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LA MACCHINA CHE AVEVO...
Post n°397 pubblicato il 07 Settembre 2008 da kleombroto
La voce ormai ha fatto il giro del mondo. In un grande magazzino londinese hanno messo in vendita delle bombolette con una strana etichetta: ARIA PURA DI MONTAGNA. «Respirate a pieni polmoni senza temere lo smog» recita uno slogan ad effetto. Vi pare assurdo acquistare dell'aria? Eppure è già successo con l'acqua. In quei contenitori di Pet, che faticosamente ci portiamo a casa, è racchiusa una ricchezza naturale, un bene comune, che arriva a costare oltre un euro al litro. Ce l'hanno data a bere per decenni, fino a convincerci che le bollicine fanno addirittura ringiovanire. Qualcosa di analogo è accaduto anche ai nostri acquedotti, ormai controllati da società per azioni, sia pubbliche sia private, ma la sostanza non cambia. Sfruttando abilmente una legge del 1994 e del 2000, comuni e Province hanno ceduto le loro quote azionarie a un gestore unico, a un'azienda privata o addirittura a una multinazionale. Sono sicuro che molti di voi non hanno mai avuto sentore che qualcuno stava per svendere un bene comune a finanzieri senza scrupoli, mentre le bollette lievitavano per soddisfare gli obiettivi di bilancio dei venditori d'acqua. Tra il 1997 e il 2003 gli acquedotti trasformati in società per azioni passano da 56 a 71. La corsa alla privatizzazione sembra inarrestabile e il servizio idrico è ormai un'industria come tante che produce utili e dividendi per grandi e piccoli azionisti. Gruppi stranieri come Suez, Veolia Water e Saur ma anche società italiane del livello di Italgas (Eni), Enel, Edison ed ex società pubbliche, le cosiddette vecchie municipalizzate della portata di Acea di Roma, Hera di Bologna, Amga di Genova o ex enti come l'Acquedotto Pugliese S.p.A. sono in gioco per accaparrarsi l'affare migliore. Apparentemente è una guerra di tutti contro tutti, in realtà prevale una sorta di cartello, le società «collaborano» e si spartiscono le risorse idriche del Paese. Dodici gruppi dominano la scena del mercato dell'acqua in Italia, veri e propri colossi finanziari, quotati in Borsa, alimentati da miliardi di metri cubi d'acqua. Società che sfuggono al controllo democratico dei cittadini, che continuano a eleggere gli amministratori locali ma non hanno alcun potere diretto sui consigli d'amministrazione delle nuove aziende che offrono servizi essenziali che vanno dall'acqua all'energia, dai trasporti ai cimiteri. Aziende sempre più imponenti e con un grande potere anche sulla politica. In questo libro troverete il filo d'oro che lega acqua e denaro. Scoprirete chi va conquistando i nostri acquedotti, quanto ci è costato finora e quanto ancora dovremo sborsare per garantire i profitti dei signori dell'oro blu. Insieme viaggeremo tra dighe incompiute, servizi idrici inefficienti o inaccessibili, come accade ad Agrigento o a Caltanissetta. Sullo sfondo c'è sempre il cartello dell'oro blu, un pugno di imprese che vorrebbe mettere le mani sulle risorse idriche del pianeta. Sveleremo i disegni di chi sta tentando di venderci l'idea che la sete nel mondo si può combattere grazie all'apporto delle multinazionali. Scopriremo i progetti che maturano nel Forum mondiale dell'acqua, dove ogni tre anni governanti e rappresentanti dei signori dell'acqua mettono a punto le loro strategie finanziarie, mentre 30.000 uomini, donne e bambini ogni giorno muoiono a causa della mancanza di acqua potabile e di servizi igienici. Uno scenario di sete e di morte che coinvolge 2 miliardi e 400.000 persone: sono i poveri del mondo