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FACCIAMO CHIAREZZA

Post n°204 pubblicato il 05 Aprile 2010 da Il.Don.Camillo

Il punto sulla pedofilia nella Chiesa

di Bruno Mastroianni, 26.3.10

Il dibattito ha assunto toni tali da richiedere una rimessa in ordine degli elementi principali. Secondo i dati e i fatti quello sulla pedofilia è un allarme ingiustificato. La Chiesa vi sta mettendo mano in modo efficace da tempo.

I numeri negli USA: 54 condanne in 42 anni
La conta degli effettivi di casi di pedofilia da parte degli ecclesiastici non serve per sminuire il fenomeno, ma per capirlo nelle sue giuste dimensioni. Massimo Introvigne in un articolo sull’Avvenire ha messo in fila alcuni dati degli Stati Uniti. Secondo lo studio del 2004 del John Jay College of Criminal Justice i sacerdoti accusati di effettiva pedofilia in 42 anni sono stati 958, 18 all’anno. Le condanne sono state 54, poco più di una all’anno (i sacerdoti e i religiosi negli Stati Uniti sono circa 109.000). Mentre, nello stesso periodo, sono state 6.000, le condanne relative a professori di ginnastica e allenatori giudicati colpevoli dello stesso reato dai tribunali statunitensi.

In Germania 94 casi sospetti su 210mila totali, in Irlanda problemi soprattutto nel sistema educativo
In un articolo del Giornale, Andrea Tornielli, riporta che in Germania dal 1995 sono stati denunciati 210mila casi di reati contro minori, i casi sospetti avvenuti nell’ambito della Chiesa cattolica sono 94 (1 su 2000). In Irlanda un primo rapporto ha registrato le testimonianze di 1090 persone su casi di violenze (non solo sessuali ma soprattutto fisiche e psicologiche) nel sistema scolastico dell'isola dal 1914 al 2000. Nella disanima delle violenze, i religiosi accusati di abusi sessuali su minori sono 23, anche se i dati non sono completi perché in due scuole non viene specificato il numero. Nelle scuole femminili sono state accusate solo 3 laiche impiegate. In diverse scuole gli abusi furono ad opera del personale, oppure di visitatori esterni o di alunni più grandi e non di sacerdoti (sintesi di Diego Contreras). A proposito dell'Irlanda Introvigne nel suo articolo parla del Rapporto Ryan: anche in questo caso uno studio che registra soprattutto  una situazione di abbandono, violenza fisica e depravazione che ha afflitto i metodi educativi dell’intero sistema scolastico in cui sono riportati solo alcuni casi di pedofilia che coinvolgono ecclesiastici.

300 casi in tutto il mondo, su 400.000 sacerdoti
Mons. Scicluna, della Congregazione per la Dottrina della Fede, in un'intervista ha dichiarato che dal 2001 al 2010, la Congregazione si è occupata di circa 3000 casi di sacerdoti diocesani e religiosi che riguardano delitti commessi negli ultimi cinquanta anni. Solo nel 10 per cento dei casi si tratta di atti di pedofilia, quindi circa 300 in tutto il mondo. Il numero complessivo di sacerdoti diocesani e religiosi nel mondo è di 400 mila.

Documenti con disposizioni esplicite

Nei discorsi sulla pedofilia si tirano spesso in ballo alcuni documenti dando l’informazione errata che conterrebbero istruzioni per la copertura dei casi di pedofilia. In realtà tutti i documenti sono ufficiali e pubblici, e l’atteggiamento di condanna agli abusi è chiaro e forte. Le incomprensioni nascono da cattive traduzioni e imprecisioni dovute al fatto che i documenti sono redatti in latino e non vi sono traduzioni ufficiali in altre lingue.
Il primo è l’istruzione “Crimen sollicitationis” (testo latino) un testo del 1922 riedito da un Giovanni XXXIII nel 1962 che si occupa del reato di istigazione a cose turpi da parte dei confessori. Il documento, che tratta principalmente di altri abusi, fa un riferimento anche alla pedofilia chiamandola crimen pessimus. Nel documento è esplicito l’obbligo di denunciare i crimini (traduzione in italiano non ufficiale dei passi più espliciti).
Il secondo è il "De delictis gravioribus" (testo latino, in italiano) firmato da Joseph Ratzinger e Tarcisio Bertone nel 2001, fu redatto per dare corso al motu proprio “Sacramentorum sanctitatis tutela” (testo latino, in italiano in una traduzione non ufficiale) di Papa Giovanni Paolo II che, proprio per evitare insabbiamenti e pasticci locali, assegna la competenza in materia di pedofilia alla Congregazione per la dottrina della fede.
Se ci sono stati insabbiamenti e omissioni, essi si devono a una mancanza di fedeltà alle disposizione del Papa e del Magistero.

