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DIVIETO DI APOLOGIA DEL COMUNISMO

Post n°60 pubblicato il 29 Ottobre 2007 da Il.Don.Camillo

La fantastica proposta dell'Udc fa discutere la politica. Oltre alla naturale autodifesa da parte dei comunisti (che mandano gli altri a leggere la storia, mentre loro se ne vanno a lodare l'Urss), fa senso e tristezza la freddezza con cui gli alleati hanno accolto l'iniziativa. Di Rotondi è meglio non parlare...affermare che il comunismo non esista è una grande STRONZATA: questa ideologia diabolica esisterà finchè qualcuno crederà in essa. Discutibile la risposta di Calderoli... Aspettiamo dichiarazioni entusiastiche di Berlusconi...

Apcom Il capogruppo dell'Udc alla Camera lancia una proposta choc: bisogna prevedere il reato di apologia del comunismo. Ma dal mondo politico arriva un coro di 'no'. "Martedì mattina - annuncia Volontè - ogni deputato, rappresentate del popolo italiano,riceverà in casella il modulo di adesione alla nostra proposta di legge di riforma costituzionale per inserire il divieto di apologia del comunismo insieme al reato già previsto per il fascismo". "Piazza San Pietro - prosegue in un'altra nota Volontè - è il luogo della verità laica e storica. Oggi si innalzano agli altari 498 martiri cristiani del comunismo spagnolo. Cento milioni sono i morti della vergogna comunista figlia della ideologia di Marx, Engels e Lenin. I comunisti italiani non solo mantengono i simboli e il nome di tale macabra ed omicida dottrina ma addirittura si recheranno in 'pellegrinaggio' alla piazza Rossa. Una vergogna e una menzogna senza precedenti, pari solo alle celebrazioni del Festival del Cinema di Veltroni tributata al macellaio Che Guevara". "Il principio di libertà di espressione - secondo il deputato centrista - deve prevedere gli stessi vincoli per il nazifascismo ma anche per il comunismo. La verità, almeno quella storica, non può ammettere eccezioni. E' inaccettabile una alleanza di governo con protagonisti adepti della setta sanguinaria comunista". Immediate le repliche dalla maggioranza e dall'opposizione. Pino Sgobio, capogruppo del Pdci alla Camera, sottolinea: "Divieto di apologia del comunismo? Volontè si rilegga la storia della Repubblica Italiana e lì troverà la risposta sul ruolo che i comunisti hanno avuto in Italia. I comunisti hanno dato la vita per la Liberazione del nostro Paese dal nazifascismo e per ripristinare la libertà in Italia". "Paragonare il comunismo al fascismo - prosegue Sgobio - significa misconoscere la stessa Carta Costituzionale, nata grazie al contributo di tutte le forze democratiche e antifasciste italiane, comunisti compresi. Il capogruppo dell'Udc si rilegga la storia. Rispetto alle alleanze di governo, inoltre, Volontè si guardi attorno: troverà accanto a sé non solo gli eredi ma anche i sostenitori convinti del fascismo, inviso e combattuto dalla stessa DC, suo partito d'origine politica". Il vicepresidente leghista del Senato Roberto Calderoli rileva: "Seppur condivisibile è superflua o comunque tardiva la proposta dell'onorevole Volontè di istituire il divieto di apologia del comunismo: la XII norma transitoria finale della Costituzione dispone che 'E' vietata la riorganizzazione, sotto qualsiasi forma, del disciolto partito fascista'. Ma fascismo e comunismo non solo altro che le due facce della stessa moneta ed è inverosimile che questa moneta, fuori corso in tutto il resto del mondo, lo sia restata ancora solo in Italia". "Ma come il Paese a suo tempo seppe attuare una resistenza contro il fascismo oggi la sta organizzando anche contro il comunismo. Resistere, resistere, resistere", conclude Calderoli. Infine Gianfranco Rotondi, segretario della Democrazia Cristiana per le Autonomie, commenta le parole dell'esponente dell'Udc: "Non condivido l'iniziativa dell'amico Volonté: non esiste il comunismo, ma tanti partiti comunisti. Il comunismo italiano non ci ha negato la libertà, ma ce l'ha portata col sangue dei partigiani".