che vivono nelle sterminate bidonville, dove non ci sono rubinetti né fontanelle e le fognature scorrono a cielo aperto. Di fronte all'emergenza idrica che colpisce il pianeta, l'unica risposta possibile non può essere affidare gli acquedotti alle compagnie private. Ma quali soluzioni possono darsi alla grande sete senza dover essere costretti ad affidarsi agli strumenti del mercato e alla conseguente logica del profitto? La storia che raccontiamo dimostra che delle alternative esistono. All'inizio del Novecento, dopo l'ondata di privatizzazioni avvenuta nel XIX secolo, Gran Bretagna e Italia sottrassero gli acquedotti alle aziende private per restituirli ai comuni, dopo decenni di bollette esose che escludevano larghe fasce della popolazione ed epidemie causate dalla cattiva manutenzione. Oggi, dopo le vivaci proteste che qui raccontiamo per la prima volta, l'Italia sembra essere in mezzo al guado, stretta fra le multinazionali che premono per la liberalizzazione e un possibile quanto ambiguo ritorno alla gestione comunale. Mentre l'acqua del rubinetto diventa sempre più salata... Tratto da "Acqua SpA: dall'oro nero all'oro blu" di Giuseppe Altamore, Mondadori Editore |
Post n°396 pubblicato il 24 Agosto 2008 da kleombroto
Un commento di Pardo Fornaciari dal Corriere di Livorno Cinque giorni lontano dall’Italia non sono troppo pochi, specialmente se uno invece di andare in vacanza va ad un convegno di studi. Bastano, per rendersi conto di tante cose. Così m’è capitato di venir alloggiato, a Dubrovnik, o Ragusa Dalmata in Croazia, nella foresteria dell’Università assieme ad una cinquantina di colleghi. Niente guardie all’uscio; portone apribile con una semplice maniglia. La chiave, se si voleva rientrar tardi la sera, a nostra disposizione. Al pianterreno gli uffici e l’aula magna, al primo piano e secondo le aule, al terzo le nostre camere. Neanche una telecamera di controllo; nell’atrio, alcune teche con la documentazione dei bombardamenti serbo-montenegrini subiti nella guerra del 1991. A giro per la città, splendida come sempre, neanche un poliziotto in divisa, nonostante la calca impressionante di turisti in svariati abiti, si fa per dire: dallo slip maschile atto a coprire pacchi impressionanti, con nulla sopra, alla camicetta trasparente atta a velare seni prosperosi, e sotto un bikini succinto. Roba che a Viareggio ti costerebbe un mutuo per pagare la multa. Zingari qua e là (del resto, siamo nell’ex Jugoslavia); musulmani a giro con i loro vestimenti poco freschi, sotto la moschea. E ragazzi che danno volantini, e gente che si beve una birra o un’aranciata per strada (cosa rischiosa in certe città italiane); un gran caldo, e persone che si sventolano, sdraiate in terra a leggere un libro all’omra di un pino marittimo. Provare a farlo a Vicenza… A Dubrovnik vecchine vendono ricami sedute sui gradini della porta di San Biagio, dove sonatori di strada fanno qualche soldo offrendo poche note. A Firenze manca poco ci rischi la deportazione. Poi ti trovi coi colleghi, saluti quello e quell’altro, e uno ti fa: ma com’è che in Italia ci sono i soldati per la strada? E ricorda il tempo di guerra in Croazia, e siccome ha letto qualcosa sui berci di Bossi ministro, fa uno più uno: “Ma anche in Italia farete guerra per indipendenza di regioni ?”