Post N° 12

Post n°12 pubblicato il 28 Novembre 2007 da IL_CALORE_DEL_SOLE
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IL MIO MODO DI VIVERE

 

Oggi inizia il mio racconto, un racconto di vita, di modi di pensare e di modi di essere.

Un piccolo riconoscimento per le cose e le persone che hanno reso la mia vita vera e magnifica.

Il racconto di un viaggio e delle sue sfumature, che se colte per la loro immensa profondità anche se non vissute posso essere un bellissimo paio d’ali per volare alti nel cielo.

La mia storia è una storia che inizia come tante altre, una vita normale con gioie e dolori, ma soprattutto con tanti dolori. Molta gente pensa che una vita possa essere magnifica soltanto se questa porti gioie infinite, serenità  e benessere, senza ricordare che  la vita è un fiore, e che per renderlo magnifico e davvero stupendo spesso ha bisogno di grandi attenzioni di sudore di delusioni di prove fallite per diventare straordinario.

La strada di ognuno di noi e buona per diventare straordinari perché per diventare straordinari bisogna comunque vivere la propria normalità acquisendone la consapevolezza. Questo significa anche provare tutte le strade e le condizioni che la vita ti offre per accrescere le tue potenzialità per essere unico.

Spesso invece si tende a vivere gioie e dolori per ciò che rappresentano e non per quello che invece ti danno, e per ciò che ti lasciano dentro. Un vuoto spesso non è un vuoto, ma solo la consapevolezza che abbiamo bisogno di ricercare qualcosa per compensare ciò che ci manca.

Questa e la prima regola quella fondamentale e portante per riuscire a far nostra una vita semplice e serena

La consapevolezza. Non cercare mai  di trovare in ciò che ti sta intorno felicità e serenità, perché esse stanno dentro di te e la vera semplicità e serenità si otterrà ,impadronendoti della consapevolezza che solo facendo crescere ciò che abbiamo dentro permetteremo a noi stessi  di trovare inevitabilmente gioia e serenità in ciò che ci circonda.

Tratta bene te stesso e lui ti darà la più grande consapevolezza del mondo, quella di essere saldo in un mondo di incertezze.

Ho voluto indicare il mia prima regola  per la semplicità già da subito, perché ritengo che essa sia la base per diventare padroni di se stessi.

La mia vita e diventata straordinaria, grazie a un magnifico viaggio che ho saputo fortunatamente cogliere in un profondo momento di dolore. Dico fortunatamente, perché come tutte le persone che nascono e vivono una vita normale non ho saputo cogliere cosa mi volesse insegnare il mio momento di tristezza.

Sono partito per un viaggio un viaggio africano, in una missione per bambini malati di aids, una malattia purtroppo dalla quale non si ha scampo.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 
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Post N° 11

Post n°11 pubblicato il 28 Novembre 2007 da IL_CALORE_DEL_SOLE

Ma è stata proprio la morte a insegnarmi a vivere. Sono morto dentro per rinascere.

 

Ci sono ovviamente molti tipi di morte interiore, ma tutte servono per permetterti di rinascere.

Spesso però esse non vengono vissute come rinascita ma come morte definitiva. Tutti noi nell’arco della nostra vita affrontiamo situazioni, sgradevoli che lasciano una cicatrice. Ma ci siamo mai domandati veramente a cosa servono le cicatrici? Perché la vita ci riserva dolori?.

 

Una domanda che mi sono posto molte volte, e alla quale pensavo non ci fosse una risposta.

Una risposta invece c’e esiste, e non e quella di imparare a cavarcela da soli, o che soli si può vivere una vita migliore, ma bensì che la vita e una profonda ricerca di noi stessi  e di qualcuno o qualcosa che ci compensi, perchè noi siamo solo una metà del disegno. Ma non si completa il proprio quadro senza diventare pittori.

Il mio viaggio mi è servito per diventare un pittore, ed il mio maestro è stato un ragazzino di 12 anni, che aveva imparato a vivere, dalla consapevolezza di morire

La sua purtroppo però non era una morte solo interiore.

