 14 maggio 1509, anche il duca di Ferrara Alfonso I dichiarò guerra a Venezia nel desiderio di recuperare il Polesine di Rovigo perduto qualche decennio prima. La lotta diretta fra i due nemici durò oltre un mese sul suolo e sui corsi d'acqua, ma i veneziani con abili manovre diplomatiche, riuscirono a mantenere il dominio sul Polesine e nel 1509 occuparono Adria che nella spartizione del territorio che dal 1484 era rimasta agli Estensi. 
La guerra di Cambrai, con alterne vicende, si protrasse sino il 1515 e vide ricorrenti devastazioni di Rovigo e del territorio, confische di beni, soprattutto di cereali e di animali.
Seguì, a partire dagli anni venti, la lenta ripresa economica e civile, ricca di fermenti culturali e di nuove proposte in campo sociale, religioso, architettonico ed artistico.
Il Cinquecento può ritenersi uno dei momenti più felici per il Polesine grazie alla facilità di comunicazioni con Ferrara, Mantova, Vicenza, Padova e soprattutto in forza della fiducia che gli uomini avevano in se stessi, nelle possibilità di crescita della società e di sviluppo della cultura.
Canda Villa Nani MocenigoNei maggiori centri: Adria, Rovigo, Lendinara e Badia,Venezia guidava la vita pubblica attraverso il podestà. Questi, a Rovigo, oltre che il potere civile, deteneva anche quello militare. Grande impegno venne posto dalla Repubblica per la regolazione delle acque e per la produttività del territorio. Furono incoraggiate e continuate le opere di bonifica avviate dagli Estensi nello scorcio della loro dominazione sul Polesine, si pensò soprattutto alla redenzione di vaste aree incolte.
Durante il Cinquecento si sviluppò a Rovigo, Badia, Lendinara ed Adria la scuola pubblica e verso la metà del Cinquecento alcuni giovani di famiglie nobili della città desiderosi di discutere i problemi letterari e teologici del tempo e di esercitarsi in gare di eloquenza, diedero vita all'Accademia degli Addormentati e chiesero una sede al Consiglio rodigino. Venne loro concesso nel 1553 un ambiente delle "case nuove" al centro della città, presso l'abitazione dei Roncale. Nove anni dopo, nel 1561, nel clima di sospetti creato dalla controriforma, l'Accademia degli Addormentati venne chiusa per ordine del podestà, perché accusata di essere "ricetto di heresie".
Trascorsero circa vent'anni perché sorgessero in Rovigo iniziative analoghe. Verso il 1580 iniziarono in casa Campo, situata nell'attuale via Mazzini, gli incontri dell'Accademia dei Concordi.
Grazie all'impegno di Gaspare Campo e alla collaborazione di uomini di cultura ed ecclesiastici si crea gradualmente in Rovigo un felice clima culturale che favorisce il sorgere, a fianco dei Concordi, dell'Accademia dei Cavalieri, attiva dal 1594 al 1598 e di quella degli Uniti presso il Monastero Olivetano di San Bartolomeo.
A Fratta, grazie a Giovanni Maria Bonardo, negli anni sessanta prende vita l'accademia dei Pastori Fratteggiani. Questi si riunivano nel palazzo Pepoli di Fratta, attorno a Lucrezia Gonzaga, allieva di Matteo Bandello. Facevano parte di questo cenacolo, animato dal Bonardo e dal Groto, esponenti ed ospiti illustri di famiglie di Venezia, Ferrara, Mantova, Vicenza, Padova, che avevano palazzi e ville nel Polesine. Siamo infatti nel periodo del Palladio e della fioritura di costruzioni signorili nelle terre tra Po ed Adige, quasi una testimonianza dell'interesse delle grandi casate veneziane e venete per le grandi opere di bonifica in atto, ove avevano impegnato capitali considerevoli.
Anche l'area ferrarese partecipò a questo fecondo momento della storia polesana.
La frequente prolungata presenza dell'Ariosto nella possessione di Bagnolo di Po comportava indubbiamente scambio e consuetudine con gli uomini di cultura e la nobiltà dei centri vicini quali Lendinara, Badia,Trecenta. Anche il Guarini costituì nella sua dimora di campagna presso Castelguglielmo un richiamo notevole per i contemporanei, grazie alla sua vivace partecipazione ai dibattiti civili dei momento.
Contestualmente allo sviluppo culturale migliora l'aspetto architettonico delle città: sono selciate le strade, curate le piazze ove il leone di San Marco o le insegne estensi vengono riprodotte in rilievi marmorei, sono ristrutturati o costruiti ex novo pubblici edifici, torri, ponti. Anche l'architettura civile conosce un singolare incremento sia nelle città ove le famiglie più ricche innalzano palazzi sia nelle campagne e nelle località minori ove i veneziani fanno costruire ville, granai.
Il fervore edilizio si trasmette pure agli edifici sacri e non vi è località del Polesine che non conosca nuove chiese o interventi di ampliamento o restauro.