. Da rabbrividire. Un altro fa: “Ma è vero che in Italia mettete i soldati in strada per colpa della delinquenza? La mafia è così potente da aver invaso tutta l’Italia?” Che dirgli? Spiego ad una professoressa israeliana che i soldati per la strada sono il prodotto della coglioneria di chi ci governa, combinata con un psicosi collettiva che non vuole ammettere che i reati sono diminuiti negli ultimi dieci anni. Pensando ai missili Kassam che ogni due per tre le piovono intorno, lei sorride con sufficienza, prendendoci per bischeri. Come darle torto? Il fatto che i soldati son lì perché la gente è ossessionata da zingari, nordafricani e slavi, come spiegarlo ad un intellettuale macedone, cioè ad uno slavo? E che cosa rispondere al ristoratore dalmata che annota che comportamenti del genere non giovano al turismo? Infine, che dire al vecchio partigiano serbo perplesso di fronte all’incapacità della sinistra italiana di attrezzare risposte culturalmente all’altezza di questa situazione devastante? Povera Italia, che postaccio è diventata. Pardo Fornaciari |
Post n°395 pubblicato il 20 Agosto 2008 da kleombroto
Oggi sono nuovamente al lavoro. Aspetto il prossimo servizio da montare in saletta, il televisore è rimasto sintonizzato su Canale 5. Stanno trasmettendo "Centovetrine". Pausa pubblicitaria, spot (probabilmente fatto in casa a Mediaset) di un libro intitolato: "Un angelo mi ha salvato". L'autore, Marco Palmisano, è un dirigente Mediaset. Il titolo è lo stesso di un altro libro scritto da tale Barbara Dussler. Nel caso del libro di Palmisano, lo spot evidenzia: prefazione di Fiorello e presentazione di Maria De Fillippi. Sì, avete letto bene, con la doppia "elle". Produrre uno spot, anche se "in casa propria", ha comunque un costo. Se non ci si rende neanche conto che c'è un errore di battitura così marchiano, beh, sono soldi buttati nel cesso. |
Post n°394 pubblicato il 19 Agosto 2008 da kleombroto
Oggi mi tocca un cosiddetto "doppio turno": dalle 6,30 alle 13,30 e dalle 13,30 alle 20,30. A parziale consolazione, ho diritto a due pasti in mensa, uno ogni 7 ore. Vorrei anche vedere. Dopo quattordici ore passate lì dentro, tornare a casa e prepararmi da mangiare è un po' troppo. Mi sono montato un bel po' di pezzi e anche un paio di "macchie". Così si chiamano, qui, i "muti" o "tappetini", filmati da trasmettere a integrazione di quanto letto in studio dal conduttore del TG. Fuori il sole picchia forte. Un po' meno rispetto a luglio, ma picchia. In questi casi si sta benissimo in saletta, benedicendo chi ha inventato l'aria condizionata. |
Post n°393 pubblicato il 18 Agosto 2008 da kleombroto
http://it.youtube.com/watch?v=JZCGeUe-nis questo è il link per cliccare sulla prima parte del Numero Zero di Comarelle, un format che avevo provato a vendere qualche anno fa assieme a due mie amiche giornaliste. http://it.youtube.com/user/MarcoSlSI invece è l'indirizzo della mia pagina su YouTube. Al momento ci sono diciotto video, presto ne caricherò altri. |
Post n°392 pubblicato il 18 Agosto 2008 da kleombroto
Riuscirò a pubblicare un po' di testi in più, e con maggiore frequenza? Ora ci provo. Ho un nuovo portatile, maggiore accesso a Internet dal lavoro e da casa. Sarà la volta buona che potrò raccontare qualche episodio di vita? Cominciamo da quello che sto facendo adesso, sono da pochi giorni (ma per pochi giorni, ahimé) montatore dei TG Mediaset. Lavoro al Centro Palatino di Roma. Le salette sono abbastanza spartane, quasi tutte delle "macchina-macchina" governate dal semplice pannello frontale del recorder. Quanto basta, comunque, per montare servizi giornalistici rapidamente. Fino a che non saranno d'uso comune le schede o i dischi, che evitano di dover acquisire il video in tempo reale in un sistema di montaggio non lineare (tipo Avid o Final Cut, per intenderci), sale come queste resteranno il sistema più rapido per metter su un servizio in quattro e quattr'otto. L'ambiente è senz'altro molto più attraente di quello delle sedi RAI che ho frequentato. Un giardino curatissimo e pulitissimo, non come a Saxa Rubra dove si cammina a mezza gamba tra le cicche di sigaretta, ci sono anche dei pavoni che passeggiano avanti e indietro. La sagoma della chiesa dei SS. Giovanni e Paolo, dalla parte di là del muro, aggiunge un tocco di bellezza medievale al posto, situato nel cuore di Roma, a due passi dalle Terme di Caracalla e dal Colosseo. |