 

Mi ha mostrato quanto nella mia superiorità non riuscivo a vedere le cose più piccole e umili,, come un sorriso, un abbraccio svegliarsi alla mattina guardarsi allo specchio e iniziare la propria giornata con tutta l’energia di cui sei capace,come se fosse l’ultima, per lasciare la più bella delle immagini al mondo intero.

 

 

Per far questo è chiaro che esistono dei principi e delle regole  che non vanno  imparati ma fatti nostri.

E tra i due termini c’e una profonda differenza. Nel primo caso si ha uno schema da seguire, qualcosa che va fatto seguendo un itinerario ben preciso ho una tecnica, e che può essere eseguito solo in quel modo.

 

 

Nel secondo caso invece, una tecnica precisa non esiste non esiste uno schema, ma solo dei principi che posso essere modellati alle nostra personalità.

 

I principi sono Cuore, mente e anima. Non possiamo pensare di apprendere le regole essenziali per una vita semplice se non sappiamo riconoscere questi tre elementi.

 

Il cuore è il nostro centro e l’ago della bilancia che sorregge l’equilibrio della nostra vita. Se vogliamo vivere una vita felice e serena dobbiamo imparare ad ascoltarlo a sentirlo battere e quando chiama rispondere. Lui da un senso ai nostri pensieri e ai nostri sogni.

 

La mente e l’anima invece sono i nostri piatti, il primo genera in noi pensieri e azioni, il secondo le sottopone alla nostra attenzione e cerca di farci capire la loro profondità, mentre il nostro cuore regola l’equilibrio donandoci un sentimento per ogni cosa, una sensazione negativa o positiva per ciò che stiamo vivendo in quel preciso istante.

 
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Post N° 10

Post n°10 pubblicato il 28 Novembre 2007 da IL_CALORE_DEL_SOLE

Sono loro i tre gli elementi fondamentali per poter costruire il nostro solido castello il nostro equilibrio interiore la base per vivere con tranquillità ogni cosa.

 

Se ascoltiamo troppo la nostra mente rischiamo di diventare troppo razionali, offuscando le nostre sensazioni e impedendo alla nostra anima e al nostro cuore di unirsi per rendere ciò che stiamo pensando veramente profondo.

 

Se ascoltiamo troppo il nostro cuore ci potremmo trovare nella condizione di rendere troppo unico e speciale qualcosa che la nostra mente e la nostra anima non ritengono cosi importanti.

 

Se ascoltiamo troppo la nostra anima invece, potremmo rischiare di trasformare ciò che rende saggi e unici i nostri pensieri in qualcosa di davvero futile e dispersivo.

 

Essi devono viaggiare insieme in equilibrio, tre fratelli che pure essendo lontani, hanno un legame cosi forte da non poter fare a meno uno dell’altro.

 

Essi sono le chiavi, ma che non avrebbero ragione di esistere senza uno scrigno. E qui che ci troviamo ad affrontare noi stessi. Si perché siamo noi lo scrigno, e solo dandoci la possibilità di  cogliere i segreti di una vita felice possiamo trasformare il nostro contenuto in qualcosa di unico.

 

Ho voluto sottolineare una frase  all’inizio di questo scritto, per un motivo ben preciso. Essa racchiude i segreti che per me sono stati fondamentali per capire quanto potessi vivere in maniera profonda la mia vita. Segreti racchiusi in alcune parole che possiamo considerare chiave, ognuna con una esperienza, che mi è stata utile per cogliere i principi di un buon modo di vivere.

 

 

Si perché sono le parole il vero segreto, esse sono la rappresentazione dell’uomo di ciò che sente e vorrebbe trasmettere, quindi apprenderle, significa carpire la loro unicità.

 

La prima parola e Trattare.

Una parola con un cosi grande significato, e che mi è stata fatta notare da una persona altrettanto grande.

Qui inizia la mia storia, con un ragazzo aborigeno di 12 anni Una persona cosi tanto piccola, ma cosi profondamente segnato dalla sua vita, in grado di carpirne in  poco tempo tutti i suoi segreti.

