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8 Marzo; la mia mimosa, se non ora, quando

Post n°129 pubblicato il 07 Marzo 2012 da Giuseppe_Cotta
 
Foto di Giuseppe_Cotta

“due buoni orologi segnano la stessa ora, anche se sono di marche diverse. Basta che partano insieme.” Sono le parole che Primo Levi fa dire a  Mendel soldato dell’armata Rossa, in quello che viene considerato il suo primo vero romanzo: Se non ora, quando? con il quale vinse, nel 1982 sia il Premio Viareggio che il Premio Campiello. Mendel è un soldato; ebreo e orologiaio, nella vita civile, e le sue parole si riferiscono alla voglia e alla possibilità di aiutarsi reciprocamente, in una Europa in fiamme, per la seconda guerra mondiale, al fine di raggiungere la terra promessa dei suoi avi. Ma le stesse parole andrebbero bene anche in riferimento all’uomo e la donna che, se si muovessero assieme, potrebbero segnare la stessa ora sull’orologio dell’ Umanità.  

 

Se non ora, quando? il 13 febbraio dello scorso anno si è trasformato nello slogan che ha riempito le piazze italiane di donne offese ed indignante per il comportamento di politici ai vertici della Nazione. Le giornate di Siena del 9 e 10 luglio hanno  deliberato che questo spontaneismo diventasse un  movimento in grado di dialogare con la politica per farle capire che occorre ancora cambiare la condizione di vita delle donne e del Paese intero. Perché le donne vogliono contare nelle decisioni politiche e affermare che; secondo un altro slogan del SNOQ: un Paese per donne è un Paese per tutti. Oltre al motto Mazziniano “Una Repubblica di tutti, per tutti” ri-suonano nelle orecchie anche altre parole dette e scritte da Mazzini e riferite alle donne, quali: “Come due rami che muovono distinti da uno stesso tronco, l'uomo e la donna muovono varii da una base comune, che è l'Umanità.” E ancora: ! La donna e l'uomo sono due note senza le quali l'accordo umano non è possibile.” E a seguire: Abbiate dunque la Donna siccome compagna e partecipe, non solamente delle vostre gioie e dei vostri dolori, ma delle vostre aspirazioni, dei vostri pensieri, dei vostri studi e dei vostri tentativi di miglioramento sociale. Abbiatela eguale nella vostra vita civile e politica. Siate le due ali dell'anima umana verso l'ideale che dobbiamo raggiungere.

Queste parole le ho già fatte apparire in altri scritti, specie in occasione dell’otto marzo ma sempre e anche in questo caso ripeterle non fa male, anzi giova.

Il baratro è culturale. E’ l’assenza di istruzione, di cultura, di consapevolezza, di dignità da parte di entrambi i rami, le due note, le due ali. Verrebbe facilmente da dire che questo è il danno prodotto dal quindicennio che abbiamo appena attraversato ma non è così; se questo fosse sarebbe ancora facile e possibile porvi un definitivo rimedio. La questione della emarginazione della donna non è di oggi o di ieri ma è di sempre; non è solo italiana ma è mondiale; oggi si dice globalizzata.

La mia, sempre simbolica mimosa, quest’anno va a tutte le donne che si sono ritrovate il 13 febbraio dello scorso anno riunite in piazza a reclamare quello che dovrebbe essere ovvio: il rispetto. Un mazzo di questa mimosa va in particolare a Stefania Noce, che sulla piazza issava al vento un foglio con su scritto “Non sono in vendita” e che è stata uccisa da un ragazzo che affermava, forse ripetendo le parole di Voltaire o semplicemente a caso ; di amarla più della sua vita. In un suo articolo sul giornalino del movimento studentesco catanese Stefania affermava : "Queste righe sono per quelle donne che non hanno ancora smesso di lottare. Per chi crede che c'è ancora altro da cambiare, che le conquiste non siano ancora sufficienti, ma le dedico soprattutto a chi NON ci crede. A quelle che si sono arrese e a quelle convinte di potersi accontentare. A coloro i quali pensano ancora che il femminismo sia l'estremo opposto del maschilismo.(..) Abbiamo denunciato qualsiasi forma di “patriarcato”, le sue leggi, le sue immagini. Pensavamo di aver finito. Ma non è finita qui. Pensiamo poi ai problemi sul lavoro e, dunque, ai datori che temono le assenze, i congedi per maternità, le malattie di figli e congiunti vari, cosicché le donne spesso scelgono un impiego a tempo parziale, penalizzando la propria carriera.

Un altro problema, spesso dimenticato, è quello delle violenze (specie in famiglia). Malgrado i risultati ottenuti, (oggi), una donna violentata “avrà avuto le sue colpe”, “se l’è cercata” oppure non può appellarsi a nessun diritto perché legata da vincolo matrimoniale al suo carnefice. Inoltre, la società fa passare pubblicità sessiste o che incitano allo stupro; pornografie e immagini che banalizzano le violenze alle donne. Stefania chiude l’articolo con un perentorio: Nessuna donna può essere proprietà oppure ostaggio di un uomo, di uno Stato, né, tanto meno, di una religione”.

Dopo il mesto ricordo di Stefania Noce, che ha pagato con la vita il non voler essere proprietà-ostaggio. vorrei chiudere parlando di una donna che dopo anni di arresti domiciliali, senz’altro aiutata, oltre che alla sollevazione internazionale,  ancor più dal conferimento del pur meritato premio Nobel per la pace, è riuscita a tornare sulla scena politica del suo paese. Si tratta di  Aung  San Suu Kyi, che in una delle sue affermazioni dice: «Un’esistenza significativa va al di là della mera gratificazione di necessità materiali. Non tutto si può comprare col denaro, non tutti sono disposti ad essere comprati. Quando penso a un paese più ricco non penso alla ricchezza in denaro, penso alle minori sofferenze per le persone, al rispetto delle leggi, alla sicurezza di ciascuno, all’istruzione incoraggiata e capace di ampliare gli orizzonti. Questo è il sollievo di un popolo».

 

La mia ricerca di fonti e di notizie è avvenuta nella immensa biblioteca di internet ed in particolare sui siti:

http://www.zeroviolenzadonne.it

http://movimentostudentesco.org

http://www.senonoraquando.eu

http://www.primolevi.it


Giuseppe Cotta

Socio AMI sezione di Savona

 

 Pubblicato su L'Alassino

e su http://www.novefebbraio.it/

 

 

 
 
 
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