Post n°391 pubblicato il 28 Luglio 2008 da kleombroto
Youssuf Chahine, grande regista egiziano, si è spento ieri all'età di 82 anni, in seguito all'aggravarsi di un ictus che l'aveva colpito a Parigi qualche giorno fa. Autore di film memorabili, ha sempre affrontato i temi del "diverso" con tolleranza ed entusiasmo. Mi mancherà. Il pensiero ha le ali, nessuno può fermare il suo volo (Youssuf Chahine) |
Post n°390 pubblicato il 08 Giugno 2008 da kleombroto
...perseverare, naturalmente, è diabolico. Qualche giorno fa il TG2 sembrava scatenato. La "striscia rossa" diceva una cosa, i servizi un'altra. Esempio: in Turchia è stata dichiarata incostituzionale la legge che vietava l'uso del velo islamico, secondo la striscia rossa, ma la notizia era che l'imposizione del velo era incostituzionale... Un bambino di due mesi è morto dissanguato per una circoncisione clandestina, ma la striscia rossa gli dava dieci mesi. Alla Festa dei Carabinieri c'erano 15.000 persone, per la striscia rossa erano dieci volte tanto: centocinquantamila. Tutto ciò nel giorno in cui il direttore Mauro Mazza (quello che giocava con grilli e grilletti) riceveva un premio. Il TG3 non è da meno. Nell'edizione delle 19 di oggi il conduttore Giubilei ha parlato del famoso gesto del Black Power, compiuto dagli atleti neri alle Olimpiadi del Messico 1980!!! |
Post n°389 pubblicato il 08 Giugno 2008 da kleombroto
Ogni tanto (e verrebbe voglia di aggiungere "purtroppo", perché non si è mai allegri quando qualcuno ci lascia) su queste pagine devo dare un estremo saluto. Oggi tocca al grandissimo Dino Risi. Un maestro del cinema italiano, autore di film indimenticabili, forse troppo sbrigativamente catalogato dai critici come uno dei padri, se non il padre assoluto, della commedia all'italiana. La cosa lo seccava un po', perché aveva fatto anche altro. Per me, prima ancora di sapere come si chiamava, quando ero piccolo, era soprattutto il regista del film che mi fece pensare al rapporto tra cinema e territorio, a quella sottile linea che unisce la strada, vera e reale, che percorriamo per recarci ogni giorno al lavoro, o per andare al mare, alla dimensione, sì immaginaria, ma magica al punto da sembrarci reale anch'essa, del racconto cinematografico. Avrò avuto cinque anni, quando sentii mia madre e mia nonna che parlavano di questo film: "Il sorpasso", un culto per moltissimi della mia generazione, o che hanno qualche anno di più di me. Non era, allora, il viaggio "on the road" lungo la via Aurelia, da Roma a Castiglioncello, a colpire il mio immaginario, né tantomeno le figure di Bruno Cortona (Vittorio Gassman), del timido Roberto Mariani (Jean-Louis Trintignant) o la malizia della sedicenne Catherine Spaak nei panni di Lilly Cortona, ma il precipitare della Lancia Aurelia oltre il parapetto, con la Torre di Calafuria sullo sfondo. Il cinema, per la prima volta, parlava di Livorno, dei "miei" luoghi. Probabilmente fu quella la scintilla che, anni dopo, dette fuoco alla mia voglia di occuparmi dei film girati nella mia città natale. Ripercorrendo la sua biografia, poi, ho scoperto