 

Il regalo più grande che mi ha fatto, è quello di essere il mio maestro di vita, insegnandomi che, tutto quello che all’apparenza sembra, distruggerci, non è altro che la dimostrazione di quanto siamo fermamente forti e pieni di vita. Tutto ovviamente sta nel cogliere quello che ci viene offerto. Non devi carpire ogni cosa, ma solo trovare, quello che potrebbe essere utile, a te stesso, facendolo tuo.

 

La prima cosa che mi insegnò, fu quella di imparare a trattare me stesso. Trattare vuol dire imparare a vivere con il tuo “ Io”, la tua persona, comprendere i tuoi limiti, le tue paure, per poterle superare, ma anche le tue gioie e le tue emozioni, per poter riuscire a far risplendere quella luce che noi tutti possediamo, ma che nel corso degli anni tendiamo ad assopire. Apprezzare te

 
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Post N° 9

Post n°9 pubblicato il 28 Novembre 2007 da IL_CALORE_DEL_SOLE

stesso è fondamentale,ma questo non significare peccare di superbia o presunzione, considerandoci sopra ad altri, o meglio di altri, ma bensì  ricordarci che siamo uomini, e che abbiamo molto da apprendere da un mondo che non sappiamo osservare con mente cuore e anima, ma solo con gli occhi.

 

E me lo insegnò in una giornata di sole, una di quelle giornate bellissime, all’apparenza, ma nella quale stavo vivendo la mia profonda tristezza. Piangevo spesso, per un dolore che non mi dava pace la mia mente continuava a portarmi tristi ricordi in superficie e non riuscivo a stare bene, il mio viso ormai era solcato dalle lacrime, e il mio corpo ne risentiva. Nel villaggio aborigeno in cui stavo, c’era una piccola oasi, con un laghetto che fungeva da pozzo.

 

Come tutte le mattine mi recai al laghetto per pulire il mio volto dalle lacrime che non smettevano di scendere, e li fu la prima volta che incontrai, il mio maestro di vita.

Non riuscivo a smettere di piangere e a stento riuscivo a riconoscere il mio viso riflesso nell’acqua, a causa delle lacrime che mi offuscavano la vista. Mi si avvicinò quel ragazzino che come me veniva a lavarsi il viso. Lui si divertiva a guardasi nel riflesso del laghetto, e ogni volta che si specchiava,sorrideva.

 

Io non capivo che avesse da sorridere, nel fare qualcosa che hai miei occhi era tremendamente banale.

Ero incuriosito e gli chiesi il motivo di quel sorriso, e lui con molta semplicità mi rispose che a scuola tempo fa avevano letto una storia su un ragazzo che si specchiava continuamente nel lago perché era bellissimo (e immagino stesse facendo riferimento alla storia di narciso) e che un giorno si sporse troppo cadendo nel lago annegando.

Le signore della foresta (ninfe) un giorno passando sulle rive videro il lago piangere e chiesero quale fosse il dolore che lo turbava. Il lago rispose che era cosi giù di morale perché quel ragazzo che bellissimo non veniva più a specchiarsi sulle sue rive. Le signore del bosco annuirono facendo notare che anche loro erano tristi per la sua scomparsa, perché era davvero bello quel ragazzo. Ma il lago replicò che non era triste, per la sparizione di cosi tanta bellezza, rappresentazione di cosi altrettanta superficialità, ma perché non poteva più riflettersi nei suoi occhi, osservando cosi la profondità della sua anima.

 

Lui sorrideva proprio per questo perché tutte le mattine come faceva quel lago della storia amava riflettersi  per cercare di osservare la profondità della sua anima. Poi si voltò mi guardò e mi disse << finché continuerai a piangere non riuscirai a rifletterti nel laghetto, e non vedrai mai la profondità della tua anima. Regala un sorriso alla tua persona, e vedrai che quando alzerai la testa tutto ciò che ti sta intorno sorriderà con te. Io sto per morire, e oggi potrebbe essere l’ultimo, ma ogni mattina mi regalo un sorriso cosi che il mondo quando me ne andrò si ricorderà di quanto lo amato>>.

