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LA SOVRANITA' POPOLARE E LA COSTITUZIONE

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« LO STATO ED IL POPOLO DE...LO STATO POLACCO E' UN ... »

BARACK HUSSEIN OBAMA: a quale titolo egli ha partecipato ai lavori della COP26 a Glasgow ?

Post n°577 pubblicato il 09 Novembre 2021 da Caino2007dgl

COP 26 - GLASGOW - SCOZIA :

XXVI Conferenza delle Parti dell'UNFCCC (2021 United Nations Climate Change Conference)

La Conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici del 2021, conosciuta anche come COP26, è la XXVI Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici, programmata a Glasgow dal 31 ottobre al 12 novembre 2021, sotto la presidenza del Regno Unito.

 

Dunque, anche il sig. afroamericano dr. BARACK HUSSEIN  OBAMA , ex presidente degli USA, per ben due mandati , ha avuto la faccia tosta e sfrontatezza di presentarsi anche LUI alla COP 26, per fare il "maestrino" del momento, redarguendo tutti gli Stati mondiali, per non avere fatto quasi nulla pro ambiente e, di conseguenza pro umanità in serio pericolo a causa dei rapidi cambiamenti del clima.

Ci chiediamo a quale titolo egli abbia potuto farlo non avendone alcun titolo nè scientifico nè conseguente alla sua opera sicuramente negletta e priva di effettiva validità ,dimostrate durante i suoi lunghi due mandati pari ad 8 anni di PRESIDENZA USA , nel campo ambientale come sotto dimostrato.

Abbiamo, quindi, a GLASGOW assistito all'ennesima farsa democratica/sinistra costituita da falsità, ipocrisia ed anche di aspetti fortemente fuorvianti e devianti nel campo del clima che va condannata senza se e senza ma in modo netto ed assoluto.

VERGOGNA

 

 

L'obamacare, i compromessi. Cuba e il rapporto con l'Iran. La grande fortuna di avere Papa Francesco. L'eredità politica dell'ex presidente Usa

 

Ogni Presidenza degli Stati Uniti è stata costellata di luci e ombre. Il duplice mandato ricoperto da Barack Hussein Obama (20 gennaio 2009- 20 gennaio 2017) non fa eccezione. Oratore elegante e d'indubbia efficacia, Obama ha forse dovuto pagare un pegno alla propria propensione retorica promettendo, o immaginando, più di quanto non fosse concretamente in grado di realizzare.

Cosa ha detto Obama durante la sua ultima conferenza stampa

Non di rado, come in materia di diritti civili e libertà fondamentali a cominciare da quelli della comunità Lgbt, ha preferito lasciare alla Corte Suprema (sulla cui stessa composizione è intervenuto per modernizzarla) il compito di adeguare l'ordinamento Usa all'evoluzione della società: pur non facendo mancare alla Corte il suo sostegno nè omettendo di orientarne le decisioni attraverso specifiche direttive, talvolta ha evitato però di assumere direttamente oneri che sarebbero spettati a lui in prima persona, e ha cosi' finito con il privare parte dei propri risultati della forza non solo simbolica, quasi sacramentale, della forma di legge.

I tre errori principali di Barack (soprattutto in Medioriente)

"Yes, We Can" è stato il suo celeberrimo motto: ma, nella prassi quotidiana, spesso Obama ha dovuto constatare che certe cose proprio non si potevano fare, oppure semplicemente non si è sentito di provare a farle fino in fondo. A parte l'esempio citato, si possono al riguardo ricordare

  • la mancata introduzione di controlli veramente rigorosi sulla circolazione delle armi da fuoco in mani private,
  • o il tormentato smantellamento del carcere di Guantanamo per terroristi (veri, o anche presunti), del quale non è riuscito a imporre la definitiva chiusura.

Anche questo aspetto, insieme all'aver incarnato egli stesso il superamento del tabù di un afro-americano alla Casa Bianca, fa comunque di Barack Obama uno statista molto umano, al quale sarebbe tanto ingeneroso quanto fuorviante non riconoscere il conseguimento di alcuni successi incontestabili, ottenuti a dispetto delle difficoltà obiettive ma anche dei propri limiti individuali, e destinati probabilmente a segnare la Storia persino al di là delle loro ripercussioni più immediate. Eccone i principali.