che Risi era diventato regista quasi per caso, accettando, più per scherzo che per necessità, la proposta di fare da aiuto ad Alberto Lattuada nelle riprese di "Piccolo mondo antico". Mi piace pensare che la conclusione del "Sorpasso", girata proprio nello stesso luogo in cui fu ripresa la scena finale di "Senza pietà" (diretto da Lattuada una quindicina d'anni prima) sia una sorta di citazione-omaggio. Una Lancia Aurelia (anzi, era un peccato distruggere una macchina così, venne usata una vecchia Siata recuperata in qualche sfasciacarrozze) che precipita giù per quegli scogli dove era andato a schiantarsi un autocarro militare, triste fine della storia d'amore tra il sergente nero Jerry e l'italiana Angela... Stavo guardando "Profumo di donna", poco fa, su Raiuno, e ho colto al volo una battuta che mi era scappata fino ad oggi. A un colonnello, seduto a tavola a Napoli, Risi fa parlare del cuoco livornese della caserma dove si mangiava un baccalà ottimo. Non ho a portata di mano "Il buio e il mare" di Arpino, ma penso proprio che quella del cuoco livornese sia un'aggiunta di Risi, o di Maccari. E a Livorno, non so per quale motivo, Risi girò anche una scena della "Moglie del prete", quella ambientata nella scuola dove Mastroianni insegna. Era all'Istituto dei Salesiani, sul viale Risorgimento. E' triste quando un grande maestro del cinema se ne va. Aveva ragione lui, altro che commedia all'italiana... |
Post n°388 pubblicato il 30 Maggio 2008 da kleombroto
dal sito della Repubblica: Ieri al posto di Annozero è andato in onda uno show sul dietro le quinte Santoro protesta e scrive a Vasco Dure critiche alla decisione di far slittare il programma giornalistico di Rai2 ROMA - Michele Santoro aveva già protestato con i vertici di Viale Mazzini nei giorni scorsi. Motivo del contendere: la decisione di spostare di un giorno, con lo slittamento a venerdì (in coincidenza con l'ultima amichevole della Nazionale prima degli Europei), il suo Annozero, per fare posto al dietro le quinte del concerto di Vasco Rossi. Ma oggi - dopo la visione, ieri sera, dello show dedicato al rocker - il conduttore affila ancora di più le armi. Pubblicando, sul sito del suo programma, una lettera aperta indirizzata proprio a Vasco: in cui si giudica il programma a lui intitolato come "un assemblaggio insensato" di clip, interrotto a tratti "da un Gene Gnocchi in crisi di identità". Insomma, uno spettacolo che, con l'attesissimo concerto di ieri sera, non aveva nulla a che fare. E di cui, sempre secondo Santoro, Rossi è totalmente incolpevole. E bisogna dire che, al di là delle opinioni del giornalista-conduttore, davvero ciò che Raidue ha trasmesso, nel nome di Vasco, è apparso di poca consistenza. Visto, soprattutto, la quasi assenza di immagini del protagonista sul palco dell'Olimpico. E così, a fronte delle precedenti richieste ai vertici Rai - rimaste peraltro inascoltate - di non far slittare Annozero, per non "mortificare" un programma di punta della rete, oggi è il momento della lettera aperta al cantante, scritta a nome di tutta la sua redazione. "Caro Vasco - vi si legge - anche ieri sera è stato ripetuto che noi eravamo arrabbiati con te per la scelta di Raidue di dedicare una serata al tuo concerto spostando Annozero. Si tratta di una bugia perché, indipendentemente dai risultati di ascolto, noi abbiamo, fin dal primo momento, valutato che sarebbe stata una scelta di immagine positiva per la rete trasmettere la tua musica". Inoltre, "siamo da sempre tuoi ammiratori e saremmo venuti volentieri a vederti allo stadio, se avessimo avuto il giovedì libero. Ma