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LA SOVRANITA' POPOLARE E LA COSTITUZIONE

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« LO IUS SCHOLAE PER NOI M...ESTATE 2022 E LA SICCITA... »

CASO RIFERITO ALLA TRAGEDIA DELLA MARMOLADA, SU CUI RIFLETTERE

Post n°870 pubblicato il 07 Luglio 2022 da Caino2007dgl

 

 

 

CASO RIFERITO ALLA TRAGEDIA DELLA MARMOLADA, SU CUI RIFLETTERE:

 

 

 

RISPETTO ALLA TRAGEDIA AVVENUTA NELLA MARMOLADA, L’ASPETTO CHE MI HA PIU’ INQUIETATO E’ STATO QUELLO RIFERITO ALLE DICHIARAZIONI PRECISAZIONI CHE SEMBRANO ESSERE STATE FORNITE DAL PUBBLICO MINISTERO CHE STA COORDINANDO LE RELATIVE INDAGINI, SECONDO CUI NEL CASO NON VI SAREBBE STATA ALCUNA AZIONE OMISSIVA O SUPERFICIALE PENALMENTE RILEVANTE.

 

EPPURE, SEMBRA CHE SI SAPESSE DA GIORNI CHE SOTTO IL GHIACCIO POI CROLLATO , V’ERA GIA’ ACQUA CORRENTE DERIVATA DALLO SCIOGLIMENTO DEL GHIACCIO DI CUI ESSO ERA FORMATO.

 

E SI SAPEVA SOPRATTUTTO QUANTO ERA ACCADUTO NEL PASSATO ANCHE RECENTE IN MONTAGNA, COME DESCRITTO DAL SEGUENTE RAPPORTO CURATO DAGLI ESPERTI DELLA REGIONE DELLA VALLE D’AOSTA CHE AVREBBE DOVUTO QUANTOMENO INDURRE LE GUIDE LOCALI DELLA MARMOLADA AD EVITARE LE ESCURSIONI FACILI E SENZA ALCUNA PRECAUZIONE SUL GHIACCIO IN ARGOMENTO, DIVENTATO LA TOMBA DI MOLTI SVENTURATI ED INNOCENTI SCALATORI, AMANTI DELLA MONTAGNA.

 

QUINDI , AFFERMARE CHE NEL CASO NON VI E’ STATA ALCUNA NEGLIGENZA MI APPARE DAVVERO SORPRENDENTE ED ECCESSIVO E SECONDO ME, IL GIP A CUI VERRA’ PRESENTATA LA RICHIESTA CONSEGUENTE DI ARCHIVIAZIONE LA RESPINGERA’ COSTRINGENDO IL PM. COMPETENTE A SVOLGERE ALTRE ATTENTE INDAGINI E POI SOTTOPORRE AD INDAGINE COLORO CHE SICURAMENTE NE SONO STATI CORRESPONSABILI PER COLPA PROPRIO A CAUSA DELLA NEGLIGENZA RISCONTRABILE A VISTA.

 

SARA’ POI IL PROCESSO VERO E PROPRIO A STABILIRE SE ESSI SIANO O MENO COLPEVOLI DI QUANTO ACCADUTO E CHE SPERO E MI AUGURO SERVA DA ESEMPIO PER EVITARE ALTRE TRAGEDIE SIMILARI.

 

 

LA TERRA COME TERMOMETRO

 

 

FRANE IN MONTAGNA: TERMOMETRO CLIMATICO?

di M. Vagliasindi, E. Cremonese, U. Morra di Cella, P. Pogliotti

 

 

L’ultimo decennio ha fatto registrare un notevole numero di frane ed eventi di crollo in alta montagna. Molti ricordano, nel 2003, il crollo di un tratto della via di salita al Cervino (la Cheminée), ed in quello stesso anno, chiunque abbia frequentato l’alta quota, ricorderà la grande frequenza delle cadute di massi di dimensioni più o meno grandi. Tali episodi non hanno interessato solo le Alpi ma si sono registrati in tutte le catene montuose del mondo dal Caucaso (2002) all’Alaska (2002). Per ricordare solo i più recenti: la frana della Brenva nel 1997, tristemente famosa, che ha interessato diversi milioni di metri cubi di roccia; il crollo avvenuto nel 2002 dalle Grandes Jorasses, il crollo della Punta Thurwieser (2004), nel gruppo dell’Ortles-Cevedale, di oltre due milioni di metri cubi, l’imponente collasso della parete ovest dei Drus, nel 2005, che ha cancellato la via Bonatti salita nel 1955, le frane della parete Est del Monte Rosa, in Valle Anzasca, nel 2006 e nel 2007. Tutta questa casistica suona come un campanello di allarme per chi frequenta la montagna e per i ricercatori e desta grande attenzione anche nell’opinione comune. Dal punto di vista emotivo, una frana in alta montagna, soprattutto se di imponenti dimensioni, ha un grande impatto: la montagna, e soprattutto l’alta montagna, appare infatti nell’immaginario collettivo come qualcosa di immobile, cristallizzato, sospesa dalla sua inaccessibilità al di fuori del tempo e del mutare delle cose; allo stesso modo la roccia è vista come elemento solido per antonomasia. Così, in questo ambiente che appare eterno, o che è stato testimone di salite storiche dell’alpinismo, i grandi crolli appaiono spesso, anche con la spinta dei media, come una sorta di sovvertimento dell’ordine naturale delle cose. In realtà la montagna è un ambiente molto dinamico, dove i processi geomorfologici, quelli cioè che modellano le forme della pareti e del paesaggio, sono accelerati dall’energia del rilievo, dai forti contrasti termici e da molti altri elementi naturali. Vero è che le grandi frane, anche in alta quota, non sono certo un’esclusiva del periodo recente: anche in epoca storica sono infatti noti numerosi episodi; ad esempio, per restare nell’ambito della Valle d’Aosta, la grande frana del Triolet, in Val Ferret del 1717, che, staccatasi dall’alto bacino del Ghiacciaio del Triolet, seppellì l’alpeggio di San Joan (che poi venne ricostruito più a valle con il nome di Arp Nouva) o la più recente frana della Brenva del 1921. Ciò che sembra cambiato, almeno ad un primo esame e con i dati disponibili, è la frequenza di questi episodi di crollo. Anche se in realtà, per il passato, la ricerca si scontra spesso con la mancanza di dati e di osservazioni certe: infatti, le frane diventavano oggetto di cronaca solo se provocavano danni o vittime, e l’alta montagna era un ambiente che non destava grande interesse.

 

PER CONTINUARE A SAPERNE DI PIU' VISIONARE IL SEGUENTE LINK:

 

https://www.regione.vda.it/gestione/riviweb/templates/aspx/environnement.aspx?pkArt=372

 

e pubblicate prima della tragedia recente accaduto sulla MARMOLADA.

 

 

Errare humanum est, perseverare autem diabolicum

 

Cuneo,li 07.07.2022

 

Rinaldo

 

 

 
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