IL SEICENTO E IL SETTECENTO
Palazzo AngeliIl Seicento si apre con rilevanti interventi idraulici. Tra il 1602 e il 1604 nel Delta viene effettuato il Taglio di Porto Viro che, congiungendo uno dei rami principali del Po con la Sacca di Goro consente il rapido smaltimento delle acque ed evita le frequenti alluvioni dovute ai viziosi meandri della parte terminale del fiume. Altri interventi e grandi bonifiche interessarono diverse zone del territorio, favorendo la ripresa agricola ed un relativo benessere in tutta l’area polesana.
Il territorio polesano, nei secoli XVII- XVIII, fu più volte interessato dalla presenza di eserciti stranieri che si confrontavano nell'area tra Po ed Adige, intermedia rispetto a Venezia, allo Stato Pontificio, ai ducati di Modena e Mantova.
Ma nel Seicento e nel Settecento occorre soprattutto registrare il lento e graduale sviluppo di una rete di istituzioni, di iniziative e di persone che abbraccia tutto il Polesine facendo partecipare i maggiori centri del territorio alle vicende culturali dell'epoca.
L'Accademia dei Concordi, dopo la scomparsa di Gaspare Campo, conobbe alterne fortune sino al 1697, anno nel quale l'attività del sodalizio riprese ad opera di Nicolò Casilini e Camillo Silvestri.
Ma fu dal 1734 che l'istituto, rinnovato nelle norme statutarie ed inserito nella politica culturale veneziana, riprese in modo deciso il proprio ruolo promozionale, uscendo dalla pura erudizione per affrontare, attraverso lezioni dei soci, i temi dell'economia, della geografia, delle scienze, dell'idraulica e dell'agricoltura.
Nel Settecento le famiglie benestanti della città raccolgono quadri, codici, avviando una silenziosa gara che rende alcuni palazzi, descritti a fine secolo da Francesco Bartoli, veri musei d'arte.
Emergono tra le raccolte, per il numero delle opere e per il livello degli autori, le quadrerie dei Casilini e dei Silvestri. Questi ultimi conservano pure una biblioteca che raggiungerà i 40.000 titoli e presenta codici, incunaboli, volumi di grandissimo valore.
Ad Adria la moda del collezionismo vede quali protagonisti esponenti della famiglia Bocchi, in contatto con i Silvestri e le casate di Rovigo, e particolarmente attenti ai reperti archeologici che consentiranno nell'Ottocento l'apertura di un museo.
A Rovigo, come in tutti gli altri centri polesani, i secoli XVII - XVIII registrano trasformazioni e miglioramenti urbanistici grazie a teatri, ponti, opere pubbliche e soprattutto per merito dei palazzi che arricchiscono il panorama edilizio.
Villa Morosini Vendramin CalergiNel Settecento sorgono, tra gli altri, i palazzi Venezze, Campanari, Angeli e a fine secolo Domenico Cerato realizza il Seminario diocesano negli edifici resi liberi dagli Agostiniani.
Anche nelle altre località sorgono prestigiosi edifici: ricordiamo solo a titolo di esempio, villa Pellegrini a Salvaterra, Ca' Moro a San Bellino, palazzo Pepoli a Trecenta, Ca' Rosetta a Polesella, Villa Morosini a Fiesso, il palazzo dei principi Pio Falcò a Crespino, villa Carrer a Contarina.
Anche gli edifici sacri nuovi o radicalmente ristrutturati nel '6-700 sono numerosi.
Ad esempio, al 1665 risale il campanile nella chiesa del Soccorso realizzato su disegno di Baldassare Longhena, mentre continuano decorazioni ed interventi artistici alla chiesa sempre più sentita come espressione della cultura e della fede della città.