siccome ci hanno spostato al venerdì siamo stati costretti a lavorare e a seguiti in televisione". Solo che quello che si è visto - scrivono Santoro e il suo gruppo - "non è uno spettacolo capace di raccontare la forza che sprigioni, ma un assemblaggio insensato di clip, interrotto a tratti da un Gene Gnocchi in crisi di identità. Abbiamo dovuto leggere solo sui giornali di questa mattina i momenti più forti del concerto che non sono stati riportati, con la giusta evidenza, durante la diretta di ieri sera. Ma Vasco Rossi è superiore a queste cose". E - conclude la lettera - "Annozero pure". Per la cronaca, ieri sera lo speciale "Effetto Vasco" su Raidue è stato seguito da 1 milione 829mila spettatori, con share dell'8,31%. |
Post n°387 pubblicato il 30 Maggio 2008 da kleombroto
Portofino - Calcio e cartoni animati. Sono i punti di forza per colpire al cuore lo spettatore e conquistarlo come cliente fedele. E così Mediaset Premium, il digitale terrestre della tv privata, amplia la propria offerta a pagamento con due forti novità a partire dal primo luglio: un canale interamente dedicato al calcio in onda 24 ore al giorno con un nuovo Tg e Disney Channel, la rete più amata dai bambini e teen agers con film come High School Musical. Le novità sono state presentate ieri a Portofino da Pier Silvio Berlusconi, vicepresidente Mediaset, insieme allo staff che dirige i canali digitali. In sostanza, un passo avanti nel percorso intrapreso dal Biscione nel business della pay tv, che va a infilarsi proprio dove la concorrente principale Sky, ha i suoi punti di forza. Pier Silvio spiega che «non c’è nessuna guerra al satellitare, ma che è un naturale percorso di crescita». Sta di fatto che – dopo aver varato tre canali con una library immensa di cinema e serie televisive, altro nodo focale di Sky - lo strategico Disney Channel non sarà più un’esclusiva della piattaforma satellitare. E che Mediaset vara un tg all news di sport arrivando prima del progetto simile annunciato da Sky. Dunque, benché i due mercati siano ancora molto diversi con il satellite a fare la parte del leone, la tv privata si attrezza in vista del passaggio definitivo al digitale terrestre che dovrebbe avvenire entro il 2012. Ma vediamo in dettaglio le nuove offerte. In quella di Premium Gallery, ai canali partiti a gennaio Joi, Mya e Steel (grande cinema e serie tv) si aggiunge Disney Channel, il cui costo sarà di dieci euro al mese. Tutti hanno anche la versione «più 1». Oltre alla serie A e alla Champions League trasmesse sulle finestre Diretta calcio, dal primo luglio parte anche Premium Calcio, con quattro edizioni (alle 7,30; 14; 19 e 24) del tg «All Sport News». In estate trasmetterà le amichevoli del Milan, il trofeo Berlusconi, il trofeo Pirelli e il Quadrangolare di Mosca, più rubriche sui ritiri e sul calcio mercato. In autunno anticipi, posticipi e la domenica Diretta Premium con i gol della serie A. Primo telecronista sarà Sandro Piccinini, ci lavorerà una squadra ad hoc scelta tra la redazione sportiva di Mediaset, di cui farà parte tra i commentatori Arrigo Sacchi e, se rinuncerà alla carriera di allenatore, anche Billy Costacurta. Non viene rivelato, per questioni di concorrenza, il costo dell’offerta, ma, assicura il vicepresidente, «sarà molto basso». A questo si aggiunge una nuova formula di pagamento easy pay che consente di addebitare mensilmente l’offerta che interessa senza dover ricaricare ogni volta la tessera. «Non è un abbandono della formula della scheda prepagata – sottolinea Berlusconi jr – ma una possibilità in più». Il vicepresidente è convinto che