Il celibato non c'entra con la pedofilia
Si è sentito anche parlare di un nesso tra pedofilia e celibato. Lo psichiatra Manfred Lutz, uno dei maggiori esperti del tema, in una recente intervista ha spiegato come questo nesso non ci sia affatto, anzi, gli esperti affermano che chi vive l’astinenza sessuale è meno a rischio di commettere abusi rispetto a chi è sposato. Nel già citato articolo di Introvigne si riportano gli studi di Jerkins che hanno registrato come i casi di pedofilia siano presenti in misura maggiore tra le diverse denominazioni protestanti ove i pastori possono contrarre matrimonio. Anche il dato già citato dei 6.000 casi di abuso negli Stati Uniti nello stesso periodo di quelli ecclesiastici sono ad opera in maggioranza di persone sposate. Insomma un nesso tra celibato e pedofilia non sembra esserci.

L'azione chiara e decisa di Benedetto XVI
Papa Benedetto XVI, prima come Prefetto della Dottrina della Fede poi come Papa è, senza dubbio colui che più si è impegnato a correggere questa piaga nella Chiesa. Da leggere la recente Lettera ai cattolici irlandesi. In essa c’è una chiara condanna del fenomeno e un forte invito ai vescovi a prendersi le proprie responsabilità per riparare e far sì che non accada in futuro. Stessa chiarezza e determinazione che il Papa ha mostrato durante il suo viaggio negli USA (qui una rassegna dei suoi interventi sulla pedofilia) e in Australia (qui una rassegna dei suoi interventi).

Colpe di pochi e del passato... riparazione di tutti
Anche un solo caso di pedofilia da parte di un prete è ripugnante così come lo è un solo caso di incesto o di infanticidio. Dai dati, dai documenti e dalle risposte si nota che il Papa sta invitando la Chiesa nel suo insieme a fare uno sforzo per prendersi sulle spalle e riparare alle colpe di pochi. Nel frattempo un recente rapporto della Conferenza Episcopale USA rileva che il numero delle denunce di presunti casi di pedofilia da parte di ecclesiastici ha raggiunto il minimo storico dal 2004 (da quando si è iniziato a registrarli). Un segnale che la “politica” di Benedetto XVI sta portando i suoi effetti. Infatti la maggior parte delle accuse che stanno comparendo sui media riguarda casi vecchi, sostanzialmente già chiusi e noti da tempo: quella della pedofilia è una piaga soprattutto del passato, a cui si sta mettendo mano con efficacia.

Confusioni mediatiche: il fratello del Papa, il caso di Monaco e il prete di Milwakee
Finora sono stati tirati in ballo alcuni casi di pedofilia che in qualche modo sembrano sfiorare il Pontefice. Il primo è quello di due casi di abuso avvenuti a Ratisbona intorno al ’58 che è sembrato toccassero il fratello del Papa. In realtà i casi sono entrambi noti, giuridicamente chiusi e riguardanti un periodo diverso dalla direzione del coro da parte di Georg Ratzinger dal 1964 al 1994 (vedere già citato articolo di Tornielli che spiega i due casi). Il secondo è il caso di un pedofilo nella arcidiocesi di Monaco e Frisinga all’epoca in cui Ratzinger era arcivescovo. Il caso risale al 1980. È emerso nel 1985 ed è stato giudicato da un tribunale tedesco nel 1986. Il tribunale accertò tra l’altro che la decisione di accogliere nell’arcidiocesi il sacerdote in questione non era stata presa dal cardinale Ratzinger e non gli era neppure nota (questo episodio è spiegato nell’articolo di Introvigne già citato). Il terzo caso è quello di un sacerdote macchiatosi di reati di pedofilia nella diocesi di Milwakee negli anni ’70. Le carte dicono che la Congregazione per la Dottrina della Fede (di cui era prefetto allora Ratzinger) fu consultata 20 anni dopo i fatti e invitò a tenere il sacerdote comunque alla larga dalle attività pastorali nonostante fossero passati così tanti anni senza evidenze di altri crimini e nonostante la stessa giustizia civile aveva archiviato il caso (qui la spiegazione completa).

 
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