Se qualcuno pensava di essersi definitivamente liberato di me, non solo resterà deluso, ma dovrà anche ingoiare il rospo .
Dopo le vacanze natalizie, ed una settimana sulle nevi del trentino, ho dovuto smaltire un po' di arretrati, ma ora che la situazione è più tranquilla posso tornare a condividere con voi alcune riflessioni.
Stavo leggendo un articolo su un giornale, secondo il quale il Bel Paese continua a mantenere più o meno inalterato il proprio appeal nei confronti degli stranieri: nello scorso anno infatti sono stati registrati circa 351.000 ingressi (dati ISTAT), di cui 82.000 rumeni e 20.000 cinesi; in crescita anche gli arrivi dai paesi africani. Tutto questo nonostante gli appelli della Direzione Generale Immigrazione e Politiche di Integrazione del Ministero del Lavoro di <non aprire nuovi flussi visto che sul territorio italiano sono già presenti 511.365 stranieri disoccupati "ufficiali">.
Premesso che non sono razzista, mi chiedo come sia possibile accogliere nuovi cittadini nel nostro Paese, pur non essendo capaci di offrire loro alcune garanzie sociali minime (lavoro, assistenza sanitaria, istruzione); è evidente che, in assenza di condizioni di vita dignitose per loro, ma anche per molti italiani, le probabilità di pervenire a tensioni socio-razziali sono molto elevate.
A questo problema se ne associa un altro, di natura culturale, che potrebbe aggravare una situazione già critica: i nuovi arrivati sono caratterizzati da una bassissima scolarizzazione. Nel frattempo i nostri giovani e brillanti laureati, istruiti e con profili di alta specializzazione, emigrano verso altri paesi europei o addirittura più lontano, Usa, Canada, Australia, perché in Italia resterebbero disoccupati o, al massimo, precari sottopagati.
In sostanza, stiamo regalando all'estero competenze e professionalità acquisite in Italia, generando preoccupanti dinamiche sociali e culturali che, purtroppo, il nostro Governo sembra ignorare: la "fuga dei cervelli" è compensata dall'ingresso di bassa manovalanza!
(BnD)