ci siano ancora forti margini di crescita. Nel primo trimestre del 2008 i ricavi di tutto il digitale terrestre sono stati di 110 milioni, più del doppio dello stesso trimestre dello scorso anno; si pensa che a fine 2008 saranno di 400 milioni con 70 milioni di perdite e si presume di arrivare al break even nel 2010. Le tessere vendute da quando è cominciata Premium Mediaset sono state 6 milioni 250mila e da gennaio è raddoppiata da due a quattromila la media giornaliera di attivazione di nuove tessere. Berlusconi jr. assicura che la pubblicità – lo spauracchio degli spettatori della pay tv che, dopo aver pagato, si ritrovano gli spot a interrompere la visione – resterà molto bassa, solo 5 break al giorno e non su Disney Channel. Mentre è ancora aperta la trattativa tra Sky e Mediaset per portare Premium Gallery sul satellite. «Il negoziato è molto complicato. Dobbiamo valutare il ritorno economico e l’effetto che avrebbe sulla nostra piattaforma. Nel caso comunque gli abbonati rimarrebbero a noi e non a Sky». Insomma, nell'articolo pubblicato dall'organo di casa Berlusconi, il digitale terrestre del Biscione "moltiplica" l'offerta. Come? Con una nuova proposta di canali tematici dove la produzione (a parte le news sportive) sarà pari a zero o quasi. Le frequenze si moltiplicano, guarda un po', e l'annuncio è stato sparato a Portofino dal degno figlio di tanto padre proprio in contemporanea con la discussione parlamentare sulla legge "salvaRete4"... Ma è solo illusione. La stragrande maggioranza dei canali diffusi dal digitale terrestre propone solo serie di film, telefilm e cartoni animati spesso visti e rivisti altrove, oppure partite di calcio che verrebbero riprese comunque. Produzioni, con gente che lavora alle telecamere, ai mixer video e audio, al montaggio, nulla! E così, ancora, il famoso DTT, che potrebbe invece garantire nuovi sbocchi occupazionali e occasioni per mettersi in mostra a registi, tecnici, artisti, conduttori, viene usato come freezer per avanzi e cibarie precucinate, a uso e consumo di un fast food televisivo che non promette niente di buono. Eppure, così come da Mac Donald's, c'è chi paga per riempirsi di schifezze... |
Post n°386 pubblicato il 29 Maggio 2008 da kleombroto
La televisione è fatta di immagini e suoni. Lo sappiamo, ma spesso dovremmo far caso anche a un altro piccolo dettaglio: la parola scritta (male). Abbasso l'Ordine dei giornalisti! Non serve, visti gli strafalcioni che quotidianamente ci dobbiamo sorbire. |
Post n°385 pubblicato il 29 Maggio 2008 da kleombroto
Bertolt Brecht scrisse queste parole molti anni fa, ma credo che siano ancora più che attuali. Basta guardarsi intorno, riflettere sulle aggressioni al Pigneto, all'Università di Roma, pure a quel poveraccio di Kledi... Prima di tutto vennero a prendere gli zingari e fui contento perché rubacchiavano. Pensiamoci un attimo: un popolo senza memoria non ha neanche futuro. E questo vale per gli israeliani che ghettizzano i palestinesi dietro una muraglia di cemento. E vale anche per noi che stiamo diventando sempre più egoisti. Lo so, ci hanno fatto diventare così. Ma non siamo obbligati. |
Post n°384 pubblicato il 15 Aprile 2008 da kleombroto
Un saluto a Marisa Sannia. Pochi si ricordano di lei. dal sito della Repubblica:
Marisa Sannia al festival di Sanremo del 1968
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Post n°383 pubblicato il 25 Marzo 2008 da kleombroto
I 100 autori hanno elaborato questo testo. Chiediamo al mondo del Ai deputati e ai senatori della prossima legislatura,
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