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4 novembre 2008IL TRENO PER IL DARJEELING

Post n°37 pubblicato il 29 Ottobre 2008 da cineforumborgo
Foto di cineforumborgo

Titolo originale: The Darjeeling Limited
Regia: Wes Anderson        
Soggetto e sceneggiatura: Wes Anderson, Jason Schwartzman, Roman Coppola      
Fotografia: Robert D. Yeoman      
Montaggio: Andrew Weisblum       
Scenografia: Mark Friedberg        
Arredamento: Aradhana Seth, Suzanne Caplan Merwanji        
Costumi: Milena Canonero  
Effetti: Henrik Fett  
Interpreti: Owen Wilson (Francis L. Whitman), Adrien Brody (Peter L. Whitman), Jason Schwartzman (Jack L. Whitman), Anjelica Huston (Patricia Whitman, la madre), Amara Karan (Rita), Camilla Rutherford (Alice), Irfan Khan (il padre), Natalie Portman (ex fidanzata di Jack), Wallace Wolodarsky (Brendan), Barbet Schroeder (il meccanico), Bill Murray (l'uomo d'affari
Produzione: Wes Anderson, Scott Rudin, Roman Coppola, Lydia Dean Pilcher per American Empirical Pictures/Cine Mosaic/Scott Rudin Productions
Distribuzione : 20th Century Fox Italia
Durata : 91'
Origine : USA, 2007

 

Da "Rushmore" a "I Tenenbaum" a "Le avventure acquatiche di Steve Zissou", Wes Anderson resta fedele alla sua famiglia di attori: Bill Murray (che qui fa soltanto una particina, rincorrendo un treno indiano), Anjelica Huston, l'amico di sempre Owen Wilson. Resta fedele anche alle sue collezioni di tragicomici siparietti: forse un pochino meno di un film vero e proprio, se prendiamo la trama come metro di misura, ma a lui piace così, e noi che siamo suoi fan apprezziamo l'ostinazione. Owen Wilson aveva girato "Il treno per il Darjeeling" prima del tentato suicidio, per amore o per solitudine losangelina; a vederlo tutto bendato e con il bellissimo naso fracassato da un incidente di motocicletta fa un po' impressione, con il senno di poi. Qui convoca i due fratelli Jason Schwartzman e Adrien Brody per un viaggio in India: papà è morto da un anno, incarnandosi forse in una tigre, la mamma si è ritirata in un monastero che ricorda il convento delle monache scelto da Powell & Pressburger per "Narciso nero", una scaletta dettagliata delle cose da fare fornita ogni mattina dovrebbe riunire le rimanenze della famiglia (e risolvere il mistero di una preziosa cintura contesa tra i rampolli, firmata Vuitton come il set di valige che i tre si trascinano). Quasi tutto avviene sul treno più elegante mai visto sullo schermo, una sinfonia di verdi e di rossi e di toni zafferano, governato da un fascinoso controllore e da una sensualissima hostess, vestiti da Milena Canonero. Il viaggio non procede secondo i piani. I due fratelli sono piuttosto renitenti alla rinascita spirituale imposta dal capocordata, che come scopriamo verso la fine del film è tutto sua madre, quanto a precisione e mania per le liste. Uno medita di lasciare la fidanzata perché incinta, l'altro chiama ossessivamente - da telefoni pubblici in mezzo al nulla - la segreteria telefonica della morosa che lo ha lasciato (se avete altre curiosità, e vi va di ammirare Natalie Portman nuda, l'antefatto è nel cortometraggio "Hotel Chevalier", su Internet). Bollino rosso sulla fronte e coroncine di fiori al collo, intraprendono la lunga marcia verso l'illuminazione. La boccettina di profumo ha la scritta Voltaire numero 6. Ai funerali si partecipa in pigiama. In tanta smagliante originalità, la sorte del bagaglio risulta prevedibile, ma perdoniamo.
Mariarosa Mancuso, Il Foglio

 

Conosciuto e apprezzato da pochi per "Rushmore", "I Tenenbaum" e "Le avventure acquatiche di Steve Zissou", il texano classe 1969 Wes Anderson si supera con "Il treno per il Darjeeling", on the road ferroviario che tra gag fumettistiche, colori sovraccarichi e musiche irresistibili perfeziona il coté visionario della sua vocazione marxista (nel senso di Groucho). La trama, esile sino a sembrare deliziosamente astratta, riguarda i tre fratelli Whitman che hanno perso il padre, non si parlano da un anno e intendono ritrovare se stessi, un reciproco legame d'affetto e la mamma sparita dopo la morte del padre nel corso di uno strampalato viaggio in India... A bordo di un pittoresco convoglio slanciato (si fa per dire) verso il deserto del Rajasthan, gli stravolti e fragili protagonisti vorrebbero almeno rispondere al quesito posto da Jack (Jason Schwartzman), lo scrittore e minore del terzetto: "Mi chiedo se noi tre saremmo stati amici nella vita reale. Non come fratelli, ma come persone normali". Comunque l'itinerario condurrà lui stesso, il maggiore Francis (Owen Wilson), avvolto da un grottesco copricapo di bende a causa di un incidente motociclistico, e il mediano Peter (Adrien Brody), terrorizzato dal figlio che sta per avere dalla non più amata compagna, sino alle pendici dell'Himalaya; ma ciò che conta è il sorprendente incontro/scontro tra le nevrosi dei "picchiatelli" americani con set di valigie firmate al seguito e il rutilante caleidoscopio di storia e leggenda, miseria e bellezza, armonia e anarchia proposto da un continente così vicino/così lontano dai propri e noti cliché. Le stralunate atmosfere elegiache e le assurde disavventure comiche - dalle peripezie sul treno in stile "Una notte all'opera" allo scontro fisico, emotivo e culturale provocato dagli effimeri contatti con le tradizioni locali - non annullano, però, l'insinuante malinconia sprigionata dall'attesa ma alquanto improbabile "crescita spirituale". Geniale e coerente risulta anche il corto che Anderson ha tassativamente richiesto come prologo alla proiezione, nient'altro che qualche scorcio del rendez-vous in un lussuoso hotel parigino tra il baffuto e indecifrabile Jack e la sua ex sbarazzina impersonata da Natalie Portman. Ma, grazie anche alla stupenda canzone "Where do you go to" di Peter Sarstedt, il tono estroso, sincopato e struggente prefigura al meglio il ritmo disconnesso e la poetica finto naif di un film forse per intenditori, ma secondo noi da non perdere.
Valerio Caprara, Il Mattino

 
 
 
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Data di creazione: 29/09/2007
 

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