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Naufragio Costa Concordia: la Norma o la Coscienza ?

Post n°195 pubblicato il 21 Febbraio 2012 da Blogini
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La Norma o la Coscienza?

L'interrogatorio del GIP dott.ssa Valeria Montesarchio del 17 gennaio scorso, per il procedimento penale n.117/12 R.G. a carico di Schettino Francesco, impone una riflessione profonda sullo scenario che potrebbe aprirsi in occasione di un malaugurato nuovo naufragio, indipendentemente dalle cause e dalle responsabilità degli attori coinvolti.
Dalla trascrizione fonografica redatta da Concetta Cucinelli, (150 pagine, 191613 caratteri compresi gli spazi), il Com.te Schettino non si è avvalso della facoltà di non rispondere, e alla domanda posta: «Nel comune interesse e anche nel suo interesse, se è in grado di raccontarci in maniera adesso il più possibile lucida, quello che è successo il giorno 13 gennaio di quest'anno, a partire dalle ore 21:00 in poi», ha esposto una sua ricostruzione dell'accaduto, affermando di aver commesso un errore, ed io aggiungo e pongo risalto sul dato di fatto e inoppugnabile, che tutto il bridge team non abbia svolto un buon lavoro.
Assodato ciò, veniamo alla cosa che maggiormente ci interessa e che non tende in alcun modo a scagionare nessuno circa le responsabilità che saranno accertate e i relativi provvedimenti disciplinari che saranno adottati, tanto più che in fase istruttoria tutto ciò non è, e non può essere contemplato: "la gestione dell'emergenza".
Chiunque si sia trovato in circostanze critiche, sa bene che il tempo, seppure fondamentale per il buon esito delle operazioni di salvamento, non sia lucidamente quantificabile. è chiaro che con il senno di poi si può fare sempre meglio, si sarebbe potuto prendere questa decisione o fare in altro modo, ma nel caso di Costa Concordia, sia dall'interrogatorio, sia dal filmato girato in plancia (che tendeva, secondo le intenzioni del commentatore giornalista, a screditare il Com.te Schettino, documento rivelatosi invece per gli addetti ai lavori completamente concordante con quanto affermato dal comando della nave, che ha gestito con perizia le fasi concitate della falla grave che ha poi portato al parziale affondamento), è stato evidenziato che si è fatto quasi il massimo consentito dalla situazione.
Chiariamo un fatto, la cosa più grave per un marittimo e per un comandante in particolare, non è l'errore umano o la causa che l'ha scatenato (che sarà certamente oggetto non solo di valutazioni giudiziarie o personali, ma anche di studio per evitarne la ripetizione), bensì l'imperizia e/o la presunta codardia, evidenziata dalla telefonata del capitano De Falco dall'operativa di Livorno, che è stata stranamente pubblicata il giorno seguente; ricordo in altra occasione, precisamente il 10 aprile del 1991, di aver atteso anni prima di ascoltare le registrazioni delle comunicazioni intervenute fra il Moby Prince, Capitaneria di Porto, Agip Abruzzi, e altri soccorritori. Altri tempi, altra tecnologia.
Risulta evidente che è stato un atto precostituito, che non si è cercato nemmeno minimamente di capire ciò che necessitava, e si è subito partiti con le accuse e con la ricerca del capro espiatorio.
Il Com.te Schettino ha ben spiegato nella ricostruzione al GIP, della successione degli eventi drammatici, di come e perchè abbia preso la decisione di trasbordare i passeggeri riuniti al posto di riunione sul lato sinistro della nave, a dritta, a mo' di catena umana, intervenendo anche personalmente, sfruttando l'unico lato in cui fosse ancora possibile utilizzare le lance, visto il repentino sbandamento della Concordia; ed ha altrettanto ben reso l'idea del perchè si fosse trovato a bordo della lancia e poi sullo scoglio. L'idea è stata valida, le lance hanno ripetutamente traghettato i passeggeri dal ponte 3 sulla terraferma e raccolto la maggior parte dei caduti in acqua.
Dunque, se il Com.te Schettino fosse condannato per aver abbandonato la nave, cosa potremmo aspettarci dal comando di un'unità coinvolta in un prossimo sciagurato naufragio?
Ripeterà il gesto a "mio modesto avviso dovuto", e che ha portato ad un maggior numero di vite salvate, correndo il rischio di una pena detentiva e dell'accusa di codardia, o resterà sul ponte inefficace, ma con la sicurezza di non essere incriminato e magari anche adornato d'alloro?
Quale risulterà il vero atto eroico?

Salvatore Mare

 
 
 
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