Come ogni respiro deve esaurirsi per fare spazio al successivo,
come ogni passo va lasciato indietro per tracciare il conseguente,
come le foglie cadono prima di tornare gemme,
come il tempo che si rigenera costantemente (in un susseguirsi di orme e presenze, incontri e abbandoni, echi e suoni, culmini e cominciamenti, perdite e conquiste),
come i testimoni che, in un ritmato battere e levare, passano esperienza.
Scorro e tramuto.
Ma, in questo incessare, tento il presente,
divento sincope e pizzico,
scorcio fulminante,
interferenza, intersezione, incursione (che tutto in sé trattiene),
infarto che incrocia il flusso in un suo attimo, ritardandolo,
tuffo, tonfo,
un precipitare dell’eterno che appigliandosi trasforma il futuro.
Voglio essere una maniglia:
(Flickr)
per aprire su spazi inesplorati,
varcare soglie striminzite,
evadere ambienti esauriti,
spostare un limite ottuso,
ampliare la vista,
scavalcare un inciampo,
dilatare prospettive,
allentare costrizioni,
dare più luce,
ricambiare l’aria.
Inviato da: ALDABRA72
il 19/01/2011 alle 14:49
Inviato da: ALDABRA72
il 14/01/2011 alle 11:40
Inviato da: Bluisa
il 10/01/2011 alle 15:21
Inviato da: ALDABRA72
il 05/01/2011 alle 10:40
Inviato da: Bluisa
il 04/01/2011 alle 14:37