La bonifica 
L’opera di bonifica rappresenta un elemento fondamentale per comprendere fino in fondo il Polesine, terra strappata alle acque e resa adatta agli insediamenti civili e alle attività produttive, grazie all’attività senza tregua dell’uomo che ha regimentato i fiumi, costruito canali per lo scolo delle acque, installato idrovore. 
Dopo gli antichi interventi in età etrusca e romana, le prime significative esperienze di bonifica sono da attribuire ai Benedettini che hanno lasciato tracce importanti a Badia Polesine (Vangadizza), a Villafora, a Villamarzana (Gognano), e a Grignano Polesine, dove istituirono “La Comuna”, un Consorzio fra abitanti del paese per la gestione e la coltivazione delle terre bonificate.
Importante anche l’opera degli Olivetani di San Bartolomeo che all’attività conventuale unirono la bonifica delle campagne del vicino contado. Una prima tipologia di consorzi di bonifica nacque attorno al 1100, su modello delle corporazioni religiose, per difendere i territori dall’invasione delle acque, prosciugare gli acquitrini e renderli coltivabili.
Con il passare degli anni subentrò un controllo da parte dei governanti per regolare lo sviluppo e promuovere le bonifiche. Nel 1556 la Serenissima istituì il Magistrato dei Beni Inculti, per favorire la nascita di consorzi di bonifica tra i proprietari e nel Seicento si costruiscono argini, canali, opere con lo scopo di rendere fertili e coltivabili le terre.
Il primo massiccio intervento in Polesine fu fatto da Alfonso II d’Este a cui seguì la Bonifica Bentivoglio nelle zone tra Po e Tartaro. 
Il merito principale dell’azione della bonifica va attribuito però ai Consorzi, costituiti originariamente per volontà di alcuni proprietari terrieri, ma poi governati, dopo la riforma agraria del 1952, dai coltivatori agricoltori con la proprietà compresa nel perimetro consorziale. [fonte http://polesineterratraduefiumi.it]

 
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INDICE DEL BLOG

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I MESTIERI (A.SAVARIS)

de sciatori prinzipianti,

ma ogni tanto me vien l'estro

de ingessàrghene raquanti.

*

Son Febraro, gran Stilista

de costumi de ogni pano,

ma da bravo trasformista

a lavoro tuto l'ano.

*

A son Marzo, l'Ombrelaro,

ma 'sta piova inacidà

mena tuti dal stagnaro

e mi son disocupà.

*

Son Aprile e vendo vento,

ma de mi se pòl far senza

da chel dì che el Parlamento

el me fà la concorenza.

 

A son Magio e vendo fiori,

ma da quando sula Tera

a ghe xè l'efeto-sèra,

più che fiori i xè dolori.

*

A son Giugno campagnolo,

miedo al dì co' la falzina,

ma de note, co' son solo,

cargo i campi de atrazina.

*

A son Lujo, el Vagabondo,

scapo via dale cità,

par catare un fià de mondo

che no'l sia anca lu inquinà.

 

*

 

Son Agosto, el gran Bagnin,

ma col mare che ghe xè,

no' ghe meto gnanca un pié

e me tufo in t'un cadin.

*

 

Son Setembre, el Giardiniere

e rinfresco un fià l'està,

ma me basta do'.. ..Marghere

par brusare campi e prà.

*

Son Otobre e pisso vin

in social-cooperativa.

Scarpe grosse e zervèo fin:

metà "uva" e metà Iva....

*

Son Novembre, el Tabacaro

de 'sto Stato, e dago a smaca

nebia, tasse, fumo, snaro....

E ti, popolo, tabaca!

*

Son Dicembre, Spaladore

dela neve su la strada,

ma vorìa. .. .spalarghe al cuore

dele mafie de casada.

 

 

una fonte di approfondimento

 

I MIEI PENSIERI

QUESTO BLOG

L'HO INIZIATO PIANO PIANO,

MI HA PRESO SEMPRE

PIU' LA MANO.

 


 

VORREI NON AVESSE

UN FINALE,

MA UN FINE.

VORREI LASCIARVI

NEI RICORDI,

NON MIEI,

VORREI.

VIVI!!

 


 

UN ESEMPIO

 

 

 

Canzone popolare

La pègra e la mateina la bèla e la sira la bala

La me morosa

 

 

 

 

ACQUA (L'ELEMENTO PRINCIPALE)

a stago inte a bassa

Sa sbato un pié

me s-cianzo el viso.

A stago in te la Bassa.

La tera l'é aqua

l'aqua l'é tera.

Cresse el riso.

La me cà l'é bagnà.

El fango ciapa i muri

la cusina -el vien soto la tola.

Fora gh'é le cane

ca speta na bava de vento

par scrolarse.

(Passé 'nde - giré!

Mi no me movo).

Ei me mondo l'é chi.

A son ligà al Po

come na corda a la canpana.

El Po - grande o picolo -

l'é la me crose, la me tana.

Mi ghe pisso dentro.

Lu me conta tuto.

El vien zo fredo come el giazzo,

sto pajazzo, incoconà

de pàesi, canpagne, zità.

La Bassa la lo ciùcia,

la se lo tira adosso. Che missioto!

Aqua de monte o de colina

de canale o de fosso

prima de finire in mare

la se mùcia a speciare

un cielo grande assé.

A stago in te la Bassa.