 

                                                         ...OMISSIS...

 

Cosa ha fatto (e cosa no) per i temi ambientali 

Obama è sempre stato personalmente sensibile alle tematiche ambientali, anche se si tratta di uno di quei settori nei quali è stato costretto a scendere a più miti consigli in base a considerazioni, per citare l'interessato, "strategiche". Basti accennare al veto da lui opposto al completamento del maxi-oleodotto 'Keystone Xl', alla tutela assoluta accordata a porzioni di territorio e risorse idriche di pertinenza federale che ha portato la superficie complessiva delle aree protette a 224 milioni di ettari (record assoluto per un presidente americano); e anche ai pur piuttosto effimeri provvedimenti adottati dopo il disastro occorso nell'aprile 2010 alla piattaforma petrolifera 'Deepwater Horizon' nel Golfo del Messico.

Il suo capolavoro in materia rimangono però la promozione della cosiddetta Cop21, la Conferenza sui Mutamenti Climatici svoltasi a fine 2015 sotto l'egida dell'Onu a le Bourget, in Francia, e la firma dell'Accordo di Parigi che ne scaturi'. Un traguardo ragguardevole, a prescindere dai limiti oggettivi del trattato e delle sue clausole, per il capo del governo di uno tra i Paesi leader nelle emissioni di gas-serra responsabili del surriscaldamento globale: Paese che si era ben guardato dal ratificare il precedente, e per diversi aspetti più preciso, Protocollo di Kyoto del 1997.

Ma non è riuscito a far ratificare Kyoto

 In realtà, neppure sotto Obama la ratifica di Kyoto è arrivata, malgrado la proroga della sua validità fino al 2020 invece dell'originario 2012. Ancora una volta è prevalso il pragmatismo o, se si vuole, "l'ottimismo della volontà": meglio evitare di resuscitare vecchie diatribe, e guardare al futuro. è un fatto che Obama ha indotto gli Stati Uniti a compiere il passo avanti che era sempre mancato, traghettandoli verso la prima linea della lotta all'effetto-serra.

Non solo: nell'occasione ha avuto l'abilità di trovare un'inedita sponda nell'omologo cinese Xi Jinping, a sua volta alle prese con lo spauracchio di disastri ambientali ancora più incombenti. Insieme hanno apportato quasi il 38 per cento (rispettivamente il 20,09 per Pechino e il 17,89 per Washington) del 55 per cento della produzione planetaria di emissioni gassose nocive necessario, oltre alla sottoscrizione da parte di 55 Paesi, per l'entrata in vigore del trattato parigino. Quando sono certi pesi massimi a sferrare un uno-due di tale portata, per qualsiasi avversario reggere il colpo è ben difficile. Obama, con Xi, ha tracciato una linea destinata a fare scuola (e infatti anche la riottosa India si è sùbito accodata), e dalla quale sarà complicato discostarsi. Tra l'altro, se proprio Donald Trump volesse provarci, per statuto dovrà comunque aspettare tre anni prima di potersi muovere: cosi' prevede infatti l'Accordo. Se ne riparlerà quindi, come minimo, a fine 2019.

 

STRALCIO DAL SITO WEB: https://www.agi.it/estero/cosa_riuscito_a_fare_obama_in_8_anni_di_presidenza-1384168/news/2017-01-19/

 

 

Anche gli USA, purtroppo , sono tornati ad essere affetti da un altro tipo di pandemia sociale e civile forse peggiore del virus cinese che oggi impera nel MONDO.

E' quella costituita dalla massa di sinistra che ,finora, è stata incapace di convivere con la realtà sociale, civile , storica ed industriale ma anche morale ed etica sia negli USA,sia  nel mondo, ITALIA compresa.

Fintanto che le nostre società occidentali saranno affette da questo tipo assolutamente pericoloso e dannoso per noi a tutti i livelli di pandemia sociale e civile ,noi non potremo mai vivere davvero serenamente e tranquillamente e pensare di progredire positivamente ancora nel tempo.

 

Cuneo,li 09.11.2021

 

Rinaldo

 

 
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