 
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1carinodolce
1carinodolce il 04/11/07 alle 13:38 via WEB
Dopo il caso dell'arcivescovo polacco __________ Il fantasma del comunismo __________ di Ernesto Galli della Loggia ____________________ Un fantasma si aggira per l'Europa, il fantasma del comunismo defunto. E' il fantasma che ha aleggiato una settimana fa nella cattedrale di Varsavia costringendo il cardinale Wielgus a rinunciare a insediarsi come nuovo arcivescovo. E' il fantasma che ha appena indotto la conferenza episcopale di quel Paese a riesaminare le biografie di tutti i vescovi per accertare i loro eventuali cedimenti al regime. __________ E' lo stesso fantasma che aleggia intorno a Putin e a tanta parte dei gruppi dirigenti dell'Est europeo; lo stesso dell'archivio Mitrokhin così goffamente gestito dal nostro Paese. __________ In un senso ampio e profondo è il fantasma del passato novecentesco dell'Europa, dominato dal totalitarismo. Sul conto del quale tanta parte dell'opinione pubblica democratica ha a lungo alimentato un'illusione: e cioè che a esso fosse stata posta fine nel 1945 con la sconfitta del nazismo e del fascismo, e che il comunismo — tra l'altro proprio perché uno degli autori di quella sconfitta — non potesse neppure essere sospettato di essere qualcosa di analogo. Ma era un'illusione, appunto. Oggi sappiamo che precisamente dopo il '45, anzi, il totalitarismo nella sua versione comunista-sovietica iniziò a vivere su metà del nostro Continente una nuova vita destinata a vederne moltiplicate le malefatte. Su una metà: perché sull'altra metà, invece, esso appariva a molti con tutt'altra immagine. ____________________ E' consistito proprio in questo doppio volto il tratto specifico del totalitarismo comunista rispetto alla vicenda europea. Proprio in questa capacità mimetica di celare la figura ripugnante di Mister Hyde dietro quella angelica del dottor Jekyll si è manifestato l'elemento peculiare (ed è permesso aggiungere: diabolico?) della sua natura. Hitler non nascose mai di volere guerre e stermini. Da Lenin a Breznev, al contrario, il comunismo ha sempre proclamato di essere e di volere ciò che non era né voleva. Proprio una tale doppiezza gli ha consentito di sommare alla capacità di pressione e di violenza esercitata all'interno dei propri regimi (come è avvenuto per ogni totalitarismo) una mai vista capacità di suggestione e di inganno all'esterno di essi. E così di costruire dappertutto una rete smisurata di fedeltà, di acquiescenze, di sottomissioni, di complicità — in parte obbligate in parte volontarie. ____________________ Poi all'improvviso, come per incanto, la disintegrazione, il repentino sbriciolarsi e svanire di tutto. Ma senza il seguito di autentici esami di coscienza; con ben poca verità e senza pentimenti. Soprattutto senza alcuna passione pubblica di giudizio e di ricordo. In questo vuoto della coscienza e della memoria europee c'è stato però chi ricordava. Altroché se c'è stato, e molto probabilmente c'è. Chi «sapeva», infatti, ha naturalmente continuato a sapere — sia sul versante dei padroni di un tempo che su quello dei complici e delatori — e tutto lascia credere che per questa via abbia potuto alimentarsi un'oscura rete di sensi di colpa, di silenzi e di ricatti, di ampiezza ignota e che verosimilmente in qualche modo dura tuttora. Insomma, dalla caduta del comunismo in poi, l'Europa vive con la sua ombra di Banquo, ed è singolare che oggi sia proprio la Chiesa cattolica — che pure nella realtà fu tra i pochi a non farsi mai illusioni sulla vera sostanza del comunismo — a doverne temere le riapparizioni. Può essere considerata la conferma, di certo paradossale, di quanto la sua storia sia fino in fondo, nel bene e nel male, la storia di questo Continente, e di quanto proprio perciò le spettino oggi, di nuovo, il compito e l'onere di dare l'esempio. ***********
 
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