 

Queste parole mi fulminarono, mi disintegrai in una frase,  rendendomi conto subito dopo di quanto quel ragazzo avesse ragione. Cerchiamo di donare concretezza a noi stessi e a ciò che facciamo, nulla deve essere scontato e nulla deve passare come banale. Diamo un significato ed a ogni cosa e otterremo da esse più di quanto immaginiamo.

 
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Post N° 8

Post n°8 pubblicato il 28 Novembre 2007 da IL_CALORE_DEL_SOLE

La seconda grande lezione che ho imparato per elevarmi dalla mia superficialità fu la consapevolezza.

So di averla già nominata all’inizio del mio testo, ma credo che debba meritare anch’essa la sua storia, e numerose parole per essere definita.

Imparai ad essere consapevole, quando un giorno, in gita nella savana, mi trovai faccia a faccia con quella che allora era la mia più grande paura, i serpenti. Mi imbattei in un pitone, animale magnifico maestoso e fiero, ma altrettanto terrificante per chi come me soffre di questa fobia.

 

Rimasi ghiacciato paralizzato, incapace di muovermi,  non potevo fare nulla, e mi mancava il respiro.

Quello che mi accadeva alla vista di un serpente, era dovuto a un’esperienza avuta da piccino, nella quale mentre ero seduto vicino a un albero in un bosco, in gita con la mia famiglia venni morso alla schiena da una vipera.

Il dolore fu fortissimo, e riuscì giusto a girarmi e vedere il serpente osservarmi.. e poi andare via. Ma il suo sguardo mi rimase impresso nella mente e mi terrorizzò. Per molto  tempo. La mia paura creò un pregiudizio, su tutti i serpenti indipendentemente dal fatto che fossero velenosi o meno.

 

E quel giorno essa prese il sopravvento lasciandomi di pietra. Ma il mio maestro di vita, intervenne anche questa volta per insegnarmi un’altra lezione, per insegnarmi ancora una volta a tenere in mano la tavolozza dei colori e il mio pennello  e a dipingere, sulla tela della mia vita.

Si avvicinò a me mi prese per mano e mi trascino via, consapevole del fatto che ero incapace di reagire. Poi tornò indietro prese quel pitone, quasi fosse un oggetto prezioso.

Torno da me e mi si sedette di fianco. Io non respiravo più  ero diventato bianco, ero in trappola. Ma lui Mi prese la mano mi disse di chiudere gli occhi, e di non cercare di combattere la mia paura, ma di concentrarmi su di essa, per prenderne consapevolezza, farla mia trarre forza da ciò che mi rendeva debole, cercando di capire, cosa davvero mi faceva paura, se il serpente che avevo davanti, o solo la terribile esperienza che avevo vissuto, e che mi aveva portato a tremare anche di fronte  a ciò che forse davvero meritava la mia attenzione per la sua stupenda eleganza e meravigliosa semplicità

 

Feci ciò che mi chiese, chiusi gli occhi e osservai dentro di me riprendendo quello che dentro di me mi turbava, facendolo mio, e cogliendo nel suo profondo che quello che avevo vissuto, non doveva essere motivo di pregiudizio, per tutto il resto, e che non sempre un esperienza spiacevole può risultare tale.

 

Aprii gli occhi e mi ritrovai il pitone in mano, lo stavo accarezzando, ero un  intimorito, ma non più spaventato, e presto imparai  cogliere la meraviglia di quello che mi circondava.

 

Mi fu insegnato a diventare consapevole di me stesso, delle mie paure, e dei miei limiti. Tutti noi  ne possediamo e pensiamo siano invalicabili o di difficile risoluzione, ma questo accade perché spesso non ci fermiamo un momento, per cercare di cogliere il vero problema che nasce da noi stessi, e dalla semplice paura o pigrizia di non voler affrontare quello che molto spesso ci rende davvero impossibile di vivere semplicemente la nostra vita

 
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