L'aqua l'é cielo, el cielo l'é aqua.

 

Carlo Lezziero

 

ANCHE CON LA MUSICA E IL CANTO

 

DISPONIBILI I CD DEL GRUPPO:

http://www.bookshopro.it/documenti/shared/calicanto%2025.htm

BONIFICA EMILIANO VENETA  (BEV)

 

pensieri personali e non solo

MI TE SERÒ AMIGO (Piero Conforto Pavarin) 


Mi te serò amigo

come el vento

su la strada de baro

o la piova sul campo

ai primi de luio.

Come el can

che menando la coa

leca la man al paron

mi te serò amigo

par sempre

pur che te gàbia:

un fià de vento

de piova, o almanco

el sguardo de un can.

 

Le mie Fonti

Cante d'Adese e Po - Gino Piva - 1931

....e invezhe no! - Jani de-la-Ranpa -1984

Almanacco Veneto 1979

Omani, cépe e scupetun - Gianni Sparapan -1992

Veneto Raccont popolari - Giuseppe Consolaro - 1976

Verso l'imbrunire -Ugo Suman - 1990

QUADRETI VILANI - Angelo Savaris -1993

 La Magnifica (Magnemo inversi) - Angelo Savaris -1995

da jeri a ouquò - Gianni Sparapan - 2° ed. -2005

Do schei de morbin - Giuliano Scaranello - 1995

Foje sperse - Leone Fabbris - 1978

abecedario dei vilani - 2001

 

CO’ STA PIOVA E CO’ STO VENTO (TOC-TOC)

«

 chì che bate a sto convénto?»

«L'e 'na pòra veciarèla

che si vuole confessàre»

«Co' sta piova e ce' sto vento

no se confèssa un sacraménto!»

Ciàppeo, lìgheo, méteo in gaèra

ciàppeo, lìgheo, méteo in presòn!

 (TOC-TOC)

« Co' sta piòva e co' sto vento

chi che bate a sto convénto?»

«L'é 'na pòra verginèla

che si vuole confessàre»

«Entra, entra, verginèla

che te meno a la capèla»

Ciàppeo, ligheo, méteo in gaèra

ciàppeo, lìgheo, méteo in presòn!

«E te ài mai tocà la ganba»

«Padre sì, ma no son stranba!»

Ciàppeo, lìgheo, méteo in gaèra

ciàppeo, lìgheo, méteo in presòn!

«E te ài mai tocà le tete»

«Padre si, i me le è anca strete!»

Ciàppeo, lìgheo, méteo in gaèra

ciàppeo, lìgheo, méteo in presòn!

«E te ài mai tocà la pansa»

«Padre si, ma co creànsai»

Ciàppeo, lìgheo, méteo in gaèra

ciàppeo, lìgheo, méteo in presòn!

«E te ài mai tocà la figa»

«Padre si, ma co fadìga!»

Ciàppeo, lìgheo, méteo in gaèra

ciàppeo, lìgheo, méteo in presòn!

«Se tu vuoi l'assolussione

 prendi in mano sto cordone!»

Ciàppeo, lìgheo, méteo in gaèra

ciàppeo, lìgheo, méteo in presòn!

«Caro Padre no son Òrba

questo é un casso e no 'na corda!»

Ciàppeo, ligheo, méÉeo in gaèra

chippeo, ligheo, méteo in presòn!

Co' sta piòva e co' sto vento

chiò restà drento 'l convénto?

L'é restà Padre Formìga

 che ghe piàse tant la figa!

Ciàppeo, flgheo, méteo in gaèra

ciàppeo, lìgheo, méteo in presòn!

 

 

E ME MARI LE BON

E me marì l'è bon

e l'è tre volte bon

e 'l sabo e la doménega

e 'l sabo e la doménega,

e me marì l'é bon

e l'è tre volte bon

e 'l sabo e la doménega

el me òn'se col baston'

E co ste cìcoe

e co ste ciàcoe

e co ste Cìcoe, Cìcoe, ciàcoe,

e co ste cicoe e Cìcoe Ciàcoe

l'é saltà fòra un ciacoeòn!

 

baston nel doppio significato di bastone e membro maschile; òn'ser, ungere;

ciòcoe, chiacchiere; lé saltà fòra, ne è nato; ciacoeòn, chiacchierone.

(spiegazione: la bontà di mio marito - rime ambigue e simpatiche)

 

RUZANTE "IL REDUCE"

arte e commedia nella storia

e con alcuni autori di oggi:

Rino Gobbi

 

 

 

 

 

 

 

9788895352312

Perpetua zovane...Casin in canonica

Commedia brillante in tre atti in lingua veneta popolana 

Dante Callegari

 
 

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